Nel solo anno 2000, più di
dieci milioni di persone sono state, nel mondo, vittime di malattie
infettive o parassitarie: tre milioni sono morte di Aids
il che non fa purtroppo neppure notizia ma anche più
di un milione di malaria e un milione e mezzo di tubercolosi.
Essenzialmente lecatombe riguarda il Sud del mondo, perché
le medicine disponibili nel Nord sono troppo care per il Sud
del pianeta. E perché le medicine contro le malattie
tropicali, senza prospettive di profitto, non interessano più
la ricerca farmaceutica. Contro questa oscena ingiustizia è
stata lanciata da più parti (Medécines sans frontières
in prima linea) una battaglia mondiale per laccesso alle
medicine, che si scontra con la lobby dellindustria farmaceutica
e spesso anche con la burocrazia delle grandi istituzioni internazionali,
come lOrganizzazione mondiale della sanità (Oms).
Malattie infettive e parassitarie
Doha. Alla fine del 2000 nessuno immaginava che la conferenza
interministeriale della World Trade Organization (Wto), svoltasi
dal 9 al 13 novembre 2001 nella capitale dellemirato del
Qatar, avrebbe dedicato gran parte dei dibattiti al problema
dellaccesso ai farmaci nei Paesi in via di sviluppo, né
tanto meno che avrebbe dato luogo a una risoluzione piuttosto
favorevole a questi ultimi con uninterpretazione più
elastica degli accordi già in vigore sui brevetti dei
laboratori farmaceutici e con il riconoscimento del diritto
a disporre dei prodotti terapeutici come parte integrante dei
diritti delluomo.
Si tratta di un progresso di grande importanza nella lunga e
articolata battaglia che mira a far cessare una situazione iniqua.
Secondo il rapporto annuale dellOrganizzazione mondiale
della sanità (Oms), nel 2000 più di dieci milioni
di persone nel mondo intero sono state vittime di malattie infettive
o parassitarie; queste persone vivono per lo più nei
Paesi in via di sviluppo. Si calcola che 3 milioni siano morti
di Aids, più di 2 milioni di tubercolosi, più
di 2 milioni di malattie diarroiche e più di 1 milione
di malaria.
Il motivo per cui decine di milioni di persone nel Sud del mondo
si trovano in una simile situazione di pericolo risiede nel
fatto che non possono usufruire di farmaci, che pure sono disponibili
nel Nord del mondo, o sono colpiti da malattie tropicali che
non interessano più la ricerca farmaceutica. Benché
laccordo di Doha non regoli gli aspetti più concreti
della effettiva disponibilità dei prodotti terapeutici,
viene però a confermare un inizio di presa di coscienza
della comunità internazionale: la salute non è
una merce come le altre.
Tre personaggi hanno svolto un ruolo chiave nella battaglia
portata avanti in questi ultimi anni, il cui elemento comune
consiste nel risiedere a Ginevra. Per il resto, molti sono i
fattori che li contrappongono, dato che difendono interessi
spesso antagonisti; a volte giungono a un compromesso, ma soltanto
perché non hanno altra scelta. I milioni di morti senza
ricetta ogni anno sono lespressione di un sistema che
neppure il liberismo più accanito può giustificare
agli occhi dei propri seguaci.
Il primo dei tre è il quarantacinquenne francese Bernard
Pécoul, responsabile della Campagna per laccesso
ai farmaci essenziali dellassociazione Médecins
sans frontières (Msf). Insieme ad altre Ong internazionali
quali oxfam o Act Up, rivendica il diritto dei più poveri
di accedere ai principi terapeutici. Il secondo, statunitense,
è il cinquantottenne Harvey E. Bale, che dirige la International
Federation of Pharmaceuticals Manufacturers Associations (Ifpma).
In altre parole Bale difende gli interessi economici di unattività
il cui fatturato a livello mondiale è dellordine
di 380 miliardi di euro. Il terzo, infine, è il cinquantatreenne
colombiano Germán Velásquez, che dirige il Programma
di intervento per i farmaci essenziali allOrganizzazione
mondiale della sanità. Assumendosi a volte il rischio
di un impegno discusso, sostiene i Paesi del Terzo Mondo che
contestano la logica commerciale internazionale dei brevetti
applicati alla salute.
Il processo di Pretoria
Tutti e tre sono al centro di uno scontro che ha per sfondo
la mondializzazione e che è venuto improvvisamente alla
luce quando, il 19 aprile 2001, i più grandi laboratori
del mondo hanno finito con il rinunciare alle cause intentate
nel 1998 contro la Repubblica Sudafricana che intendeva privilegiare
laccessibilità ai farmaci rispetto alle regole
del mercato farmaceutico. Il processo di Pretoria, che ha visto
la contrapposizione tra laboratori farmaceutici e Stato sudafricano,
ha cambiato le carte in tavola. La visione del mondo tipica
del mercantilismo dei Paesi ricchi si è scontrata con
quella delle popolazioni malate dei
Paesi poveri: i profitti o la vita.
Paradosso o sventatezza, il procedimento giudiziario è
stato intentato contro il Paese che, a livello mondiale, annovera
il maggior numero di persone colpite da Aids, vale a dire più
di quattro milioni e mezzo di individui. I farmaci usati contro
la pandemia, di cui il 90 per cento dei casi sono individuati
nelle zone meno sviluppate del pianeta, è venduto a prezzi
proibitivi per le strutture di assistenza o per i malati dei
Paesi del Sud. Per questo alcune Ong si adoperano da tempo per
favorire luso di farmaci detti generici, la
cui formula non è sottoposta a brevetto e che sono venduti
quasi sempre con la denominazione comune, a un prezzo inferiore
a quello della corrispondente specialità originale. Questi
farmaci generici sono altrettanto efficaci, ma assai meno costosi.
La pressione esercitata da queste organizzazioni ha portato
a un forte abbassamento delle tariffe delle terapie nel loro
complesso, anche se la strada per renderle accessibili ai più
poveri è ancora lunga.
Non cè soltanto lAids. Siamo in presenza
anche di altre malattie che, ogni anno, provocano la morte di
parecchi milioni di abitanti del Terzo Mondo, quali la malaria,
la malattia del sonno o la bilarziosi, in cui si combinano,
da una parte, le conseguenze della povertà e della mancanza
di infrastrutture sanitarie e, dallaltra, le ripercussioni
dellimpossibilità di accedere alle terapie. I farmaci
esistenti sono quasi sempre troppo costosi e la ricerca di nuove
molecole per curare le malattie tropicali specifiche del Sud
non interessa per niente lindustria farmaceutica, in quanto
i Paesi del Sud non sono solvibili.
Naturalmente, i laboratori rifiutano di assumersi la responsabilità
di una situazione che deplorano e insistono, con qualche ragione,
sulle numerose cause che stanno alla base della difficoltà
di accedere ai farmaci nei Paesi poveri: politiche pubbliche
inefficaci, sistemi sanitari caotici ecc. Insorgono, però,
contro la messa in discussione dei diritti di proprietà
intellettuale, vale a dire dei brevetti. A loro avviso, questa
è lunica garanzia che permette di proseguire nella
loro costosa attività di ricerca e sviluppo, indispensabile
allinnovazione terapeutica.
Certo, se li si considera merci come tutte le altre, i farmaci
devono necessariamente sottostare alla logica del profitto,
e sembra del tutto coerente che, in nome della redditività
e degli azionisti, i laboratori non abbiano esitazioni nella
scelta tra i profitti e la vita. Comunque sia, fino a quel momento
non erano disposti a mettere in discussione le loro prospettive
di guadagno a lungo termine, anche se hanno partecipato a qualche
operazione umanitaria di produzione di molecole a prezzo di
costo, spinte in tal senso da alcune Ong o da altre associazioni,
o hanno istituito programmi di assistenza sanitaria.
Il terremoto mediatico provocato dal processo di
Pretoria, per riportare lespressione di Jean-Jacques Bertrand,
presidente francese del Syndicat national de lindustrie
pharmaceutique (Snip), e la nuova tornata di negoziati apertasi
dopo il vertice di Doha sono tali da cambiare le regole del
gioco? Anche se lindustria farmaceutica, la cui immagine
è stata piuttosto intaccata, non è lunica
responsabile di un sistema liberista che privilegia le regole
del mercato rispetto a qualsiasi altra cosa, deve però
affrontare una temibile sfida in termini di strategia e di comunicazione:
come conciliare redditività e riconoscimento del diritto
alla salute per tutti? Le istituzioni internazionali, quali
la Wto o lOms, di fronte alle stragi operate dallAids
e dalle malattie tropicali nei Paesi del Sud, hanno invece il
difficile compito di trovare il giusto equilibrio tra gli interessi
privati e quelli degli Stati coinvolti. Infine, tutti coloro
che militano a favore del diritto dei malati più poveri
di accedere ai farmaci essenziali sono impegnati in una corsa
contro la morte: come salvare le decine di milioni di persone
su cui grava il pericolo di una morte certa, in mancanza di
terapie accessibili o semplicemente disponibili?
Paul Benkimoun
elèuthera
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LAUTORE
Laureato
in medicina, Paul Benkimoun è un giornalista
di Le Monde, su cui si è occupato
in particolare di accesso ai medicinali e di Aids.
Ha pubblicato, tra laltro, La peur au ventre,
Democratie et securité alimentaire (Textuel,
2000).
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