donne
In nome di un nuovo ordine sociale
di Carlotta Pedrazzini / foto AFA - Archivi Fotografici Autogestiti
Vita attiva e partecipazione erano per lei i mezzi per il conseguimento di libertà, eguaglianza e per la creazione di una nuova società.
In queste pagine pubblichiamo due stralci da una tesi di laurea inedita.
La necessità di una
vita attiva
Goldman affidava ad ogni essere umano il compito
di svincolarsi dalle coercizioni che non permettevano l'esercizio
di una vita libera.
Senza aspettarsi nulla dalle istituzioni.
''Nati non siamo per l'azione, né per il lucro, né
alle schiere, ma solo per l'ispirazione, i dolci suoni e le
preghiere.''1 Quella dell'uomo
superfluo è stata una figura presa in esame della letteratura
russa dell'Ottocento e la sua analisi si può ritrovare
in opere come Evgenij Onegin di A. S. Puškin e
Il diario di un uomo superfluo di S. Turgenev. In una
Russia in pieno periodo di cambiamenti valoriali, entro il quale
la tensione tra ammodernamento e conservazione risultava molto
forte, diversi autori esaminarono e raccontarono la storia dell'uomo
colto, con idee innovatrici, il quale si dimostrava però
incapace di esplicitarle e metterle in pratica. Durante l'intero
arco di quella che dagli autori veniva definita 'una vita superflua',
tutte le migliori caratteristiche di cui era in possesso rimanevano
celate e nascoste da sguardi estranei.
Non era facile essere degli innovatori2,
Goldman lo sapeva bene. Il rischio di una vita ai margini, caratterizzata
da una costante mancanza di accettazione era più di un'astratta
e possibile eventualità, era qualcosa di concreto e fortemente
realizzabile; trovare il modo di esprimere le proprie idee riformatrici
e trasformarsi in agenti del cambiamento, trovare il proprio
posto nel mondo, era cosa difficile per un uomo o una donna
che non condividevano i valori correnti della società
di riferimento. ''È inevitabile che i precursori [...]
debbano essere isolati, evitati e ripudiati da chi è
loro più vicino. Eppure, la tragedia di cui ogni precursore
è destinato a fare esperienza non è l'incomprensione,
la tragedia dei precursori nasce dal fatto che avendo essi compreso
nuove possibilità nello sviluppo umano, non possono radicarsi
nel vecchio mondo e il nuovo è ancora troppo lontano.
Essi diventano degli emarginati erranti sulla terra alla ricerca,
senza pace, di cose che non troveranno mai''3.
Nel caso di Goldman, diverse furono le situazioni di marginalizzazione
che si ritrovò ad affrontare durante l'intero arco della
propria vita. Il suo impegno politico a sostegno dell'ideale
anarchico la costrinse per un periodo a vivere e praticare la
professione di infermiera sotto falso nome, pena l'impossibilità
di ottenere un impiego. A seguito della deportazione in Russia,
avvenuta nel 1919, e alla sua campagna contro il bolscevismo,
che la spinse a lasciare la Russia due anni più tardi,
diverse città europee rifiutarono di accettare la sua
presenza, costringendola ad errare senza meta per il continente.
Il prezzo per la pubblica esposizione di idee contrarie al pensiero
dominante fu per lei, e per molti altri riformatori, molto alto.
Come dichiarò lei stessa, l'esistenza di chi non si curava
di soddisfare i criteri correnti, mantenendosi fedele ai propri
ideali, era buia e disgraziata4;
la continua esposizione alla calunnia mediatica di cui ebbe
esperienza durante la permanenza negli Stati Uniti, i molteplici
processi che dovette subire e le condizioni economiche precarie
caratterizzarono la sua vita e quella di molti altri teorici
sociali che come lei si mantennero fedeli al proprio pensiero
e continuarono a lottare per la concretizzazione delle proprie
idee nonostante le difficoltà.
La vita del precursore era impegnativa, fatta di continue lotte
per il diritto di esprimere pensieri non conformi alle categorie
correnti e l'effetto di una tale condizione, protesa già
verso un futuro non ancora realizzato, era tracotante e totalizzante5.
Come Goldman, diversi erano gli uomini e le donne che avevano
scorto la possibilità di un'evoluzione differente per
gli esseri umani in campo politico, economico e sociale; gli
appartenenti ai movimenti radicali, i quali richiedevano strenuamente
un cambiamento dell'esistente ne erano un esempio. La società,
i suoi valori e le sue istituzioni erano da loro messe in discussione
e ripensate.
|
Emma
Goldman nel 1901 |
La marginalizzazione come esito
Due possibilità di azione si delineavano a chiunque
non concepisse positivamente le dinamiche politiche e socio-economiche
correnti: l'impegno per il compimento del proprio ideale non
ancora realizzato nel presente o l'annichilimento delle proprie
spinte di rinnovamento e un adattamento all'esistente anche
se non condiviso6. L'unica maniera,
per un uomo dotato di una nuova coscienza, di potersi insediare
all'interno di una società che non approvava era ammutolire
il proprio discernimento, tenere a bada i propri ideali, adattandosi
alle condizioni esistenti che non condivideva; solo il compromesso
avrebbe potuto permettere ad un precursore di vivere un'esistenza
all'insegna della normalità e dell'approvazione, evitandone
la messa al bando e la marginalizzazione. La scelta dell'impegno
attivo e della lotta alle tradizioni avrebbe infatti comportato
molte difficoltà, dettate dalla mancanza di approvazione
da parte della maggioranza fedele allo status quo7.
Quando Goldman esortava alla vita attiva8
intendeva rifuggire dai pericoli che avrebbero potuto scaturire
da un'esistenza 'superflua'; l'arrendevolezza, l'ignavia e l'inerzia
erano da lei concepite come forze nemiche del cambiamento, che
volgevano a favore dell'esistente. Un individuo immobile, che
non si applicava in alcun ambito per favorire un mutamento,
perpetuava inconsapevolmente le dinamiche esistenti e di esse
era inavvertitamente responsabile9.
Se il fine dell'umanità era la propria evoluzione, raggiungibile
tramite la creazione di un nuovo ordine sociale caratterizzato
da eguaglianza e libertà, la presenza di uomini superflui
all'interno delle comunità era considerata come ostacolo
ad un tale accadimento. La loro indisponibilità ad agire
attivamente per concretizzare nuovi ideali era infatti la caratteristica
maggiormente contraria alla possibilità del progresso
delle società. L'azione, intesa come impegno attivo ai
fini della propaganda, educazione, resistenza all'ordine costituito
e cooperazione tra gli individui, era considerata da Goldman
condizione necessaria per il mutamento, in contrasto alla staticità
e all'immobilismo10.
A tutti gli uomini che credevano fermamente nella necessità
di conquiste in campo economico, politico e sociale, Goldman
proponeva l'azione diretta quale metodo per modificare la propria
condizione, plasmarla secondo le proprie necessità e
volontà. ''L'azione diretta, che si è dimostrata
efficace sul terreno economico, è altrettanto potente
nel mondo dell'individuo. Qui centinaia di forze si accaniscono
contro di lui e solo una resistenza tenace contro di loro potrà
alla fine renderlo libero.''11
Per Goldman condurre una vita attiva, volta al raggiungimento
dei propri obiettivi personali, alla realizzazione dei propri
ideali e alla lotta contro ogni interferenza che non permettesse
il compimento di tali propositi, era l'unico modo attraverso
il quale gli esseri umani avrebbero potuto donare un senso alla
propria esistenza. Tramite l'azione attiva ogni essere umano
avrebbe potuto affermare il proprio diritto all'autonomia e
all'autodeterminazione, prendendo le redini della propria vita,
affrancandosi da quelle coercizioni che ne indirizzavano le
azioni e le scelte, impedendo di vivere secondo le proprie condizioni,
inclinazioni, bisogni e necessità.
L'importanza della partecipazione attiva
Dal suo arrivo a New York, avvenuto nel 1889, Goldman lavorava
strenuamente per la concretizzazione dell'ideale anarchico;
quest'ultimo riconosceva la possibilità di creare un
nuovo ordine sociale entro il quale la libertà da tutti
i vincoli materiali, morali, politici, e l'eguaglianza fossero
principi fondamentali effettivamente validi, che avrebbe potuto
concretizzarsi solo in seguito alla partecipazione attiva di
tutti i cittadini. L'azione diretta degli individui era fondamentale
affinché un cambiamento sociale potesse avvenire. ''Dal
punto di vista politico, la razza umana sarebbe ancora nella
peggiore delle schiavitù se non fosse per tutte le figure
gigantesche che hanno lottato palmo a palmo contro il potere
dei re e dei tiranni. Se non fosse stato per i singoli pionieri,
il mondo non sarebbe mai stato scosso alle fondamenta dalla
grande ondata della Rivoluzione francese. [...] Sempre in ogni
epoca, i pochi furono i portabandiera di una grande idea, di
istanze liberatorie''12. Partendo
da questa asserzione Goldman criticava chiunque ritenesse un
tale obiettivo ottenibile grazie al sistema politico e ai mezzi
messi a disposizione da esso, quali il voto, la rappresentanza,
le leggi o l'acquisizione di diritti13.
Riteneva pertanto che, per raggiungere il traguardo di una vita
all'insegna della libertà, dell'autonomia, dell'autodeterminazione
e dell'uguaglianza, non fosse sufficiente sancire tali principi
attraverso una Costituzione; la decisione di riconoscere formalmente
libertà ed uguaglianza quali diritti inalienabili non
era per Goldman condizione sufficiente per una effettiva realizzazione
degli stessi; affermava infatti che il riconoscimento costituzionale
di tali diritti e il contenuto della Dichiarazione di Indipendenza
non avevano impedito la proliferazione di situazioni di ingiustizia
sociale e politica negli Stati Uniti di cui le condizioni di
vita della classe operaia alla fine del XIX secolo erano esempio14.
Goldman affidava ad ogni essere umano il compito di agire direttamente
e personalmente in modo da svincolarsi da ogni coercizione e
da ogni vincolo che non permetteva l'esercizio di una vita caratterizzata
da libertà ed eguaglianza, senza attendere che le istituzioni
si sostituissero alla sua azione ed operassero in tal senso15.
Perché un tale ideale potesse realizzarsi, l'impegno
rivolto alla propaganda e all'educazione da parte dei promotori
del cambiamento sociale risultava essere fondamentale. Nessun
individuo privo di mezzi intellettuali e materiali avrebbe potuto
prendere le redini della propria esistenza né spingersi
ad affermare la necessità di un rinnovamento della società.
Ai cittadini andava mostrata un'alternativa all'ordine politico
e socio-economico vigente e l'azione educativa e propagandistica
che i membri dei movimenti anarchici intraprendevano era volta
a tal fine.
Senza una presa di coscienza circa le dinamiche di causa ed
effetto da cui si generava la realtà sociale e gli orizzonti
di mutamento che avrebbe potuto raggiungere, non sarebbe stato
possibile alcun cambiamento; propaganda ed educazione erano,
per Goldman, gli strumenti che avrebbero potuto sopperire a
quella mancanza e il suo impegno in tal senso fu sempre molto
forte. La propaganda avrebbe potuto aiutare gli individui a
prendere coscienza delle problematiche che maggiormente li affliggevano,
delle dinamiche sociali e delle modalità attraverso le
quali sovvertire l'ordine costituito; l'educazione avrebbe permesso
il conseguimento di un'autonomia intellettuale, slegata da tradizioni
e pregiudizi, e un discernimento circa le cause da cui scaturiva
la realtà sociale e le motivazioni che spingevano gli
appartenenti ai movimenti anarchici a lottare per il sovvertimento
dell'ordine sociale corrente. “La verità viva,
vitale del benessere sociale ed economico diventerà realtà
solo tramite l'ardore, il coraggio, la determinazione di minoranze
consapevoli.''16
L'impegno e lo sforzo di tutti i cittadini, non solo degli appartenenti
al movimento anarchico, per una realizzazione dell'ideale libertario
avrebbero dovuto essere pregnante; per Goldman le conseguenze
di una vita contemplativa, mai culminante in una concretizzazione
del pensiero e degli ideali, sarebbero state percepite come
una delega, una rinuncia all'autodeterminazione che avrebbe
consentito ai detentori del potere di perpetuare le dinamiche
sociali ed economiche dalle quali scaturivano le precarie condizioni
materiali ed intellettuali della maggioranza della popolazione
statunitense del XIX secolo.
|
Emma
Goldman nel 1910 |
Tradurre pensiero in azione
Rinunciare all'azione significava votarsi all'acquiescenza
la quale generava e sosteneva l'immobilismo sociale. Solo la
traduzione di un pensiero maturo in azione concreta avrebbe
potuto sovvertire i meccanismi responsabili della mancanza di
libertà ed eguaglianza e portare ad una rivoluzione,
intesa come totale sconvolgimento dell'esistente; la storia
dell'umanità era colma di momenti rivoluzionari di questo
tipo, dai quali dipendevano l'evoluzione e l'avanzamento delle
società. Tutti i cambiamenti avvenuti nella storia del
genere umano si sono compiuti tramite azione diretta e un dispiegamento
di forze non solo intellettuali. L'educazione, la presa di coscienza
e l'adesione ad ideali progressisti era solo il primo passo
sul cammino dello sviluppo dell'individuo e della società
e che avrebbe dovuto proseguire, trovando il modo di concretizzare
il bisogno di cambiamento attraverso tutte le attività
della vita17.
Ogni individuo andava posto, attraverso un'adeguata educazione,
nella condizione di poter raggiungere il pieno sviluppo delle
proprie facoltà intellettuali, grazie alle quali si sarebbe
convinto della necessità di un mutamento delle dinamiche
politiche e socio-economiche18.
A questo fine erano volti gli sforzi informativi e propagandistici
degli aderenti ai movimento libertari ed anarchici, nella convinzione
che solo in seguito ad un profondo discernimento circa le cause
di un ordine sociale illiberale e fortemente diseguale e circa
la possibilità di un cambiamento si sarebbe potuto procedere
alla creazione di una nuova società.
Contro i governi e il capitalismo
A loro andavano imputate le caratteristiche illiberali
e anti-egualitarie della società di fine Ottocento.
Il loro sovvertimento era il primo passo verso un nuovo ordine
sociale.
Grazie alla profonda dedizione alla 'causa libertaria', cui
consacrò l'intera esistenza, Goldman è tuttora
considerata una delle personalità più influenti
e di spicco del movimento anarchico americano. Poiché
convinta della natura fortemente illiberale ed anti-egualitaria
dei sistemi politici caratterizzati da accentramento di potere19
e dell'ordine economico capitalistico, Goldman decise di dedicarsi
al loro studio al fine di contribuire al loro sovvertimento;
ad essi imputava la mancanza di libertà ed eguaglianza
riscontrabile negli Stati Uniti di fine Ottocento e contro di
loro sarebbe dovuta essere rivolta l'azione di tutti gli individui
che reclamavano l'esigenza della creazione di un nuovo ordine
sociale.
Fin dal suo arrivo a Rochester (New York), avvenuto nel 1885,
aveva rivolto le proprie energie all'intendimento delle dinamiche
sociali, economiche e politiche attive nel paese di adozione.
La sua analisi era rivolta a comprendere come, in un paese caratterizzato
da diritti politici e civili e da una Costituzione entro la
quale eguaglianza, libertà e ricerca della felicità
erano considerati principi fondamentali, potesse esistere una
forte diseguaglianza tra i cittadini20.
Quando Goldman approdò negli Stati Uniti, il suo pensiero
politico era fondato sulla convinzione che all'interno di un
sistema formalmente liberale, libertà ed eguaglianza
fossero effettive ed efficaci per tutti i membri della popolazione;
l'incontro con gli appartenenti alla classe operaia americana,
e la visione della loro condizione materiale, la fece però
presto ricredere21.
Il disincanto di cui ebbe esperienza ne decretò l'avvicinamento
alle teorie radicali; per Goldman, solo queste ultime erano
in grado di spiegare i motivi di una situazione apparentemente
contraddittoria, caratterizzata dalla presenza di diritti sanciti
formalmente e dalla mancanza di un riscontro empirico della
loro effettività22. I
Padri Fondatori, poco più di un centinaio di anni prima
del suo approdo negli Stati Uniti, avevano disposto l'eguaglianza
di tutti i cittadini americani, ma nonostante ciò la
società americana risultava segnata da profondi conflitti
tra gruppi sociali diversi fra loro, quali la classe operaia
e i detentori di capitale e mezzi di produzione23.
I due gruppi godevano di condizioni materiali, sociali, culturali
e intellettuali profondamente differenti a dispetto di quanto
sancito dalla Costituzione. Ciò che spinse Goldman allo
studio delle dinamiche e delle teorie sociali fu proprio il
tentativo di spiegare le cause della presenza di una palese
diseguaglianza all'interno di un sistema formalmente composto
da esseri eguali24.
Goldman arrivò alla conclusione che la mancanza di eguaglianza
di cui si aveva evidenza all'interno della società statunitense
influenzasse direttamente la libertà di cui formalmente
godevano i cittadini americani. Essenziale era per Goldman l'idea
secondo cui eguaglianza fosse condizione necessaria per la presenza
di libertà25. Solo all'interno
di un sistema entro il quale gli uomini fossero considerati
eguali, nessun gruppo sociale avrebbe potuto detenere maggior
potere a scapito del resto della società, né imporre
il volere su quest'ultimo. Solo un ordine egualitario avrebbe
quindi potuto provvedere a che la libertà per tutti gli
individui da vincoli, coercizioni, imposizioni potesse essere
effettiva26. Perché l'obiettivo
di rifondazione dell'ordine sociale potesse essere realizzato,
nessuna costrizione o violenza avrebbe dovuto agire all'interno
della comunità; nessuna classe sociale avrebbe potuto
imporsi sul resto della cittadinanza, né un centro ordinatore
avrebbe potuto detenere il potere politico ed esercitarlo in
nome della restante parte della società.
|
Emma
Goldman nel 1911 |
Svincolarsi dalle istituzioni
Le fonti di costrizione che limitavano l'agire umano, i suoi
diritti e libertà, erano identificate tanto nel sistema
economico capitalistico, quanto nel sistema di governo accentrato27.
Entrambe le istituzioni erano colpevoli di arginare considerevolmente
le possibilità degli individui: il sistema economico,
tramite il profitto e il sistema di salari, privava la classe
operaia dei mezzi materiali per provvedere autonomamente al
soddisfacimento dei propri bisogni, rendendola totalmente dipendente
dal gruppo detentore di capitali; il governo, invece, annichiliva
il potere di autodeterminazione, di autonomia e auto-organizzazione
del popolo monopolizzando il potere politico all'interno della
società28. ''Vedi, allora,
che tutto si riduce a questo: il capitalismo ti deruba e fa
di te uno schiavo. La legge autorizza e protegge questa rapina.
Il governo ti inganna facendoti credere di essere libero e indipendente.''29
Agli individui sarebbe dovuta essere riconosciuta la capacità
di amministrarsi autonomamente e di far fronte ai propri bisogni
materiali senza che un potere centrale intercedesse per loro;
nessun governo avrebbe dovuto elargire delle norme e dei regolamenti
per il coordinamento della vita in società, né
una classe padronale avrebbe dovuto fornire un salario in cambio
di lavoro, arricchendosi attraverso il profitto generato dal
processo di produzione. Le coercizioni alle quali ogni individuo
era sottoposto sotto forma di leggi, dinamiche economiche o
prescrizioni morali, che non ne permettevano una libera espressione
e soddisfazione delle necessità, sarebbero dovute essere
abolite30; solo in questo modo,
ad ogni individuo sarebbe stata garantita la possibilità
di fruire dei diritti di libertà e ricerca della felicità
sanciti dalla Costituzione americana31.
All'interno di un rinnovato ordine sociale, la cooperazione
tra individui totalmente eguali sarebbe stata il modello di
interazione; attraverso il suo esercizio e tramite il confronto
ed il dibattito, i cittadini avrebbero potuto decidere autonomamente
della propria organizzazione e amministrazione32.
L'ideale anarchico credeva nella possibilità di ogni
essere umano di ottenere una libertà che fosse da intendersi
come opportunità di agire assecondando le proprie inclinazioni,
senza sopperire ad alcuna coercizione applicata dall'esterno;
un'esistenza votata alla resistenza nei confronti di tutti i
vincoli di natura politica, economica, sociale o morale che
impedivano l'esercizio della libertà. Il conseguimento
di un ordine sociale libertario era l'obiettivo che ogni essere
umano avrebbe dovuto porsi33.
|
Emma Goldman a Union Square, New York City, nel 1916 |
Contro ogni prescrizione
Il destarsi della forza e dell'autodeterminazione non poteva
però essere imposto o forzato ai membri della società,
ma solo indicato poiché l'anarchismo non era teoria prescrittiva.
Goldman percepiva difatti ogni prescrizione come contraria alla
libertà individuale e la sua avversione nei confronti
delle teorie socialiste, le quali erano solite indicare la strada
migliore per l'attuazione politica ed economica dell'ideale
egualitario, fu molto forte34.
L'obiettivo della filosofia anarchica, della quale Goldman fu
promotrice, era di stimolare lo sviluppo di una coscienza indipendente
e non condizionata da preconcetti morali e pregiudizi e risvegliare
l'umana potenza creatrice. Goldman confidava nelle infinite
abilità e possibilità degli esseri umani e aveva
fede nella loro capacità di amministrarsi autonomamente
senza il bisogno di un potere ordinatore che, in campo economico,
politico o morale, sovrintendesse alle loro scelte, le controllasse
o le dirigesse. Per realizzare il proposito di autodeterminazione
e rispetto delle libertà individuali, l'anarchismo proponeva
il risveglio e la reviviscenza del potere di ogni essere umano
e la sua capacità di agire per se stesso e per la propria
comunità, identificando il percorso ed i mezzi che riteneva
più affini alle proprie inclinazioni.
A seguito della loro liberazione e attraverso la libera cooperazione,
tutti gli appartenenti ad una comunità avrebbero autonomamente
scelto il modo migliore di riformare il sistema politico ed
economico in chiave libertaria ed egualitaria. Nessun potere
centrale avrebbe potuto intercedere per loro, né tantomeno
mostrargli il cammino più appropriato per l'emancipazione35.
L'anarchismo, in quanto teoria descrittiva, avrebbe rivelato
le dinamiche responsabili della mancanza di uguaglianza e libertà
nella società, risvegliando la velleità di cambiamento.
Il passo successivo, il compimento del mutamento, sarebbe avvenuto
grazie all'impegno attivo di tutti i membri della comunità.
Perché una tale realizzazione fosse possibile, questi
ultimi avrebbero dovuto prendere coscienza di se stessi e della
propria facoltà di agire autonomamente senza essere dipendenti
da istituzioni o ideali predefiniti e senza affidarsi ad istituzioni
ordinatrici.
Carlotta Pedrazzini
I due scritti di Carlotta Pedrazzini sono tratti dalla
tesi di laurea magistrale in Scienze politiche e di governo
(a.a. 2012/2013), Facoltà di Scienze politiche, economiche
e sociali dell'Università degli studi di Milano. La tesi
è consultabile presso la Divisione Coordinamento delle
Biblioteche dell'Università degli studi di Milano o presso
il Centro Studi Libertari - Archivio Giuseppe Pinelli.
Note
- A. S. Puškin, Evgenij Onegin, Milano, RCS
Libri, 1985.
- A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in
Feminist Studies, vol. VII, 1, 1981, p. 114.
- A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in
“Feminist Studies”, vol. VII, 1, 1981, p. 114.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, Milano,
La Salamandra, 1976, p. 56. *
- A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, in
“Feminist Studies”, vol. VII, 1, 1981, p. 114.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p.
74.
- A. Wexler, Emma Goldman on Mary Wollstonecraft, p.
114.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p.
53.
- E. Goldman, The Individual, Society and the State,
first published by the Free Society Forum, Chicago, Illinois
in 1940, retrieved on March 15th, 2009 from www.marxists.org.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p.
53.
- Ibidem.
- Ivi, p. 59.
- E. Goldman, The Individual, Society and the State,
p. 1.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p.
51.
- E. Goldman, Anarchy Defended by Anarchists, ''Metropolitan
Megazine'', 1896, IV, n. 3.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p.
62.
- V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life,
Michigan, Sheridan Books, 2011, p. 12.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p.
62.
- Ivi, p. 45.
- Ivi, p. 51.
- Ivi, p. 45.
- V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life,
Michigan, Sheridan Books, 2011, p. 13.
- E. Goldman, Was my life worth living?, ''Harper's
Monthly Magazine, 1934, CLXX, retrieved on March 15th, 2009
from sunsite.berkley.edu.
- E. Goldman, Anarchia, femminismo e altri saggi, p.
51.
- Ivi, p.50.
- V. Gornick, Emma Goldman. Revolution as a way of life,
p. 5.
- E. Goldman, The Individual, Society and the State,
p. 1.
- A. Berkman, Che cos'è l'anarco comunismo?,
Milano, La Salamandra, 1977, p. 43.
- Ibidem.
- Ibidem.
- E. Goldman, A new declaration of Independence, ''Mother
Earth'', 1909, IV, n. 5.
- E. Goldman, There is no communism in Russia, ''H.L.
Mencken's journal American Mercury'', 1935, XXXIV.
- Ibidem.
- E. Goldman, Socialism: caught in the political trap,
Emma Goldman Papers, Manuscripts and Archives Division, The
New York Public Library, Astor, Lenox and Tilden Foundations,
retrieved on March 16th, 2009 from dwardmac.pitzer.edu.
- E. Goldman, There is no communism in Russia, p. 1.
* La casa editrice BFS ha pubblicato nel 2009 e nel 2013
una riedizione del libro di Emma Goldman citato da Carlotta Pedrazzini
dal titolo Femminismo e anarchia (Pisa, pp. 144, €
12,00). |