Questioni economiche (e non solo)
testo e foto di Orsetta Bellani
La distribuzione delle donazioni (anche internazionali), il ruolo dei programmi assistenziali del governo centrale, le difficoltà della “banca zapatista”. In questa prima parte del suo focus sull'economia, Bellani parte come sempre dall'esperienza quotidiana e dai problemi concreti che si frappongono alla realizzazione di un'economia “altra”.
È più equa la divisione dei progetti e delle donazioni della società civile di tutto il mondo: siamo migliorati nella salute e nell'educazione anche se ancora manca un bel po' perché sia come deve essere, lo stesso con le abitazioni e l'alimentazione, e in alcune zone è stato migliorato molto il problema della terra, perché sono state distribuite le terre che sono state recuperate ai proprietari delle fattorie, ma ci sono zone che ancora soffrono per mancanza di terre da coltivare.
Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona.1
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Junta del Buen Gobierno de Oventic |
Satoschi apre la busta e mostra una mazzetta di banconote.
Sono 17mila pesos2 da consegnare
alla Giunta di Buon Governo, spiega che li ha raccolti un collettivo
pro zapatista giapponese durante un evento solidale.
Una nebbia spessa imbeve la montagna, impedendo di vedere al
di là della sbarra che delimita l'accesso al Caracol
di Oventic. Un uomo con il volto coperto dal passamontagna segna
su un foglio i dati anagrafici miei, del ragazzo giapponese
e dell'amico che mi accompagna.
“Motivo della visita?”, chiede con la voce attutita
dalla lana che gli copre la bocca. “Ho dei soldi da consegnare”,
dico. “Li ha raccolti la squadra di calcio del fratello
di un ragazzo ucciso dai paramilitari, mi hanno chiesto di consegnarli
alla giunta”.
Dietro la scrivania, due donne e tre uomini della Giunta di
Buon Governo di Oventic ricevono la busta e ascoltano con attenzione
le mie parole. Spiego da dove proviene il denaro, poi uno per
uno contano i soldi e preparano la ricevuta. Alle loro spalle
il ritratto di un guerrigliero zapatista, uno di Che Guevara,
alcune foto e disegni di bambini, uno scudetto dell'Inter.
“Ci fa piacere ricevere la vostra solidarietà e
vi ringraziamo molto. Comunque noi non vi abbiamo chiesto nulla”,
dice uno di loro.
“Sí, lo sappiamo”, rispondo stupita della
franchezza, mentre sento fremere di emozione il mio amico, che
per la prima volta incontra una Giunta di Buon Governo.
“Io vengo dallo stato di Chihuahua, nel nord del paese.
Da Chihuahua sempre lotteremo al vostro fianco”, dice
con trasporto.
“Grazie - gli risponde pacificamente un membro della giunta
-, ma noi non ve lo abbiamo chiesto”. Il mio amico si
offende un po', a me viene da ridere.
Fino a una decina di anni fa, le donazioni da parte di gruppi
solidali, nazionali ed internazionali, venivano versate direttamente
ai Municipi Autonomi. Se i municipi limitrofi non ricevevano
lo stesso tipo di cooperazione si creavano squilibri tra una
zona e l'altra, che dal 2003 con la creazione delle Giunte di
Buon Governo si è cercato di evitare, convogliando tutte
le donazioni nelle loro mani. Nella zona della Garrucha non
riuscirono ad adattarsi subito al nuovo modello, e fino al 2007
continuarono a lasciare che i municipi gestissero le risorse.
Uno zapatista che vive nella zona racconta:
“Quando ci siamo resi conto che non andava bene camminare
in quel modo nell'autonomia, si sospese tutto per fare tutto
collettivamente, perché la Giunta di Buon Governo possa
controllare tutti i progetti, che controlli il progetto di educazione,
quello di salute e quelli delle altre aree. In questo modo camminiamo
nello stesso cammino3”.
Una volta ricevuta la donazione o la proposta di un progetto
da implementare nei territori autonomi, le Giunte di Buon Governo
si riuniranno con i rappresentanti dei municipi, che a loro
volta ne parleranno con le basi d'appoggio zapatiste. È
la base dell'organizzazione che decide come investire le nuove
risorse, e la Giunta non dovrebbe far altro che mettere in pratica
le sue decisioni. In realtà, si sono verificati casi
in cui membri della Giunta di Buon Governo hanno cercato di
far confluire gli aiuti o i progetti verso la propria comunità.
Che cosa c'è dietro i programmi assistenziali
È difficile valutare la sostenibilità economica
del progetto zapatista, soprattutto a causa della mancanza di
dati pubblici. Quel che è certo è che le donazioni
sono utili ma modeste, e che il cammino verso l'autonomia dovrebbe
tendere alla completa indipendenza anche dalle cooperazioni
solidarie. Più volte gli zapatisti hanno affermato che
non esiste un copione per la costruzione dell'autonomia, che
stanno creando attraverso un processo fatto di tentativi ed
errori. Secondo una base d'appoggio della comunità Victórico
Grajales: “L'obiettivo principale è questo: resistere
e costruire quella che chiamiamo autonomia, cioè essere
indipendenti dal governo, dal mal governo, ed imparare ad organizzarci
in modo indipendente, perché pensiamo che quello che
stiamo facendo è una cosa simile ad una scuola in cui
impariamo molte cose, impariamo ad organizzarci in collettivo,
impariamo ad organizzare vari lavori. Cosa faremo più
avanti? Non lo sappiamo, ma il nostro compito è questo:
rendere realtà il sogno zapatista di costruire quella
che noi chiamiamo l'autonomia dei popoli zapatisti, dei popoli
indigeni4”.
Perché questa autonomia sia effettiva, gli zapatisti
non accettano i programmi governativi che dispensano aiuti economici
alle famiglie più povere. Pensiamo quanto sarebbe difficile
per noi rinunciare a un sussidio di disoccupazione o a una borsa
di studio e capiremo quanto può essere duro per una famiglia
umile, come sono le famiglie zapatiste.
Molti programmi governativi sono stati avviati dopo l'insurrezione
del 1994 e vengono considerati dall'EZLN come una strategia
di controinsurgenza, visto che portano i beneficiari ad allontanarsi
dalla resistenza in cambio di “briciole”. Sono infatti
studiati per dare un contentino a chi li riceve, senza essere
capaci di cambiarne la vita in modo strutturale.
L'appoggio del governo può consistere, ad esempio, nella
consegna di una lamina per il tetto o in un versamento mensile
in denaro. Sono programmi assistenzialisti che possono portare
i beneficiari ad essere totalmente dipendenti da essi, invece
di aiutarli ad avviare un'attività produttiva che permetta
loro di essere autonomi dagli aiuti. Si può affermare
che, invece di incentivare la creatività e l'indipendenza
economica dei cittadini, lo stato dà una paghetta mensile
ai cittadini, rendendoli passivi e privi di iniziativa.
Il programma Prospera5 distribuisce
alle donne 130 pesos al mese (meno di 9 euro), più 110
pesos (poco più di 7 euro) per ogni figlio tra zero e
nove anni6. Si tratta di un apporto
economico minimo che rappresenta un aiuto per chi vive ai margini
della sussistenza, ma che non può dare una reale spinta
all'economia famigliare. I dati dimostrano che in dodici anni
i risultati del programma sono stati scarsi: il 25% delle famiglie
hanno problemi di accesso al cibo e più del 30% non è
uscita dal circolo intergenerazionale della povertà,
che è l'obiettivo principale del programma7.
Alcune organizzazioni sociali denunciano che Prospera/Oportunidades
porta le beneficiarie ad avere un atteggiamento passivo e ad
affidare al programma quasi il totale mantenimento della propria
famiglia. “L'unica cosa che ci dà da mangiare è
Oportunidades”, spiega una donna del Municipio di Chilón.
“La terra ha già perso forza, non dà più
nulla, e non c'è lavoro. Ora mantengo la mia famiglia
con quello che ci dà il governo con Oportunidades8”.
Lo stesso può succedere in Europa con sussidi statali
e ammortizzatori sociali, la cui finalità è aiutare
le persone in momenti di difficoltà ma che per alcuni
possono diventare un pretesto per vivere stipendiati dalla collettività.
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Caracol de La Garrucha (Chiapas) Negozio di alimentari
di una cooperativa zapatista |
E la banca zapatista?
Le comunità zapatiste cercano, al contrario, di incentivare
il lavoro produttivo. Per iniziare un progetto è necessario
un capitale iniziale, che può provenire dalle donazioni
solidali, dai piccoli risparmi delle basi d'appoggio o da un
prestito della BAZ, la Banca Autonoma Zapatista.
La cassa presta denaro alle famiglie zapatiste con un interesse
che varia dal 3% al 5%, a seconda della zona, mentre scende
al 2% se la richiesta è motivata da una malattia che
comporta spese in medicine o cure. Se la persona decede, alla
famiglia non verrà chiesto il pagamento del debito.
L'idea di creare una banca ad uso delle basi d'appoggio dell'EZLN
nacque per rispondere alla pratiche di usura che si erano create
all'interno delle comunità, con richieste di tassi d'interesse
che potevano arrivare fino al 20%9.
“Ho lavorato per alcuni anni in una comunità zapatista
che vide migrare molte persone negli Stati Uniti”, racconta
Guadalupe Cardenas Zitle del Colectivo Femenista Mercedes Oliveira
(COFEMO). “Ricordo il caso di un migrante la cui moglie,
a cui ogni mese mandava denaro, ad un certo punto divenne “la
ricca” della comunità. Si mise a prestare soldi
ed iniziò ad avere problemi con molte famiglie, alla
fine se ne è dovuta andare. Ora la coppia vive negli
Stati Uniti e non è più zapatista10”.
La BAZ ha dato avvio a progetti di successo, come quello di
un gruppo di donne del Caracol de La Realidad, che con un prestito
di 15mila pesos (circa 870 euro) aprirono un ristorantino e
un negozio. Organizzarono l'attività e i turni di lavoro,
e dopo non molto tempo avevano già raccolto 40mila pesos.
In generale, però, l'esperimento della banca zapatista
non ha avuto molta fortuna. Nella zona de La Garrucha sono stati
ripagati solo il 50% dei prestiti concessi dalla BAZ, e si sono
verificati casi di persone che falsificavano i documenti per
poter ricevere crediti superiori a quelli concordati con le
autorità zapatiste11.
Orsetta Bellani
@sobreamerica
All'economia del Chiapas sarà dedicata anche la
lettera del prossimo numero.
Note
- In italiano consultabile all'indirizzo: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/sdsl-it/.
- Circa 1000 euro.
- Quaderni di testo della prima Escuelita Zapatista, Gobierno
autónomo II, pag. 8. I quaderni si possono scaricare
all'indirizzo http://anarquiacoronada.blogspot.it/2013/09/primera-escuela-zapatista-descarga-sus.html.
- Cristina Híjar González, Autonomía
Zapatista. Otro mundo es posible, AMV, México, 2008,
pag. 230.
- Fino al settembre 2014 chiamato Oportunidades.
- https://www.prospera.gob.mx/Portal/wb/Web/oportunidades_cumple_15_anos_de_incentivar.
- Ángelica Enciso L., Oportunidades no logró
romper cadena generacional de pobreza, quotidiano La
Jornada, 24 febbraio 2015. Consultabile all'indirizzo:
http://www.jornada.unam.mx/2015/02/24/sociedad/035n1soc.
- http://www.sipaz.org/es/informes/118-informe-sipaz-vol-xviii-no-4-noviembre-de-2013/472-enfoque-violencia-hacia-las-mujeres-en-mexico-olvidan-castigar-a-los-responsables.html.
- Quaderni di testo della prima Escuelita Zapatista, Gobierno
autónomo II, pag. 44. I quaderni si possono scaricare
all'indirizzo http://anarquiacoronada.blogspot.it/2013/09/primera-escuela-zapatista-descarga-sus.html.
- Intervista di Orsetta Bellani a Guadalupe Cárdenas
Zitle, San Cristóbal de Las Casas, aprile 2014.
- Quaderni di testo della prima Escuelita Zapatista, Gobierno
autónomo II e Resistencia Autónoma.
I quaderni si possono scaricare all'indirizzo http://anarquiacoronada.blogspot.it/2013/09/primera-escuela-zapatista-descarga-sus.html.
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