Son tutte belle le figlie del re
di Nicoletta Vallorani
Per quanto sia stata tentata
più volte di non farlo, già vado a votare a fatica
e comunque non ho mai visto nessuno, tra i candidati, che somigliasse
a Johnny Depp. Navighiamo in acque difficili, quanto a politici.
Non ce n'è uno fisicamente presentabile, o al quale si
possa almeno riconoscere il fascino intellettuale di un autentico
uomo di pensiero. Guardare una foto di gruppo è un'esperienza
lisergica, che comporta oscillazioni dal troppo grasso al troppo
molle, dal troppo magro all'eccessivamente peloso. Esistono
poi svariatissimi assortimenti di nanitudine, tra i quali è
possibile sbizzarrirsi, scegliendo anche la quantità
di capelli che si desidera, la tipologia di ghigno, l'accento
regionale, la carriera, il titolo di studio (con laurea, senza
laurea, o con laurea immaginaria), la composizione tipologica
e l'abbigliamento. È come avere una miriade di Ken bonsai
dei quali si sospetta la stessa attrezzatura del fidanzato storico
e asessuato di barbie.
Sono
certa che questo aggettivo - “asessuato” - mi provocherà
grossi guai, attribuito alla nostra categoria di politici. Ne
sono certa perché una meravigliosa pm dai capelli rossi
si sta accanendo contro alcuni presunti eccessi di virilità
(e, mi si permetta, anche di ingenuità) di alcuni dei
personaggi più in vista in questo momento. Una cosa è
certa: difficilmente, quando uno dei nostri parlamentari raggiunge
il vertice della popolarità, c'è in giro gente
che si permette di dirgli: “Lei è bravo, e anche
bello.” Prima di tutto perché sarebbe una falsità
lampante, immediatamente negata dai fatti: se è vero
che la bellezza sta negli occhi di chi guarda, nel nostro caso
bisognerebbe guardare molto in basso – pragmaticamente
e simbolicamente – per reperire una qualche bellezza immaginaria.
E anche così, bisognerebbe essere ciechi. Certo, ho visto
persone della mia generazione e non – per citare con qualche
variazione il celebre poeta – accecate dalla passione
politica inneggiare alla bellezza del leader. Ma non era una
posizione sostenibile. A tutti gli effetti, persino secondo
un canone estetico lasco, non c'è modo di salvare gli
uomini in politica, o nella politica italiana in questo momento.
Invece, guarda un po', appena ci si mette una donna, si sente
subito l'esigenza di valutarne l'aspetto. Mi piacerebbe capire
perché, che so, Prodi – per fare un esempio morbido
a caso - non è mai stato accusato di essere un “culone”.
E gradirei capire anche per quale motivo non solo non ci sono
igienisti mentali maschi miracolosamente planati in politica
per doti incomprensibili a un cieco ma chiarissime per un normovedente.
Le doti politiche, spesso, restano incomprensibili e incomprese
per tutto il mandato, ma questo non importa: comunque quel di
cui si parla non è lo spessore ideologico e programmatico
– che può esservi o non esservi - ma il gradiente
delle curve fisiche. E infine, vorrei anche capire perché
alcune donne che in politica stanno facendo un egregio lavoro,
o quanto meno dimostrano di saper rispettare una deontologia
precisa e articolata vengono qualificate soprattutto, sulla
stampa e sui social network, come belle o brutte, sexy o algide,
affascinanti o eleganti, con il carico aggiunto di allusioni,
scoop e ricerche sulla loro vita affettiva e, se possibile,
sessuale, reale o immaginaria.
E vorrei anche aggiungere una cosa: questa considerazione della
donna, ovunque essa sia visibile, non riguarda solo uno schieramento
ideologico, ma è ecumenica e diffusa, perché dipende
da una categoria che trascende la politica. Essa si chiama “maschitudine”.
È cosa diversa dalla virilità, che si esercita
in modo più rozzo e greve tra le classi popolari. Tra
gli altri intellettuali, si tratta della pulsione incoercibile
a esibire il proprio giudizio estetico su una donna indipendentemente
dal mestiere che essa svolge. Se è bella e visibile,
tanto meglio: ella raccoglierà consensi soprattutto perché
è fotogenica. L'efficacia del suo operato passerà
in secondo piano. Come l'icona della vergine, non avrà
bisogno di lavorare bene. Le basterà essere gradevole
allo sguardo. E quella stessa gradevolezza – lodata da
uomini ma anche da donne – la assolverà dall'essere
utile.
Ora, parlando seriamente, io trovo che questa sia una forma
di discriminazione inaccettabile. Trovo che essa spalanchi la
porta a tutta una serie di comportamenti codificati e sbagliati
(dalle allusioni alle minacce sul web) che proprio non vanno
bene e non vanno assecondati. Trovo che siamo pari, se vogliamo
esserlo. E che non lo si sia è del tutto sbagliato. E
siccome mi riuscirebbe davvero difficile lodare il fascino di
Fassino o di Brunetta, non lo farò neanche nei confronti
di Boldrini. Che fa quel che fa, e su quello va giudicata: non
per come le sta il tailleur o per quanto sembra bella nella
scuola di Napoli che è andata a visitare.
Fine della predica.
Nicoletta Vallorani |