esperienze
Quei campeggi libertari spesso
dimenticati
di Alberto Ciampi
In margine a un libro e un convegno,
per riaprire pagine di vita comunitaria concretamente vissuta
in varie parti d’Italia
(e anche altrove). Prima e dopo il vento del ’68.
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Monitore
e bambino,
Moggiona (AR), lug. ’72) |
Al campeggio i ragazzi,
nei limiti della convivenza, possono organizzarsi come
vogliono. Ognuno infatti ha la possibilità di
scegliere nella vita del campo la situazione che in
quel momento gli corrisponde di più (...):
può isolarsi oppure stare in gruppo, leggere,
scrivere, giocare, cantare, cercare il colloquio con
l’adulto o
farne a meno.
Abbiamo notato che in una situazione di questo tipo
i ragazzi sono molto più disponibili ad un rapporto
di collaborazione. Nello stesso tempo questo atteggiamento
che i ragazzi interpretano come fiducia, e in realtà
accettazione e disponibilità verso la loro natura,
all’inizio li rende perplessi.
È significativa la frase che un ragazzo scrisse
su una cartolina ai genitori dopo pochi giorni dall’arrivo
al campo “qui gli adulti sono diversi”,
diceva, e, dato che i ragazzi quando dicono adulti sono
abituati a considerarli come dei superiori che hanno
pieni poteri su di loro, il senso di queste parole è
un grosso incoraggiamento a continuare ad approfondire
questa esperienza.
(AA.VV.,
Un’esperienza diversa – estate 1973
– Campeggi dei Comuni del Chianti Fiorentino,
San Casciano Val di Pesa 1973.) |
Dalla breve introduzione,
che troverete nel volume, emerge in filigrana una sorta di
legame ideale con precedenti esperienze collettive che hanno
animato la cultura e messo in movimento dinamiche sociali,
non solo in Italia, attraverso tutto il Novecento. Cultura
hippy e naturismo, pic-nic e colonie libertarie, campeggio
autogestito, hanno epigoni in America, Inghilterra, e parte
dell’Europa. Il bisogno di percorrere strade antiautoritarie
o sottrarsi a controlli statali, assieme alla necessità
di crescita e di autoformazione, hanno prodotto nel tempo
e nello spazio numerosissimi esempi in qualche modo evocativi
e precedenti storici dei nostri campeggi.
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Fuoco
di bivacco al tramonto Moggiona (AR), lug. ’72 |
Negli USA come a Ovada
A questo proposito, voglio qui ricordare una esperienza
hippy dell’Alessandrino, oggetto di una recente “rivisitazione”
che fa riemergere pienamente il clima del periodo.
Tra l’estate 1970 e novembre 1971 alcuni
cascinali vengono occupati. Nel corso dei mesi una novantina
di ragazzi e ragazze provenienti per lo più da esperienze
della Beat Generation e dalla contestazione del ‘68,
qui mettono in pratica il desiderio di vivere a contatto con
la natura, lontano dalla famiglia/prigione, dalla società
mercantile, dalla schiavitù del lavoro salariato, lontano
dal ghetto della città caotica, fumosa, oppressiva.
Oltre a vivere in sintonia con la natura, vogliono sperimentare
rapporti umani diversi, basati sulla fraternità, sull’amore,
sulla solidarietà; dal punto di vista della produzione
la loro pratica è di mettere tutto in comune, basandosi
sui concetti dell’autogestione. Nella comune si lavorava
la terra, si allevavano animali da cortile, si praticava l’arte,
si creavano monili. I loro stretti rapporti col movimento
underground li rese famosi anche all’estero: Ovada divenne
meta di pellegrinaggio da parte di giovani provenienti da
tutti i paesi. L’esperimento cercava di mettere in pratica
il desiderio di vivere insieme, senza regole imposte, erano
gli anni della rivoluzione sessuale, del libero amore, non
si volevano più distinzioni tra donne e uomini, si
rifiutava la famiglia patriarcale, si rifiutava il lavoro
da robot, si contestava la leva obbligatoria, molti fra quei
ragazzi venivano da quartieri degradati di periferia, erano
fra quelli che gridavano contro la guerra, la violenza, la
gerarchia, il possesso, la gelosia, insomma a Ovada si rovesciavano
i valori del sistema, senza capi, né dottrine rigide
a dividere i buoni dai cattivi. Non è di poco conto
che questa esperienza sia stata aiutata dagli abitanti della
valle e delle colline di Tagliolo, con i loro consigli su
come lavorare la terra o allevare gli animali. Certo, altri
avevano atteggiamenti opposti. Ma questa esperienza non poteva
non impensierire lo Stato, inizia la presenza quotidiana della
polizia che pratica la caccia ai minorenni e la persecuzione
degli stranieri attraverso l’elargizione dei “fogli
di via”: una presenza sempre più stabile che
sfocerà alla fine del 1971 con l’occupazione
di tutta la valle e con gli sgomberi dei cascinali occupati.
Si chiude così una pagina del movimento hippy in Italia,
là sotto il monte Colma, tra le cascine abbandonate
di Ovada, Tagliolo, e Lerma. Con tutti i suoi limiti ed errori
quel movimento, quella storia, quegli anni hanno segnato una
svolta radicale, una storia che appartiene a una generazione
e anche al nostro territorio ( 1).
Negli USA, in particolare alla metà del secolo scorso,
gli anarchici si trovavano insieme in numerosi e famosi pic-nic,
durante i quali fra grandi e piccoli si creano contesti conviviali
che prevedevano gioco e pranzo, ma anche e soprattutto, preludono
a luoghi di scambio di informazione, di progettazione di attività
politica, di finanziamento delle attività editoriali
e di mutuo soccorso.
Così come nel Secondo dopoguerra, raduni dei “figli
dei fiori”, musica e droghe lisergiche, diventavano
happening liberatori e costruzione di identità libere,
specie dalla religione e dalla oppressione sessuale. La “rivoluzione
sessuale”, dal famoso best-seller di Wilhelm Reich (2),
è, negli anni Sessanta, un leit-motiv di liberazione
tout-court e le musiche ed i concerti di massa, elementi di
eversione e crescita al contempo. Accanto a questo, le prime
colonie estive in ambito anarchico, per i bambini di compagni
meno abbienti, sottraevano alla Chiesa il primato.
A Barcellona, in Spagna, la Colonia “L’Adunata
dei Refrattari” nel 1938, sullo scorcio della Rivoluzione
perduta, crea luoghi per i bambini orfani della rivoluzione,
pensando alla loro salute ai loro diritti ad essere soggetti
e non oggetti della pedagogia (3) contrastati
dal franchismo vincente e dai reazionari di mezza Europa.
In Italia, negli anni Cinquanta a Ronchi di Massa Carrara
e in precedenza a Sorrento (Na), Giovanna Caleffi Berneri,
nel nome della figlia deceduta Maria Luisa Berneri realizza
delle Colonie per i figli dei compagni, con la presenza di
figure importanti dell’antiautoritarismo e della cultura
pedagogica libertaria. Sono presenti alcuni fra i primi obiettori
totali di coscienza (4), Pietro Ferrua
e Mario Barbani, oltre a Federico Ernovino, in seguito collaboratore
a Partitico di Danilo Dolci, autore dell’esperienza
comunitaria siciliana di Trappeto (TP), non lontano da quel
San Vito Lo Capo frequentato nei nostri campeggi, o ancora
del Campeggio Internazionale Anarchico del 1969.
A questo proposito, e mi pare calzante, nei Racconti siciliani
(5), Bastiano scrive che
Qui i bambini la maggior parte non conoscono
il mare, lo vedono dalla Rocca del Signore quelli un po’
più scapestrati che vanno a tirare sassate, pale di
fichi d’india, a rubare mandorle, non ci vanno certo
per vedere il mare. E il mare, che è a trenta chilometri
in linea d’aria, è perso per questi bambini,
come è perso per noi, come se non ci fosse. Stanno
in strada in mezzo la polvere, e si lavano secondo le famiglie:
certi ogni quattro o cinque mesi nella bagnera del bucato.
Quest’anno hanno tirato a sorte quindici bambini per
andare alla colonia al mare: hanno fatto dei bigliettini coi
nomi dei bambini e poi hanno tirato. Chi esce esce alla lotteria.
I maestri intanto sono autorizzati a viaggiare, e molti arrivano
alle nove, poi fanno colazione e i bambini vedono quei signori
mangiare magari biscotti davanti a loro; poi fanno con suo
comodo e come fanno fanno e ripartono appena finisce la scuola.
Non molto distante né nello spazio né nel tempo,
visto che sono racconti degli anni Cinquanta, alcuni alla
fine del decennio.
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Ritrovarsi
con i canti Monte S.Michele (Greve in C.), ott.. ’72 |
Suprammonte
e i pastori Sardegna, lug. ’73 |
Berneri, Olivetti, Pestalozzi, Borghi, ecc.
Il Secondo dopoguerra è stato ricco di sollecitazioni
e di interventi diretti, “alternativi” rispetto
a quegli ecclesiastici e finalizzati a specifiche porzioni
di società, spesso quelle meno abbienti o operaie,
o carenti di stimolazioni culturali oltre la famiglia la chiesa
e la scuola.
Viene immediatamente alla mente la ricca esperienza, anche
in questo senso, della Comunità Olivetti di Ivrea,
che includeva anche servizi alla persona, in questo caso,
ai figli dei dipendenti della famosa fabbrica di macchine
da scrivere, oppure, per rimanere sul locale, il fenomeno
delle colonie “Figli del popolo” di ispirazione
operaia, come quella promossa da una delle fondatrici dell’UDI
(Unione Donne Italiane), Alessandra Meucci a Sesto F.no (6).
Sul periodo, fecondo di differenti e convergenti esigenze
di libertà, si legga quanto scrive Carlo De Maria nel
Saggio introduttivo al volume, Giovanna Caleffi Berneri.
Un seme sotto la neve (7) dove specifica
il percorso dando conto proprio di ciò che avviene,
solo apparentemente “accanto” ai fatti della storia,
fra minoranze ereticali che si sviluppano nella società
nel Secondo dopoguerra.
Comunitarismo, pacifismo, laicità, libertarismo, pedagogia
d’avanguardia, da Aldo Capitini ai coniugi Calogero,
da Olivetti a Silone a Lamberto Borghi ad una grande quantità
di persone pensanti, libere da dogmi ed aperte ad una società
aperta. La rinascita del movimento sociale nel senso più
ampio, nel Secondo dopoguerra, si carica di rapporti personali,
di gruppo, di ambiente, che tutto assieme costituisce una
rete di idee e di relazioni come una sorta di grande Movimento
composito alternativo ai partiti, alle istituzioni, alle gerarchie,
all’autorità. Un ruolo determinante lo assumono
i bambini, verso i quali c’è una attenzione mai
prima d’ora sperimentata. Impegno pedagogico, colonie
estive, coinvolgimento economico-sociale passando attraverso
Lamberto Borghi, Margherita Zöbeli, Danilo Dolci, Giovanna
Gervasio.
Attorno, la Colonia “Maria Luisa Berneri”, la
nascita del CEMEA (educazione attiva), il CEIS (Centro di
educazione italo-svizzero). Importanti scambi epistolari in
tema di pedagogia di Giovanna Caleffi con Lamberto Borghi
all’alba degli anni Cinquanta in merito a “Scuola-città
Pestalozzi”, proseguiti in tema di Colonie per ragazzi
e dell’esperienza di Sorrento e Poveromo. Tema perseguito
con Margherita Zöbeli nel ’54-’56, Olivetti
e “Comunità” nel 1960.
Ma non essendo la sede per dissertare oltre, questi rapidi
ma significativi esempi hanno lo scopo di introdurre a parte
delle istanze che hanno fatto lievitare la nostra esperienza
caricandola di significati che si rifanno al clima, che, specie
in Italia, sulla scia dei movimenti di liberazione americani
e inglesi e delle esperienze spagnola e italiana, appena accennate,
stimolano gli iniziatori Lumachi e Coradeschi in particolare
a premere sulla questione più ampia della libertà
individuale e dell’antiautoritarismo, applicando nei
fatti, principi che furono già di Francisco Ferrer
y Guardia in Spagna all’inizio del Novecento.
Da tali principi e dalla necessità di applicare concetti
di pedagogia libertaria a quello che fino ad allora era, nel
migliore dei casi, un servizio reso alle comunità,
attraverso le colonie comunali, Lumachi, coadiuvato in seguito
da amici e collaboratori, si fa promotore verso l’Amministrazione
comunale sancascianese, con sindaco Vasco Agresti, di un modello
completamente nuovo di servizio.
Agresti, che ha rilasciato una bella intervista durante la
realizzazione di questo lavoro, che troverete nel libro, si
fece carico, è proprio il caso di dire, di estendere
ai Comuni del Chianti, l’idea di un modo assolutamente
nuovo di far fare le vacanze ai propri giovani concittadini.
Coinvolti i comuni, prese avvio una esperienza della quale
di fatto, solo Lumachi ne conosceva i contorni.
Altri collaboratori di questo volume, meglio di me, parleranno
dell’argomento, questa è la premessa ad un lavoro
collettivo e necessariamente, generale.
Il coinvolgimento di una grande quantità di persone,
avviene per contatti concentrici. Lumachi getta il sasso e
ne controlla i cerchi che da esso si dipartono. Servono tecnici,
specialisti, amici, monitori, i ragazzi giungeranno in seguito.
Anch’io entrai nei cerchi. Monitore o Ragazzo, forse
più il secondo che il primo, ma non me ne interessava
molto. Ero “rappresentante” per Cerbaia nella
Commissione culturale dell’Amministrazione Comunale.
Diciassette anni con l’esperienza della formazione,
da “esterni”, di una Biblioteca all’interno
della Casa del Popolo, realizzata da un gruppo di amici, alcuni
dei quali parteciparono poi ai campeggi. In quelle riunioni
molto tecniche, su cosa doveva essere fatto attraverso l’assessorato
alla cultura, per la biblioteca comunale e le attività
culturali della stessa, Giampaolo Lumachi, consigliere comunale
di provenienza fiorentina, era un vulcano in continua eruzione.
Oltre al sottoscritto, ricordo ad esempio Patrizio Lotti e
Luigi Biondi, e naturalmente Lumachi che sollecita la partecipazione.
Il gruppo è assai eterogeneo, dai cristiani, al PCI,
a sensibilità extraparlamentari, al sottoscritto, già
anarchico. Ricordo il periodo perfettamente, era l’autunno-inverno
del 1971 e l’esperienza di cui Lumachi parlava si sarebbe
svolta dal luglio 1972. Per me, solo cinque giorni di “scarto”
per poter partecipare, essendo obbligatorio avere almeno diciotto
anni. Ma la storia per il promotore inizia prima. Dopo esperienze
personali e di gruppo, come si avrà agio di leggere
in questo volume, fino dal 1968 Lumachi ha in mente un concetto
di “servizio al cittadino” molto diverso da quelli
fino ad allora in uso.
Lo ha già dimostrato con escursioni, ma meglio incursioni,
in territori montani – i primi ad essere sperimentati
–, da Castagno d’Andrea (vd. Memoria
A. Tafi) alle pendici dell’Amiata, a Camaldoli.
Ma ora ha in mente qualcosa di ben più impegnativo:
più luoghi in contemporanea con più turni di
gruppi assai consistenti – fino a cinquanta-sessanta
ragazzi e dieci dodici-adulti per gruppo/turno –, e
con caratteristiche assolutamente nuove.
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Orosei
(Sardegna), 1972 |
Tre generazioni coinvolte
Lumachi, insegnante fiorentino, abbandona il CEMEA perchè
in disaccordo con il clima “chiuso” degli aderenti,
cercando forme di sperimentazione diretta sul territorio.
Le sue conoscenze e relazioni sono di aiuto in questo senso.
Da Lele Rago a Marcello Trentanove, ad una costellazione di
persone che via via, per affinità, coinvolgerà
in questo suo bisogno di pedagogia militante di agire libero
e fuori dagli schemi. In tale percorso di crescita, non è
estranea la sua adesione alla sinistra extraparlamentare e
“luogo” di probabile incontro con Corrado Coradeschi
del Centro Igiene Mentale di Borgo Pinti a Firenze, altro
fondamentale pilastro su cui poggeranno le esperienze di cui
si tratta. Politicamente l’area di riferimento è
quella di PSIUP, DP, Lotta Continua, ma, come vedremo, coinvolgerà
innanzitutto l’Amministrazione comunale di S.Casciano,
con Sindaco Vasco Agresti (PCI) e le minoranze culturalmente
vive operanti sul territorio, dai cristiani agli anarchici.
Lumachi è il proponente e la matrice è di sinistra
extraparlamentare e antiparlamentare con forte libertarismo
e critica ai valori borghesi, alla religione, alla società,
tramite lo strumento di una pedagogia diretta, immediata,
antiautoritaria. Non è assente in Lumachi, né
in Coradeschi, il pensiero di Francisco Ferrer – pedagogista
libertario assassinato dalla chiesa spagnola nel 1909 né
l’esperienza del Movimento per la Pace.
Lo scorcio degli anni Sessanta, con le sue istanze di liberazione
sessuale, di antimilitarismo ed antiautoritarismo, e di creatività
e gioia di vivere, sono il naturale terreno di coltura della
formazione dei “vecchi“, e l’aria da respirare,
per le giovani generazioni.
Tre sono le generazioni coinvolte, la più vecchia,
nata negli anni Trenta del Novecento, è l’ispiratrice
e la miccia che dà fuoco a quella esperienza, la mediana,
fra anni Quaranta e Cinquanta, giovani che saranno via via
coinvolti come monitori anche se con originaria differente
funzione – mi vengono in mente le persone incrociate
nel percorso, sia nei luoghi di esperienza che attraverso
l’attività nei campeggi (operai, autisti), infine
i ragazzi, gli utenti, nati quasi tutti negli anni Sessanta,
che si troveranno a vivere una esperienza in qualche modo
sconvolgente.
Questo libro parla di quella esperienza formativa e dirompente,
che ha saldato legami fortissimi e rotto unioni ed adesioni
precedenti, solo apparentemente indistruttibili.
Alberto
Ciampi
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Murales,
Sardegna (Orgosolo), ago. ’73 |
Note
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Vd., La Comune Hippy di Ovada - L’Utopia
vissuta (1970-‘71), comunicato relativo alla
visita guidata organizzata dal Laboratorio Anarchico “PerlaNera”,
(AL), 18 mar. 2011.
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Wilhelm Reich, La rivoluzione sessuale,
Feltrinelli, Milano 1963.
-
Vd., Benedetto Valdesalici, L’asilo
della rivoluzione, manoscritto, presso Archivio Famiglia
Berneri-Aurelio Chessa, Reggio Emilia. Di quella esperienza
esiste, presso il fondo Pio Turroni dell’Archivio
Pinelli di Milano, un breve filmato nato in funzione di
protezione e contrasto alle accuse e le infamie da parte
di chi si vedeva togliere il primato del controllo della
formazione autoritaria.
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Coloro che, anche sulla scia di Capitini,
si opporranno al servizio militare e per ciò, pagheranno
col carcere.
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Cfr., Danilo Dolci, Racconti siciliani,
Sellerio, Palermo, 2008, pp. 275-276.
-
Cfr., «Metropoli», Campi Bisenzio,
8 genn. 2010, p. 2.
-
Carlo De Maria, a cura di, Giovanna
Caleffi Berneri. Un seme sotto la neve, Bibl. Panizzi
– Archivio Famiglia Berneri-Aurelio Chessa, Comune
di Reggio Emilia 2010, passim.
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Incontro
coi pescatori, Mazara del Vallo, lug. ‘73 |
26 maggio / un convegno
Anni Settanta. I campeggi del Chianti:
una esperienza libertaria
Sabato 26 maggio a S. Casciano
Val di Pesa (FI), dalle 10 alle 17, presso l’Auditorium
di ChiantiBanca, Piazza Arti e Mestieri 1: un Convegno,
un libro di 240 pagine con DVD e molte immagini, canzoni,
documenti (con piccola mostra), daranno conto di quella
esperienza.
Saranno presenti, oltre al collettivo
redazionale che ha lavorato quatto anni alla ricostruzione,
pedagogisti e operatori sociali, oltre ai diretti interessati.
Richieste (Libro+DVD-CD incluse spese spedizione) Versamento
18 euro su CCP 21709506 intestato ad Alberto Ciampi, Borgo
Sarchiani 105, San Casciano V.P. (FI).
Centro
Studi Storici della Valdipesa
alanark-@tiscali.it
055-828330
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