Guinea Bissau
Quarant'anni di indipendenza, povertà e paura
di Vavá Oliveira
Cronache di una lotta per acqua ed elettricità. E del progetto di una scuola libertaria.
La Guinea Bissau ha il record negativo di annoverarsi tra i paesi più poveri al mondo. Il 65% della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Anche nelle famiglie dove si contano uno o più salariati si riesce a garantire appena un pasto al giorno. Nella capitale Bissau si aggiunge l'assoluto disservizio dell'impresa pubblica che dovrebbe fornire la corrente elettrica e l'acqua potabile. In assenza di acqua potabile, il quadro sanitario del paese peggiora e malattie come il tifo o il colera sono endemiche. Negli ospedali il servizio sanitario e le medicine sono soggette a pagamento, non ci sono scuole né insegnanti per tutti e spesso dopo il pagamento delle tasse scolastiche il corso viene sospeso o cancellato. Il risultato è un 50% di analfabetismo e un'aspettativa di vita che supera di poco i 45 anni.
In ambito politico il paese vive sotto l'egemonia del PAIGC (Partido Africano da Independencia da Guiné-Bissau e Cabo Verde) fin dai tempi dell'indipendenza dal Portogallo. Così come in altri paesi dell'Africa subsahariana, una élite autoctona nazionalista, una specie di piccola borghesia, assunse il controllo dello Stato e delle risorse naturali. Divise tra sé, le fazioni di piccola borghesia locale si combattono per il controllo delle risorse pubbliche con successivi colpi di stato realizzati dai loro rispettivi compari all'interno delle Forze Armate.
La popolazione, schiacciata dalla repressione in ogni mobilitazione, si cela sotto un velo di passività e silenzio (djitu ka ten). Gli assassinii politici, i rastrellamenti e gli arresti arbitrari, soprattutto negli ultimi anni, sono presenti nell'immaginario popolare e rafforzano la cultura della paura.
Dalle azioni spontanee all'auto-organizzazione
Il peggioramento delle condizioni di vita seguito all'ultimo
golpe fece lievitare il livello d'indignazione, specialmente
tra i giovani. L'aumento del costo dei generi alimentari, la
crescente disoccupazione giovanile e le carenze dei sistemi
sanitari ed educativi condussero ad azioni spontanee. Nel febbraio
2014, ad esempio, quattro giovani sfidarono le forze di sicurezza
golpiste con una protesta lampo di fronte agli uffici delle
Nazioni Unite a Bissau. Protestavano per la sospensione delle
lezioni nelle scuole pubbliche e per la cronica carenza d'acqua
ed elettricità. Parallelamente, nei quartieri, alcuni
giovani organizzavano gruppi per pulire e riparare le strade.
Ma se da una parte le condizioni socio-economiche provocavano
l'indignazione delle masse giovanili, d'altro lato il modello
piramidale di associazionismo, diretto da giovani appartenenti
all'élite di Partito, su limiti ideologici definiti
dallo Stato e dal “buonismo” suggerito dalla cooperazione
internazionale (ONU, Unione Europea, ONG internazionali) costituivano
un ostacolo all'auto-organizzazione. Accerchiati dalla miseria
quotidiana e dalla cultura politica oligarchica, un gruppo di
giovani appartenenti ad associazioni di quartiere delle città
di Bissau e di Catiò decise di costituire momenti di
riflessione sull'associazionismo in Guinea Bissau. “Le persone pensano che ai politici sia permesso tutto.
Considerando la povertà della cultura politica e la paura
indotta nella società fin dai tempi dell'indipendenza,
le persone si credono impotenti a confrontarsi con problematiche
che essi stessi potrebbero risolvere. Pensano che lo Stato sia
tutto. Poco a poco ho l'impressione che stiamo cominciando a
discutere di questo con le comunità. A Bandim Bilà,
ad esempio, una parte degli abitanti del quartiere ha acquisito
una maturità nella coscienza di classe e ora vuole agire
direttamente per migliorare le condizioni della comunità.
Non devono attendere l'intervento dei politici del momento,
che non hanno fatto mai nulla”. (Ailton J.)
Alla fine del 2013 le radio e le emittenti televisive riportavano
in Guinea Bissau l'eco delle manifestazioni contro l'aumento
delle tariffe dei mezzi pubblici nelle città brasiliane.
Da quel momento in poi, durante i dibattiti all'interno di alcune
associazioni guineesi emergevano sempre domande sulla forma
d'organizzazione del Movimento Passe Livre (MPL). Per decisione
autonoma, cinque associazioni (quattro nella città di
Bissau e una a Canchungo) si organizzarono sulla falsariga dei
principi dei “movimenti autonomi”. “Seguiamo attraverso i media la rivolta del popolo brasiliano
contro l'aumento delle tariffe. Questo dimostra che il popolo
brasiliano ha maturità politica ed è cosciente
dei propri diritti. Ma perché le persone non riescono
a fare lo stesso qui in Guinea Bissau?”. (Zelmar R.)
Nel settembre 2013, terminate le discussioni teoriche, rimase
in sospeso un'ultima domanda: - Che c'impedisce di creare un
movimento sociale autonomo che rafforzi le azioni spontanee
della popolazione e promuova una nuova cultura politica nel
paese?-. Questa domanda fu dibattuta nei gruppi di quartiere
della capitale. A partire da una richiesta concreta nei quartieri,
si fondò un movimento il cui obiettivo fosse rispondere
alle principali richieste della popolazione. All'inizio di ottobre,
una trentina di giovani appartenenti a diverse associazioni
fondarono il Movimento Luz ku Iagu - MLI (Movimento Luce
e Acqua). “Prima di fondare il Movimento facemmo una serie di lavori
di base nelle comunità di Bissau per identificare le
principali necessità. Le persone che intervenivano nel
dibattito appuntavano sempre alla cronica mancanza di corrente
elettrica e d'acqua. Contemporaneamente partecipammo ad una
formazione organizzata dalla JACAF (Associazione Giovani di
Catió) su democrazia diretta ed autogestione. Al termine
della formazione, cui parteciparono una quarantina di persone
appartenenti a varie associazioni, si realizzò un djumbai
(dibattito) per individuare le principali difficoltà
che colpivano giovani all'interno delle loro comunità.
Tutti i gruppi presenti concordarono sull'assenza e la pessima
gestione dei servizi d'acqua ed elettricità. Tutti sappiamo
che l'acqua è un bene inestimabile ed essenziale per
la vita umana. Così decidemmo di fondare un movimento
perché vi siano elettricità ed acqua”. (Ailton
J.)
Delusi dalle associazioni burocratizzate e stimolati dalla vittoria
del giugno 2013 in Brasile, i membri decisero di dotare il Movimento
di una struttura di gestione orizzontale. Durante il primo anno
d'esistenza, le principali decisioni vengono prese collettivamente
dai membri riuniti in assemblea generale e su proposte presentate
da commissioni tematiche o da proposte individuali.
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Bissau (Guinea Bissau) Una riunione del Movimento Luz ku Iagu |
Dibattiti su autogestione, democrazia, azione diretta...
”Il primo principio del Movimento è l'autonomia.
Un Movimento è autonomo dal momento che prende decisioni
da solo. Siamo indipendenti e non abbiamo nessuna dipendenza
dai partiti politici. Alla base dei principi del Movimento si
trovano la democrazia diretta, l'uguaglianza di genere e l'autogestione.
Nel MLI non ci sono leader. Abbiamo costruito un movimento orizzontale
nel quale le decisioni son prese dall'assemblea generale”.
(Valdir K.) “Nessuno opera in nome del Movimento. Per agire in nome
del Movimento è necessario essere stato delegato dall'assemblea
generale. Quando l'assemblea generale prende un decisione, si
elegge un gruppo di persone, tra coloro che si offrono volontari,
per realizzare l'attività”. (Luizinho B.) “I membri del Movimento, presenti nell'assemblea generale
e interessati ad approfondire determinate tematiche, creano
una commissione specifica. Una volta creata la commissione,
la sua prima attività sarà elaborare una proposta
da sottomettere all'attenzione dell'assemblea generale. Una
volta approvata dalla plenaria, sarà compito della commissione
realizzarla. Funziona così”. (Ailton J.)
I dibattiti sull'autogestione, democrazia, azione diretta e
diritto a manifestare ebbero un ruolo importante nella scelta
dei principi di gestione interna al Movimento. L'applicazione
pratica di quei principi sofferse fin dall'inizio di forti opposizioni:
un dirigente politico giovanile accusò il Movimento di
voler distruggere i “valori della gerarchia” nel
paese. In un'altra occasione il presidente di una nota Associazione
esigeva l'elezione di un presidente del MLI, minacciando, in
caso contrario, di rifiutarsi di riunirsi coi delegati nel Movimento
in assenza di un “responsabile” eletto. “Questa forma d'organizzazione è recente in Guinea
Bissau. Abbiamo deciso di darci un'organizzazione orizzontale
perché la “cultura dei rappresentanti” non
è più in grado di coinvolgere le masse. Ad esempio,
quando andavamo nei quartieri a fare lavoro politico, riuscivamo
solo a parlare con il presidente o con il segretario dell'associazione
locale. La gente delle comunità restava tagliata fuori.
Ci siamo dati questa struttura per lavorare direttamente con
la gente, aprendo a tutti la partecipazione al processo del
dibattito. Va detto che anche la gente trova inusuale questa
forma d'organizzazione. Sono usi ai “rappresentanti”
così ci chiedono come facciamo a funzionare senza un
presidente. Ma noi stiamo operando già da un anno senza
presidente senza che si presenti nessuna difficoltà.
Spesso un presidente decide cose che non esprimono la volontà
della maggioranza. A noi non succede mai. Tutti siamo convocati
al fine di prendere qualsiasi decisione”. (Ailton J.)
Nella fase iniziale, il Movimento Luz ku Iagu si incentrò
nel realizzare tre compiti principali: a) la divulgazione del
Manifesto programmatico del Movimento e la preparazione della
Campagna Nazionale per Luce ed Acqua; b) la formazione politica
dei membri del Movimento nella “Scuola di democrazia diretta”
e nel lavoro politico tra le comunità di quartiere; c)
la mobilitazione delle comunità attraverso azioni dirette
e costituzione di nuclei di quartiere. “Attualmente il Movimento sta lavorando ad una campagna
per luce ed acqua nei quartieri di Bissau. Uno degli scopi è
portare a conoscenza della gente il nostro Manifesto. Il nostro
fine è che la EAGB (l'impresa pubblica d'elettricità
e acqua) passi, in tempi brevi, sotto controllo sociale. A medio
termine, vogliamo creare due consigli nazionali per la gestione
democratica delle risorse naturali e un altro per la gestione
di acqua ed elettricità. Nei tempi lunghi, l'obiettivo
finale è che la EAGB passi a gestione popolare, così
come garantisce la Costituzione del paese, agli articoli 2 e
3. L'articolo 2 afferma che il popolo può esercitare
il potere politico direttamente o attraverso i suoi rappresentanti.
Mentre secondo l'articolo 3 i cittadini hanno diritto a partecipare
nella gestione pubblica. Noi vogliamo che questi articoli siano
rispettati”. (Ailton J.) “Un altro compito è la creazione di nuclei nei
quartieri in cui stiamo lavorando. Attraverso questi nuclei
possiamo realizzare azioni d'impatto immediato. Ad esempio,
se una comunità ha problemi con la spazzatura, andiamo
a lavorare assieme ad essa per risolvere il problema. Contemporaneamente
è un modo per far sì che la gente prenda coscienza
dei propri diritti”. (Zelmar R.)
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Bissau
(Guinea Bissau)
Futuri insegnanti e bambini della comunità |
Una scuola libertaria a Bissau
Rispondendo all'interesse generale nel continuare il dibattito
sulla democrazia diretta, autogestione e la storia delle lotte
sociali, il Movimento decise di aprire una scuola permanente
di formazione per i suoi membri. La scuola autogestita da alunni
e professori utilizza le installazioni in un Liceo cittadino.
Dal marzo 2014 si offrono tre materie: Scienze Politiche, Lingua
inglese e Storia della Guinea Bissau, quest'ultima assente dai
programmi di studio di scuole pubbliche e private.
All'inizio del 2014 gli alunni di una scuola assieme ad altri
studenti che non appartengono al MLI fondarono il Collettivo
Autonomo Studentesco (CAE) anch'essa un'organizzazione a gestione
di base. Affrontando l'opposizione della Confederação
Nacional de Estudantes (CONEAGUIB), un organo burocratizzato
ed eterodiretto, e senza timore delle minacce repressive dello
Stato, nel maggio 2014 la CAE organizzò un'assemblea
studentesca delle scuole pubbliche che realizza le prime proteste
studentesche che si ricordino da molti anni. Col risultato che
lo Stato e due sindacati degli insegnanti furono obbligati e
cedere alla richieste degli studenti: riprendere immediatamente
le lezioni e recuperare l'anno scolastico 2013/14.
All'interno delle attività realizzate, le azioni dirette
intraprese dal MLI assieme agli abitanti dei quartieri son quelle
che stimolano maggiormente l'auto-organizzazione comunitaria.
Una chiara dimostrazione di azioni dirette e autogestione nel
Movimento è la Scuola Comunitaria di Bandim Bilà.
Si tratta di un'antica scuola primaria pubblica sita in un quartiere
centrale e povero della città, che dopo essere stata
abbandonata dallo Stato e lasciata in preda allo sciacallaggio,
finì per divenire un'immensa discarica di spazzatura.
Furono anni di abbandono, i bambini smisero di frequentare la
scuola, i casi di malaria e colera, incentivati da quest'immensa
discarica a cielo aperto, aumentarono, ma non per questo la
Camera di Bissau (La Prefettura) spostò neppure un solo
sacco di pattume. “Vogliamo rimetter in funzione la scuola per autogestirla
con gli abitanti del quartiere. Per iniziare cominciammo con
liberare dall'immondizia le aule per dare il via al recupero”.
(Valdir K.) “Affermiamo che difendiamo l'autogestione poiché
siamo certi delle capacità dei lavoratori e degli studenti
di autogestire la loro necessità”. (Ailton J.)
Furono inviate lettere alle autorità, firmate dalla comunità,
con la richiesta di riattivare la scuola e spostare il pattume...
nessuno si degnò mai di rispondere. Neppure il Ministero
dell'Educazione si degnò di dar segno di vita. Questo
disinteresse non rappresentò nessuna sorpresa, dato che
tutti i figli dei politici e degli alti burocrati studiano in
Europa o in Brasile. Allora toccò ai residenti più
attivi e ai militanti del Movimento organizzare una serie di
assemblee di quartiere per discutere sul da farsi. Non c'era
più niente da perdere aspettando risposte dallo Stato,
la proposta del MLI fu che la comunità doveva trovare
un soluzione indipendente. “Il Presidente della Camera di Bissau (Prefetto) fece
sapere che non avevano fondi per nessuna attività. Ma
dove finiscono i soldi delle nostre tasse? Nel frattempo suggerimmo
alla comunità di realizzare delle azioni per fare pressione
sulle autorità”. (Ailton J.)
In mancanza di un intervento pubblico e del timore della popolazione
di dover sopportare la repressione delle forze di sicurezza,
i cui metodi ben noti vanno dall'arresto arbitrario, ai pestaggi,
alla tortura, non rimase agli abitati attivi di Bandim Bilà
e agli attivisti del Movimento che rimboccarsi le maniche, armarsi
di pale e badili per sgomberare la spazzatura, almeno dalle
due aule in miglior stato dell'antica scuola. Il tetto di lamine
di ferro zincato, come le travature di legno e le porte sono
state asportate da anni, ma i muri restano in piedi, così
come le mattonelle del pavimento e la struttura può essere
riattivata. “Se si va a parlare di politica a un comunità questa
si chiude. È timorosa di condividere le nostre idee.
È naturale. Per questo privilegiamo apportare attività
pratiche nelle comunità. Questa si sta dimostrando la
tattica corretta per conquistare la fiducia della gente”.
(Zelmar R.)
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Bissau
(Guinea Bissau)
Badili, forche e rastrelli per pulire le antiche installazioni scolastiche dalle montagne di spazzatura |
Solidarietà internazionale
Dopo questa prima azione di pulizia ne seguirono altre, cui
si aggiunsero successivamente nuovi membri della comunità.
E non finì lì. Da quando sono entrati nell'ordine
di idee di recuperare la scuola grazie solo alle proprie forze,
gli abitanti discutono animatamente sulla sua gestione. Non
si tratta di costruire una scuola primaria in più, ma
far si che si tratti di una scuola di eccellenza, che non sia
né statale, né privata, ma autogestita dai bambini,
dalle famiglie e dai professori. Si tratta di una sfida immensa,
poiché la scuola attuale, così come l'unica scuola
superiore pubblica per la formazione degli insegnanti è
basata sull'insegnamento mnemonico e non partecipativo degli
alunni. Il desiderio è implementare nella scuola di Bamdim
Bilà una didattica induttiva, un'educazione personalizzata
sugli interessi degli alunni, che educhi all'uso degli strumenti
di lavoro e di ricerca su percorsi autonomi. Insegnando a ricercare
risposte e soluzioni in processi accompagnati ma non imposti.
Per questo occorre un aiuto concreto. Servono volontari: maestri,
pedagogisti, educatori esperti che vengano ad accompagnare i
docenti locali, privi di conoscenze sufficienti, senza o nessun
materiale didattico. Compagni e compagne insegnanti, docenti
in pensione, o che durante le loro vacanze dedichino uno o due
mesi di volontariato per formare i giovani docenti guineensi
della scuola, accompagnandoli nel processo del fare quotidiano.
Al momento sono due le Commissioni che lavorano per la creazione
delle scuola Comunitaria di Bandim Bilà. Una è
responsabile delle tematiche didattiche e psico-pedagogiche,
dei contenuti e la docenza e della formazione dei futuri insegnanti;
l'altra è incaricata d'organizzare la riabilitazione
degli stabili (tetto, porte, pittura, servizi igienici ed altro).
Entrambe sono composte da famiglie del quartiere e militanti
del MLI. Ad ogni nuova iniziativa delle Commissioni, aumenta
il numero di residenti che vi partecipano. Lo scopo è
che la scuola primaria di Bandim Bilà si converta in
un centro comunitario dal quale la popolazione dia inizio alla
lotta per acqua e luce assieme ad altri quartieri vicini. “Ora siamo alla ricerca di fondi per ricostruire la scuola.
La scuola sarà comunitaria. Sarà la comunità
la proprietaria e rettrice della scuola, non lo Stato.”
(Luizinho K.) “Vogliamo che la scuola sia comunitaria per assicurare
ai nostri figli un livello di educazione diverso ed eccellente.
Una scuola che non insegni a obbedire ma a pensare liberamente.
Per questo abbiamo necessità urgente della collaborazione
nazionale e internazionale che ci accompagni nella formazione
dei docenti”. (Zelmar R.)
Se ora, la scarsa partecipazione iniziale ha smesso di essere
fonte di preoccupazione, la mancanza di risorse economiche,
di personale formato e di materiali didattici sono i punti critici
da superare. È urgente trovare i fondi per continuare
il restauro degli stabili e l'acquisto di materiali scolastici
di primissima necessità (penne, matite, quaderni) dato
che la gran maggioranza dei materiali didattici è introvabile
in Guinea Bissau.
Per l'acquisto dei materiali di costruzione per il restauro
essenziale, poiché la mano d'opera verrà apportata
dai volontari della comunità e del Movimento, servono
1.300.000 franchi CFA (all'incirca duemila euro). Chi volesse
contribuire in qualsiasi modo con l'iniziativa della scuola
comunitaria di Bandim Bilà, si metta in contatto attraverso
questo indirizzo e-mail: cordajanis@gmail.com.
Per maggiori informazioni accedere alla pagina facebook del
MLI: Movimentu Lus ku Iagu Guiné-Bissau.
Vavá Oliveira
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