ai
lettori
Buon'estAte
Questo numero, con le sue 244 pagne, è il secondo
per “spessore” nella lunga storia della rivista,
superato solo dallo speciale per i 40 anni di “A”,
il n. 358 (dicembre 2010/gennaio 2011) che di pagine ne aveva
venti di più. Chi non l'avesse letto a suo tempo e ne
volesse una copia, sappia che ne abbiamo ancora tante e che
può tranquillamente inviarci € 10,00 (spese di spedizione
postale comprese) e noi glielo spediamo subito.
Per la prima volta, pubblichiamo un lungo racconto (E la
fine verrà) della nostra collaboratrice Orsetta Bellani,
classe 1982, che negli ultimi tre anni ha scritto più
volte su “A” di America Latina e anche d'altro (No-Tav).
L'idea di dare spazio anche a quest'altra modalità espressiva
e comunicativa riprende la vecchia tradizione dei feuilleton
e non a caso si realizza in questo numerone estivo, appunto
con più pagine. È questa una considerazione che
proponiamo ai molti che da questa nostra scelta si sentiranno
incoraggiati a mandarci i loro scritti. Non sarà certo
questa l'ultima volta in cui daremo spazio a racconti e in genere
a scritti “letterari”, ma...
Numero speciale, quindi come sempre prezzo speciale. Gli abbonati
(i soliti furbacchioni) ci guadagnano, ma hanno anche già
pagato in anticipo. Ai diffusori precisiamo che per ogni copia
venduta ci dovrebbero dare, come di consueto, il 50 per cento
del prezzo di copertina, quindi facciano loro i calcoli.
Soldi. Come ogni estate, la relativa pausa – evidenziata
dal fatto che questo numero copre ben tre mesi, da luglio a
settembre – ci serve per la periodica revisione dell'intero
indirizzario della rivista e in particolare per verificare le
singole posizioni verso la nostra amministrazione. Lo faremo
in agosto, quindi sollecitiamo tutti coloro che hanno dei debiti
(mancato rinnovo dell'abbonamento, copie vendute da pagare,
conti relativi a dossier, cd e dvd da regolare, ecc.) a provvedere
subito al pagamento, prima ancora che noi si inizi a verificare,
scrivere, sollecitare.
I tempi, si sa, sono difficili per tutti, in particolare per
quanto riguarda i soldi. Ma una baracca come la nostra deve
poter contare, come finora è più o meno sempre
successo, sulla correttezza della nostra rete di distribuzione
e anche sullo slancio e la solidarietà concreta delle
compagne e dei compagni, delle persone che apprezzano il ruolo
svolto da “A” anche senza necessariamente riconoscersi
nell'anarchismo. Pensiamo ai “fondi neri”, che orgogliosamente
ostentiamo a fine rivista, ogni numero, da oltre 42 anni.
In un paese come il nostro, in cui i veri fondi neri sono alquanto
diffusi (pensiamo ai partiti, vergognosamente finanziati forzatamente
da tutti noi) ma altrettanto nascosti (da qui il colore che
si attribuisce loro), noi ci picchiamo di farne l'elenco dettagliato
numero dopo numero. Non riceviamo né abbiamo mai ricevuto
alcun contributo istituzionale, nemmeno da quei fondi per l'editoria
che pure generosamente sono stati elargiti anche a cani e porci
(riviste neonaziste comprese). In un'Italia in cui si decanta
l'impresa privata, mentre dalla Fiat in giù in tanti
campano sullo sfruttamento in mille modi della vacca pubblica,
la nostra piccola impresa è di quelle che si regge sulle
proprie gambe, sul sostegno di tante persone che “credono”
nell'utilità che “A” continui a uscire regolarmente.
Atei o perlomeno agnostici da sempre, sappiamo che lassù
non c'è alcun dio che spinga nella nostra direzione.
Pensiamo anzi che, se anche ci fosse, non sarebbe un nostro
sponsor. Da qui l'appello, rivolto ai nostri numerosi amiche/amici,
ad approfittare di questo periodo estivo per rendere più
lungo e sostanzioso il consueto elenco dei fondi neri che apparirà
sul prossimo numero di ottobre. Anticipatamente grazie.
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