Ancora una volta a San Benedetto
Eccoci ancora una volta a S. Benedetto del Tronto in questo
magico scorcio di maggio affacciato sullestate, prima
che esploda il rito balneare, prima che la torma dei vacanzieri
formato famiglia invada il placido interminabile lungomare orlato
di palme, prima che la parola dordine, divertimento
obbligatorio, metta a ferro e a fuoco, insieme a ogni
anfratto costiero dello stivale, questo minuscolo scrigno, custode
della preziosa irripetibile gemma che è il Ferré.
Un festival giunto alla sua VIII edizione je vous
en prie, che non manchi la IX! solo grazie al tenace
amore e alla pervicace volontà del suo irresistibile
patron, Giuseppe Gennari, e della fedele compagna di
Léo, presidente onoraria del festival Maria-Cristina
Diaz, unVIII volta che non tradisce le attese nate e cresciute
con le precedenti edizioni, ed anzi arricchisce di nuove pennellate
laffresco a più mani, mani colme damore e
poesia, che colora le strade libere e ribelli della canzone
dautore.
La sorprendente entrée fuori programma è
un dono estemporaneo di Gino Paoli, catturato come per malia
poche ore prima dellinizio in un autogrill dal grande
amico di Léo, il poeta anarchico Mauro Macario, appassionata,
imprescindibile presenza al Festival sul palco, dietro le quinte,
in platea. Due soli capolavori di Umberto Bindi, cantati con
la disadorna sommessa malinconia, che è propria di Paoli,
ed il soffio di un saluto finale a lui, ad Umberto,
che qui avrebbe questanno ritirato la targa Léo
Ferré per la canzone poetica, un premio e un invito
che lo avevano commosso e rallegrato, se solo pochi giorni prima
non ci avesse lasciati per seguire quella vela che un
mattino ti ha portato via/la stessa che prima o poi ci farà
incontrare/io e te, francesi e italiani senza patria/incapaci
di vivere un progetto/capaci solo di interpretare il tempo
(così nel saluto-dedica dello stesso Bindi a Ferré).
Mauro Macario, impareggiabile dicitore, la prima sera del finale
dellOpéra du Pauvre e la seconda, sulle
note di Léo eseguite al piano da Lucio Matricardi, della
struggente Pepée, ha svolto con grazia e
maestria, come sempre, il ruolo del padrone di casa, presentando
gli artisti, numerosi e valenti.
Matricardi, ormai fedelissimo del festival, ci ha proposto alcune
delle sue interpretazioni di Ferré in italiano con la
consueta passione e perizia.
Alessio Lega, alla sua seconda presenza sul palco del glorioso
teatro Calabresi accompagnato al pianoforte da quellautentica
sorpresa musicale che è Marco Spiccio, splendido genius
loci genovese, veterano del Club Tenco e di millaltre
performances strumentali in proprio o al fianco di cantori del
calibro di Bindi o Max Manfredi ha prepotentemente riempito
la scena con il suo canto tenero e appassionato e con la sua
teatrale gestualità, interpretando tre meravigliosi brani
del nostro (tradotti in italiano dallo stesso Alessio) tra i
quali vogliamo ricordare almeno la travolgente Sul Palco,
mai eseguita finora al Ferré, oltre alla sua Dallultima
galleria, resoconto poetico, doloroso, rivoluzionario,
del famigerato e tragico G8 del 2001. Grande forza evocativa
nel racconto, dilagante potenza espressiva nel canto, ammalianti
suggestioni musicali nellincipit e nel finale, coro a
bocca chiusa che intreccia le voci inespresse del mondo.
Segue, come da programma, Pippo Pollina, cantautore siciliano,
da molti anni attivo allestero, emigrante di pregio, autore
con Georges Moustaki di un omaggio a Léo, che qui ha
cantato, insieme ad una scelta di canzoni sue e di Ferré,
pur rivelando confidenza col palco e con lo strumento pianistico,
non ha del tutto convinto la sottoscritta, per via di una certa
piattezza creativa/interpretativa, alla quale non sfugge la
stessa Léo, nonostante le autorevoli mani
che hanno contribuito a comporla.
Il Trio per Umberto Bindi, che avrebbe dovuto accompagnare
il grande scomparso, ha eseguito con eroico impegno lintero
recital previsto, seguito dal pubblico con commossa partecipazione,
ma la mancanza di Umberto era assai tangibile, mentre il rimpianto
per la sua ineguagliabile arte ha trovato catarsi nella standing
ovation, alla consegna della targa premio dalle deliziose
mani della sua creatrice, Manu Ferré, vera figlia darte,
anche se nel campo della scultura, a quelle del compagno di
una vita di Bindi, il dolcemente emozionato Massimo...
Da segnalare la ieratica interpretazione di Enrico Medail, grande
amico, grande traduttore di Ferré, della straordinaria
Col tempo, intrisa di una tristezza che Medail ci
ha reso con la grandezza di un classico fuori dal tempo.
La seconda serata, tutta allinsegna della reinterpretazione
in chiave jazz di Léo, ha visto due veri e propri concerti,
il primo, tratto dalloriginalissimo CD Ferré,
lamore e la rivolta, a portata di ogni tasca ed
orecchio che non sia sordo, nelle edicole di tutta Italia per
le edizioni musicali del Manifesto, ci è
stato offerto da quella incredibile miscela di ironia, passione
e afflato musicale che sono i Têtes de Bois, ricchissimo
sestetto capeggiato dallottimo Andrea Satta, folletto
senza pace e senza riposo, marionetta che tira i fili della
sua stessa voce, vero Peter Pan della scena musicale altra.
Andrea, ti amo!
Sorpresa nella sorpresa, Francesco di Giacomo, voce del mitico
Banco del Mutuo Soccorso, imponente ineludibile
presenza sul palco con una sola interpretazione, Il tuo
stile, per la quale non dispongo di lodi a sufficienza.
Chi è grande non ha bisogno di troppo tempo per farcelo
sapere.
Per il secondo trattasi di un vero e proprio fuoco dartificio
finale, quello che a Lecce nomiamo Li fuechi te Santu
Ronzu degna conclusione di una festa affollata,
lunga e golosa. Il trio E.S.P. (Cipelli-Zanchi-Cazzola) famoso
in Italia e allestero, collabora da secoli con altri grandi
del jazz, ma non riposa mai sugli allori. I tre ragazzi
irresistibili, accomunati da un lirismo di matrice jazzistica
europea, tenuti sempre allerta dalla travolgente vivacità
drumming di Cazzola, continuano a sperimentare strade
nuove e ad aprirsi a collaborazioni diversificate, come in questultima
avventura che li ha portati a S. Benedetto, in efficacissima
compagnia di Gian Maria Testa, qui anche in veste di lettore,
oltre che di cantore, nel suo consueto stile dei testi ferréiani,
sullonda dei dispettosi arrangiamenti del trio, ma soprattutto
di quel genio della tromba che è Paolo Fresu, vincitore
a man bassa di premi, incisore di oltre 120 dischi, inesauribile
Eolo di ogni fiato.
Compagni... avreste dovuto esserci a cena nel dopo-festival,
tutti stretti ad un lungo tavolo, su al caffè dei poeti,
a scherzare, suonare e cantare con loro fino allalba!
Ho contato sul mio orologio tre-minuti-tre, senza che Fresu
staccasse le labbra dallo strumento. Ed erano le cinque del
mattino!
Arrivederci a maggio 2003.
Maria Teresa Crispini
Alessio
Lega (a sinistra) e Enrico Medail
G8 un anno dopo
Ad un anno dal G8 di Genova si sono svolte numerose
iniziative per ricordare e ripensare ai fatti dellanno
scorso. A Reggio Emilia tale ricorrenza è stata occasione
di un convegno promosso dal mensile Pollicino Gnus ed
elaborato da un gruppo di lavoro emerso dallambiente dei
forum sociali.
Di per sé i fatti di Genova dellanno scorso sarebbero
stati sufficienti per sollevare questioni pesanti come macigni:
sia per la tragicomicità delle perizie tecniche sulluccisione
di Carlo Giuliani, sia per gli sviluppi delle indagini della
magistratura sullassalto alla Diaz, sia infine per la
relazione che le lega allesito dellinchiesta sugli
abusi commessi dalle forze dellordine al Global Forum
di Napoli.
Tuttavia al convegno non si è parlato solo di Genova;
era infatti intenzione dichiarata degli organizzatori creare
unoccasione di riflessione seria e severa su alcuni problemi
fondamentali per il movimento di contrasto alla globalizzazione
liberista.
Soprattutto dopo l11 settembre infatti la rapida evoluzione
della crisi internazionale ha moltiplicato le emergenze da fronteggiare,
e nel movimento sembra spesso di recitare la parte a memoria.
Nella locandina di presentazione del convegno si legge: ...conosciamo
chi è con noi e chi ci sta contro, non ci asteniamo dallentrare
in un cieco azionismo tipo «botta e risposta», dimentichiamo
di sottoporre a vaglio critico i nostri schemi mentali....
Il convegno ha cercato di rispondere al bisogno di coloro che
stanno nel movimento e nei forum sociali di riflettere
senza riserve sulla coerenza tra mezzi utilizzati e fini perseguiti.
Il nodo è questo: se si crede davvero in quello per cui
ci si batte (ovvero se non è pura retorica finalizzata
a ritagliarsi il ruolo formale di arrabbiati che
il potere concede) quanto serve continuare a ripeterlo nei modi
tradizionali?
Il rischio per il movimento contro la globalizzazione liberista
è quello di isterilirsi ripercorrendo strade già
viste e di scivolare verso la politica ordinaria. Uno dei dubbi
che si è cercato di investigare riguarda la possibilità
di trasformare i nostri stili di vita e rimettere in discussione
principi e pratiche troppo scontati.
Il progetto, ambizioso, ha spinto alcune centinaia di persone
a sfidare la canicola di metà giugno per ragionare dellevoluzione
delleconomia militare globale, del progressivo logorio
dello stato di diritto in Italia e nel mondo, e delle possibilità
di ripristinare efficacemente una democrazia non virtuale.
Del resto la necessità di riflessioni del genere è
sempre più urgente oggi che luso della forza da
parte dei forti non è più sottoposto a nessuna
regola, e i diritti e la vita degli ultimi sono sempre più
compromessi.
Secondo i promotori del convegno non si può non riconoscere
che, oggi, il dissenso non viene represso perché non
è più rilevante. Si può dire qualunque
cosa perché nessuno ascolta o perché non dà
più fastidio. E soltanto qualora capiti di dare fastidio,
la repressione è dura (sempre più dura).
Lintenzione dei promotori non era di ridurre la complessità
dei temi da trattare con uneventuale formulazione di tesi
(che peraltro abbondano se pensiamo agli imperi negriani) bensì
di instillare dubbi, confrontare esperienze, immaginare nuove
idee.
Le intuizioni dei relatori e la discussione aperta hanno condotto
il convegno su un percorso che nemmeno gli organizzatori potevano
prevedere. Anziché ideare od analizzare strategie di
manifestazione o azioni di disobbedienza civile, i contenuti
emersi si sono rivolti principalmente alle singole persone,
alla loro identità, a modi autogestiti ed indipendenti
di vivere la resistenza al liberismo.
Ne è risultato un interessante esperimento in cui la
competenza dei relatori e la disponibilità del pubblico
hanno consentito ai presenti di sentirsi rimessi in gioco,
di uscire con qualcosa in più rispetto allinizio
e di sentirsi parte di una partita non ancora persa.
Tra i vari spunti di discussione grande interesse ha suscitato
la questione di come il movimento dovrebbe cercare di sottrarsi
alle dinamiche istituzionali dei partiti e delle altre forme
di opposizione organizzate. Ripercorrendo levoluzione
storica subita da altri movimenti, come quello femminista, si
è discusso dellimportanza di pratiche come il partire
da sé o della prevalenza delle relazioni
sulle azioni. È emerso quindi che la dimensione
del movimento dovrebbe essere quella creativa oltre e più
che quella critica. È emerso che è necessario
riconoscere la parzialità delle nostre posizioni, ma
anche che la radicalità con cui le rivendichiamo non
impedisce la collaborazione tra persone o gruppi diversi. Per
non perdere la ricchezza del movimento, che sta nella sua varietà
ed eterogeneità, è però necessaria una
reciproca fiducia. E qui non ci si può esimere dal riconoscere
quante difficoltà ci sono, anche allinterno degli
stessi forum sociali, a cogliere il nuovo, a farsi contaminare
ed emendare da ciò che è inaspettato.
...prima e mentre si cerca di cambiare il mondo, dobbiamo
essere noi stessi a cambiare, a pensarci diversi, a costruirci
diversi, aperti, curiosi, disponibili alla contaminazione...
...la costruzione di un nuovo mondo possibile cammina
di pari passo con la costruzione di una nostra nuova identità...
(dagli interventi del convegno).
Molti pensieri forse sono rimasti inespressi, altri sono stati
soltanto abbozzati, tuttavia il convegno ha certamente lasciato
qualcosa ai presenti: qualche dubbio, qualche speranza, qualche
arma in più.
Chi se lo è perso potrà leggersi gli atti che
verranno pubblicati a novembre da Pollicino Gnus. Redazione:
via Vittorangeli 7/d, 42100 Reggio Emilia. Tel/fax 0522.454832.
E-mail: pollicino@comune.re.it;
sito: www.pollicinognus.it.
Roberto Galantini
Un convegno su Leonida Mastrodicasa
Foto segnaletica
di Leonida Mastrodicasa
Organizzato dallAssociazione Insieme
di Villa Pitignano (Pg), con la collaborazione del Comune di
Perugia, dellISUC, del Circolo anarchico umbro
sana utopia, l1 e 2 giugno scorsi a Ponte Felcino
(frazione di Perugia) si è svolto il convegno sul tema
Leonida Mastrodicasa, un anarchico per la libertà
dei popoli dEuropa. La conferenza-dibattito sul
tema proposto ha caratterizzato la prima giornata. Eros Francescangeli
e Luigi Di Lembo hanno aperto la discussione con le rispettive
relazioni. Il primo ha esposto in modo discorsivo, rigoroso
ed appassionante insieme, aspetti particolarmente significativi
della vita e della personalità dellanarchico perugino,
il secondo ha tracciato a grandi linee la storia del movimento
anarchico italiano fra le due guerre mondiali, le vicende degli
anarchici fuoriusciti in Francia durante la dittatura fascista,
gli avvenimenti legati alla Rivoluzione spagnola del 1936, evidenziando
nellampio contesto la presenza e loperato di Mastrodicasa.
Durante la seconda giornata sono stati proiettati i film Spagna
1936 e Terra e libertà di Ken Loach. In mostra
durante tutta la manifestazione fotografie, schede esplicative,
documenti darchivio, inerenti i temi espressi dal convegno.
È emersa in tal modo nella sua complessità linteressante
figura di Leonida Mastrodicasa, poco conosciuto ai più,
anche agli stessi abitanti di Ponte Felcino, nonostante la strada
principale del luogo sia intitolata a lui. Tenace sostenitore
e diffusore degli ideali anarchici, fu arrestato per la prima
volta in seguito ad agitazioni popolari a Perugia nel 1906.
Fu più volte disertore per sfuggire al servizio di leva,
alla guerra di Libia ed alla prima guerra mondiale. Sostenne
questo tipo di scelta nellambito dellantimilitarismo
anarchico insieme a Bruno Misefari e Renzo Novatore. Si rifugiò
in Svizzera nel 1911. Trasferitosi dopo qualche anno a Ginevra,
militò nel gruppo animato da Luigi Bertoni, iniziando
una collaborazione al Risveglio che durò per più
di quindici anni.
Espulso dalla Svizzera nel 1919 in seguito ai fatti di
Zurigo, tornò a Perugia, dove si distinse nella
lotta al fascismo fin dalle prime incursioni squadriste. Fu
costretto nel 1921 a lasciare ancora il paese natio, per sottrarsi
alle persecuzioni poliziesche. Nel 1927 si trasferì clandestinamente
in Francia, dove partecipò al movimento degli anarchici
fuoriusciti, risultando uno dei cardini di tutte le strutture
organizzative libertarie. Collaborò a Lotta
Umana, a Fede, diretto da Gozzoli; diresse Lotta
Anarchica, poi Lotte Sociali, quale esponente della
tendenza organizzatrice. Collaborò anche a Studi Sociali
di Montevideo. I suoi articoli, a volte di carattere polemico,
altre volte teorico, spesso costituivano veri e propri documenti
politici con analisi sulla situazione sociale e politica del
momento, sullorientamento degli altri raggruppamenti politici,
con indicazioni sulle scelte ritenute opportune in campo anarchico.
Usava firmare i suoi articoli con vari pseudonimi: Numitore,
Felcino, Maniconi, Leo
Partecipò, durante la sua
permanenza a tutti i più importanti convegni anarchici
tenuti in terra francese. Fu fra gli organizzatori del Convegno
dIntesa nel 1935 tenuto a Sartrouville; nelloccasione
fu scelto come membro del Comitato Anarchico dAzione
Rivoluzionaria.
Gruppo
di anarchici a Fontenay-sous-Bois, negli anni 30. Mastrodicasa
è il secondo in basso, seduto, con la cravatta (dall'Archivio
Famiglia Berneri-Aurelio Chessa)
Accorse in Spagna a Barcellona allo scoppio della Rivoluzione,
aderendo alla CNT-FAI della città catalana, collaborando
a Guerra di Classe. Con Camillo Berneri, condivise labitazione
in Plaza del Angel. Tornò in Francia nellautunno
del 1937, riprendendo lattività nel movimento e
di collaborazione alla stampa anarchica. Assunse la direzione
del Momento con Gozzoli ed il compito di realizzare il
bollettino dellUAI, nonostante fosse ammalato di
tubercolosi e ricercato dalla polizia francese per lespulsione.
Lassegnazione da parte del governo francese della Legion
dOnore alla memoria in quanto eroe partigiano,
è prova della sua partecipazione alla organizzazione
della Resistenza parigina contro il nazismo. Su segnalazione
della polizia italiana, fu preso da quella tedesca e deportato
in Germania, insieme a Giovanna Berneri e ad altri compagni
anarchici. Morì in un campo di concentramento a Treviri;
fu sepolto nel cimitero della stessa città. Poco prima
di morire scriveva al fratello Maro: A cosa vale farsi
coraggio quando senti che tutti i giorni la vita ti sfugge?
Ho ancora qualche speranza, ma, se dovrò morire, morirò
col ricordo dei miei cari
, e porterò con me il
mio chiodo. Il suo chiodo era lanarchia. Di Mastrodicasa
Luce Fabbri scrisse su Studi Sociali:
faceva
il lavoro meno appariscente e più necessario, perché
aveva leroismo oscuro della costanza e della serenità
nel pericolo. Pio Turroni su LAurora: fu
sempre uguale a se stesso e allanarchia.
Antonio Pedone
Ponte
Felcino, 1-2 giugno 2002, immagine dal convegno su Mastrodicasa
Ponte
Felcino, 1-2 giugno 2002, immagine dal convegno su Mastrodicasa:
la bandiera è dei primi anni del Novecento
Lacido giullare del terzo millennio
Il 14 luglio a Carrara pioveva. Dense e minacciose
nuvole avevano provocato nel pomeriggio tali rovesci che lannunciato
spettacolo di Beppe Grillo pareva inevitabilmente compromesso.
Grazie al cielo in senso meteorologico potemmo
assistere ad un ben altro temporale dagli effetti devastanti
sulle coscienze degli astanti: quello che usciva, torrentizio
e carico di tuoni, dalla bocca urlante di questautore
interprete da anni escluso dalla RAI per i suoi monologhi
di veemenza libertaria che non risparmiano nessuno. Allinizio
della serata ha rivolto un saluto affettuoso e fraterno agli
anarchici definendoli gli ultimi che sono veramente contro.
I compagni della FAI, che stavano alla finestra hanno applaudito
calorosamente e anche noi lo ringraziamo con altrettanta fraternità.
In quella circostanza, Grillo ha rivisitato con forza iconoclastica
e ironia dissacrante tutte le nefandezze sociali e politiche
che attraversano la nostra epoca. Per due ore ininterrotte,
il grande comico satirico, imbevuto di succhi anatemici, ha
sbeffeggiato tutto ciò che si muove sopra le nostre teste
rivelando le strategie criminali dei poteri politici e industriali.
Con particolare ferocia ha attaccato la Chiesa, Padre Pio, le
multinazionali del profitto e della guerra, i capi di stato,
il nostro governo, la sinistra annacquata, Putin, Bush e tutti
i paggi di codesti poteri forti.
Un momento molto interessante è stato quello che riguardava
lattentato alle due torri gemelle di cui Grillo ha dato
una versione inquietante anche derivata dalla lettura del libro
Lincredibile menzogna (edizione Fandango)
e invitando il pubblico a leggerlo.
Dagli anni Sessanta a oggi il teatro politico-popolare non ha
conosciuto un personaggio così coraggioso e che sovente
paga di persona con una miriade di cause in tribunale. Prima
di lui, solo il grande Dario Fo seppe dare uno scossone violento
e terapeutico al teatro digestivo di stampo borghese in uso
in Italia. Ora abbiamo lui, Grillo, il giullare del terzo mllennio.
Il 14 luglio ha preso la Bastiglia.
Mauro Macario
Finlandia: nonsottomissione
Antti Suniala è un anarchico condannato
a sei mesi di carcere per aver rifiutato il servizio militare
e quello civile. È conosciuto come performer hip hop
e per aver partecipato in questa veste alle numerose azioni
di Reclaim the streets in Finlandia.
Incarcerato in giugno, verrà rilasciato a dicembre.
Per messaggi di solidarietà:
Antti Suniala
Helsingin tyosiirtola
PL 36
01531 Vantaa Finland
Ha richiesto un trasferimento di carcere, quindi dopo settembre
è meglio scrivere attraverso lAnarchist Black Cross
di Turku:
AMR-Turku
PL 994
20101 Turku Finland
Potete anche visitare il suo sito personale:
http://personal.inet.fi/musiikki/casino/jusaname/
(fonte: a-infos)
a cura della Cassa di solidarietà antimilitarista
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