a cura della redazione
Tre argomenti (e relativa immagine)
campeggiano nella copertina del n. 42, novembre 1975, della
rivista: i generali peruviani, la disoccupazione, l'antimilitarismo.
E subito dietro la copertina, il primo interno è dedicato
all'aggiornamento sul caso di Giovanni Marini, l'anarchico salernitano
al centro di una vicenda politico-giudiziaria in seguito allo
scontro con alcuni fascisti locali, in seguito al quale un giovane
fascista, Falvella, era stato ferito a morte. La mobilitazione
sul “caso Marini” è uno dei tempi portanti
dell'impegno anarchico in quegli anni, nell'ambito della mobilitazione
di tutta l'estrema sinistra contro il neofascismo.
Tra gli altri temi affrontati: la politica scolastica delle
organizzazioni sindacali, la situazione portoghese, un'analisi
del ruolo dei partiti di massa in Italia, la pedagogia libertaria
e – nella rubrica della posta – un interessante
dibattito sul “materialismo dialettico” tra due
militanti anarchici, Daniele Moltrasio della Federazione Anarchica
Italiana di Milano e il nostro collaboratore Mirco Roberti (al
secolo, Giampietro“Nico” Berti).
Nelle quattro pagine centrali si affronta un tema spinoso, quasi
da “cadavere nell'armadio”. Il redattore Paolo Finzi
intervista Vincenzo Mantovani, ferrarese, non anarchico ma con
palesi simpatie libertarie, che all'epoca stava lavorando a
un libro (poi uscito per Rusconi con il titolo “Mazurka
Blu”, più volte ristampato, l'ultima dalle edizioni
anarchiche Samizdat nel 2002) sull'attentato al Teatro Diana
di Milano nel marzo 1921. Una vicenda tragica, mai chiarita
(nemmeno dall'ottimo libro di Mantovani) nella sua dinamica
conclusiva, che vide tre anarchici provocare una strage, deponendo
una bomba appunto in un teatro milanese, con l'obiettivo (fallito)
di colpire il questore Gasti, tra i responsabili della manovra
repressiva e della conseguente detenzione di Errico Malatesta
e di altri esponenti del movimento anarchico. Viene riprodotta
anche la presa di posizione, al solito lucida ed equilibrata,
del vecchio Malatesta. Una scelta “coraggiosa”,
quella della redazione di allora, che conferma la volontà
di non volersi nascondere nell'affrontare, come sarà
fatto con maggiore sistematicità negli anni successivi
(quelli “di piombo”), la complessa e a tratti drammatica
relazione tra anarchia e violenza.
La terza di copertina è dedicata a un concerto per “A”,
tenutosi il 10 ottobre 1975 a Milano al Teatro Uomo (poi divenuto
il Teatro Miele).
Protagonisti il duo Guy Torres Wendel (voce) / Marika Franki
(arpa), la cantautrice anarchica Paola Nicolazzi (accompagnata
alla chitarra dal giovanissimo figlio Roberto) e in chiusura
Francesco De Gregori, nel pieno del successo dopo l'uscita dell'album
“Rimmel“.
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Milano,
10 ottobre 1975, Teatro Uomo.
Al concerto di Francesco De Gregori (sopra)
in sostegno della nostra rivista,
a un certo punto sale sul palco anche
Giorgio Gaber (a sinistra) presente
tra il pubblico. E insieme con Paola
Nicolazzi cantano “Addio Lugano bella” |
Teatro strapieno, oltre 1.300 persone, e noi a fare “servizio
d'ordine” per impedire l'entrata delle centinaia di persone
che furono costrette a restare fuori: i vigili del fuoco ci
avevano detto che se altre persone fossero state fatte entrare,
avrebbero dovuto sospendere lo spettacolo per ragioni di sicurezza.
Una copia di “A” in omaggio vene data a ognuno dei
partecipanti. Il momento più significativo della serata
fu l'esecuzione del tradizionale canto anarchico “Addio
Lugano bella”, eseguita sul palco da Paola Nicolazzi e
da Francesco De Gregori, con la partecipazione davvero inaspettata
di Giorgio Gaber che, notato tra il pubblico, fu invitato appunto
a salire sul palco per la sola esecuzione di questa canzone.
E l'emozione fu davvero grande, anche da parte del timido Giorgio.
Di quell'intenso momento esiste una pessima e quasi incomprensibile
registrazione, riprodotta in un cd prodotto dalla Cooperativa
Tipolitografica di Carrara (per info: info@latipo.191.it).
In assenza di una ripresa video di questo evento, segnaliamo
su youtube (http://youtu.be/k84G4ODpBsE)
un'altra bella intepretazione di “Addio Lugano bella”
da parte di Giorgio Gaber, insieme con Lino Toffolo, Enzo Jannacci,
Otello Profazio e Silverio Pisu, nel corso della trasmisisone
RAI “Questo o quello” nel 1964.
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