Dentro il numero 60 (novembre 1977) di “A” viene messa una cartolina, staccabile e spedibile, delle Edizioni Antistato. Chi la invia a questa casa editrice anarchica – fondata nell'immediato secondo dopoguerra a Cesena dal muratore anarchico Pio Turroni insime con altri compagni – può richiederne il catalogo oppure acquistare direttamente per corrispondenza uno o più volumi. In un'epoca senza Internet, una buona opportunità per fa conoscere un'iniziativa culturale e per favorire la distribuzione di libri. La segnaliamo perché si tratta di una delle numerose opportunità che la nostra rivista – fin dalla sua nascita (nel 1971) la più diffusa pubblicazione anarchica – ha offerto, nel corso dei decenni, ad altre iniziative editoriali e culturali (giornali, riviste, convegni, raccolte/fondi, ecc.) in uno spirito di collaborazione che – non è simpatico dirlo – non sempre ha trovato reciprocità di attenzione e disponibilità. Facendo un salto di molti decenni ed esaminando lo scorso numero(ne) estivo, si trovano al suo interno 10 pagine di “pubblicità” autogestita di altrettante case editrici anarchiche e libertarie, nonché una mezza pagina per segnalare la sottoscrizione straordinaria lanciata da Umanità Nova, il settimanale della Federazione Anarchica Italiana. E su questo numero la doppia pagina di ApArte.
Lo segnaliamo perchè questo “spirito di servizio” nei confronti di altre voci e iniziative anarchiche, oltre che da un generale senso di appartenenza – pur nelle diversità, a volte anche significative – alla comune famiglia anarchica e libertaria, segnala quella concezione davvero pluralistica che ci anima. Detto in parole papali papali, noi logicamente crediamo nel nostro progetto editoriale, ma siamo davvero convinti che le mille voci e le mille esigenze comunicative provenienti dal variegato mondo che si muove “in direzione ostinata e contraria” siano solo in parte, in piccola parte diremmo, recepibili dentro una (sola) pubblicazione e quindi sia fondamentale che numerosi, variegati e se ne necessario anche “contraddittorii” siano i mezzi e gli strumenti della comunicazione libertaria, cartacea e/o on-line.
Da segnalare di questo numero 60 ci sono innanzitutto la copertina
e la terza di copertina, realizzate dal compagno grafico Xavier
Poiret, un simpatico ed estroso francese allora residente a
Milano che altre belle cose produsse in quegli anni. Gli argomenti
trattati nelle 36 pagine (copertine comprese) sono i più
varii, accomunati in questo numero in particolare dall'essere
tutti “di attualità”: il “terrorismo
di stato” in Germania; la strategia di “recupero”,
da parte del Partito Comunista Italiano, dei giovani critici
con il sistema; le ambiguità delle sinistre in Francia;
un'intervista ai “fottuti del Ginnasio Nichilista”
di Reggio Emilia sui temi dell'anti-psichiatria; la pace sociale
in Inghilterrra; il processo Valpreda a Catanzaro; due interventi
del Collettivo Libertario del quartiere Ticinese a Milano su
sottoproletariato e delinquenza e del gruppo Gioventù
Anarchica (sempre di Milano) sullo stato-piovra; una critica
del ruolo degli urbanisti di sinistra (indicativo il titolo:
I poliziotti morbidi); politicanti e intrallazzi nel post-terremoto
in Friuli; un appello per sostenere la tipografia anarchica
di Carrara (dove allora veniva stampata anche “A”
e che tuttora stampa Umanità Nova e altre cose),
e poi i consueti spazi per le recensioni, il cinema, le lettere.
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