cronache
Vicenza 1/
Né autostrada...
Autostrada
A31. La conferenza stampa svoltasi il 17 luglio a Trento ha
aperto una polemica: il sindaco di Valdastico (Vi) Alberto Toldo
ha tacciato di allarmismo il collega di Besenello (Tn) Cristian
Comperini, il quale, studi geologici alla mano, aveva dichiarato
senza mezzi termini: “Si rischia un nuovo Vajont”.
Secondo il sindaco Comperini infatti, durante la progettazione
della Valdastico non si è affatto tenuto conto dell'indicazione
dell'IFFI (Inventario dei Fenomeni Franosi Italiani) sulla gravità
del pericolo. Il tracciato prevede, dopo la galleria, un tratto
all'aperto con svincolo in località Marogna, dove è
presente un'antica frana, giudicata da recenti studi ancora
in movimento.
È di questa opinione il professor Dario Zampieri, docente
del dipartimento di Geoscienze dell'Università di Padova,
per il quale la Marogna è da considerarsi a tutti gli
effetti “una frana attiva”, con “20 milioni
di metri cubi di roccia che potrebbero franare anche ora”.
Le contestazioni alla Valdastico Nord tuttavia, non si limitano
al pericolo geologico. Tra gli altri danni previsti: il danneggiamento
del contesto ambientale di piccole e pittoresche chiese come
Sant'Agata a Cogollo del Cengio (Vi) e S. Giorgio di Velo d'Astico;
il sostanziale ridimensionamento di terreni agricoli produttivi
e i danni alle sorgenti idriche.
Si sono espressi negativamente anche i comuni trentini di Folgaria
e di Luserna, paese di Elvio Fachinelli, rinomata tra gli studiosi
per aver saputo conservare la lingua e la cultura dei Cimbri.
Secondo il comitato NO Valdastico Nord la realizazione
dell'autostrada è caldeggiata soltanto dalla società
autostradale Brescia-Padova che, con l'approvazione del progetto,
“intende farsi rinnovare la concessione autostradale del
tratto più redditizio (Bs-Pd) ad un prezzo più
basso”.
Significativa l'opposizione espressa dalle sezioni della Coldiretti
di Velo d'Astico, Cogollo del Cengio e Alto Astico. Nel loro
comunicato scrivono: “dopo i campi di sterminio, la civiltà
dell'industria ha determinato lo sterminio dei campi agricoli”.
E non sembri solo un gioco di parole. I contadini della Val
d'Astico hanno ben conosciuto sia gli eccidi nazisti (come a
Pedescala) che le deportazioni nei campi di sterminio. Non per
niente Cogollo del Cengio è gemellato con Mauthausen.
Gianni Sartori
Vicenza 2/
... né base militare
Nella mitologia greca Pluto è il dio della ricchezza.
Nella versione di Aristofane, un dio che la distribuisce a caso
provocando soprattutto danni (ottimo per indicare un avamposto
militare al servizio del capitalismo). Ma essendo la base di
Longare in gran parte sotterranea, è probabile che il
nome corrisponda al nominativo latino di “Pluto-Plutonis”,
il dio degli Inferi. Era anche marito di Proserpina, per i greci
Persefone, figlia di Demetra (madre del sopracitato Pluto per
cui è lecito sospettare una qualche forma di incesto).
In ogni caso la terminologia adottata evoca cose torbide, oscure
e malvagie...
La base Pluto di Longare (Vi), costruita nel 1954 sfruttando
una rete di immense cave in disuso, è stata, fino al
1992, la più importante sede italiana di armi nucleari
statunitensi. Nonostante risulti inattiva da ormai vent'anni,
la popolazione della zona è costretta a convivere con
un sito che occupa, solo in superficie, oltre 20 mila metri
quadri sul versante est dei Colli Berici e i cui effetti, in
termini di tossicità, si manifestano ancora attraverso
una percentuale di leucemie ben al di sopra della media.
Ora questo luogo idilliaco si appresta ad essere riqualificato
per diventare un “Centro di addestramento unificato”
di rilevanza internazionale: 5000 metri quadrati, una cinquantina
di stanze adibite a esercitazioni e simulazioni, con accanto
un parcheggio per veicoli tattici di 1600 metri quadrati. In
pratica, un campo di battaglia e un immenso poligono di tiro
da realizzare entro il 2013. Costo previsto: 26 milioni di dollari.
Specchietto per le allodole (o meglio, per gli allocchi), i
criteri di eco-sostenibilità: i soliti pannelli solari
diventati ormai l'ipocrita foglia di fico dell'immondezzaio
tecno-militare (Se Hitler avesse vinto, probabilmente anche
i forni crematori dei campi di sterminio utilizzerebbero il
fotovoltaico).
Le autorità italiane però sono intervenute per
rassicurare l'opinione pubblica: nel nuovo stabile “solo
computer. La guerra sarà simulata”. Un immenso
videogioco per “simulare azioni di guerra e di peacekeeping”?
È inoltre da sottolineare che l'opera è concepita
come completamento (o metastasi?) della nuova base Dal Molin
a Vicenza, contribuendo a rendere la provincia veneta una delle
più militarizzate della penisola, con l'autostrada Valdastico
A31 come “corridoio militare-industriale”.
Ma non tutti si adeguano passivamente. Il 2 settembre la Brigata
Silva è ridiscesa dai monti, stavolta armata di pentole
e casseruole. E anche di qualche cesoia. Mentre centinaia di
manifestanti esprimevano il loro legittimo dissenso davanti
ai cancelli del sito e chiedevano la “sdemanializzazione
dell'area” (come era stato promesso qualche anno fa, prima
della A31), altri raggiungevano attraverso i boschi la recinzione,
tagliandola in alcuni punti e lanciando fuochi d'artificio.
Tra gli slogan maggiormente scanditi: “Non siamo una colonia
Usa” e “Siete circondati, ve ne dovete andare”.
Ma anche il classico “'mericani fora dae bae”,
in lengoa veneta.
Gianni Sartori
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Nadezhda
Tolokonnikova, del gruppo punk russo Pussy Riot |
Russia/
Il miracolo delle Pussy Riot
Riportiamo la dichiarazione di una delle imputate al processo
contro il gruppo punk femminista Pussy Riot, svoltosi in Russia
l'estate scorsa e concluso con una condanna a due anni di carcere
per le tre attiviste. L'accusa era di “teppismo e istigazione
all'odio religioso”.
La nostra carcerazione è servita come un chiaro e inconfutabile
segno che l'intero paese è stato privato della libertà.
E ciò minaccia di annichilire le forze di liberazione
ed emancipazione in Russia: è questo che causa la mia
rabbia, vedendo il grande nel piccolo, la tendenza nel segno,
il comune nell'individuo. Le femministe della seconda ondata
dicono che il personale è politico. Così è.
Il caso delle Pussy Riot ha mostrato come i guai individuali
di tre persone di fronte alle accuse di teppismo possono dare
vita a un movimento politico. Un singolo caso di repressione
e persecuzione contro coloro che hanno il coraggio di parlare
in un paese autoritario ha scosso il mondo: attivisti, punk,
pop star, membri di governo, attori ed ecologisti, femministe
e maschilisti, teologi islamici e cristiani stanno pregando
per le Pussy Riot. Il personale è diventato politico.
Il caso delle Pussy Riot ha messo insieme forze così
multidirezionali che io stento ancora a credere che non sia
un sogno. L'impossibile sta accadendo nella politica russa contemporanea:
un esigente, continuo, potente e coerente impatto della società
sul governo.
Sono grata a tutti coloro che hanno detto “Liberate le
Pussy Riot!”. Adesso ognuno di noi sta partecipando a
un grande e importante evento politico che il regime di Putin
sta facendo sempre più fatica a controllare. Qualunque
sarà l'imminente sentenza per le Pussy Riot, noi –
e voi – stiamo già vincendo. Perché abbiamo
imparato a essere arrabbiati e a dirlo politicamente.
Pussy Riot è contenta che siamo stati in grado di spronare
un'azione veramente collettiva, e che la vostra passione politica
ha dimostrato di essere così forte da abbattere le barriere
linguistiche, culturali, ambientali, di status economico e politico.
Kant direbbe che non vede altre ragioni di questo Miracolo se
non l'inizio della morale umana. Grazie per questo Miracolo.
Nadezhda Tolokonnikov
Intercultura: il futuro
dell'educazione
Le crisi della società attuale sono dovute alla precarietà
di fattori culturali, all'incapacità di rispondere alle
rapide trasformazioni economiche e politiche e alle pressioni
provenienti dai popoli che insorgono contro i gioghi dei potenti,
per avviare nuove condizioni e forme di sviluppo. L'educazione
interculturale ha importanti responsabilità rispetto
ai drammatici problemi che caratterizzano l'attuale congiuntura
storica, politica, sociale. Il futuro dell'educazione consiste
nel passaggio dalle situazioni di coesistenza del multiculturale
alla costruzione dell'interculturale, inteso come ambito di
crescita e sviluppo della persona, in rapporto con gli altri,
tramite il dialogo, nella conoscenza e valorizzazione delle
pluralità, con la riscoperta delle risorse umane, nel
sentimento della persona, nel significato del suo esistere,
nell'importanza di una propria identità apportatrice
di diversità, libere e responsabili, nella tensione attivista
dell'impegno sociale nell'attualità storica.
L'alterità è diversità di culture, pluralità
di soggetti che si aprono verso altri sistemi di pensiero e
apparati culturali, ritrovando nell'altro il sentimento fondamentale
dell'essere portatore di una diversità, come sistema
di valori, come articolazione e modalità dell'essere.
L'educazione deve agevolare la comprensione delle differenze,
superando i fattori di indifferenza, dove la diversità
non sia fonte di odio nei confronti dell'umanità e non
sia arroccamento su privilegi e pretese di prevaricazione e
di razzismo, ma distinzione, differenziazione, superamento della
segregazione cognitiva, nella complementarità e nella
cooperazione, tramite il divenire relazionale e di confronto
in implicite solidarietà verso nuovi soggetti storici
che stanno cambiando radicalmente lo scenario dell'umanità,
dove l'immigrazione è segnale di squilibri e sperequazioni
nei rapporti tra popoli, ma diviene anche esperienza di incontro,
accoglienza, ascolto, collaborazione e sviluppo in reciprocità
relazionali, in cui la diversità diventa un diritto umano
nell'esplicarsi di atteggiamenti aperti, esplorativi, conoscitivi
e solidali di apertura agli altri.
“Intercultura” è rapporto tra persone portatrici
di storie di vita e culture diverse, tra sistemi sociali ed
economici. È sintesi, nella condivisione del patrimonio
delle conoscenze e dei saperi, alleanza tra persone, enti e
associazioni che si impegnano in progetti sociali e politici
per una società in cui ciascuno si senta membro di comunità
locali, ma con un legame strutturale e indissolubile al grande
contesto umano, nel concetto di cittadinanza planetaria, per
cui ogni persona risulti effettivamente abitante del mondo,
in una concezione cosmopolita, internazionale e democratica
dell'essere e dell'esistere.
L'intercultura ha come finalità la persona a più
dimensioni, che trasforma e si trasforma, ritrovando in sè
la fonte primaria della creatività e i tratti originali
della propria personalità, nell'apertura agli altri,
in sintesi di dinamismi endogeni ed esogeni dell'esistere nel
tempo dell'esperienza, nell'armonia dell'essere duale e plurimo,
nella coesistenza pacifica, in simbiosi feconde di reciproche
vicende relazionali, che pongano la personale identità
al centro della storia, nel riedificare spazi di autocoscienza,
in società libere, ricercando l'incontro come segno di
manifestazione delle pluralità dell'essere umano che
accomunano l'altro nella categoria del prossimo e non dello
straniero.
Costruire società interculturali aperte e solidali, nella
pace, significa lasciarsi interrogare, riconoscendo nell'altro
un interlocutore attivo e responsabile, crescendo nei rapporti
interpersonali con l'irruzione dell'alterità in identità
sociali purtroppo spesso cristallizzate in dogmatismi ideologici,
nell'esigenza di mutamento delle relazioni tra persone, in rivoluzioni
pluraliste che pongano a confronto valori, norme e regole di
diversi contesti culturali, ricercando opzioni, ragioni, modalità
di consenso e ambiti di libertà, nella pienezza dell'esistenza,
nella comprensione e nel rapporto con l'altro, nella continua
disamina della propria storia di vita, ponendo in discussione
i propri assunti, le proprie certezze, le fissità identitarie,
rivedendo i personali progetti e impianti di vita. La comprensione
dell'altro non consiste nell'accumulare informazioni, nozioni,
concetti, ma nell'ascoltare e nel rispondere, oltre il pluralismo
di mero contatto, praticando modalità per affrontare
i problemi nel movimento interattivo, capaci di gestire le discrasie
cognitive, le crisi esistenziali nella prospettiva di promozione
delle identità plurime, contro ogni razzismo.
Le reciprocità interculturali rappresentano progetti
ideali volti a combinare l'universale con il particolare, l'internazionale
con il nazionale, favorendo l'incontro, l'incrocio, la commistione,
la contaminazione identitaria, contro l'omogeneo e il monolitico,
oltre le monografie e tipologie umane, nell'unità storica
basata sull' interfecondazione delle diversità, frutto
delle interdipendenze, nella consapevolezza che ogni modello
culturale fornisce un apporto alla società, aprendo spazi
di innovazione e di creatività, nello scambio relazionale
reciproco.
L'esperienza interculturale si dirama in prospettive di ricomposizione
tra il vissuto, il certo, il sicuro che definiscono l'identità
e il non conosciuto, l'ignoto, l'indefinito, l'incerto, che
apportano squilibri nella tensione costante dell'uscire dal
sè, nell'incontro con altre certezze, con altri valori
e civiltà, in strategie educative che prevedano processi
di reciproco adattamento nel cambiamento, nello sviluppo di
dinamiche dialettiche costruttive, che valorizzino la memoria
storica, le coscienze etniche di ogni cultura, interrogando
la realtà, per ridefinirla, oltre ogni griglia ideologica,
al fine di elaborare delle azioni promozionali, aperte, innovative.
Laura Tussi
Sull'argomento dell'educazione interculturale
Laura Tussi ha scritto il libro “Educazione e pace. Dalla
Shoah al dialogo interculturale”, pubblicato da Mimesis
nel 2011 (137 pagg., €14,00).
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