Kurdistan
Ostinata resistenza in festa
Reportage di Silvana Grippi
La tradizionale celebrazione del Newroz (festa del fuoco) che si è tenuta il 21 marzo scorso a Diyarbakir (Turchia) è stata occasione per ribadire l'impegno della popolazione curda nella lotta contro le forze dell'Isis. Per una società più libera e giusta. Pubblichiamo il racconto di un viaggio tra i rifugiati curdi siriani in quella zona.
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Diyarbakir (Turchia), 21 marzo 2015 - Durante la lettura del
messaggio di Abdullah Öcalan alla festa del Newroz |
Le donne curde hanno acceso i
riflettori sulla lotta per l'autonomia e l'indipendenza. L'attenzione
del mondo intero è rivolta a queste piccole donne che
hanno deciso da sole di combattere l'Isis. Il coraggio, la forza
e la determinazione svolgono un ruolo importante in tutta l'area
della Mesopotamia.
Ho deciso di essere affianco alla loro lotta, partecipando il
21 marzo alla festa del Newroz (festa del fuoco) a Diyarbakir
in Turchia ed il giorno dopo mi sono recata al confine turco-siriano
per incontrare la gente curda dei campi profughi di Suruç.
Questo viaggio lo devo a Dino Frisullo che con la sua testimonianza
del 2003 ha fatto nascere in me la curiosità di essere
presente in questa grande “emozione collettiva”.
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Suruç
(Turchia) - Bambini nel campo profughi Shied Kodin |
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Ad un chilometro da Kobane. Molti abitanti
se ne sono andati, interi quartieri sono disabitati, quasi tutti
gli edifici sono stati distrutti |
La lotta di una generazione
La festa del Newroz è condivisa con canti e slogan pieni
di speranza e di ricordo per i martiri.
Sguardi, abbracci, canzoni comuni, partecipazione di fratellanza
e sorellanza. Un'intera generazione di giovani che non sono
solo spettatori o spettatrici, ma pronti a donare la loro vita
per amore dell'umanità.
Durante la cerimonia viene letto il messaggio di Abdullah Öcalan:
“[...] Chiedo oggi alle donne e ai giovani i cui cuori
battono per la libertà, e che sono la stragrande maggioranza,
che si impegnino a riuscire con successo in ambito economico,
sociale, politico e nel campo della sicurezza. Saluto la resistenza
e la vittoria di Kobane e che ha un grande significato per la
nostra regione e anche per il mondo intero. [...] Ancora una
volta, saluto questo storico Newroz (festa del fuoco) con l'augurio
che porti beneficio a tutti i popoli del mondo.”
Questa lotta è il salto di qualità del popolo
curdo, non solo lotta per la propria terra, ma “lotta
comune” contro l'integralismo, l'imperialismo e il capitalismo.
Dove tutti sono solidali
Nei campi profughi, una distesa di tende fatte di plastica.
E subito mi viene in mente la precarietà della situazione.
Alcune famiglie smontano per tornare a Kobane che è stata
riconquistata. L'enclave curda di Kobane è la punta avanzata
della lotta in Rojava (nord Siria) dove le milizie femminili
di difesa (YPG/KPJ) unitamente ai combattenti del PKK e DDK
hanno resistito per mesi agli attacchi dell'Isis. A Suruç,
in Turchia, sono stati organizzati cinque campi di solidarietà
in cui si stima una presenza totale di 35.000 persone.
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Donne curde con il vestito della festa |
Le ragazze e i bambini si avvicinano, voglio sapere la provenienza.
Con la maggioranza parliamo a gesti e ci comprendiamo, mentre
i più giovani sanno parlare in inglese.
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Un bambino curdo nel campo profughi |
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Il gioco con le armi di legno |
Parlando con alcune donne, emergono la spontaneità e
la semplicità di un nuovo modo di intendere la vita con
principi e valori semplici, ma tenaci. Zena mi racconta che
ogni notte sente molto freddo, non solo per la neve ed il fango
che calpesta tutto il giorno, ma per la lontananza del suo compagno
Zitan che sta combattendo oltre confine. Lei non ha potuto raggiungerlo
perché ha sei fratelli e sorelle che hanno bisogno di
essere accuditi. La madre e la nonna non ce la fanno da sole.
La sorella minore Gonul ha gli occhi verdi e mi accompagna nel
bagno saltellando in ciabatte tra il fango. Le espressioni delle
donne non hanno tristezza, ma fierezza. Ed è lo stesso
sguardo che si trova nella città che li ospita, dove
tutti sono solidali come se appartenessero alla grande famiglia
curda.
Un'esperienza emozionante con uomini, donne e bambini colorati
di rosso, verde e giallo il cui solo bagaglio è la speranza.
Silvana Grippi
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