Perché speravamo
nell’elezione a Papa di un “milingo”, di
un cardinale burlone, che dopo oltre un ventennio di dittatura
wojtyliana facesse cadere il muro, la cortina di ferro vaticana
con accadimenti nuovi? Mentre tutti i baciapile visionari
attendevano il nuovo Uomo Forte della fede, noi coi piedi
per terra sapevamo che la cambiale era scaduta: che non c’era
nessun nuovo san Giorgio all’orizzonte con la sua lucente
armatura, e difficilmente le falangi wojtyliane avrebbero
abdicato. Sapevamo che già sir Bliss, il consigliere
del re, si apprestava a divenire re a sua volta. Però…
ci sarebbe piaciuta l’elezione di un balzano cardinale-bambino,
proveniente dalla periferia, con una passione per le coreane
e per i tamburi e soprattutto una non ben chiara concezione
di quel che un porporato può e non può fare
alla luce del sole.
Ai funerali c’erano tutti, convinti: re, governanti,
militari, scagnozzi e magnaccia. All’elezione però
la delusione mediatica era evidente, un po’ come quando
a scuola dicevano che non ci sarebbe stata l’ora di
ginnastica. Ora non abbiamo più l’ancora giovane
Karol che ruba il palcoscenico alle masse e dichiara sconfitto
il Male (Comunismo), scordandosi di pagare il conto a Calvi.
Ora abbiamo un già anziano Guardiano della Dottrina,
in fuga dalle ombre della sua giovinezza (Nazismo).
Ora la Chiesa deve fare i conti con i SUOI spettri, e poco
le servirà gridare al lupo indicando gli spettri che,
a dire di Benny16, si annidano ovunque. Non quindi gli spettri
della generica corruzione morale nella Chiesa, contro i quali
Ratzie in procinto di paparsi si era già scagliato
dal pulpito. Mi riferisco invece alla sessualità ed
alla spiritualità, due fantasmi che aleggiano in Vaticano
trattenuti da pesanti catene ma che sfuggono sempre più
al controllo dei carcerieri.
Christopher Hitchens ha scritto: “I papi avranno avuto
torto su tutto, ma avevano ragione in generale. Quando la
chiesa si sarà scusata per aver detto che il preservativo
è peggio dell’AIDS, o avrà ammesso di
essere stata complice dei massacri in Ruanda, saranno nate
e morte parecchie generazioni. Sono bugie simili a quelle
di cui dovevano accontentarsi, un tempo, i comunisti e i loro
compagni di strada. Di ‘macchie sul sole di Stalin’
ce ne sono state, eccome. Ma il ruolo guida del partito era
e restava intoccabile” (1).
È bello leggere ancora qualcuno che ha il coraggio
di paragonare un regime ancora in auge ad un altro ormai demonizzato.
L’avversione della Chiesa cattolica per il comunismo
è stata grande quanto la paura di perdere la presa
sulla religiosità delle masse: ma nella realtà
il regime sovietico e quello vaticano hanno sempre avuto molto
in comune, come tutte le strutture dominatrici che si reggono
sulla capacità di far sopportare alla gente le dure
regole della repressione.
Uccelli
di rovo
“Chi è senza peccato scagli la prima pietra”:
se vogliamo affrontare il tema della sessualità e della
spiritualità in Vaticano, chiediamoci innanzitutto
chi è colui che è stato ora scelto dalla nomenklatura
per governare la Chiesa. Papa Benedetto Sedicente. Sì,
sedicente, perché è evidente che Ratzinger è
assolutamente sicuro del suo ruolo e quindi anche del fatto
di essere benedetto e di dire bene.
Così sicuro da non dare peso alla sua stessa ambigua
immagine che ricalca tanto quella della vecchia iconografia
gay: pensate a un uomo studioso, ordinato, cui piacciono i
dolci, che vive e lavora solo con uomini, che indossa regolarmente
abiti sgargianti e raffinate sottane, …e che da qualche
anno, come dicono le cronache, si è scelto un nuovo
segretario personale, che lo ha fulminato un giorno che lo
sentì predicare.
Un avvenente 48enne, padre Georg Gaeswein, che “tutti
dicono sia più bello e sexy di padre Ralph di Uccelli
di rovo” (2). Scenate
di gelosia dell’ex segretario più anziano se
ne sono già viste di fronte agli appartamenti papali,
però Benedetto continua a predicare contro l’innaturalità
della vita gay.
La sessuo-repressione dà come risultato l’approssimativo
sublimarsi delle energie sessuali in comportamenti rituali
e la costruzione di ambienti relegati, separati, nei quali
i divieti autoimposti ritornano sulla scena in nuove vesti.
Siamo vicini al concetto freudiano di “ritorno del represso”
(3). Questo gioco di costumi, riti
e ritorni ovviamente ha poco a che fare con la spiritualità
, così come il Vaticano ha poco a che vedere con la
“bontà”.
Non è infatti per il bene dell’umanità
che si sono sviluppate forme di repressione sessuale e di
ordinamento sociale atte a difendere i privilegi dei dominanti
(vedi anche: patriarcato).
Libertà
anarchiche
Dunque, secondo Ratzinger, “le varie forme di dissoluzione
del matrimonio sono libertà anarchiche” ed occorre
vietare ogni forma di “matrimonio” che non sia
quella della coppia eterosessuale… in quanto innaturali.
Però è naturale per lui e per tutti i sacerdoti
vivere in una comunità omosessuale. La barzelletta
di ciò che è naturale e ciò che non lo
è continua. Anche le guerre, scatenamento della barbarie
e macchine dell’atrocità, sembrano giuste, normali,
naturali.
E per riprendere il discorso su sessualità e organizzazione
sociale non mi esimo dal citare W. Reich. Gli studi di Reich
sulla psicologia di massa del fascismo sono perfettamente
attinenti alla storia personale di quest’ultimo papa;
il contatto giovanile di Ratzinger col nazismo, la sua vocazione
religiosa, sembrano la logica conseguenza dell’analisi
che Reich fa della personalità sessualmente repressa
che trova rifugio dall’ordine paterno e dalla violenza
istintuale investendo nella religione.
Il ruolo descritto da Reich per la religione in una società
“fascista”, è descritto nel capitolo La
sessuoeconomia nella lotta contro la mistica (4).
Descrivendo l’atteggiamento di artificiale bontà
nei preti e nelle persone religiose, Reich si sofferma sulla
cura del crampo muscolare genitale e sull’ontogenesi
individuale della persona religiosa e del ruolo che svolge
in questa il divieto della masturbazione e dei rapporti sessuali.
Il ruolo della famiglia patriarcale e del Padre divino qui
è chiaro, ed anche quello della Legge (di Dio e dello
Stato) che regola l’istintualità sino all’apice
della guerra. La passività dei figli, dei cittadini
e dei fedeli nel seguire le regole e nel sublimare le proprie
energie sessuali in altre attività è fondamentale.
Ed anche la “passività omosessuale” dell’individuo
sessualmente represso è attrice privilegiata nelle
istituzioni religiose e nelle istituzioni militari, sempre
dirette da uomini.
Ogni istinto sessuale viene deviato da quel “regolatore
sociale” che è la religione verso la propria
negazione. I vani discorsi sul “rispetto della donna”
e sulla “sana sessualità” cadono come inutili
cascami di fronte alla realtà manipolativa del fenomeno
religioso .
“L’anima ama la carne, che la odia”, così
citava Ratzinger in un suo discorso sul ruolo dei cristiani
nel mondo, “i cristiani sono nel mondo ciò che
l’anima è nel corpo” (5),
la religione cattolica come “Super-Io” del mondo,
come regolatrice degli istinti si evidenzia invece nell’
oppressione esercitata dai Padri sulla vita dei figli, dagli
uomini sul corpo delle donne, e negli sforzi vani dei religiosi
per cercare di stigmatizzare la violenza e le guerre causate
dagli stessi meccanismi di repressione che essi perpetuano.
Mission
possible: abstinence!
“Fai sesso orale e non capisci che è sbagliato.
È come mangiare le patatine: quando cominci non riesci
più a smettere” (6).
Per convincere i giovani cittadini USA che il sesso va fatto
solo dopo il matrimonio e solo nelle forme pubblicizzate,
l’amministrazione Bush ha stanziato ingenti fondi per
una campagna a tappeto sull’astinenza. 117 milioni di
dollari nel 2004. La Bush-teocrazia (c’è chi
lo chiama “il Figlio del presidente”) propaganda
a spese dello Stato la nocività del sesso, e nel frattempo
arruola adolescenti nella guerra in Iraq. Taglia fondi ai
programmi sanitari e nel frattempo spappola gente in Medio
Oriente. Costruisce una società di galere, nella quale
la violenza è l’unico mezzo per combattere la
violenza, e finanzia Imprese che offrono privilegi ai detenuti
in cambio della loro riconversione religiosa.
C’è bisogno di una società repressa, paurosa
ed aggressiva per combattere le guerre. Non solo la bugia
che la sessualità vissuta liberamente sia un “male”
e impedisca il pieno sviluppo individuale, anche la convinzione
che reprimendosi e soffrendo ora si possa avere soddisfazione
poi sostiene l’ideologia militarista: in questo caso
ai cittadini statunitensi viene presentato il tormentone del
pericolo terrorismo e della crisi energetica; la guerra viene
propagandata come il solo mezzo per acquisire sicurezza sociale
ed economica. Un po’ come il paradiso islamico dei combattenti
e quello cristiano dei martiri. E l’astinenza del milite
(lavoratore, militare o religioso che sia) è essenziale
affinché esso si mantenga attivo nell’eseguire
gli ordini.
Come scrive Marcuse nel suo Eros e civiltà,
la religione è sempre stata uno strumento fondamentale
per il “deviare storico dell’energia da un miglioramento
reale della condizione umana verso un mondo immaginario di
salute eterna” (7).
In
hoc signo non vinces
“Restando alla superficie delle cose, si potrebbe essere
convinti che, in fondo, l’approvazione legale dell’aborto
ha cambiato poco nella nostra vita privata e nella vita delle
nostre società. In fondo tutto sembra continuare esattamente
come prima. Ognuno può regolarsi secondo coscienza:
chi non vuole abortire non è costretto a farlo”.
Questo scriveva J. Ratzinger nel 1987 (8).
È chiaro che il futuro papa ignora volutamente il dramma
degli aborti clandestini e la lotta per la salute delle donne.
Quello su cui egli è concentrato è il suo problema
della SUA coscienza: in fondo, egli dice, chi non vuole abortire
non lo fa. E quindi, qual è il suo problema? Impedire
a chi vuole farlo di farlo.
È questo il dramma a cui ci pone di fronte la Chiesa
anche oggi: il fatto che essa si pone come guardiana anche
delle nostre coscienze e dei nostri corpi… non solo
dei suoi.
Predicando l’astinen… pardon, l’astensione
dal voto in occasione del referendum italiano sulla Procreazione
Medicalmente Assistita, le gerarchie cattoliche hanno dimostrato
ancora una volta il loro opportunismo in materia di partecipazione
alla vita civile: quando la parrocchia garantiva un buon bacino
di voti, il prete spediva il gregge al seggio, ora che non
si sa più su chi fa presa la predica, meglio invitare
tutti all’astensione.
Oltre al potere sulla sessualità, anche quello sulla
spiritualità infatti è messo in pericolo da
nuove prese di coscienza: “Il desiderio di maternità
e di paternità costituiscono sempre un esercizio di
libertà nei confronti della vita e non possono essere
legati ad una concezione di famiglia fondata solo sul legame
‘di sangue’” (9).
Questo hanno scritto le donne delle comunità cristiane
di base in occasione del referendum, opponendosi sia al divieto
di fecondazione eterologa imposto dalla Chiesa che alla concezione
di embrione come “persona”.
Ma per la continuazione della battaglia sul corpo della donna
come contenitore e sull’esclusività della famiglia
eterosessuale la Chiesa continuerà a servirsi a piene
mani dei mezzi di comunicazione di massa e dei finanziamenti
che lo Stato gli mette a disposizione.
Lo “spettacolo embrione” continua, pieno dei suoi
effetti speciali a colori. E fa presa su tutti coloro che,
asserviti e depauperati, possono credere così ancora
di aver usufruito di diritti virtuali… nel ventre vaticano.
Reati
contro il m/patrimonio
La spiritualità delle persone, l’intuizione,
e la coscienza che le donne hanno del proprio corpo e della
gravidanza, continuano a smentire gli show del Movimento per
la vita e del cardinal Ruini. Ma le capriole teologiche del
clero per affermare la personalità dell’embrione
vengono solo raramente smentite dai mass-media; perché
lo spettacolo ha bisogno di illusionisti, e la tv serve il
dominio.
Se alcuni secoli fa secondo la Chiesa l’anima veniva
infusa nel feto successivamente alla sua formazione, ora…
la Chiesa usa la genetica per affermare che fin dai primi
giorni nell’embrione c’è tutto il suo patrimonio
genetico… dunque l’embrione è una persona.
È evidente che questo genere di strumentalizzazioni
sono proprie di uomini che non solo non hanno alcuna conoscenza
diretta né della gravidanza né della “Vita”
che tanto declamano, ma che usano la scienza, pur disprezzandola
come disciplina inferiore, per avvalorare i propri teoremi.
Si tratta sempre di una battaglia sporca condotta contro il
potere creativo femminile.
La Chiesa cattolica, nella sua battaglia per l’interpretazione
della scienza e della bio-politica, ha però molto da
lavorare per farsi degli alleati. Essa vede infatti il suo
patrimonio di fedeli intaccato da nuove religioni, da religioni
“immigrate”, e dalle correnti democratizzatrici.
Tendenze autodistruttive, o “autoimmuni” come
le definisce Derrida (10), sono
all’opera dentro la Chiesa e potrebbero intaccare la
secolare struttura.
È lo stesso mercato mondiale delle religioni che impone
alla Chiesa una strategia di difesa ma anche di ecumenismo:
conciliare l’apertura verso le altre religioni, vedi
ad esempio l’alleanza con l’Islam contro la libertà
femminile, ed ora l’invito cattolico-islamico a deporre
le armi rivolto dai Padri ai Figli troppo esplosivi. Questo
fa sì però che la Chiesa offra il fianco ad
altre interpretazioni della vita, ad altri stili che inevitabilmente
erodono il suo patrimonio.
E l’alleanza con altre religioni può essere malvista
dalle correnti religiose xenofobe, molto utili alla Chiesa
nel gioco delle intese politiche con la destra.
In questo momento dunque il clero cattolico gioca in difesa,
con un gigantesco globulo bianco, proveniente dal suo sistema
immunitario, la Congregazione per la Dottrina della Fede.
“…il retaggio giudaico cristiano è minacciato
nello stesso spazio europeo dal furibondo attacco del pensiero
asiatico new age.
Qui sta la più alta identità speculativa degli
opposti nella civiltà globale di oggi: anche se il
buddismo occidentale si presenta come rimedio alla tensione
stressante delle dinamiche capitaliste perché ci permette
di prenderne le distanze e mantenere la pace interiore, di
fatto funziona come il suo completamento ideologico”
(11).
La chiesa cattolica, secondo S. Zizek, corre il rischio di
essere subissata nel suo ruolo. E, nel suo lato anti-capitalista,
dall’islam che affascina le masse con figure anti-moderne
quali il nuovo presidente dell’Iran.
Il
prete buono
Solo la figura del prete buono, povero, dedito alla salvezza
del prossimo, può re-incollare la stanca fibra del
clero alla modernità: il ruolo di curatore delle ferite
della società, la mano santa che butta fuori col secchio
l’acqua che entra nella barca.
Ecco padre Zanotelli, che pur ribelle e buggerato dal Vaticano,
continua a predicare come Padre affascinando la sinistra anch’essa
in cerca di uomini carismatici.
Ecco don Benzi che salva le prostitute dalla strada e s’inventa
questo nuovo ruolo di babbo. Ecco un mondo di missionari-affaristi
che usufruiscono dei finanziamenti statali per fare sussidiarietà
a spese della laicità.
Così la Chiesa cattolica dà un colpo al cerchio
ed uno alla botte: da un lato è con gli omofobi, dall’altro
si fa finanziare per l’accoglienza degli immigrati.
È così che la faccia buona della Chiesa viene
propagandata negli spot sull’otto per mille, del quale
però ci si guarda bene dal pubblicare bilanci: quanto
dei soldi dati dagli italiani alla Chiesa viene realmente
destinato ad opere assistenziali? La faccia buona della Chiesa
crea “plus valore”: ogni buona azione è
un cero in più acceso sotto il santino dell’ideologia
vaticana.
Dice Richard Rorty, “L’anticlericalismo è
una visione politica e non epistemologica o metafisica. È
l’idea che le istituzioni ecclesiastiche, nonostante
tutto il bene che fanno, nonostante tutto il conforto che
danno ai bisognosi e ai disperati, siano pericolose per la
salute delle società democratiche” (12).
Non siamo soli noi anarchici e anticlericali, c’è
un vasto movimento in Europa e in Usa che va dalla vena polemica
pro ateismo e contro le istituzioni religiose (ha incluso
anche credenti come Simone Weil!), al post empirismo di Rorty,
alle battaglie per la laicità dei liberali italiani.
Anche se non c’è visibilità, (perché
tutto lo spazio lo prende il grosso “ateo-devoto”
G. Ferrara) è questa la critica filosofica e politica
che fa sì che la bilancia non scivoli giù per
il peso ormai eccessivo del nuovo fascismo e dei deliri di
massa.
Laicità
ed anticlericalismo
I dati raccolti nel Primo rapporto sulla laicità
(13), pubblicati quest’anno,
parlano chiaro: a fronte di una evidente laicizzazione della
società il contributo degli italiani all’otto
per mille comunque aumenta. 908 milioni di euro nel 2002.
Ed anche il numero delle associazioni cattoliche aumenta di
conseguenza: 5.604 censite nel 2001. Segno che il ruolo cuscinetto
assunto nei casi critici dal volontariato cattolico dà
i suoi frutti. E che i cittadini italiani ritengono molto
comodo sgravarsi la coscienza con un piccolo contributo piuttosto
che interrogarsi sulla soluzione reale dei problemi.
“Critica liberale”, che assieme all’ufficio
CGIL nuovi diritti ha promosso questo Primo rapporto sulla
laicità, è stata spesso accusata di “laicismo”
ed intolleranza dal clero (come se esistesse una ideologia
laica?!). La difesa della laicità dello Stato è
percepita come un’aggressione al diritto del clero di
esprimersi in politica o cultura.
Ma il problema non è che i cattolici si esprimano,
il problema è che lo fanno a spese della libertà
altrui, mangiandosi la maggior parte degli spazi sui mass
media, nella scuola, nella società.
Un’analisi politica della questione non può esimersi
dal segnalare come la comunicazione sia manipolata dalla Chiesa
e censurata dal potere clericale che si estende in politica
(14).
La veemenza con cui Ratzinger si è pronunciato al Quirinale
per il finanziamento alle scuole cattoliche parla chiaro:
la laicità deve essere intesa solo come separazione
di comodo della Chiesa dalla Stato; lo Stato cioè,
non deve interferire con le finalità della Chiesa,
la quale è libera di farsi finanziare e di operare
però al di fuori delle regole statali.
Può quindi predicare contro le leggi dello Stato, operare
extra legem in Italia, e imporre il crocefisso.
Insomma, possedere le sue… “libertà anarchiche”.
Un concetto della laicità, quello della Chiesa, ribadito
di recente: “…La dottrina morale cattolica, tuttavia,
esclude nettamente la prospettiva di una laicità intesa
come autonomia dalla legge morale” (15).
E la legge morale è quella di chi “rispetta le
verità che scaturiscono dalla conoscenza naturale
(nota bene) sull’uomo che vive in società, anche
se tali verità siano nello stesso tempo insegnate da
una religione specifica, poiché la verità è
una” (16).
Nostro compito è invece realizzare la felicità,
e la rivoluzione sociale, a partire da noi, dalla coscienza
della nostra sessualità, delle nostre aspirazioni,
consapevoli che ognuno ha la sua verità da portare
come contributo nel cammino verso la liberazione dalle meccaniche
sia della Chiesa che del Capitale.
Francesca Palazzi Arduini
Note
- Christopher Hitchens, Nessun lutto, “Internazionale”
15 aprile 2005.
- Che bello don Georg!, di Paolo Scarano, “Gente”,
9 giugno 2005.
- Herbert Marcuse, Eros e civiltà (1955),
Einaudi 1964.
- Wilhelm Reich, Psicologia di massa del fascismo
(1933), Sugarco edizioni 1976.
- Citazione tratta dall’intervento del card. Ratzinger
al convegno “Il diritto alla vita e l’Europa”,
Roma 1987.
- Suzanne Goldberg, “The Guardian”, Castità
nazionale, tradotto in “Internazionale” 25
marzo 2005.
- In questo passo Marcuse cita l’opera di Freud Il
futuro di un’illusione.
- L’intervento è stato ripubblicato dal movimento
per la vita nel suo periodico “Sì alla vita”
nel maggio 2005.
- Dal sito de “Il paese delle donne”, www.womenews.net,
documento dei gruppi delle donne delle comunità cristiane
di base, dall’incontro nazionale svoltosi a Chianciano
il 23-24 aprile 2005.
- La religione, a cura di J. Derrida e G. Vattimo,
in “Annuario filosofico europeo”, Laterza 1995.
- S. Zizek, Capitalismo stellare, in “Internazionale”
20 maggio 2005.
- R. Rorty e G. Vattimo, Il futuro della religione,
Garzanti 2005.
- “Critica Liberale”, gennaio 2005, Primo
rapporto sulla laicità, Dedalo edizioni.
- Interessante il connubio Ratzinger/Marcello Pera (presidente
del Senato) nel volume Senza radici, Mondadori 2004.
- Compendio della dottrina sociale della Chiesa,
Libreria editrice vaticana 2004, Cap. XIII, dottrina sociale
e azione ecclesiale, 571.
- Nell’opera sopra citata è ripresa una frase
dalla Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti
l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita
politica, Congregazione per la dottrina della fede, novembre
2002.
Sussidiarietà
e dottrina sociale della Chiesa:
da cittadini, a clienti, per tornare ad essere gregge. |
Da
tempo la FdCA segue e denuncia l’introduzione del
principio di sussidiarietà nel tessuto sociale
italiano; non ci stupisce la presentazione di un documento
bipartisan, di parlamentari di Forza Italia e Margherita,
sulla "sussidiarietà per cambiare il Paese"
proprio al meeting ciellino di Rimini.
Infatti la dottrina sociale della Chiesa, come illustrato
nel nuovo Compendio edito nel 2004, ha sempre cercato
di cavalcare i movimenti sociali facendo in modo che il
clero rimanesse una categoria protetta e funzionale al
sistema economico capitalista “Né
il capitale può stare senza lavoro, né il
lavoro senza il capitale” (Leone XIII,
enc. Rerum novarum, 1891). Proteggendo con la
propria benedizione i capitalisti come se essi rappresentassero
una entità sempre esistita in natura ed addirittura
necessaria alla classe lavoratrice, povero gregge la cui
sorte al massimo può essere quella di pattuire
un salario decente.
Al di là di iperboliche affermazioni, che vorrebbero
salvaguardare il basamento evangelico della Chiesa con
termini come "solidarietà", "equa
distribuzione dei beni terreni" ecc., la realtà
della dottrina sociale della Chiesa cattolica si staglia
con chiarezza con la definizione di Sindacato data dal
Compendio; questi dovrebbe promuovere "il
giusto bene", senza però combattere il capitalismo
come sistema di produzione (Compendio, 306).
Il "bene comune" della società è
quindi un quadro complessivo di coesistenza tra capitalisti,
sfruttatori del lavoro fisico ed intellettuale altrui,
e lavoratore-gregge bisognoso di giustizia. Il "Bene
comune", come raggiungimento "della
perfezione propria di ogni soggetto del corpo sociale"
è inoltre da vedersi in luce confessionale, poiché
secondo la Chiesa il "Bene"
è solo rintracciabile in "un ordine
etico-religioso, il quale incide più di ogni altro
valore materiale sugli indirizzi e sulle soluzioni da
dare ai problemi della vita individuale ed associata nell’interno
delle comunità nazionali..."
(Giovanni XXIII, enc. Mater et magistra, 1961).
Non ci stupisce che oggi, crollata la Democrazia Cristiana
e con alla ribalta i nuovi imprenditori leader delle privatizzazioni,
Comunione e Liberazione sostenga documenti atti a dare
una qualche dignità alla sfrenata ricerca di settori
da privatizzare e dai quali ricavare lucro (salvo poi
chiamare in causa i soldi pubblici quando il limone è
stato spremuto). "È illecito togliere
agli individui ciò che essi possono compiere con
le forze e l’industria propria per affidarlo alla
comunità" (Pio XI, enc. Quadragesimo
anno, 1931): già negli anni ’30 la Chiesa
chiedeva che si sostenessero le proprie associazioni,
negli anni ’80 è tornata alla ribalta la
battaglia per il finanziamento pubblico alle scuole private
ed a tutte quelle imprese orientate religiosamente che
potessero rilevare attività prima gestite dal pubblico
(vedi Compagnia delle Opere, avida usufruttrice di finanziamenti
UE). Si è tentato di far passare i guasti provocati
dal clientelismo e dalla burocratizzazione, frutto del
momento d’oro della DC, in guasti provocati dallo...
Stato (vedi: enc. Centesimus annus, GPII, 1991),
come se questi appunto non fosse stato gestito per decenni
da una classe politica che andava a messa tutte le mattine.
"Il principio di sussidiarietà
protegge le persone dagli abusi delle istanze sociali
superiori..." (Compendio,
187), ecco che si tenta di far passare l’impresa
privata per salvezza dei diritti dei cittadini. Ma quali
diritti, poi? Pensiamo alla firma del Concordato Craxi-Casaroli
del 1984: un testo che facendosi beffe delle regole della
stessa democrazia borghese non è mai passato in
Parlamento se non per presa visione, ad accordi avvenuti,
ma ha modificato grandemente il meccanismo di finanziamento
del clero, tramite l’otto per mille.
Eppure è proprio la Chiesa cattolica nel suo Compendio
ad affermare che "ogni democrazia deve
essere partecipativa. Ciò comporta che i vari soggetti
della comunità civile, ad ogni suo livello, siano
informati ascoltati e coinvolti..."
sembra di leggere un documento catto-comunista. Eppure
la realtà è un’altra. Quando si tratta
di difendere i propri privilegi e di aprirsi nuovi mercati,
la struttura clericale ed i suoi imprenditori non guardano
in faccia a nessuno.
Non c’è bisogno di parlare di sussidiarietà
e di imprese cielline per capire che la libertà
di azione che essi invocano è solo finalizzata
al lucro. Pensiamo alla battaglia per la scuola privata
cattolica: quale sarebbero la libertà ed il pluralismo,
in una scuola dove i programmi, gli insegnanti e gli studenti
sono filtrati dai vescovi? Cosa studieremmo nella scuola
privata cattolica? "Senza famiglie forti
nella comunione e stabili nell’impegno i popoli
si indeboliscono. Nella famiglia vengono inculcati fin
dai primi anni di vita i valori morali, si trasmette il
patrimonio spirituale della comunità religiosa
e quello culturale della Nazione. In essa si fa l’apprendistato
delle responsabilità sociali e della solidarietà"
(Catechismo della Chiesa cattolica).
Ecco dunque il modello pluralista proposto dalla Chiesa:
dalla famiglia cattolica alla scuola cattolica al lavoro
(imposto da Dio creatore) evitando accuratamente ogni
confronto con una diversità culturale che potrebbe
instillare il dubbio che etica, moralità, e spiritualità
esistono anche senza religiosità e fede. Al riparo
da un pluralismo "materialista" e dal confronto-incontro-mescolanza
con altre culture. E’ questo ciò che ha chiesto
Ratzinger al recente incontro giovanile di Colonia, dimenticando
che è stata proprio questa omogeneità e
questa paura del diverso, a dare origine al nazismo ed
al fascismo. Basta ricordare l’analisi dell’anarchico
Daniel Guérin nella sua opera Fascismo e gran
capitale. Ma infine, per mostrare come le affermazioni
del Compendio della dottrina sociale della Chiesa possano
apparire fantasiose e strumentali anche alla luce di fatti
recenti: "Strumento di partecipazione
politica è anche il referendum, in cui si realizza
una forma diretta di accesso alle scelte politiche. L’istituto
della rappresentanza non esclude, infatti, che i cittadini
possano essere interpellati direttamente per le scelte
di maggior rilievo della vita sociale"
(Compendio, 413). Ma... cosa succede? Se con
la sussidiarietà i cittadini diventano clienti,
per il referendum sulla procreazione assistita sono tornati
ad essere pecore smarrite! Non era lecito votare per qualcosa
sul quale non avevano abbastanza studiato a scuola di
catechismo.
Federazione dei Comunisti Anarchici
www.fdca.it
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