cronache
Ammacunà: mille note
A margine del Risorgimento
“Questo non è il mio paese, io non sono nato qui.
Infatti siamo sulle Alpi Marittime. A sinistra le alpi francesi.
A destra, è ovvio, le Alpi italiane.
Dice: “Embè, e da che si capisce?”
Ma come, c'è tanto di frontiera naturale che divide nettamente
i due paesi… eccola là, eccola là.
Dice: “Ma perché va così a zig zag?”
Per la buonissima ragione che tutto ciò che è italiano deve
stare in Italia, e tutto ciò che è francese deve stare in
Francia.
“Appunto dico, a ognuno la roba sua..”
D'altra parte lo sanno tutti che un albero francese non
somiglia affatto ad un albero italiano, mentre una collina
italiana non somiglia nemmeno lontanamente a una collina
francese…”(Totò)
Da qualche mese si è placata l'interminabile rassegna di
commemorazioni riferite al centocinquantesimo anniversario
dell'unità d'Italia. Incontri, appuntamenti, festeggiamenti
per lo più attraversati da una dose massiccia di retorica.
Nulla di sorprendente, nulla di non previsto. Ciò che sembra
mancare in questi momenti è la capacità di gettare sguardi
ai margini della storia con la s maiuscola, il piacere di
ridisegnare avvenimenti politici e sociali a partire da
una un'altra prospettiva. Fortunatamente non tutto in questo
senso. Nello scorso mese di novembre, presso il teatro Litta
di Milano, Roberta Pestalozza, musicista, insieme ad un
gruppo di altri musicisti e ricercatori, ha ripensato alcuni
momenti storici del nostro paese in un'altra luce. È così
nato Ammacunà: mille note a margine del Risorgimento.
Un incontro musicale, i suoni e le parole di mille note
a margine del Risorgimento hanno gettato sguardi intorno
ai temi del lavoro, dell'emigrazione, della protesta, della
condizione femminile. Un'umanità che, contemporaneamente
al Risorgimento, all'unità italiana, a margine appunto della
sua ufficialità, ha trovato forma, generando ulteriori cambiamenti,
non ancora del tutto esauriti. Un'idea musicale che in qualche
modo ha inteso tracciare, ma al tempo stesso confondere
i confini, non certo solo quelli storici e politici. In
questo senso Ammacunà, termine dialettale del Molise, è
sembrato promettente. Si rimanda all'operazione del mescolamento
di elementi diversi, pratica consueta in cucina; azione
necessaria, talora obbligata dalle contingenze, ma che può
divenire possibilità, scelta, libera adesione. Voci e strumenti
musicali hanno letto, suonato e cantato diversi momenti
con la fiducia che la storia non sia finita qui. Mille note
che intendono continuare ad immaginare il ri-sorger dell'avvenir,
possibilmente al femminile. Nel corso della serata, interamente
dedicata alla ristrutturazione del palco del più antico
teatro milanese, il Litta appunto, sono stati avvicinati
cinque temi, cinque situazioni, in grado di raccontare altrettanti
aspetti significativi della storia italiana.
|
Milano,
Teatro Litta, 28 novembre 2011.
Roberta Pestalozza, musicista e arpista,
in occasione della serata “Ammacunà: mille note
a margine del Risorgimento” |
Una prima nota è stata dedicata all'incontro fra tradizione
colta e popolare, un intreccio capace di coinvolgere i dialetti
e la musica. Antonio Ricci, artista napoletano, ha cantato
Santa Lucia, la prima canzone che dal dialetto è
stata tradotta in italiano e pubblicata da Cossovich nel
1849. I versi celebrano il rione marinaro di Santa Lucia.
Subito dopo Roberta con Il Pover Luisin, un'antica
struggente canzone milanese, scritta in seguito alla guerra
del 1859. In questo testo il rovesciamento di una certa
retorica risorgimentale che ancora oggi stenta ad estinguersi.
Luisin è un soldato che muore in guerra, nella canzone dell'innamorata
non c'è odio né presa di parte, non si nominano nemmeno
Italia e Austria: c'è solamente il rimpianto per l'amore
spezzato. Il terzo brano che chiude questa prima sezione
è O Venezia che sei la più bella dal repertorio di
Giovanna Daffini. La canzone, ricca di suggestioni verdiane,
narra l'insurrezione veneziana del 1848. Accanto alla musica
alcune letture in grado di testimoniare il coinvolgimento
popolare nelle trasformazioni sociali del tempo. Il professor
Martino Marazzi ha letto la lettera che Giuseppe Mazzini
scrisse a Carlo Battaglini nel 1834; subito dopo la calda
e profonda voce di Carla Caruso nella lettura di un passaggio
di Cristina di Belgioioso.
La seconda nota prende in considerazione il tema dell'emigrazione.
La Pestalozza ha proposto Cantastorie, una canzone
da lei scritta e dedicata al paese di Viaggiano, in Basilicata.
Terra di migranti e di girovaghi suonatori, musicisti per
vocazione e soprattutto per necessità. Insieme a questo
brano anche la lettura di un brano tratto da Peppino
il lustrascarpe di Martino Marazzi.
La terza nota rivolge attenzione alla condizione femminile.
Anche in questo caso letture e canzoni. Si legge l'articolo
della Costituzione italiana che sancisce il diritto di voto
per le donne. L'intensità del violoncello di Elisabetta
accompagna i salti e le volate di Streghe, un brano,
scritto a quattro mani con Roberta, ispirato alla baba-jaga,
figura mitologica della letteratura russa. La ballata ci
porta alla riflessione sulla condizione femminile del nostro
tempo. Una musica dalla parte delle donne, che parla con
loro, con il loro colore, con la loro umanità che crede
nella partecipazione e nella voglia di cantare ancora, una
vibrazione che si esprime e si libera anche nelle note di
Io sono con te.
La quarta parte della serata, dedicata al lavoro e alla
protesta, inizia con una lettura tratta nientemeno che da
Trockij e precisamente dalla Storia della rivoluzione russa.
Si fa riferimento alla mobilitazione delle operaie tessili
nel febbraio del 1917, una sorta di preludio alla imminente
rivoluzione. Anche in questo caso in primo piano le donne.
Si prosegue cantando Vieni o Maggio di Pietro Gori,
E anche per quest'anno, amara cronaca della vita
di risaia e l'Italia l'è malada, grido di un popolo
stremato, dissanguato da decenni di ingiustizie, non certo
in grado di apprezzare i benefici dell'unità. Le canzoni
sono cantate in coro da Livia Brambilla, Anna Fiorini, Cornelia
Pelletta e Silvia Giacomini delle Voci di Mezzo con l'accompagnamento
dell'arpa di Roberta Pestalozza e del violoncello di Elisabetta
Cannata.
L'ultima nota ovvero la con-fusione dei confini, per certi
versi la nota che intende prendere posizione in modo chiaro
sul tema della serata, inizia con due canzoni di Roberta,
Ammacunà e Po, brani dove si sottolinea il valore e il piacere
della contaminazione e la naturale capacità di tracciare,
ma soprattutto confondere i confini da parte del fiume Po
e si conclude con una canzone che forse oltre che essere
splendida rimane il migliore degli auguri per la futura
umanità: Stornelli d'esilio ovvero Nostra patria è il mondo
intero nostra legge la libertà…
Pierpaolo Casarin
USA/Novità dal mondo
Delle cooperative autogestite
Dopo oltre due anni di sviluppo, il 26 marzo 2012, la United
Steelworkers e Mondragón, insieme con il Centro Ohio Employee
Ownership hanno presentato il loro modello di unione co-op
ibrida, che si spera creerà negli Stati Uniti posti di lavoro
più sostenibili, integrando la proprietà dei lavoratori
e componenti del processo di contrattazione collettiva.
La USW-United Steelworkers, il più grande sindacato industriale
in Nord America, e Mondragón, la più grande federazione
del mondo delle cooperative di lavoro, hanno iniziato questa
collaborazione nel mese di ottobre 2009. Steelworkers ha
più di 1,2 milioni di membri, attivi e pensionati. D'altra
parte, Mondragón è un sistema di oltre 260 imprese cooperative
situate nei Paesi Baschi, in Spagna, che impiegano circa
85.000 lavoratori-proprietari e generano un fatturato annuo
di quasi 20 miliardi di dollari.
Una delle differenze chiave tra una Union-co-op e una cooperativa
di lavoro tradizionale è la sostituzione del Social Council
di Mondragón, che in Spagna rappresenta gli interessi dei
lavoratori come lavoratori e non come padroni, con un comitato
dell'Unione sindacale. Il Comitato dell'Unione, che rappresenta
tutti i lavoratori-proprietari senza funzioni di management,
sarebbe responsabile per partecipare a tutte le fasi di
contrattazione collettiva con il management della cooperativa.
Un'altra differenza importante in questo modello ibrido
è che il collegamento della cooperativa con il sindacato
offre l'opportunità di accedere al capitale necessario per
avviare prima queste imprese, possibilità che ai lavoratori
spesso manca. Nel corso del tempo, i lavoratori-proprietari
avrebbero la possibilità di acquistare la loro quota di
proprietà nell'azienda cooperativa, creando un 100 per cento
dei dipendenti proprietari titolari dell'azienda.
Anche se è ancora molto presto in questo processo, questo
è uno sviluppo nuovo ed entusiasmante ed ha un enorme potenziale.
Ecco un passo dal comunicato stampa che spiega i passi successivi:
Basandosi su questa co-op modello dell'Unione, così come
i lavori del OEOC con la Fondazione Cleveland attraverso
la piattaforma Evergreen Cooperative (anch'essi progettati
e basati sui principi Mondragon), sono a buon punto emozionanti
nuovi progetti a Pittsburgh e Cincinnati, con annunci specifici
previsti nei prossimi mesi. Altri progetti basati sul concetto
di co-op-sindacato hanno iniziato o sono stati proposti
in più sedi in tutti gli Stati Uniti.
Dave Zuckerman
(traduzione dall'inglese di Enrico Massetti)
Correggio/Tre giorni
Dentro la Resistenza
Tre giorni di ricordi, di parole, di emozioni, musica e
soprattutto di inviti ad impegnarsi, a lavorare contro il
fascismo e le intolleranze.
È stato un buon successo, per contenuti e numeri, la prima
edizione di ERA (European Resistance Assembly), un raduno
di tre giorni di festa e incontri andato in scena a Correggio
(Reggio Emilia) dal 20 al 22 aprile. L'occasione, l'arrivo
di tanti testimoni della Resistenza europea, tedeschi, lituani,
italiani, francesi. Promossa da Istoreco, Comune di Correggio,
Anpi Correggio e Anpi Provinciale di Reggio Emilia, Materiale
Resistente assieme ad altri partner, la festa ha affiancato
ai momenti principali, con questi testimoni d'eccezione,
dj set, proiezioni cinematografiche, dibattiti, spettacoli
teatrali per concludere degnamente il percorso del Viaggio
della Memoria – che ha portato 900 reggiani (in gran
parte studenti degli Istituti superiori della provincia
reggiana) a Cracovia e ai campi di Auschwitz e Birkenau.
Iniziato venerdì 20 aprile con una esibizione itinerante
della band dei Gasparazzo in corso Mazzini, nel centro di
Correggio, è proseguito alternando testimonianze, letture
in varie lingue, film e spettacoli teatrali. Il tutto davanti
ad alcune centinaia di persone, fra cui un foltissimo gruppo
di tedeschi (la presenza straniera era allargata a francesi,
olandesi e svizzeri).
Uno dei momenti principali, e più emozionanti, è stato sabato
sera in piazza San Quirino, nel centro storico di Correggio.
Lì, è andato in scena il concerto di EstherBejarano, splendida
figura artistica, giovane violinista ebrea costretta a suonare
nella tristemente celebre orchestra di Auschwitz (che ogni
giorno accompagna con le sue note i prigionieri in marcia),
oggi instancabile nel cantare brani partigiani e della tradizioni
yiddish. Esther si è esibita a Correggio assieme ad un gruppo
hip-hop tedesco, i Microphone Mafia, con cui collabora da
anni, affiancata anche dal proprio figlio al basso.
Domenica, la conclusione in grande stile. Con le ultime
testimonianze nel centro di Correggio sino ad un festoso
finale. Partito con una grande sfilata nel centro di Correggio
accompagnati dalla musica de La Banda di Quartiere e le
loro versioni di canti partigiani, che ha incuriosito tantissime
persone. Il corteo è proseguito sino al Parco della Memoria,
dove ERA è terminata con la testimonianza di due partigiani
reggiani, Giacomina Castagnetti e Giacomo Notari, e con
un pranzo a cui hanno preso parte oltre duecento persone.
Nella
tre giorni, gli apici sono senza dubbio stati raggiunti
con le testimonianze, tutte tradotte sul momento in varie
lingue per permettere la miglior fruizione delle parole
e dei ricordi di questi grandi ospiti.
Fra questi, il tedesco Lorenz Knorr. Prima della seconda
guerra mondiale ha fatto parte del partito social-democratico
cecoslovacco. Dopo lo scoppio del conflitto, è stato arruolato
a forza nell'esercito tedesco, e lì ha iniziato la sua resistenza
interna, rischiando parecchie volte la vita per partecipare
alla divulgazione d'informazioni, di pubblicazioni, di azioni
di sabotaggio dei trasporti di guerra e di armamenti. E
Frida Wattenberg, ebrea francese parigina, che ha collaborato
a salvare migliaia di bambini e famiglie ebraiche dalla
deportazione, dal 1941 al 1945. In che modo? Procurando
documenti falsi ad ebrei e come corriere di documenti falsi,
soldi e lettere per i partigiani. Dopo la Liberazione è
stata incaricata di recuperare i dossier del “Commissariato
generale per le questioni ebraiche” e in seguito ha
il compito di cercare i bambini ebrei nascosti nei vari
rifugi. E Fania Brancovskaya, ebrea lituana, fra le poche
sopravvissute alla liquidazione del ghetto di Vilnius del
23 settembre 1943. Fuggita dalla città, ha fatto parte della
resistenza antinazista in Lituania, combattendo assieme
ai partigiani sovietici.
Adriano Arati
Che cos'è Istoreco
Istoreco è l'Istituto per la Storia della Resistenza
e della Società contemporanea in provincia di ReggioEmilia,
attivo dal 1965. Fra le diverse attività didattiche,
culturali e storiche promosse, vi sono i Viaggi della
Memoria, che ogni anno portano quasi un migliaio di
studenti delle scuole superiori reggiane in visita
ai luoghi dell'oppressione nazista e dai campi di
concentramento e di sterminio.
Nel 2012 ha promosso la prima edizione di ERA–
European Resistance Assembly, raduno europeo di partigiani,
a Correggio (RE).
Per informazioni
www.istoreco.re.it
tel. 0522 437327 staff@istoreco.re.it
www.resistance-assembly.org
www.gliocchidi.it
www.viaggidellamemoria.it
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Definire il potere/
La cangiante geometria dei concetti
Ogni concetto ha un contenuto particolare e quindi un
certo significato. Ma il contenuto e il significato di un
particolare concetto possono essere manipolati dal loro
autore. La forma, la “geometria” di un concetto
può quindi cambiare, e il significato può essere modificato
a seconda delle esigenze dell'autore o da come lo usa, cioè
nel momento in cui l'autore mette in atto il suo “potere
di definizione.
Per questo tipo di potere, il tedesco e la lingua olandese
hanno una sola parola: “Definitionsmacht” (tedesco),
“definitiemacht” (olandese). “Definition”,
“definitie” significa “definizione”,
“macht” significa “potere”. Ecco
perché parlo di “potere di definizione”. Quindi
chiunque abbia questo potere è in grado di manipolare il
significato di un concetto per adattarlo al proprio personale
gusto. Nel mondo politico, si può osservare che i governi
cercano di determinare “l'ordine del giorno”
del dibattito pubblico, utilizzando il loro “potere
di definizione”.
Perché questo dovrebbe riguardarci questa questione?
Sono esempi tratti dalla recente situazione politico-sociale
francese. É chiaro che di esempi potrebbero essercene molti
altri. Il primo esempio riguarda l'uso della parola «sicurezza».
Vulnerabilità
In un'intervista apparsa sul settimanale anarchico francese
Le Monde Libertaire (numero speciale 43, Inverno
2011), si chiedeva al critico e sociologo francese Laurent
Mucchielli un'analisi di «insicurezza». La sua risposta
offre uno spunto sul «processo di definizione».
«L'insicurezza», dice, «non è un concetto scientifico. Non
è un insieme determinabile di questioni. In realtà è una
nozione della comunicazione e della politica, che non
si riferisce a comportamenti definiti con precisione.
Si riferisce a paure. Si preferisce parlare di una ‘sensazione
di insicurezza', e poi si esaminano le varie componenti
di quella ‘sensazione' (ottenute attraverso indagini
e interviste).
Ci accorgiamo poi che il primo fattore nella sensazione
di insicurezza è indipendente dal fatto di essere stati
vittime di un crimine o meno. Il primo fattore è determinato
dall'età: gli anziani hanno più paura, anche se non hanno
mai subito alcun danno. Quindi non si tratta di ‘insicurezza',
ma di ‘vulnerabilità', che è tutt'altra cosa. Questo
vale anche per altri fattori che entrano in gioco, come
l'insicurezza socio-economica (precarietà), l'osservazione
di un significativo deterioramento del quartiere, l'aumento
del livello di anonimato...»
Mucchielli in quest'intervista dimostra che «l'insicurezza»
è un concetto a geometria variabile. A seconda dell'ordine
del giorno della politica, la geometria viene manipolata.
E un Ministro della Sicurezza e della Giustizia non sta
certo ad aspettare che scoppi un dibattito sull'incertezza
socio-economica. Quindi userà il suo potere di creare la
«sua» realtà (una realtà che, per esempio, sarà in seguito
analizzata dai giornalisti). In tal caso egli ha usato il
suo «potere di definizione» per escludere una componente.
Per essere chiari, mi rendo conto che i termini «potere
di definizione» e «geometria» non fanno parte della modernità.
Stupro
Qualche anno fa, ad esempio, le femministe tedesche del
collettivo Mamba hanno prodotto un opuscolo intitolato DefinitionsMacht:
schwergeMacht. Zu Vergewaltigungsdebatten in der radikalen
Linken und darüber hinaus, sul tema della «violenza»
(si veda il sito: http://arranca.org/ausgabe/27/definitionsmacht-und-vergewaltigungsdebatten).
Hanno usato il termine «potere di definizione» (Definitionsmacht)
per attirare l'attenzione sul fatto che spesso non sono
donne a rilevare il contenuto delle nozioni sullo stupro,
ma quelli che stanno al potere. Cosa che le donne non accettano,
comprensibilmente.
Statistiche del governo
Per quanto riguarda il governo francese, è noto che è incline
a distorcere i significati e gli esiti di una ricerca, mettendo
in atto il proprio potere. Infatti non è affatto strano
incontrare nel quotidiano francese Le Monde titoli
in cui appare il termine «geometria variabile», come in
«Des Statistiques d'Etat à geometria variabile» (Statistiche
del governo a geometria variabile) .
Il termine «geometria» in questo caso significa «configurazione»,
cioè una forma esteriore, un insieme organizzato di elementi.
Pertanto «geometria variabile» indica qualcosa che può essere
modificato a seconda delle esigenze o dei desideri di qualcuno.
La distorsione delle statistiche, ovviamente, non è una
novità e non è una pratica messa in atto solo dal governo
francese. Risale a più di mezzo secolo fa un libro di Darrell
Huff dal titolo significativo: How to Lie with Statistics
(1954). E che differenza c'è tra «bugie» e «proposte favolose»?
Il governo francese ha giocato questa carta, ma è stato
ripreso senza pietà dal «Consiglio superiore dell'Educazione».
Quando il governo giudica le proprie azioni, le mostra rosee,
selezionando i dati appropriati. Tuttavia, il Consiglio
superiore dell'Educazione ha condotto una ricerca interna
sugli effetti e ha confrontato i risultati con quelli del
governo francese. Il Consiglio ha criticato senza mezzi
termini il governo, definendolo «ingannevole» e affermando
che «fa i lavori a metà». Il presidente francese non ha
gradito molto questa critica. L'Eliseo era disturbato per
le libertà che il Consiglio si è preso e sta ora valutando
la soppressione del Consiglio stesso (Le Monde
del 15 dicembre 2011).
Altri dati (statistici) mostravano anche che c'erano talmente
tante cose fuori posto, che è apparso un altro titolo: «Le
bric-à-brac illégal des fichiers de police» (Il pasticcio
illegale dei documenti della polizia). In questo caso si
trattava di una relazione redatta da due deputati (uno dell'opposizione,
PS, e uno del partito di governo, UMP), che delineava un'ampia
mappa della manomissione dei dati. Potete immaginare la
grande varietà di «definizioni» applicabili agli effetti
delle azioni della polizia (Le Monde del 23 dicembre
2011). Nel frattempo, va ricordato che fra un paio di mesi
si svolgeranno le elezioni presidenziali e Sarkozy sta preparando
la sua rielezione...
Il dottore della parola
Finora abbiamo visto alcuni esempi di come le agenzie governative
utilizzano il proprio «potere di definizione» per manipolare
la «geometria» di concetti e significati. Sul numero di
Le Monde del 15 dicembre 2011 si esamina il lavoro
di un personaggio in questo settore. In questo caso, si
tratta dell'americano Frank Luntz, specialista della comunicazione,
descritto come un «dottore della parola» e un «Goebbels
repubblicano». Infatti lavora per i repubblicani americani
e stabilisce per loro la «lingua del 21esimo secolo». Egli
raccomanda, tra le altre, le seguenti espressioni: non parlare
più del «Pentagono» (che è un termine troppo tecnocratico),
ma del «Ministero della Difesa»; non utilizzare la parola
«problema» per qualcosa di cui si sta discutendo, ma «dibattito»;
utilizzare la parola neutra «cambiamento» (climatico) al
posto dell'inquietante «riscaldamento» (del pianeta). In
pratica, per spiegare c'è un intero catalogo di concetti
che dà vita a un «discorso nuovo». Questo è un metodo piuttosto
vecchio, ma è ancora in uso oggi. Chi è consapevole di questo,
è preparato a invertire il dibattito e fargli prendere una
nuova piega. Vediamo il prossimo esempio.
Per sua stessa natura la distruzione fisica e mentale. Tale
«vandalismo» è facilmente rintracciabile sul piano ecologico
(distruzione dell'ambiente) e a livello economico (crisi
finanziaria, accumulo del debito e speculazione).
E quando il ministro olandese della Sicurezza e della Giustizia
parla di vandalismo, tiene l'istinto distruttivo capitalista
ben nascosto dietro la sua descrizione di «insicurezza».
La geometria è fortemente limitata. Ma nessuno si sente
frenato da tale geometria: lui o lei può parlare di altre
forme di distruzione, come quelle dei capitalisti. Quindi
non lasciatevi derubare del vostro «diritto di definizione».
Thom Holterman
(redattore della rivista anarchica olandese De AS)
(traduzione dal francese di Luisa Cortese)
PISA/5 maggio,
40 anni dopo
Era il 5 di maggio…siamo tutte sovversive!
Centinaia di persone hanno attraversato piazza Serantini
(già piazza San Silvestro) sabato 5 maggio in ricordo di
Franco, che quarant'anni fa moriva per mano dello stato.
Una giornata bella e ricca, iniziata con un pranzo sociale
molto partecipato e realizzato, così come le altre iniziative,
da una rete di realtà politiche e sociali della città di
Pisa. Dopo pranzo il coro controcanto e il coro dell'agorà
hanno intrattenuto tutte con i cori della tradizione anarchica
e non solo.
L'appuntamento più interessante e coinvolgente della giornata
è stato sicuramente la tavola rotonda con Haidi Giuliani,
il comitato Mastrogiovanni, e l'avvocato Ezio Menzione intitolata
Omicidi di stato, abusi di potere e repressione in Italia:
i casi Serantini, Giuliani, Mastrogiovanni.
La vicenda dell'anarchico di origine sarda, brutalmente
ucciso dalle percosse della polizia nel 1972 è stata ripercorsa
anche alla luce di fatti più recenti che se pur diversi
nelle modalità rimangono tragicamente simili alla storia
di Franco. Morire per mano o in mano allo stato succede
ancora troppo spesso, e la repressione del dissenso sembra
non trovare fine, basti pensare a quella del movimento no
tav. Questi ed altri i temi emersi dal dibattito durato
circa due ore, in una piazza gremita ed attenta.
La giornata si è conclusa in Piazza Santa Caterina con il
concerto di Daniele Sepe dedicato a Franco Serantini, organizzato
in collaborazione con “la festa del DES”, una
manifestazione cittadina che si tiene ogni anno e che vede
protagonisti in un mercato in strada i circuiti della filiera
corta, del baratto, e dell'agricultura biologica. La piazza
affollatissima si è commossa sulle note de “La ballata
di Franco Serantini” ed ha accolto con fortissimi
applausi l'intervento delle compagne della Val di Susa.
Il cinque maggio è stata una giornata lunga, fatta di diversi
momenti che hanno portato la città a riappropriarsi di due
delle sue più importanti piazze per ricordare la storia
di un ragazzo e per farne rivevere le idee.
Tutte le iniziative sono state pensate in un'assemblea costituitasi
a febbraio con moltissime realtà della città, oltre al 5
maggio il percorso ha visto due altre tappe sempre sul tema
della repressione, con le proiezioni del documentario sulla
storia di Dax, e del film Diaz.
Sono passati 40 anni e di Serantini si continua a parlare,
la sua morte è ancora una ferita aperta nella storia recente
della società italiana.
Grazie a molte e a iniziative come questa la memoria di
Serantini non si è persa, vive nei cuori delle donne e degli
uomini che continuano a credere e a battersi per gli ideali
di giustizia sociale e libertà per i quali ha vissuto Franco.
La memoria di Serantini resiste, sui muri delle città, nelle
canzoni, nei teatri, nei libri e nelle pagine web.
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Il
coro dell'Agorà e il coro Controcanto, nel pomeriggio
del 5, intonano canzoni anarchiche |
Una memoria che giorno dopo giorno, testardamente, ricorda
la scomoda verità: Franco Serantini, per la sua scelta di
campo antifascista e libertaria, fu ucciso due volte: la
prima da coloro che ne devastarono il corpo, la seconda
da uno Stato che per scelta politica non volle fare “giustizia”,
perché, come è scontato, lo Stato non può processare se
stesso.
Bisognerebbe essere capaci di essere in piazza tutte insieme
per giornate come questa più spesso, per questo mi piace
dire grazie a tutte quelle che ci sono state: Biblioteca
Franco Serantini, ArciLesbica pisa, Arsenale Cinema, Associazione
Amici Biblioteca F.Serantini, Associazione Artiglio, Aut-Aut
pisa, Casa della Donna, Circolo Agorà, Cobas pisa, Collettivo
Aula R, Collettivo Antipsichiatrico Antonino Artaud, Compagne/i
Zone del Silenzio Pisa, Le Grif, Legambiente Pisa, Odes,
Tijuana Project, Progetto Rebeldia, Rete dei comunisti pisa,
s.a. Newroz e Antagonisti Pisani.
Letizia Bertolucci
PISA/12 maggio
Un corteo per Franco
Siamo già giunti a sabato 12 maggio, i giorni precedenti
sono volati nella preparazione e nella propaganda per la
manifestazione a Pisa.
Al contrario delle previsioni è una bella giornata di sole
e tutto promette al meglio.
Pisa appare la stessa città marinara con colori ed atmosfere
ottocentesche. Ancora una volta ci troviamo qui, in questo
luogo di fermenti di passioni di tradizioni di lotte internazionaliste
del socialismo anarchico e rivoluzionario, dove anche Pietro
Gori formò la sua coscienza.
Concentramento in piazza S. Antonio ore 15, partivano da
qui quasi tutte le manifestazioni sindacali degli anni 70-80.
Quante iniziative, riunioni, le feste per il giornale Umanità
Nova al giardino Scotto, quanti cortei dai primi anni 70
ad oggi, quanti per Serantini? Insieme ai gruppi extraparlamentari
e a Lotta Continua.
Siamo arrivati in anticipo sul luogo del raduno, al momento
pochi, comprendiamo già da subito che questa volta siamo
solo noi, gli anarchici, tutti gli altri sembrano dissolti
nella falsità dei farisei della politica istituzionale.
Piano piano la piazza si riempie, ci sono i compagni toscani
( purtroppo qualcuno è assente), ma anche delegazioni da
tutta Italia, delegazioni si perché con questa sporca “
crisi” è diventato un lusso anche poter partecipare
alle manifestazioni, spostarci. Noi non abbiamo il “pubblico
finanziamento”.
Ore 16 è l'ora della partenza la piazza è piena di persone
e di striscioni, il cielo azzurro è pieno di bandiere al
vento, le rossonere, sembra un prato di mille papaveri rossi,
alcuni dicono di mille e cinquecento.
Apre lo striscione nero con la scritta bianca a caratteri
cubitali:
Per l'anarchia con Franco per un mondo di liberi e di uguali
Sono passati quaranta anni e ciò nonostante siamo a ricordare
Franco il nostro compagno e fratello, il figlio del popolo
della gente perbene della Pisa antifascista e operaia.
Siamo qui non solo per la memoria ma per lottare per un
mondo migliore.
Si respira un clima di fratellanza di solidarietà di unità,
ci sono numerosi gruppi e federazioni, i compagni dell'U.S.I.,
sopra le teste in alto lo striscione della F.A.I.. Ci sono
singoli militanti che conosciamo personalmente che hanno
fatto dell'impegno il principale scopo della loro vita contro
la rassegnazione per una prospettiva rivoluzionaria e tanti
altri, lo si legge nel loro volto che non vogliono diventare
mai schiavi di nessuno, uno striscione afferma: rompiamo
tutte le gabbie.
Infatti siamo qui per rivendicare la libertà di tutti i
compagni carcerati, quelli dei NO TAV.
Vogliamo rompere tutte le sbarre mentali e istituzionali,
fermare la repressione montante, il razzismo il sessismo,
il fascismo, la violenza dello Stato.
Alcuni cittadini si uniscono a noi, agli incroci e lungo
il lungarno le genti si fermano, assistono attenti, leggono
i volantini diffusi, uno striscione è stato appeso dagli
studenti su di un edificio scolastico in omaggio a Serantini,
le persone si affacciano alle finestre, sulle terrazze salutano,
riprendono, fotografano, alcuni compagni del nord fraintendono
e reagiscono gridando : via via la Digos, ma è la gente
di Pisa che vuole fermare un immagine un ricordo ma anche
spingere in avanti la memoria, un modo di condividere di
esprimere ancora una volta il lutto per quella morte violenta
e assurda.
Il corteo si ferma vedo tra la folla anche delle persone
di Pisa che avevano partecipato nei giorni scorsi alle iniziative
organizzate dai compagni della BFS, il 5 e il 7 maggio,
ho l'occasione di salutare un compagno ex lotta continua,
che ho conosciuto alla conferenza del 7 maggio: dalla memoria
alla storia,che si è svolta alla sala convegni sms, è stato
amico di Franco e di Ceccanti quel ragazzo che rimase ferito
e poi paralizzato da un colpo di pistola di un poliziotto
quella maledetta notte alla Bussola di Viareggio, ha preso
le difese di Franco, contro un oratore che aveva “divagato”
molto sulla sua figura, per dire che Franco: era così.....e
lottava per cambiare questo mondo.
A questo punto anche i compagni iniziano a scattare molte
foto, siamo giunti nel punto dove Serantini è stato massacrato,
alcune compagne depongono un mazzo di garofani rossi sotto
all'immagine di Franco stampata su di un enorme manifesto,
dove si legge: Franco Searantini ucciso dalla polizia mentre
si opponeva ad un comizio fascista.
Si alzano i pugni si levano i canti, ripartiamo.
I compagni di Empoli hanno scritto sul loro striscione
che bisogna estendere la solidarietà e rilanciare la lotta,
si, perché questa manifestazione che grida prepotentemente,
ma si snoda in modo composto e pacifico, vuole ribadire
l'unità del movimento anarchico e l'impegno costante di
fronte alle importanti scadenze di lotta, opporsi agli attacchi
alla libertà di opposizione, all'auto organizzazione e all'azione
diretta in ogni luogo sociale. Al duro colpo dei governanti
dei partiti dei sindacati collaborazionisti nei confronti
dei diritti dei salari e delle pensioni dei lavoratori,
della qualità della vita, della speranza delle persone.
Per reagire e respingere la politica scellerata degli stati
e dei governi europei che gonfia le tasche dei padroni e
olia le manovre piratesche della finanza mondiale, defraudando
il pianeta e impoverendo sempre più le masse popolari.
Siamo qui per resistere con la nostra pratica libertaria
a tutti i soprusi agli abusi di potere, alla repressione
e alla criminalizzazione, alle tante torture fisiche e psicologiche
che avvengono nelle carceri negli istituti, nelle piazze
nei cantieri ad opera dei servi di questa apparente, falsa
democrazia che quotidianamente gronda di sangue e sfruttamento.
Noi evitiamo però di delegare i politici, di affidare ai
governanti alle istituzioni la pratica della giustizia,
perché lo Stato non processa ne condanna se stesso.
Questa nostra presenza, alla luce del sole di maggio è stata
la nostra sentenza il nostro verdetto, starà al popolo fare
giustizia.
Siamo stati a Pisa ma saremo in ogni luogo in ogni momento
a gridare a lottare per un mondo nuovo di giustizia e libertà.
Vogliamo rovesciare il presente assurdo in cui ci vorrebbero
prigionieri sottomessi, manipolati, mercificati, sempre
più sfruttati.
Noi non saremo mai schiavi di nessuno ma protagonisti di
noi stessi.
Crediamo che il destino della storia sia nelle nostre mani
e che il nostro impegno è sempre un annuncio di primavera.
“ovunque noi si lotterà Franco potrem vedere”
“quello che mai potran fermare è ciò per cui lottiam”
Paolo Becherini
(le foto sono dei tanti che ci sono stati)
Grecia/A volte
Ritornano
Davvero inquietante l'affermazione elettorale di Chryssi
Avgi (Alba dorata), il movimento di estrema destra ellenico
che vorrebbe ricoprire la frontiera con la Turchia di mine
anti-uomo per contrastare l'immigrazione. Nelle elezioni
del 6 maggio ha conquistato un numero di voti più che sufficiente
per entrare in Parlamento. Quando a Kallithè (quartiere
sud di Atene) dei cittadini sono intervenuti per impedire
ad un gruppo di motociclisti di massacrare a colpi di spranga
alcuni afgani, sono stati minacciati. I teppisti, vestiti
di nero e con la testa rasata, si sono definiti membri di
alba dorata. È probabile che la manovalanza non ne sia a
conoscenza, ma il nome di questa organizzazione costituisce
un esplicito richiamo al nazismo.
La setta Golden Dawn (“Alba dorata”)
operò in Gran Bretagna tra la fine dell'800 e la prima metà
del ‘900 conquistando aderenti tra scrittori, filosofi,
poeti e perfino qualche esponente della Royal Academy. Tra
i più noti, Machen, Stoker, Yeats e sir Gerald Kelly. Oltre
al “gran maestro” Aleister Crowley considerato
un satanista. La Golden Dawn ebbe poi un ruolo, non
solo di ispirazione, nella formazione di circoli esoterici
tedeschi confluiti nel nazionalsocialismo e nella nascita
della famigerata Ahnenerbe che utilizzò i prigionieri
dei campi di concentramento per i suoi “studi”.
Fondata nel 1933 da Friedrich Hielscher, nel 1935 venne
trasformata da Himmler in organizzazione ufficiale del nazismo,
collegata all'Ordine Nero e incorporata nelle SS nel 1939.
L'amministratore generale dell'Ahnenerbe, condannato
a morte a Norimberga, spiegò di aver potuto “disporre
di tutte le possibilità date a Dachau per le ricerche scientifiche
di difesa nazionale”.
Questo richiamarsi al nazismo è tanto più grave in un paese
come la Grecia che venne occupato e devastato dalle armate
di Hitler e Mussolini. Non è quindi comprensibile l'equivalenza
stabilita da una parte dei media (sotto la generica definizione
di “estremismo”) tra il voto a questi neonazisti
e quello dato alla formazione di sinistra ....syriza.
Gianni Sartori
Parigi/Salone
Del libro libertario
Dall'11 al 13 maggio scorso si tenuto nel centralissimo
spazio d'animazione “Des Blancs-Manteaux”, l'oramai
abituale “Salon du livre libertaire” a scadenza
bi-annuale.
Organizzato dalle forze vive della Federazione anarchica
francese che ruotano intorno alla libreria Publico creata
nel lontano 1959, di Radio Libertaire che di anni ne compie
32, e del settimanale Le monde libertaire che nato come
me nel 1954 si avvicina lentamente, ma sicuramente, a festeggiarne
sessanta, senza dimenticare delle 8 pagine speciali che
questo settimanale e i militanti della FAF diffondono da
un paio di mesi GRATUITAMENTE e tutti i compagni e compagne
che sostengono l'iniziativa...
Se dovessimo parlare dell'anarchia e dell'anarchismo dopo
aver visitato questo frequentatissimo Salone, diremmo che
la cultura anarchica sembra ringiovanire con il tempo, non
solo perché nuove case editrice sono create un po' su tutto
il territorio francese, ma anche per la diversità dei titoli
e l'approdonfissimento del pensiero libertario da parte
di nuove generazioni che mirano meno a difendere i principi
sonori e bicolori di un anarchismo ultra centenario, ma
di approfondirne le sfumature e la ricchezza di intenti
umani, sociali e quindi culturali.
Un esempio per tutti lo ritroviamo in una delle ultime
pubblicazione dell'Atelier de creation libertaire, e cioè
del volume “Philosophie de l'anarchie” che raccoglie
gli atti del convegno omonimo tenutosi nel mese di maggio
de 2011 a Lyon.
Quindi, alla fine di questo nuovo salone, una ventata
di speranza, anche in parte di gioia e di incoraggiamento
ci permette di ritornare “a casa” pronti a leggere
e mandare in stampa nuovi testi, con la speranza che...
anche dal punto di visto della politica quotidiana, si riesca
a proporre e attivare un anarchismo baciato dai colori dell'arcobaleno!
Mimmo Pucciarelli
(testo e foto)
Processo Mastrogiovanni
Un'altra udienza di questa
“enormità”
Reduce dall'iniziativa pubblica promossa sabato 19 maggio
c.a. dal “Centro Studi Libertari” di Jesi, in
provincia di Ancona, sul Caso Mastrogiovanni, dal titolo:
“La banalità del male: una storia di tortura e vendetta
mascherata da scienza”, Giuseppe Galzerano, componente
del “Comitato Verità e Giustizia per Franco”
è appena uscito dal Tribunale di Vallo della Lucania, dove
si è tenuta la programmata udienza che vede alla sbarra
18 imputati, tra medici e infermieri, del reparto di psichiatria
dell'Ospedale “San Luca” di Vallo della Lucania
(SA). Nell'appuntamento marchigiano Galzerano ha dovuto
raccontare, al cospetto di una cinquantina di presenti,
la vicenda dell'amico e compagno Mastrogiovanni, morto il
4 agosto 2009, dopo 83 ore di contenzione, legato mani e
piedi ad un letto, privato dei piu' elementari diritti umani.
Ma discutiamo adesso dell'udienza odierna nel corso della
quale la Presidente del Tribunale, Dott.ssa Elisabetta Garzo,
ha deciso di ammettere: il dott. Michele Verrioli, anatomopatologo dell'ospedale
“Maria Santissima Addolorata” di Eboli, il paziente
Giuseppe Mancoletti, nella sua qualità di “persona
offesa”, ricoverato in regime di Trattamento Sanitario
Volontario e ugualmente contenuto nella stessa stanza-cella
di Francesco Mastrogiovanni e il maresciallo della stazione
dei Carabinieri di Vallo della Lucania, Angelo Caputo che,
dopo la morte di Mastrogiovanni, accertò, tra le altre mancanze,
che presso l'Ospedale di Vallo di Lucania non esistevano,
né presso il reparto, né presso la Direzione sanitaria le
linee guida per la contenzione. Come già avvenuto in precedenza
la Dott.ssa Garzo ha fissato – per recuperare l'udienza
del 15 maggio che non si era tenuta – una seduta per
martedì 29 maggio 2012 alle ore 14 nel corso della quale
verranno acquisiti eventuali nuovi atti e verrà calendarizzato
il prosieguo del processo stabilendo le date delle arringhe
del PM e degli avvocati.
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Jesi
(An), Centro studi libertari “Luigi Fabbri”,
19 maggio 2012 Giuseppe Galzerano del “Comitato
Verità e Giustizia per Franco” ha tenuto, alla
presenza di una cinquantina di intervenuti, una conferenza
sul caso Mastrogiovanni, dal titolo: “La banalità
del male: una storia di tortura e vendetta mascherata
da scienza”. Nella foto, Giordano Cotichelli
(CSL “Luigi Fabbri”) (a sin.)
e Giuseppe Galzerano |
Il 15 giugno, il Tribunale di Vallo, dovrebbe pronunciarsi
sull'esposto denuncia presentato il 4 febbraio 2010 da Giuseppe
Tarallo, Giuseppe Galzerano e Vincenzo Serra in qualità
di componenti del “Comitato Verità e Giustizia per
Franco”, in cui si chiede di verificare se ci sono
responsabilità a carico di funzionari e dirigenti della
struttura pubblica nonché di coloro che hanno disposto o
concorso all'emanazione ed all'esecuzione dell'Ordinanza
di TSO a carico di Francesco Mastrogiovanni. Nella denuncia
si riassumono cronologicamente gli accadimenti, partendo
dal giorno precedente il ricovero coatto del maestro libertario
(30 luglio 2009) fino al giorno del suo decesso, elencando,
con dovizia di particolari, la tempistica seguita nell'emanazione
degli atti (ordinanza di TSO del sindaco di Pollica, Angelo
Vassallo, annotazioni di servizio del S. Tenente della polizia
locale dello stesso comune) e facendo rilevare le palesi
contraddizioni emerse tra le varie dichiarazioni rilasciate
dai protagonisti istituzionali.
Sapremo, il 15 giugno, se in Italia è concesso ad un sindaco
di emanare un TSO prima di aver ricevuto la documentazione
medica, se questo TSO può essere eseguito nel territorio
di un altro Comune senza neanche avvisare il primo cittadino
e se a firmare gli atti medici possa essere un medico specializzato
in medicina dello sport anziché in psichiatria. Non sono
questi dei semplici dettagli perché, a seguito di quel TSO,
una persona è stata ricoverata, contro la sua volontà, in
un reparto lager, ha subito delle torture, è stato abbandonato
a se stesso senza alcuna pietà, umiliato e vessato fino
al punto di morte. “L'enormità di questa tragedia
fa sì che nulla possa esserne tralasciato, e che ogni gesto,
ogni atto, ogni assenza, vada per necessità rilevata, sondata,
discussa”. Lo dobbiamo a Franco e a tutte le vittime
di questo Stato!
Angelo Pagliaro
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