Sotto
la campana di vetro
Tre milioni di anni fa, l'Australopithecus africanus, fu il
primo ominide ad utilizzare il pollice opponibile. Col passare
dei secoli e col susseguirsi dei vari step evolutivi, l'uomo
ha conservato e sviluppato questa tecnica fino ad arrivare al
2015. Un miliardo di persone, al giorno d'oggi, ne fa un uso
particolare - “comunica”. Questa, però, è
una forma di comunicazione in cui non servono nemmeno parole:
basta un semplice “mi piace” (o “like”,
che dir si voglia).
Internet - a parer mio - dovrebbe essere un mezzo atto a scambiare
informazioni e confrontarsi, ma purtroppo così non è
per quella piattaforma che ormai è entrata a far parte
della vita di tutti i giorni, Facebook. Quello che vedi sulla
home (News Feed o muro) di Facebook dipende da
filtri e interazioni. Ma in base a cosa compaiono le informazioni
e i post, con che criterio? Quali siano le dinamiche che muovono
l'algoritmo attraverso cui Facebook somministra i contenuti
sui nostri feed non ci è dato saperlo. Sappiamo
però che i post sul muro sono filtrati da Facebook in
nome della qualità; le home di tutti gli utenti
sono deliberatamente manipolate per mostrare solo quello che
ti interessa veramente. Il social network si basa su un complesso
algoritmo (chiamato Edge Rank) che prende in considerazione
più di 100.000 fattori diversi per determinare cosa vedrai
apparire, basandosi su ciò che condividi e ciò
a cui metti “mi piace”: insomma, Facebook ti propone
ciò che tu vuoi che ti proponga.
È dunque sempre più importante dare un peso a
qualsiasi azione svolgiamo: proprio come al di fuori di esso,
infatti, ogni nostro comportamento porta con sé delle
conseguenze. In questo caso modifica la nostra esperienza sulla
piattaforma, contribuendo a creare il nostro “newspaper”,
il quale può riflettere davvero i nostri interessi e
il mondo che ci circonda, e diventare tremendamente autoreferenziale.
Il tuo comportamento su Facebook determina quello che vedi nel
News Feed, impara rapidamente quello che ti piace e te
lo mostrerà sempre di più. Tutti gli aggiornamenti,
e lo scopo del social network, sono mirati a farti restare più
tempo possibile sulla pagina: ecco perché Facebook ti
fa vedere notizie, articoli e aggiornamenti basati esclusivamente
sui tuoi gusti, anche se tu non ne sei perfettamente cosciente.
A me tutto questo spaventa. Questo algoritmo è un'arma
a doppio taglio: da un lato aiuta sì a discernere le
notizie inutili da quelle che più interessano, ma dall'altro
fossilizza il proprio modo di pensare a discapito del libero
scambio di informazioni.
Facebook ti chiude in una bolla in cui non vi è alcun
confronto: è proposta di continuo un'unica opinione,
la tua. Negando la possibilità di comparare posizioni
differenti, conseguentemente, si resterà in modo sempre
più fermo nelle proprie convinzioni, non ci sarà
progresso. Vogliamo davvero ridurre, condizionare e delegare
tutti nostri pensieri e idee ad un misero “click”?
Tommaso Proverbio
Milano
Nostra patria il mondo intero
Si sente spesso parlare di un mondo utopico, patria di un futuro
che non arriva mai.
A questo proposito propongo questa riflessione, cambiando punto
di vista, uscendo dal rassegnazione che a volte contraddistingue
il pensiero a fronte della quotidiana realtà.
LA società A.
Ci hanno insegnato a memoria fin dall'asilo dell'esistenza sulla
terra di società distinte in base a continenti, lingue
e confini nazionali apparentemente assoluti. Ci hanno insegnato
a guardare il mappamondo attraverso le macchie di colore dei
territori considerati propri, da uno o l'altro governo, in nome
dei popoli che ci abitano.
Siamo quindi italiani, poi cristiani, poi europei, poi veneti
o che, poi professionisti e infine, solo per ultimo, uomini:
ce lo dice il verde sul mappamondo, il telegiornale, la storia,
le guerre, ecc..
Ma forse non è per tutti cosi.
“Da qui il mondo è bellissimo, non si vedono confini
né frontiere” (Juri Gagarin).
C'è chi sente la propria patria nient'altro che la terra
in cui vive, ignorando confini lontani, e allo stesso tempo
si sente essere umano andando più in là, superando
e demolendo questi confini fittizi, sentendosi parte del mondo
intero.
Viaggiando, capita così di trovarla questa gente che
ha un punto comune, un umanismo di base che è irriducibile
all'ideologia nazionale, una voglia di costruire insieme nell'aiuto
reciproco senza mai delegare e diretta nel cercare di essere
in fondo felice gettando così a marcire egoismo e competizione
per la supremazia.
Guardando questa gente negli occhi, quando la trovi, ti accorgi
che c'è altro, che altro c'è già, c'è
già una società a umana, fatta da individui pensanti,
senza frontiere senza un governo senza padroni, interconnessa
direttamente o solo con lo spirito. Questa società lotta
continuamente per esistere perché pochi sanno che in
realtà esiste, pochi sanno che c'è un modo diverso
di vivere e che c'è chi lo sta vivendo.
Questa società che parla tutte le lingue del pianeta
e lotta per conservarlo, lotta anche perché tra chi sa
della sua esistenza, c'è chi ha il potere, il quale rinchiuso
nella sua macchia monocromatica usa le armi della giustizia
nazionale per estirparla dai propri territori, perché
essa mina la sua autorità. Se si diffondesse troppo pensa,
dei suoi eserciti rimarrebbe solo ruggine e polvere..
Solo a questa società sento di appartenere.
Patria nostra il mondo intero
Nostra legge la libertà.
Ciao
Andrea Zontini
Storo (Tn)
Botta.../Ricerca scientifica. Altro che bloccarla, lottiamo
per la sua libertà
Da militante dell'associazione Luca Coscioni “per la libertà
di ricerca scientifica” e, al tempo stesso, da libertario
radicale, leggere sulla “mia” rivista anarchica
il titolo “Basta con la ricerca scientifica” mi
ha fatto fare un balzo. Ho pensato a una di quelle provocazioni
che sono spesso utili per aiutare a non dar nulla per scontato,
ma ho poi constatato che il titolo dell'articolo di Philippe
Godard non è nemmeno una forzatura e riassume una vera
e propria proposta politica di “bloccare la ricerca”.
Se anche volessimo trascurare che un simile progetto politico
non potrebbe che esser realizzato attraverso metodi violenti
e autoritari lontanissimi (ne sono certo) dalla concezione dell'autore
- altro modo di bloccare la ricerca scientifica non c'è,
tanto quanto non se ne troverebbe per bloccare la ricerca poetica,
linguistica, filosofica,... - è proprio l'idea di fondo
a non stare in piedi. Godard dipinge la caricatura della ricerca,
usando come sinonimi termini con significati molto diversi:
ricerca, scienza, tecnologia (qualsiasi tecnologia). L'elementare
distinzione tra ricerca scientifica e applicazioni tecnologiche,
ad esempio, non ha, per Godard, valore alcuno: va tutto bloccato,
tanto le centrali nucleari quanto (anche se non lo dice esplicitamente)
il tentativo di trovare nuove cure contro malattie mortali.
E perché? Perché tutto corrisponderebbe a un unico
“sistema di potere autarchico”, di “dominio
artificiale della natura”.
Nell'indicare la strada alternativa alla scienza, cioè
le spiegazioni “olistiche” del mondo contrapposte
alla iperspecializzazione degli esperti, Godard non sembra nemmeno
sfiorato dall'idea che anche le spiegazioni olistiche hanno
un solo modo per essere riconosciute più valide di spiegazioni
specialistiche: la prova dei fatti. Che poi non è altro
che il metodo scientifico, fatto di prova ed errore, verificabile,
popperianamente falsificabile. Se, ad esempio, un bravo medico
ormai non si limita ad affrontare le conseguenze sintomatiche
di una malattia, ma prova a ricostruire la storia del malato
nella sua complessità e relazione con il mondo, non sta
certo abbandonando il metodo scientifico per seguire un metodo
migliore, ma lo sta applicando in una concezione meno ristretta.
Ciò non gli impedirà di prescrivere una cura o
una medicina specifica contro uno specifico male, senza che
nessuno possa ragionevolmente accusarlo di andare contro natura.
Esiste un rimedio “migliore”, naturale o “sciamanico”,
rispetto a quella medicina? Può essere, ma l'unico modo
per stabilirlo è metterlo alla prova, cioè testarlo
scientificamente (fermo restando la libertà di non andare
dal medico, se non si vuole).
Per fortuna, Godard stesso, nel creare la mostruosa impalcatura
di una ricerca autonoma e autosufficiente che getta l'umanità
nell'“eteronomia”, coglie un “dettaglio”
determinante per smontare il ragionamento che ha appena costruito:
“la scienza, più fa passi avanti, più mette
in luce la complessità dell'universo; [...] più
gli scienziati progrediscono, più regrediscono”,
scrive. Dunque il mostro scientifico più cresce più
diventa piccolo, più sa e più sa di non sapere.
Ben detto, Godard. Solo che, per Godard, è la prova definitiva
dell'impotenza scientifica. È invece la conferma di quanto
una sana umiltà e saggezza socratica sia importante per
fare buona ricerca.
Marco Cappato
Milano
...e risposta/Il blocco è necessario. Mancano saggezza
ed etica
Da due secoli, e in modo evidente, la scienza non si distingue
più dalle sue applicazioni tecnologiche. Essa è
legata al potere da quando il capitalismo ha capito quanto profitto,
finanziario e morale, poteva trarre dall'applicazione delle
scoperte scientifiche alla vita quotidiana (Francis Fukuyama
lo spiega diffusamente in The End of History and the Last
Man [La fine della storia e l'ultimo uomo], Rizzoli,
Milano 1992]). Per esempio, Marie Curie ha scoperto la radioattività,
sua figlia Irène e suo genero Joliot hanno inventato
la radioattività artificiale e, qualche anno dopo, come
logica conseguenza, ci furono Hiroshima e Nagasaki. Certo, le
scoperte in campo medico curano... malattie, create, come ora
sappiamo, da altri settori della scienza o dalle applicazioni
tecnologiche sorte dalla scienza, come i pesticidi. Purtroppo,
ciò è incontestabile, e noi possiamo certo rammaricarcene,
ma è così.
Il problema con la scienza è che cerca sempre di uscire
dai suoi laboratori. È a quel punto che gli scienziati,
proclamati “esperti” dal potere, orientano le decisioni
che ci riguardano, perché il parere degli esperti viene
ascoltato di più ed è più seguito di quello
dei “cittadini”. In tal modo, gli scienziati esperti
servono lo Stato o l'Impresa per nostra grande sventura.
Quanto a credere in nuove “ricerche” scientifiche
che ci mettano al riparo dai disastri prodotti al nostro ambiente
da due secoli, chiediamoci perché dovremmo pensare che,
all'improvviso, saggezza ed etica umaniste prendano il sopravvento,
quando niente sta cambiano in questa direzione a livello del
potere. Oggi più che mai, in Francia e negli Stati Uniti,
agli scienziati viene intimato di mettersi al servizio del potere,
Stato o Impresa, pena la perdita degli stanziamenti per le loro
ricerche o del lavoro. Ebbene, chi tra costoro ha il coraggio
e la lucidità politica di dire no, come Alexandre Grothendieck?
Per questo, bisognerebbe tendere verso il blocco, senza
imporlo soprattutto, e ancor meno con la forza – in ciò
sono completamente d'accordo con Marco Cappato –, ma tendere
verso il blocco, proprio così, della ricerca scientifica
finché il potere resterà quello che è:
uno strumento di oppressione capace di riciclare tutto a suo
esclusivo vantaggio, ivi comprese le scoperte scientifiche.
Philippe Godard
Francia
Traduzione di Luisa Cortese
I
nostri fondi neri
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Sottoscrizioni. Giovanni Lattanzio (Sesto
San Giovanni – Mi), 10,00; Edy Zarro (Caslano
– Svizzera) 20,00; Cesarina e Peter (Minusio
- Svizzera) ricordando Paolo Soldati, 30,00; Circolo
Carlo Vanza (Bellinzona – Svizzera), 50,00;
Renzo Furlotti (Parma) 10,00; Davide Turcato (Dublino
– Irlanda) 100,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando
Judith Malina e Julian Beck 500,00; Leonardo Muggeo
(Canosa di Puglia – Ba) 10,00; Rinaldo Boggiani
(Rovigo) 50,00; Crescenzio D'Ambrosio (Trecase –
Na) 10,00; Roberto Bernabucci (Cartoceto – Pu)
10,00; Albino Trucano (Borgiallo – To) 10,00;
Simona Bruzzi (Piacenza) 20,00; Enrico Calandri (Roma)
50,00; Roberto Palladini (Nettuno – Rm) 20,00;
Giovanni Canonica (Barolo – Cn) 10,00; Michele
Morrone (Rimini); Adriano Fragano (Monastier di Treviso
– Tv) 40,00; Libreria San Benedetto (Genova
Sestri Ponente) 4,20; Emanuele Magno (Varese) 30,00;
Daniele Cimolino (Tavagnacco – Ud) 20,00. Totale
€ 1.014,20.
Abbonamenti sostenitori. (quando non altrimenti
specificato, trattasi di euro 100,00). Remo Ritucci
(San Giovanni in Persiceto – Bo); Antonella
e Simo Colombo (Triuggio – Mb); Giulio Canziani
(Castano Primo – Va); Alessandro Marutti (Cologno
Monzese – Mb); Barbara Bernardinatti (Trento);
Silvano Montanari (San Giovanni in Persiceto –
Bo). Totale € 600,00.
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