L'amore secondo il cinema italiano
I rapporti affettivi tra uomini
e donne sono sempre stati retti da certe convenzioni. Quelle
convenzioni che a loro volta sottostavano alle fluttuazioni
di quelle che si potrebbero chiamare le “mode della morale”.
Cioè il gioco dell'amore obbedisce di generazione in
generazione a regole mutevoli, fino a quando l'amore finisce
di essere gioco, per non essere altro che amore, vecchio sentimento
difficile da decodificare, come tutti sanno.
Com'è raccontato l'amore vissuto dai giovani nei film
italiani degli ultimi anni? Come viene rappresentato, analizzato,
definito? Descrive con umorismo e precisione alcune regole del
gioco sentimentale così com'è praticato ai nostri
giorni da ragazzi e ragazze? È condizionato da alcune
parole chiave care alla nostra epoca: disponibilità,
lucidità, erotismo? Sembra che gli eroi delle vicende
amorose contemporanee rappresentati sullo schermo abbiano dei
principi proprio come li avevano i libertini del 18° secolo
o come i bigotti casa e chiesa così cari alla cultura
democristiana. Tanta forma, poca sostanza. A questi principi
essi intendono rimanere fedeli, il che complica la loro vita
e permette loro di fuggire (o almeno così loro credono)
i mali che li perseguitano: la noia e la superficialità.
Questo sembra raccontare il nostro cinema. Cambiano le confezioni,
i protagonisti in scena, ma ciò che ci viene presentato
è sempre la solita minestra. Giovani stupidi, ragazze
leggere e pronte a tutto, uomini sempre arrapati e donne arriviste.
Per distrarsi questi giovani protagonisti si costruiscono una
maschera, creano atteggiamenti, giocano all'infantile commedia
del cinismo, dell'indifferenza, della provocazione. Negano se
non l'amore almeno quello che in loro potrebbe condurveli. Sono
facili alle grandi promesse e alle grandi dichiarazioni ma incapaci
di prendere delle responsabilità. Nonostante la loro
arroganza, sono degli infelici. Ma ne sono coscienti? E questo
spiega i grandi discorsi che essi ci indirizzano e con i quali
cercano di giustificarsi.
Parliamo di personaggi, ma ovviamente ci riferiamo a chi questi
personaggi li crea, li scrive, li mette in scena li filma.
Il nostro cinema è incapace di costruire personaggi veritieri,
come siamo normalmente abituati a incontrare nella vita di tutti
i giorni. Uomini e donne pieni di contraddizioni, ma autentici.
Quando vediamo questi film insipidi e vacui speriamo sempre
di incontrare un giorno qualcuno o qualcosa che ce li faccia
dimenticare, che ci faccia tornare il gusto e il desiderio di
andare al cinema.
Bruno Bigoni
Termina con questa puntata la rubrica che Bruno Bigoni
ha curato dal febbraio di tre anni fa.
Lo ringraziamo, certi che la sua collaborazione, che già
si è espressa anche al di fuori della “sua”
rubrica, troverà altre forme e altre occasioni per realizzarsi.
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