scuola
Falso movimento
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Ho una gran quantità
di conoscenti comunisti. Uno di questi, che ha anche scritto
alcuni libri su Marx, abita con la sua compagna in un appartamento
di 300 metri quadri, in centro a Milano. In due hanno 4 bagni.
Poi hanno uno chalet in Austria, un appartamentino (ma niente
di che) a Monaco, e una mansarda a Londra. I loro figli hanno
studiato tutti in istituzioni prestigiosissime e prestigiosamente
private. Un altro mio amico, sempre comunista, ha di recente
deciso di mandare suo figlio alla scuola inglese, che costa
una tombola, ma per fortuna ci sono i contributi della regione.
Un altro paio di amici, comunisti da generazioni e di recente
andati in pensione, hanno comprato un villino in Liguria, ma
mantenuto un appartamento di classe energetica A a Milano. Sono
molto attenti all'ambiente. E spesso partecipano a interessanti
riunioni di partito durante le quali si discute su quale sia
la linea da seguire alle prossime elezioni.
Controllo la mia denuncia dei redditi, verifico il mio patrimonio
immobiliare, noto con cristallina evidenza dove studiano i miei
figli, e mi rendo conto con inoppugnabile certezza del fatto
che non sono comunista. Ripenso a quando Benigni prendeva in
braccio Berlinguer. Ma Berlinguer è morto e Benigni incassa,
dicono, 400.000 euro per una sola serata. Non vengono devoluti
in beneficenza e neanche per creare nuovi impieghi. E da qualche
parte, lungo questa infelicissima strada, il comunismo è
certamente deceduto, forse ancora in culla, ma direi che anche
il termine “sinistra” ha mantenuto, dell'area semantica
originaria, solo una etimologica e vagamente inquietante mancanza
di plausibilità.
Del resto, come dicono in molti, le cose cambiano. Ci vogliono
numerosi lifting per sopravvivere al tempo, specie in politica.
Persino la religione va aggiornata, figuriamoci le ideologie
dei partiti. Riconsulto di buona lena le liste dei parlamentari
delle ultime legislature. Sono quasi perfettamente sovrapponibili,
ambidestre, centrali e mancine. E di nuovo mi chiedo: cos'è
esattamente che stanno aggiornando?
Una mia collega e amica è andata a votare, in tempi recenti,
ed è tornata sconsolata, dopo aver riposto la scheda
senza nulla scrivervi. Non ce l'ha fatta. “La metà
dei nomi che ho visto tra i candidati – ha detto sconsolata,
– pensavo che fossero di politici morti da tempo, un terzo
veniva dal mondo dello spettacolo, e poi c'erano qualche donna,
un gay e una giovane promessa di 42 anni”. Ci ha riflettuto
un attimo. “A 42 anni, di giovane, avevo soltanto la mia
passione adolescenziale per i Simpson”. Almeno nei suoi
gusti televisivi, la mia collega si è aggiornata.
Il tipo dell'ENI al quale ho telefonato stamattina, al numero
verde, per chiedergli come mai a mio padre, che ha 87 anni e
una presa labile sulla realtà, da un anno e mezza non
arriva la bolletta, mi ha detto che mio padre risulta moroso,
e che a breve riceverà le bollette inevase tutte insieme.
Ora, a parte che mio padre è cardiopatico e maniaco del
risparmio, e dunque, se sopravvive alla scoperta del debito,
passerà al buio il prossimo inverno, ho chiesto come
sia potuta accadere una cosa del genere. Il serafico telefonista
mi ha risposto che le bollette sono state spedite, ma forse
mio padre non ha capito che erano bollette: “Perché
sa, signora, il formato è stato aggiornato, per via della
trasparenza”. Grazie tante: erano talmente trasparenti
che l'utente non ha capito che fossero bollette. Colpa dell'aggiornamento,
naturalmente.
Sono state aggiornate anche le buste paga dei dipendenti, i
contributi all'istruzione pubblica, i prezzi delle merci di
prima necessità, le procedure di controllo delle denunce
dei redditi e un sacco di altre belle cose. I politici no. Liftati
e tirati a lucido, pronti a ripresentarsi per nuove legislature.
In quel senso, funzioniamo benissimo: chirurgia antiestetica
della non-ideologia.
In tutto questo, però, c'è un problemino esiziale:
quando si dice “Largo ai giovani”, se si è
vecchi, occorre farsi da parte per primi, soprattutto se si
ha un conto in banca con numerosi zeri e una pensione che solo
pensarla è uno scandalo. Oppure anche se, smettendo di
fare, per esempio, il politico, trovi ad aspettarti un altro
posto di lavoro, tipo come professore ordinario all'università.
Non è un ragionamento complicato: perché nessuno
lo fa?
E a proposito di università: anche lì è
in corso un aggiornamento forsennato. Sta cambiando tutto. Così
dicono. Nella mia ingenuità, però, non vedo anagrafiche
diverse da quelle che circolavano prima. E quel che sento dire
più spesso è: “Se io me ne vado, chi è
in grado di prendere il mio posto?”. Osservazione acuta
e di specchiata responsabilità istituzionale. Viene da
chiedersi però: se hai 67 anni e ancora non hai formato
nessuno in grado di fare il tuo lavoro con un minimo di decenza
(sempre ammesso che ne facessi uno), a che accidenti sei servito
finora? La risposta è: a nulla. Perciò aggiornati
e togliti di torno.
Ma a questo genere di aggiornamento non mi risulta che arrivi
mai nessuno. Nemmeno i comunisti.
Nicoletta Vallorani
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