gabinetti
Toilet revolution
testo e foto di Yuri Bussi
In Thailandia, Cina e Vietnam li fanno senza l'uso dell'acqua. E poi ci sono tante varianti, possibilità, personalizzazioni. In nome dell'ecologia.
Perché in un mondo di cacca...
”amo la vita
ma la butto nel cesso
non sono nessuno
o meglio, un fesso”
Tempo fa ho letto da qualche parte che i Signori, oltre ad arrivare a spendere
milioni di dollari per vestire i propri cani, per uscire a far
shopping, per matrimoni e funerali, hanno anche la “sana''
abitudine di spendere migliaia di dollari per un singolo rotolo
di carta igienica che, a differenza degli altri che usiamo noi
comuni mortali, è solamente più colorato, griffato,
profumato.
Mi è tornato alla mente l'altro giorno, qui in Togo,
quando due commercianti mi prendevano in giro per aver scelto
la carta igienica della più infima qualità, sottile
e raspa. A me così hanno insegnato a scegliere. Sin dalla
prima adolescenza infatti, mi sono specializzato in espropri
carta igienico-proletari nei posti più disparati. Se
dovessi dire cosa ho imparato nelle scuole superiori che continuavo
irrequietamente a cambiare, direi: a fottere la carta igienica
dai bagni.
E poi, quando sei on the road e non c'hai un pio (soldi), o
sei in quelle fasi della vita in cui non vuoi saperne più
niente dei soldi, la carta igienica al momento giusto è
davvero oro! Come si dice delle opere maestre: d'un valore inestimabile!
Forse non a caso gli anglosassoni quando vanno al cesso dicono:
“I go to make my business''.
Fra tutti i continenti che giro, qualora mi fermi nello stesso
posto per un po', inizio ad adottare un cesso. E di quel cesso
faccio i miei uffizi, come una sorta di versione nomade di Fonzarelli.
Nel cesso che adotto ci metto i miei adesivi e lo riempo di
dettagli (per esempio costruisco un attaccapanni se non c'è)
al punto di consigliarlo a terzi o farne argomento da bar...
forse non ci avete mai pensato, ma in un cesso si può
fare di tutto. Di solito stanzio il mio uffizio nelle università,
biblioteche o super centri commerciali dove magari ci sono pure
musica, igiene e assenza di riconoscimento per entrare garantiti.
A volte mi confronto con il fatto che dal barbone al rettore
di università, gli omini pisciano tutti fuori, ma niente
come le impronte di scarpa sulle tavolette hanno mai destato
tanto interesse in me. Di primo acchito, vedendo spesso le finestrelle
in alto, pensai fosse una tecnica dei nicotinomani per farla
franca ma poi, dopo vari indizi, ho capito che sono gli ossessivo
compulsivi dell'igiene a fare delle tradizionali tavolette delle
turche rialzate! Pensate che negli Stati Uniti qualche dottore
ha pensato bene di disegnare una mosca al centro degli orinatoi
per ipnotizzare l'attenzione e migliorare la prestazione maschile.
Ne ho trovate anche all'aeroporto di Bologna... menomale che
c'è chi le studia certe cose!
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Uno dei Compost Toilet costruiti in Chiapas |
Tornando alla cacca, ho scoperto tramite lei mille tradizioni
e azioni quotidiane in tutto il mondo. Vista la nostra relazione
e visto il fatto che, come per ogni cosa buona e ribelle, nessuno
ne parla, ho voluto anche intellettualizzarla e antagonizzarla
politicamente.
Van bene le solite citazione di Faber “dal letame nascono
i fiori”, o che il capitalismo tramuta la merda in oro,
ma la merda va bene anche per quella che è! Come diceva
il comico Bill Hicks, invece di cercare miracoli nella chimica,
bisognerebbe riconoscerli nel fatto di cagare (atto cui Mao
Tse Tung ha provato invece a dare una lettura materialistica
che ha fatto illuminare i relativi fan).
Ricordo il mio anno passato in Centro America, stavo vivendo
in una comunità di guerriglieri in mezzo alla giungla
che resisteva alle continue e succulenti offerte di imprese
e governo e che non svendeva le proprie rovine (che gli “antropologi”
sono comunque andati a depredare armati in elicottero), la propria
cultura e così la propria acqua. Gli abitanti del paese
ridevano assai di comunità vicine che erano state turisticizzate
(se la Crusca non l'ha già fatto, il verbo turisticizzare
andrebbe aggiunto subito). Ridevano perché quelle comunità
hanno costruito bagni occidentali con l'acqua e quindi, una
volta che i fruitori hanno fatto i propri bisogni e il loro
“business” è quindi stato scaricato nel fiume,
si vanno a fare un bagno nello stesso, ovviamente non senza
aver prima strapagato una “guida” per farsi accompagnare.
Immaginate che un giorno alla guida scappi la frase “sì
signori, sono 600 pesos per fare un bel bagnetto nella vostra
merda”.
State sorridendo vero? Ma voi, dei turisti del fiume, cosa pensate?
Che non fareste mai come loro, immagino. A me però risulta
che la stragrande maggioranza di noi non solo sprechi decine
di migliaia di litri d'acqua per allontanare dal proprio asettico
e candido bagno il proprio “business”, ma che paghi
anche servizi capaci di chiudere l'acqua anche nelle case popolari
dove ci sono bambini; e per cosa? Per far girare quell'acqua
in fiume o in mare e poi spendere vagonate di miliardi per farla
tornare potabile (nel frattempo andare al supermercato, comprare
acqua in bottiglia e portarla su per 6 rampe di scale) e - attenzione
- farla ripassare nel proprio cesso! Ma è geniale!
Soprattutto quando dal cielo arriva in abbondanza quello che
io chiamo con i miei nipoti “succo di nuvole”.
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Un momento della costruzione |
Cacatori di tutto il mondo: uniam(iam)oci!
Arrivo al dunque, noi homini della catenella facciamo fuori
più o meno 30000 litri d'acqua all'anno per allontanare
appena 220 litri di merda... dai, onestamente, non è
ragionevole. E il tema non è mai salito a galla (grande
gioco di parole) neanche fra i movimenti di cui ci vantiamo
di far parte. È roba seria questa. Così come lo
sono le condizioni sanitarie nei paesi dove è stato fatto
credere che il cesso deve necessariamente essere così
anche se nessuno può permetterselo e le fogne non esistono.
Al giorno d'oggi si trovano Bagni a Secco, o Compost Toilet
(ossia bagni dove la merda diventa compost naturalissimo e genuino)
per i fighetti, costruiti industrialmente nel nord Europa, ma
anche un'infinità di diverse scuole di auto-produzione
per noi brava gente con le mani callose. Il concetto è
semplicissimo e gli accorgimenti per garantirne il risultato
non sono né inafferrabili né troppi. Il compost
lavora la materia organica, ne uccide i batteri in tempi rapidi
e ce la fa tornare pronta per essere presa in mano. E la piscia,
dovutamente diluita, sarà un'ottima marcia in più
per le nostre piante. Certo di fronte ad alcune malattie serviranno
degli accorgimenti, ma niente di astronomico, credetemi. Così
come per un forno, è facile anche prevederne le entrate
e quindi le dimensioni.
Trovo rilevante che due nazioni come la Cina e il Vietnam, prendendo
spunto dalle antiche tecniche presenti in ogni parte del mondo,
abbiano progettato piani nazionali di sanitari sicuri che non
prevedono l'uso dell'acqua.
In Messico, per un ristorante dal nome “Revolucion'',
abbiamo costruito un bagno a secco per i clienti. Le tazze sono
fatte in cemento (che ricordo ai facinorosi essere pur sempre
naturale e che dove si rischiano inondazioni e termiti è
bene fare le cose con efficienza, dato che la vita è
dura) e hanno due distinti canali. Le ho fatte con l'amico che
le ha ideate. Abbiamo chiesto soldi in giro, uno zio, un'organizzazione,
offerte in spettacoli di cabaret, vendendo marzapane e panini
per strada, e con pochi spiccioli per cesso “ci siamo
fatti” nove bagni compost in giro per il Chiapas. Anche
e sopratutto per i compagni in Lotta! Non sentire “plosh”
dovrebbe essere una marcia in più per i guerriglieri
di tutto il mondo.
Abbiamo usato un modello vietnamita testato dall'OMS stesso
(vedi che allora anche i Signori della carta igienica d'oro
le sanno queste cose) con degli accorgimenti europei e sudamericani.
Certo, abbiamo imparato tante cose, per esempio a lasciare illustrazioni
per il loro corretto utilizzo e dare delle raccomandazioni precise
ai loro proprietari. Oppure a trattare il legno con olio da
motore usato per le termiti (ci sono tanti modi, questo era
economico ed efficiente).
Ho costruito anche bagni con stanze asettiche funzionanti con
batteri naturali (e l'ausilio di elementi come, ad esempio,
lievito e zucchero) sempre in Thailandia. Se qualche locale
ci aiutava (e quindi ci insegnava a lavorare a modo) in tre
giorni di lavoro era tutto finito.
Quando in Australia mi son stufato di fare lo chef, il bollaio
o l'allevatore di vacche, ho scritto un annuncio in cui mi proponevo
di costruire Bagni a Secco. Non ci crederete, ma mi hanno chiamato
in vari stati da una parte all'altra. In alcuni contratti mi
hanno pure incluso la macchina o la moto. Abbiamo persino costruito
una versione sperimentale che dà direttamente su un bidone
del rudo che dovrebbe fare da compostiera... oddio, lì
ci siamo permessi questo rischio solo perché ce lo si
poteva permettere, e perché appunto dove si può
bisogna sperimentare e personalizzare. Per il bene di tutte/i.
Nella mia vita per due volte ho ricevuto proposte di “Business
di Merda'': costruire Bagni Compost per festival europei e vendere
tazze portatili sempre per festival o viaggiatori vari.
Mi son poi ritrovato in Thailandia, dove ho conosciuto autentici
artisti locali delle cosiddette eco-costruzioni (ma quelle vere,
non gli eco-mostri che sono “eco'' solo da noi) che curano
i dettagli nei millesimi e sono in grado di costruire bagni
di enormi dimensione e dalla funzionalità garantita.
In ogni posto c'è un mondo da scoprire, applicare attrezzi
e materiali locali, conoscere persone e saper contrattare i
giusti prezzi per ogni cosa. Una figata se si è animali
sociali e si ha la passione per gli umani. Sull'argomento consiglio
vivamente di leggere Oltre lo sciacquone. Manuale di autocostruzione
di un compost toilet pubblicato nel 1996 dal Villaggio ecologico
di Granara, non solo perché è fra le poche pubblicazioni
complete in italiano che si trovano online, ma anche per la
chiarezza e per la capacità di trattare l'argomento con
uno sguardo ampio.
Vi consiglio di fare un bel Compost Toilet. Piacere, divertimento,
avventura, sovversione e rivoluzione assicurati! Quei motti
salottistici e dogmatici da Legambiente, tipo “se è
gialla resta a galla, se è marrone tira lo sciacquone”,
sono obsoleti. Basta. Facciamo una standing ovation per i Compost
Toilet.
Nel corso da Operatore Socio Sanitario mi hanno insegnato che
dalle tre volte al giorno ad una ogni tre giorni, andare di
corpo è sano; anche pensare con la stessa cadenza di
rivoluzionare i bagni lo è.
Yuri Bussi
Sulla questione dei bagni a secco abbiamo già pubblicato
un articolo di Michele Salsi su “A” 379 aprile 2013
dal titolo Ma va'
a... (responsabilmente). |