alle lettrici, ai
lettori
Almeno tre articoli
Staino. Era in via di spedizione
lo scorso numero di “A” quando i giornali e la Rete
iniziarono a parlare di una possibile chiamata di Sergio Staino
alla direzione de l'Unità, lo storico quotidiano
del Partito comunista (fondato da Antonio Gramsci nel 1924,
si legge ancora nella testata) e ora espressione del Partito
democratico, in particolare schierato con il presidente del
consiglio e il suo governo e con il segretario del Pd e la sua
maggioranza. Cioè sempre con Matteo Renzi.
Pochi giorni dopo Staino era alla guida di quel giornale. Il 9 settembre, al momento della nomina ufficiale, è stato affiancato, in qualità di con-direttore, dal deputato PD Andrea Romano, (ex-Scelta Civica di Monti).
Il 30 giugno abbiamo subito messo sul nostro sito il
comunicato che trovate a pag. 9. Nella prossima pagina trovate
il saluto di Anarchik a Bobo, affiancato
dal nostro comunicato. Il nostro Anarchik non era mai stato
del tutto convinto della coerenza anarchica di Bobo su “A”.
Assenza di convinzione, disagio e anche netto dissenso che lo
accomunava a un tot di lettrici e lettori (quanti, non lo possiamo
sapere), che qualche polemico segnale a noi della redazione
l'avevano inviato.
Nell'apprendere che Bobo se n'era andato da “A”, un certo numero di lettori ha gioito. Altri se ne sono dispiaciuti. Un anno e mezzo di convivenza non sempre facile, ma vissuta comunque sul filo della sottolineatura di possibili elementi comuni.
Chiude così la rubrica “Pensier libero”. Ma non chiude il pensier libero, che per noi è e resta fondante.
Api. Ma che ci azzeccano i pronubi?
Perché dedicare 4 pagine alle api, al miele, alla vespa
velutina e corbellerie simili? E sul prossimo numero poi si
continua con le dolorose sorti della castagna. L'anarchia che
c'entra? C'entra, c'entra.
Siamo una rivista anarchica, certo, ma chi l'ha mai detto che il mondo agricolo (e, più in generale, naturale) non ci debba interessare, solo perchè non è fabbriche o Internet o antropologia libertaria? E poi questa rivista è un insieme di proposte: paghi il tutto (a meno che te la leggi a sbafo in rete) ma leggi poi quel che ti interessa. E tanto perché lo sappiate, noi pensiamo che se una persona a caso trova interessanti tre articoli su un numero qualsiasi di “A”, noi abbiamo raggiunto il nostro obiettivo minimo. Accontentare tutti e del tutto, non è facile. Figuriamoci poi se ci sono di mezzo anche gli anarchici...
Cipriano e Virzì. Inizia la sua
collaborazione con “A”, da questo numero, Piero
Cipriano, psichiatra (occhio alla categoria), si definisce “riluttante”.
Debutta con un'intervista a Paolo Virzì, uno dei registi
più interessanti degli ultimi decenni. Uno sguardo critico.
In quest'intervista si parla prevalentemente de La pazza
gioia, il suo ultimo film.
Tra l'altro scopriamo che da giovane Virzì frequentava, a Livorno la storica sede della Federazione Anarchica in via Ernesto Rossi 80. Serbandone un ricordo positivo.
Personalmente non vado al cinema da decenni, a parte Il re Leone e simili con i figli allora piccoli. Ma i vecchi anarchici livornesi, le cui narrazioni Virzì ascoltava con trasporto, li ho conosciuti anch'io e almeno questo, caro Paolo, ci accomuna (oltre al nome e al numero di lettere del cognome).
Non è poco, Paolo. Valgono più quei racconti, con la loro schietta umanità, con la ricchezza etica di chi ha cercato di vivere senza compromessi, che tanta Cultura (o spacciata come tale) con la “c” maiuscola e tanti film di grido. Sono simili esperienze che ti fanno, decenni dopo, riscoprire (almeno un po') anarchico o perlomeno legato a quei tempi e a quei valori, come affermi esplicitamente in un punto della chiacchierata con Piero Cipriano. È la forza dell'anarchismo, che avrà tutti i suoi limiti (e a mio avviso ne ha tanti), ma fa sì che quelle due foto del 1979 che ci hai fatto avere ti rimandino a un passato che in qualche modo non potrà mai passare. E credo tu lo sappia: come ho spesso notato in tanti che sono transitati dalle nostre parti.
Paolo Finzi
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