“Finalmente si iniziano a valutare i professori e le scuole su base meritocratica. Premi, dunque, ai migliori e non soldi legati solo all’anzianità di carriera che comunque, grazie allo sforzo del governo, sono stati garantiti a tutto il settore”.
Dal comunicato stampa con il quale il Ministro dell’Istruzione sempre meno Pubblica Maria Stella Gelmini presenta nel novembre 2010 il “Progetto sperimentale per premiare gli insegnanti che si distinguono per un generale apprezzamento professionale all’interno della scuola”. |
Il viandante telematico che avesse letto il comunicato del ministro sarebbe restato quantomeno ammirato: un governo che, sforzandosi assai, ha garantito agli insegnanti aumenti legati all’anzianità di carriera e che, nel contempo, dà premi ai migliori.
Obiettivamente un risultato che smentisce tutte le gratuite cattiverie che vengono propalate da giornalisti mal mostosi nei confronti del ministro nostro e, soprattutto, in quelli del ministro Tremonti presentato senza alcun fondamento come un tagliatore di retribuzioni.
Peccato che non sia proprio così, se, infatti, calcoliamo i tagli senza precedenti agli organici, il blocco dei contratti e il fatto che gli scatti di anzianità per il futuro non sono più garantiti, appare evidente che questo progetto sperimentale non è, se non in senso ironico, una ciliegina sulla torta.
È opportuno andare a vedere in cosa consistesse il progetto.
La proposta dei tecnici-scienziati
La “Proposta” è frutto del lavoro di un CTS (Comitato tecnico-scientifico) nominato nello scorso mese di febbraio, in cui troviamo i nomi blasonati di Bottani e Israel, di Andrea Gavosto (direttore della Fondazione Agnelli), di Giancarlo Capello (direttore del Centro Studi Cisl scuola), di Claudio Gentili (direttore del Nucleo Education di Confindustria), di Attilio Oliva (TreeLLLe), di Andrea Ichino etc. etc. presieduto da Anna Maria Poggi, ordinaria di diritto e di legislazione scolastica, la quale sostiene con convinzione che, sebbene l’articolo 33 della Costituzione affermi che le scuole private non devono comportare oneri per lo stato, ciò non significa che le regioni non possano dar soldi alle scuole private.
Abbiamo quindi trovato la maîtresse à penser di Cota, il Presidente della Regione Piemonte.
Il documento, che si immagina rifletta l’attività di questi tecnici-scienziati, contiene frasi siffatte:
“La sperimentazione riguarderà i docenti di venti scuole situate in due città prescelte (Torino e Napoli). Le scuole verranno individuate attraverso un sorteggio effettuato tra quelle che avranno manifestato la loro adesione al progetto. Il progetto verrà sottoposto al Collegio docenti di ogni scuola sorteggiata per la delibera di adesione.(…) Il Nucleo (di valutazione) avrà il compito di valutare i docenti che abbiano manifestato la propria adesione alla sperimentazione …“
E il Nucleo di Valutazione è – la cosa va da sé – costituito dal Dirigente Scolastico e da due colleghi disposti a svolgere il ruolo di tagliatori di teste scelti, immaginiamo con che spirito, dal Collegio Docenti oltre che dal Presidente del Consiglio di Istituto. Facile immaginare che farà la scelta reale dei “meritevoli”.
Il primo elemento che colpisce è la “volontarietà”, le scuole avrebbero dovuto aderire volontariamente, altrettanto volontaria l’adesione dei docenti alla valutazione.
Il ragionamento che sta alla base di quest’impianto “libertario” è evidente: visto che il progetto prevede che “Ai docenti più meritevoli (nella misura massima del 15%-20%) verranno assegnati dei premi individuali pari ad una mensilità lorda. I risultati relativi ai soli docenti premiati saranno pubblicati sull’albo della scuola” e che i “meritevoli” siano individuati secondo questo singolare sistema.
“La valutazione dei docenti farà riferimento a due elementi che serviranno a formulare il giudizio:
– curriculum vitae
– documento di auto-valutazione
In aggiunta a questi elementi, il Nucleo dovrà considerare anche i risultati di indagini realizzate per rilevare l’apprezzamento dei docenti da parte dell’utenza (genitori e studenti). Sperimentare l’utilizzo di indicatori dell’apprezzamento da parte dell’utenza costituisce un elemento qualificante della sperimentazione, poiché rende la valutazione maggiormente completa, significativa e, soprattutto, non autoreferenziale.”
Si immaginava che un certo numero di collegi docenti animati dalla golosità di pervenire ad una quattordicesima si sarebbero dati volontari permettendo, con poca spesa – visto che, in fondo, si trattava di venti scuole, di dimostrare che fra gli insegnanti si è diffusa l’ideologia meritocratica ed il consenso alla politica scolastica del governo.
Meno chiaro è il perché il ministero abbia scelto due piazze vivaci come Napoli e Torino, forse cercava una prova di forza? Nel caso l’ha persa.
Torino, 30 novembre
Presso il prestigioso Liceo Classico D’Azeglio vengono riuniti i dirigenti scolastici della città per essere eruditi sulla sperimentazione.
Quello che colpisce nel tipo umano che si raduna è la siderale distanza dall’immagine che il ministero vorrebbe accreditare. In luogo di uno stuolo di manager rampanti arrivano grigi burocrati o, nel caso migliore, classici insegnanti passati al ruolo di preside e costretti a partecipare alla sceneggiata.
Fuori dal liceo la CUB Scuola distribuisce una lettera aperta ai dirigenti che li invita cortesemente a non prestarsi all’ennesima impresa del governo. In particolare il mio dirigente, cattolico di sinistra devoto alla scuola azienda, mi informa del fatto che mi ha già valutato, ammetto che la cosa non mi stupisce.
Il mitico Direttore Generale Giovanni Rossi, uomo dalla vivace favella toscana, inizia con una risposta piccata al volantino sindacale e insiste sul fatto che la sperimentazione, che noi abbiamo effettivamente alquanto dileggiato, è cosa seria e giusta.
Consiglia ai Dirigenti Scolastici, che non sembrano pieni d’entusiasmo, di stimolare adesioni anonime se non clandestine alla valutazione e riparte per Roma.
Comincia l’avventura
A questo punto i DS, è il loro ruolo, iniziano a indire i collegi docenti al fine di presentare il progetto e richiedere l’adesione.
Noi facciamo la nostra parte stimolando i colleghi e le colleghe ad opporsi alla sperimentazione ponendo l’accento su due argomenti:
- Non è una cosa seria
- In tendenza serve ad accreditare una divisione della categoria nel suo assieme e senza fanfaluche democratiche in salvati e sommersi.
Un ruolo importante lo gioca la metodica diffusione di modelli di mozione antisperimentazione, brevi report dell’andamento dei collegi docenti e di un elenco quotidianamente aggiornato delle scuole che hanno rispedito al mittente la sperimentazione.
A Torino città al 22 dicembre risulta che più di 100 scuole su 118 hanno bocciato la sperimentazione e che l’ha accettata 1 scuola della borghese collina con il collegio docenti spaccato a metà e con il voto determinante del dirigente scolastico.
L’amministrazione per salvare la faccia dapprima estende la sperimentazione alle scuole della provincia in prima battuta escluse e, poi, a quelle di Milano spostando i termini per l’accettazione dal 22 dicembre al 7 gennaio.
Comunque vada a finire, una debacle.
Alcune sintetiche valutazioni
Inganneremmo noi stessi se affermassimo che quanto è successo è il prodotto di un’attitudine radicalmente sovversiva dei docenti torinesi.
La debacle del ministero deriva, con ogni evidenza, dal sommarsi di tre segmenti della categoria:
- Gli antimeritocratici radicali
- I meritocratici sensati che si opponevano alla scarsa serietà della sperimentazione e non al principio in sé
- I timorosi del nuovo
A favore si sono quindi schierato solo lustrascarpe ed i pasdaran dell’aziendalismo. Di fronte, però, ad una proposta meritocratica non demenziale e non legata ad un attacco al salario ed all’occupazione come quello in atto non è detto che passerebbe la stessa posizione.
È, quindi, necessaria una riflessione adeguata all’oggi sull’ideologia meritocratica, un approfondimento che nel farsi della mobilitazione non era possibile ma che ora è doveroso.