Su invito dei compagni greci ho partecipato a un convegno, svoltosi nell’aula 1 della facoltà di legge dell’Università di Atene, su Località, lotte sociali e il progetto libertario di oggi, organizzato dalla rivista Eutopia e dal “Gruppo Comunisti Libertari”. A me era stata richiesta una relazione per una conferenza, dal titolo Una società nella società, tenuta sabato 23 ottobre. Una conferenza a ridosso del convegno, svoltosi il giorno successivo, considerata importante punto teorico di riferimento utile a comprendere come muoversi, cui hanno partecipato complessivamente circa duecento persone e seguita da un ampio dibattito.
I compagni e le compagne greci sono molto interessati alle riflessioni teoriche che si sviluppano in Italia, pubblicate dai nostri giornali e dalle nostre riviste. Le seguono da decenni con vero interesse e le utilizzano per confrontarsi e per approfondire la comprensione della realtà con cui si devono rapportare. Tanto è vero che mi hanno chiamato per relazionare su una tematica che avevo trattato in miei articoli precedenti e nel mio ultimo libro (Per un nuovo umanesimo anarchico, ed. Zero in condotta), che avevano letto e che ritengono interessante.
Per me è stata un’occasione davvero ghiotta per entrare in contatto diretto con la realtà greca, che da qualche anno per ogni anarchico rappresenta un punto di riferimento per le lotte che è stata in grado di suscitare. Naturalmente i cinque giorni durante i quali sono stato ospite ad Atene sono troppo pochi per essermi potuto fare un’idea un minimo approfondita della situazione reale, tanto meno per permettermi di esprimere un giudizio. Ma ugualmente ho potuto vivere sensazioni intense e farmi un’idea abbastanza realistica e sensata.
Abituato da decenni alla ben diversa situazione italiana, subito sono rimasto sorpreso nel constatare che là gli anarchici sono davvero tanti. Non tantissimi in senso di masse enormi ovviamente, ma ugualmente tanti. Inoltre l’interesse per le tematiche e le pratiche dell’anarchismo è davvero vivo, non solo tra coloro che si dicono anarchici. Diverse situazioni occupate ed autogestite, un crescente numero di pubblicazioni e una gran voglia di discutere e di confrontarsi. La prima constatazione che non può non colpire è l’età. Tutti molto giovani, nella gran parte entro i 25 anni. I compagni e le compagne che superano di poco la quarantina rappresentano gli anziani. Mi hanno spiegato che il motivo di questo giovanilismo diffuso tra gli anarchici è che l’anarchismo in Grecia ha cominciato a manifestarsi e a prender piede dopo la caduta del regime dei colonnelli, nel ’73, e a diffondersi estesamente da circa una decina d’anni.
L’idea che mi sono fatto è che sia un movimento variegato ed esteso e, come tutte le cose un minimo estese, è complesso e molteplice al proprio interno. È unificato nel respingere gli attacchi del potere centrale, da quelli polizieschi a quelli generalmente repressivi. Da questo punto di vista ha sviluppato un grosso spirito di solidarietà e una rete efficiente di sostegno nei confronti di chi è colpito dalla repressione. È però giustamente plurale e molteplice nel concepire la strada da percorrere.
C’è un’area abbastanza diffusa, da quel che ho capito molto giovane, concentrata soprattutto sullo scontro col potere, commettendo a mio avviso una grande ingenuità strategica, anche se di ragioni da vendere in tal senso ce ne sono. Basta guardare come si aggira continuamente la polizia, sempre in pieno assetto di guerra, indipendentemente che ci siano o no situazioni a rischio per l’ordine pubblico. In particolare nel quartiere di Exarchia, divenuto famoso come il quartiere di Atene degli anarchici, dove la presenza armata delle forze di polizia è costante e sinceramente risulta molto provocatoria per la permanente manifesta aggressività. Per la fugace idea che me ne son fatta, più impressione d’impatto che altro, per diversi aspetti quest’area anarchico/libertaria assomiglia molto all’area dell’“autonomia” di casa nostra.
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Andrea Papi |
Sotto l’ombra di un albero
C’è pure invece tutt’un’area, anch’essa variegata e non so dire quanto ampia, ma non certamente piccola, di cui fa parte l’insieme dei compagni e delle compagne che mi hanno invitato, che si sta ponendo seriamente il problema che potremmo sintetizzare con la classica pars construens. Cioè, pur non sentendosi estranea allo scontro cui, in Grecia in particolare, il potere per molti versi costringe il dissenso, non sente e non vede affatto esaurito in esso il proprio compito e la propria volontà. I compagni e le compagne che si pongono il problema di che cosa fare e che tipo di società costruire sono sempre di più, in particolare dopo gli scontri durissimi di due anni fa, scatenatisi spontaneamente in seguito all’assassinio da parte di un poliziotto del giovane anarchico di 15 anni Alexandros Grigoropoulos, che coinvolsero una parte consistente della popolazione, esasperata dalle misure economiche governative che progressivamente la impoveriscono.
L’impressione generale che ne ho avuto è che in Grecia in questa fase c’è un gran fermento, c’è riflessione, c’è voglia di fare, c’è voglia di non sottomettersi, c’è sempre di più voglia di cambiare, in senso radicale ed anche libertario. Alcuni compagni mi hanno confermato che si sta cominciando a discutere quali situazioni economiche mettere in piedi, dalla cooperazione all’equo/solidale e alle distribuzioni autogestite, il tutto all’insegna di uno spirito sanamente laico e libertario, sganciato dalle strutture religiose della misericordia internazionale. C’è insomma voglia, molta voglia, di ricostruire la società al di fuori dei canoni ormai obsoleti della politica politicante del potere che esercita il dominio, alla ricerca di forme autogestite efficaci e coerenti, capaci di assicurare che le forme della libertà sociale si diffondano e si consolidino.
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Piante per il parco |
Sfiducia generalizzata
Fortunatamente la popolazione non è estranea a questo dibattito e a questa voglia. In proposito ho avuto la fortuna e il piacere di assistere direttamente ad un’occupazione popolare che ha trasformato un’ex-zona militare in parco, autogestendo questa volontà e questa decisione in contrasto con le scelte del governo amministrativo del Comune. La domenica mattina, prima di andare al convegno svoltosi nel pomeriggio, con i compagni ci siamo recati nel quartiere Agios Dimitrios di Atene per piantare degli arbusti in Asyrmatos, ex-zona militare, perché l’assemblea popolare aveva autonomamente deciso di trasformarla in un parco per se stessi e i propri figli, contrastando con le decisioni delle istituzioni, che per ora si son sentite costrette a lasciar fare, mentre i quotidiani accusano questa situazione di ingerenze anarchiche.
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Teatro dei burattini |
Una vera festa popolare, con gran partecipazione di uomini, donne, bambini e anziani i quali davano l’idea, secondo la tradizione locale, di assicurare il loro consenso assistendo seduti come fossero riuniti in “consiglio” sotto l’ombra di un albero. Per intrattenere i bambini, presenti in massa, le famiglie avevano affittato una compagnia teatrale molto conosciuta della tradizione greca, che proponeva uno spettacolo di burattini a mo’ di ombre cinesi. Un compagno competente di architettura agraria aveva indicato i vari punti in cui andavano collocate le piante e sovrintendeva con la sua competenza lo svolgimento dei lavori. Nell’osservare e nel partecipare a tutto questo, che mi giungeva estremamente gradevole e bello, dentro di me ho pensato: «Ecco! Questo è un modo coerente e simpatico di realizzare la “società nella società”, creato e impostato spontaneamente dalla popolazione».
C’è solo da augurarsi che questa spontaneità libertaria entrata in moto non si esaurisca in pochi sprazzi episodici, per poi magari essere recuperata e annullata nelle sue potenzialità rivoluzionarie di trasformazione. Il clima di sfiducia generalizzata negli strumenti della politica partitica c’è ed è sempre più diffuso. Bisogna solo trovare la maniera di mantenere viva la protesta e tradurre questa sfiducia in elemento immaginario creativo, in grado di mettere in piedi e dar voce a situazioni autogestite di nuova decisionalità e di una rete economica alternativa e solidale.
Andrea Papi
Una società nella società
Il 23-24 ottobre, ha avuto luogo ad Atene, un evento-discussione organizzato dalla rivista Eutopia e dal “Gruppo comunisti libertari”, con il titolo “Una società nella società”.
Il primo giorno, sottotitolato “Una società nella società”, invitato e relatore centrale era Andrea Papi. Il compagno Papi, ha sviluppato nella sua relazione il senso di questa frase, con riferimento alla necessità dell’esistenza di esperimenti sociali che si trovino in un’osmosi continua tra di loro e l’esempio dei quali si diffonda nella società, come un passo obbligatorio per la fondazione di una nuova societa. La relazione è stata seguita da circa 200 persone. Durante il dibattito che ha avuto luogo subito dopo, sono state espresse dai compagni presenti vari commenti e/o controversie, e sono state poste domande di chiarificazioni ed approfondimento ad Andrea Papi, riguardanti vari aspetti della sua relazione. Il dibattito è stato abbastanza interresante dato che, in generale si è parlato dello sfondo teorico di pratiche e anti-istituzioni che stanno gia diffondendosi, la possibilità di queste imprese-progetti di sopravvivere alla reppressione (se riescono ad evolversi). Un aspetto importante sul quale si è discusso molto è stata la natura di queste “imprese”, questi paradigmi sociali, cioè se la loro creazione ha un valore proprio oppure se vanno concepiti come armi (e battaglie nello stesso tempo) nel quadro di un antagonismo sociale e di classe, e se ci deve essere un modello politico preesistente da seguire e promuovere oppure se gli stessi devono autodefinirsi strada facendo.
Il secondo giorno, era sottotitolato “Località, lotte sociali ed il progetto libertario di oggi”, e la relazione principale è stata fatta dal gruppo comunisti libertari. Hanno partecipato all’incirca 150 persone e durante il dibattito che ha seguito la relazione, si è discusso soprattutto della necessità di determinare – valorizzare i concetti “politico” e “sociale” (nel campo dell’azione e del contenuto teorico dei termini), del modo in cui si collegano e-o si sovrappongono e dell’importanza (minore o maggiore) che hanno in ogni caso, data la situazione attuale in Grecia. Un punto di riflessione importante durante la discussione sono state anche le prese di posizione da vari compagni che hanno sottolineato la dimensione dello spazio nella problematica, non solo sul piano della località in se stessa, ma anche a proposito della creazione e difesa di zone/aree con possibilità di azione politica e sociale.
Gruppo dei comunisti libertari
(Atene) |