Oakland (California)/
Alla fiera del libro anarchico
La Fiera del libro anarchico della Bay Area, cioè l'area
urbana di San Francisco, Oakland, Berkeley e altre città
minori della California del Nord, è da qualche anno un
appuntamento fisso del movimento libertario nordamericano. Le
case editrici libertarie si incontrano qui con persone provenienti
da tutta la costa ovest, cioè Vancouver, Seattle e Oregon,
e dal Southwest, cioè da stati come Arizona, Nevada o
Nuovo Messico. La “cugina” dall'altro lato del continente
è la fiera di Montreal, in Quebec, che rappresenta il
polo di attrazione per la costa est, e quindi raccoglie città
come Nuova York, Toronto, Boston e Filadelfia. Iniziative simili
in altre città statunitensi o canadesi sono di solito
più piccole e hanno meno risonanza. Quest'anno la fiera
californiana si è svolta a Oakland e ha visto la partecipazione
di decine di case editrici ma anche di diversi gruppi politici
e associazioni locali. La partecipazione è stata minore
degli ultimi anni, ma comunque la fiera resta un momento interessante
per tastare il polso delle energie che gravitano attorno al
movimento anarchico americano.
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Oakland (California, USA) Panorama
della sala principale della fiera |
La fiera è cominciata la sera del 24 aprile con una
cena e concerto di finanziamento all'Omni Commons, nel quartiere
Temescal a Oakland. L'Omni è quello che in Italia chiameremmo
centro sociale, anche se ha alcune caratteristiche che lo rendono
diverso dalle esperienze italiane. Anzitutto non è occupato
ma in un edificio in affitto – la vecchia casa del popolo
della comunità ligure che un tempo viveva in questo quartiere
poco lontano da downtown Oakland e vicino al confine con Berkeley.
La grande balera centrale è diventata la sala cinema,
concerti e assemblee, mentre il vecchio campo da bocce sul retro
ospita la Sudo Room, cioè l'hackerspace di Oakland. I
gruppi che compongono l'Omni stanno raccogliendo i soldi per
comprare l'intero edificio e renderlo quindi una risorsa permanente
per la comunità: un progetto impensabile per chi è
abituato ai movimenti italiani, dato che il prezzo è
di due milioni di dollari che verranno raccolti principalmente
tramite donazioni private. Al suo interno trovano spazio gruppi
come la Public School che organizza decine di corsi gratuiti
e aperti a tutti, il gruppo Food not Bombs locale o Phat Beets
cioè una rete di orti comunitari e mercatini dei produttori
agricoli. L'Omni è il simbolo del cambiamento nella demografia
politica della Bay Area: l'arrivo delle ricchissime imprese
del web come Twitter o Uber ha causato un aumento spropositato
degli affitti a San Francisco, e la classe media bianca che
dagli anni Sessanta anima parte dei movimenti e delle controculture
californiane si sta spostando dall'altra parte della baia, a
Oakland, causando a sua volta la diminuzione della popolazione
nera e latinoamericana che ne rappresentava la maggioranza.
Qui nel 2011 Occupy Oakland è stato per mesi il gemello
militante di Occupy Wall Street e oggi l'Omni ne rappresenta
in parte l'eredità dato che il centro sociale è
stato fondato da persone e gruppi che hanno animato i movimenti
del 2011.
Il giorno dopo, 25 aprile, si è svolta la fiera vera
e propria, con la partecipazione di decine di case editrici
e gruppi politici. Tra questi una delle presenze più
importanti è quella di AK Press, storica casa editrice
libertaria che ha la sua sede proprio a West Oakland, il quartiere
dove si è svolta la fiera. AK Press è stata danneggiata
gravemente da un incendio poche settimane prima, a fine marzo,
e sta raccogliendo i fondi per rimettersi in piedi. Molto del
materiale di lavoro o dei libri infatti è finito bruciato
oppure inzuppato dell'acqua dei sistemi di sicurezza. AK Press
è stata fondata a fine anni Ottanta e da tempo si è
trasferita a Oakland. Tra i suoi autori più famosi ci
sono Hakim Bey, Murray Bookchin, David Graeber, Abel Paz...
Oltre a diverse altre case editrici alla fiera erano presenti
anche le principali riviste libertarie americane, come Fifth
Estate o CrimethInc, o gruppi che si occupano di politiche culturali
locali come Shaping San Francisco di Chris Carlsson, che si
dedica a costruire una memoria alternativa della storia della
città. Un'altro gruppo che porta avanti lavoro culturale
nel mondo libertario è il Beehive Design Collective,
un collettivo di artisti che produce giganteschi affreschi su
tela che tramite minuziosi disegni di animali rappresentano
forme di resistenza popolare al colonialismo o alla distruzione
dell'ambiente. I loro poster sono usati anche per raccontare
storie nelle scuole e nei centri comunitari.
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Oakland
(California, USA)
L'ingresso della sezione dedicata ai ragazzi/e |
Alla fiera erano presenti anche gruppi politici che non si
occupano di cultura. Per esempio la sezione locale degli IWW
o wobblies, il sindacato anarchico nato agli inizi del Novecento
che negli ultimi anni sta conoscendo una rinascita con le mobilitazioni
dei lavoratori dei fast food e dei supermercati – precari
diremmo noi. Nella Bay Area la lotta più recente è
quella dei commessi e magazzinieri di Whole Foods, la grande
catena dei supermercati del biologico che qui nel nord della
California attira una buona fetta di consumatori: ci sono due
negozi immensi solo nella piccola città di Berkeley e
la IWW sta organizzando i lavoratori meno specializzati tramite
la sua campagna “Affamati di salari migliori” con
i gruppi Whole Foods Market Workers Unite.
In un'area come Oakland, patria delle Pantere Nere e dell'attivismo
afroamericano e chicano stupisce solo parzialmente che la maggioranza
dei frequentatori e frequentatrici della fiera siano bianchi.
I movimenti neri e latinos non si sovrappongono completamente
con quelli libertari e anche in questa occasione la loro presenza
è tutto sommato minoritaria. Nonostante questo nelle
giornate delle proteste contro le violenze poliziesche dell'autunno
scorso, che nella Bay Area sono state particolarmente lunghe
e visibili, i movimenti del mondo libertario hanno sfilato insieme
agli attivisti neri che da Oakland si sono uniti agli studenti
e alle studentesse di Berkeley. Questo è in un certo
senso un segno dell'evoluzione di questa tradizione politica:
cosa significa oggi far parte dei movimenti anarchici americani?
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Oakland
(California, USA) Il banchetto di una delle molte case editrici
presenti |
L'attenzione alla giustizia sociale è incarnata soprattutto
dalle lotte contro il razzismo, per la casa, e da quelle dei
sindacati wobblies per migliorare le condizioni di lavoro nei
settori più precari e meno sindacalizzati, oltre che
dal legame tra ecologismo e comunità locali. Senza contare
l'influenza enorme del movimento anarchico americano su Occupy
Wall Street, che ha rappresentato un momento di svolta per la
capacità di giocare su un piano politico di livello nazionale
invece che nelle acque a volte un po' anguste dei movimenti
degli anni 2000. Dall'altro lato le politiche legate a diritti
e identità restano forti, con le questioni di genere
e culturali in primo piano. Però quello di cui si è
sentita la mancanza alla fiera del libro è stato proprio
una proposta (contro)culturale originale e forte.
Alessandro Delfanti
Seminario a Pisa/
La storia ai tempi del web
Mercoledì 6 maggio, presso l'Aula magna del dipartimento
di Scienze politiche (Università di Pisa), si è
svolto il seminario organizzato dalla Biblioteca Franco Serantini
dal titolo “La storia ai tempi del web: le «collezioni
digitali» della Biblioteca e il portale «ToscanaNovecento»
nuove opportunità per la ricerca e lo studio della storia
contemporanea”. Un attento pubblico, di specialisti e
non, ha partecipato all'evento in cui si è discusso di
come fare storia nell'epoca di internet usando nuovi strumenti
di ricerca.
I lavori sono partiti da una domanda semplice e precisa posta
oltre 60 anni fa da Marc Bloch, un dei più grandi storici
del Novecento, che in apertura della sua ultima opera incompiuta
Apologia della storia o Mestiere di storico, pubblicata per
la prima volta nel 1949, scrisse “A cosa serve la
storia?”. Partendo da questa domanda, Bloch operò
un'analisi molto approfondita del rapporto tra lo studio metodologico
del passato e la propria contemporaneità, ponendo l'attenzione
principalmente su quale sia concretamente “il mestiere
dello storico”. Attraverso queste riflessioni venne delineata,
pagina dopo pagina, l'immagine di uno studioso-artigiano, impegnato
in un'eterna sfida contro il tempo per poter ottenere un racconto,
il più vero possibile, e capace di scandagliare e chiarire
le ragioni, le cause, le conseguenze degli eventi trattati.
Il risultato di questo lavoro non sarà ovviamente una
trasposizione esatta dell'accaduto, quanto piuttosto una ridefinizione
parziale dei suoi aspetti significativi. Bloch affermò
che la storiografia deve analizzare “il passato in funzione
del presente e il presente in funzione del passato” al
servizio della “memoria collettiva” il cui recupero
diventa un punto di riflessione importante per ogni società,
che da una migliore conoscenza del proprio passato potrà
trarre insegnamenti per i problemi del presente. Più
che gli eventi, quindi per Bloch, lo studioso deve ricostruire
il rapporto corretto tra questi e le tracce che ci hanno lasciato
– le fonti per l'appunto – e di conseguenza è
per questo che senza fonti lo storico stesso viene a mancare.
Tali tematiche, esposte più di 60 anni fa, sono oggi
fondamentali, nell'era del digitale e di internet, per orientare
le giovani generazioni ad un approccio corretto con la storia
e la cultura storica. Su questo tema sono ruotati gli interventi
di Chiaretta Silla (Regione Toscana), Gabriella Benedetti (Università
di Pisa) e in particolare quello della professoressa Enrica
Salvatori che si è soffermata in modo specifico su come
sia possibile fare storia nell'epoca del web e quale ruolo pubblico
debbano avare gli storici. Franco Bertolucci e Fabio Tiana hanno
illustrato la genesi e lo sviluppo del progetto delle collezioni
digitali della Biblioteca F. Serantini che offrono un nuovo
strumento di indagine sulla storia dell'anarchismo, mentre Matteo
Mazzoni ha raccontato l'esperienza del portale di storia contemporanea
«ToscanaNovecento», che opera ormai da oltre un
anno ed è frutto della collaborazione degli istituti
storici della Resistenza e dell'antifascismo – tra i quali
anche la Biblioteca Franco Serantini.
Franco Bertolucci
Centroamerica e Caraibi/
È nata la Federazione Anarchica
Il 21 e 22 marzo 2015 nella città di Santiago De Los
Caballeros, Repubblica Dominicana, è nata la Federazione
Anarchica del Centroamerica e del Caribe (F.A.C.C.), frutto
di un congresso a cui hanno partecipato compagne e compagni
di differenti paesi dell'area del Centroamerica e dei Caraibi.
Vi hanno preso parte il Taller Libertario Alfredo Lopez di Cuba
e alcuni cubani in esilio, il gruppo Kiskeya Libertaria dell'area
dominicana, compagne e compagni di Portorico, El Salvador, l'isola
di Bonaire e alcuni osservatori da Los Angeles, Miami e dall'Europa;
inoltre molti sono stati i messaggi di solidarietà giunti
da gruppi e organizzazioni libertarie del continente americano
(Messico, Costa Rica, Venezuela, Honduras, Colombia, Uruguay,
Argentina, Cile, etc.).
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La Habana (Cuba) - Le compagne e i compagni del Taller Libertario
Alfredo López |
Numerose difficoltà hanno accompagnato il cammino verso
il congresso tra cui l'impossibilità a parteciparvi per
due dei tre delegati cubani ai quali non è stato rilasciato
il visto e la difficoltà di mantenere le comunicazioni
con Cuba dove internet è veramente poco accessibile e
molto controllato e la censura è permanente. Solo un
compagno proveniente da Cuba ha potuto recarsi nella Repubblica
Dominicana, in quanto provvisto anche di nazionalità
russa, prendendo parte alla fondazione della Federazione a nome
del Taller Liberario Alfredo Lopez de La Habana e portando la
voce dei compagni cubani rimasti sull'isola. In tale occasione
è stato finalmente possibile per la prima volta un incontro
tra alcuni vecchi cubani in esilio, tra cui Frank Fernández
autore di Cuba libertaria (Zero in condotta, 2003), e la generazione
libertaria di oggi.
Altri ostacoli al congresso sono stati l'esistenza di una vecchia
legge della Repubblica Dominicana che proibisce l'entrata di
anarchici stranieri nel suo territorio e la richiesta di espulsione
dei partecipanti stranieri da parte di una delle responsabili
della Casa de las Mujeres in cui era stata affittata una sala
per svolgere il congresso.
Nonostante le difficoltà il congresso si è svolto
in un ambiente sereno, in un'atmosfera tropicale dove accanto
ai dibattiti si sono avuti momenti convivali e serate musicali
a ritmo di bachata, merengue, hard rock e canzoni di protesta.
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La Habana (Cuba) - Manifesto della seconda edizione delle Giornate
libertarie |
La Federazione Anarchica del Centroamerica e del Caribe si è
posta l'obiettivo di essere un canale per la solidarietà
e la collaborazione degli anarchici dell'area centroamericana
e caraibica, oltrepassando i limiti delle frontiere che il capitalismo
e gli stati impongono. La federazione, basata sul principio
del consenso e l'accettazione delle diversità delle individualità
e dei collettivi che ne fanno parte con le loro tendenze e le
loro pratiche, ha riconosciuto tra i suoi criteri di affiliazione
il definirsi anarchici e l'agire in modo orizzontale. L'autogestione,
il mutuo appoggio, l'orizzontalità, l'azione diretta,
la libertà di scelta anche in amore, la coerenza tra
mezzi e fini e il pensiero ecologico sono stati individuati
come principi guida fondamentali nella lotta contro l'autoritarismo,
il capitalismo di Stato e/o di mercato, l'imperialismo, il patriarcato
e la xenofobia. A tali fini la Federazione ha già costituito
un “comitato per le comunicazioni” e altri tre gruppi
su base volontaria: un “comitato antirepressivo”,
un “comitato antinazionalista” e un “comitato
autogestionario”. Il prossimo anno il secondo congresso
della Federazione si terrà probabilmente in Costa Rica
così da permettere ai gruppi e alle organizzazioni continentali
di raggiungere via terra il luogo del congresso abbattendo così
i costi per i trasferimenti.
La nascita della Federazione segna un momento importante per
il movimento anarchico della regione, poiché non era
mai esistito nulla di simile nella zona per condividere esperienze
e per lavorare insieme in modo propositivo. Oltre a un'importante
occasione per tessere relazioni, il congresso ha sicuramente
avuto il merito di far conoscere a livello internazionale le
singole realtà locali con le loro storie e le loro specificità,
facendo in particolare uscire i cubani dal loro forzato isolamento
pluridecennale.
Siamo venuti così a sapere che nella Repubblica Dominicana
l'anarchismo ha avuto una rinascita intorno al 2002-2003, principalmente
grazie ad alcuni gruppi punk e ai dibattiti sviluppatisi sul
loro sito punkdominicano.com. Da un gruppo di anarchici di Santiago
De Los Caballeros, nato nel 2009 e promotore nel 2012 della
prima Fiera Anarchica della Repubblica Dominicana, nonché
dal centro sociale Cibao Libertario, dove si sperimenta una
forma di vita collettiva basata sull'autogestione, e da un'esperienza
simile nella città di Santo Domingo, è stata creata
la Federación Kiskeya Libertaria, una delle due promotrici
del primo Congresso per la F.A.C.C., insieme al Taller Libertario
Alfredo López di Cuba.
Quest'ultimo è nato in seguito a un'iniziativa del 25
aprile 2010 organizzata per ricordare le radici anarchiche del
Primo Maggio, dopo mezzo secolo di inesistenza di un movimento
anarchico cubano: l'ultima dichiarazione della Agrupación
Sindical de Cuba era stata infatti nel 1960 e nel gennaio del
1961 vi era stato l'ultimo pranzo libertario convocato dal Sindacato
Gastronomico, chiuso il mese successivo. Il Taller, nato all'interno
dell'Osservatorio Critico di Cuba (observatoriocriticocuba.org)
con la volontà di costituire uno spazio specificamente
anarchico, prende il nome da Alfredo López, anarchico
e sindacalista libertario assassinato il 20 luglio 1929, prima
di aver compiuto i trent'anni; scegliere questo nome significa
riprendersi uno dei personaggi storici del movimento libertario,
saccheggiato dal regime cubano che lo ha ingiustamente reso
un suo martire, dando persino il suo nome a uno dei più
grandi centri industriali poligrafici costruiti dallo Stato
cubano negli anni '70 per controllare e impedire la circolazione
di idee libertarie e di qualsiasi altro tipo di idee che non
avesse ricevuto il timbro di controllo.
Numerose sono state in questi cinque anni le attività
degli anarchici cubani, nonostante le grandi difficoltà
economiche e la censura, tra cui le giornate della Primavera
libertaria (la cui seconda edizione è prevista tra il
29 maggio e il 7 giugno), incontri sul cosa significa definirsi
anarchici oggi, sulla permacultura, sull'arte, sul sindacalismo
e un simpatico anarco-tour per le strade de La Habana.
Selva Varengo
Caso Mastrogiovanni/
Stesse responsabilità per medici e infermieri
Lo scorso 15 maggio 2015, presso il Tribunale di Salerno, si
è tenuta la quarta udienza del processo d'appello per
la morte dell'insegnante libertario Francesco Mastrogiovanni,
sequestrato a seguito di un TSO (trattamento sanitario obbligatorio)
illegale, torturato e lasciato morire, legato mani e piedi ad
un letto di contenzione dell'Ospedale San Luca di Vallo della
Lucania (Sa) per oltre 88 ore (dal 31 luglio al 4 agosto del
2009) in piena solitudine tra immani sofferenze.
La quarta udienza è stata riservata alle parti civili
e ai legali delle Associazioni. La prima a prendere la parola
è stata l'avvocata Caterina Mastrogiovanni, legale della
famiglia dell'insegnante la quale, dopo aver ricostruito le
drammatiche fasi del ricovero di Franco ha ribadito, con forza,
che le cause della morte del paziente sono dovute alle conseguenze,
peraltro prevedibili, di una contenzione a tempo indeterminato
e quindi assurda, atto medico vietato dalle leggi vigenti.
Per quanto riguarda le responsabilità del personale medico
ed infermieristico, al quale il paziente era stato affidato
dopo il ricovero coatto dai medici del 118, il legale non ha
alcun dubbio: tutti si sono macchiati degli stessi reati, i
loro comportamenti visionabili nel “video dell'orrore”
registrato dalle telecamere interne al reparto di psichiatria,
non hanno nulla a che vedere con le prestazioni mediche ed infermieristiche
abituali e con i protocolli adottati in altre strutture ospedaliere.
Emergono invece, in tutta la loro gravità, i comportamenti
omissivi e commissivi censurati, a suo tempo, dai consulenti
medici del Pubblico Ministero che avviò la prima indagine
nell'immediatezza del decesso di Franco.
L'avvocata Caterina Mastrogiovanni ha concluso il suo intervento
in aula riportandosi alla requisitoria del procuratore generale
che ha chiesto, nell'udienza di aprile, l'aggravamento delle
pene già inflitte ai medici nel processo di primo grado
e la condanna degli infermieri ingiustamente assolti.
A seguire ha preso la parola l'avvocato Raffaele Francese legale
di Giuseppe Mancoletti, compagno di stanza e di sventura di
Mastrogiovanni il quale dichiarò, tra lo sconforto degli
inquirenti, che riuscì a sopravvivere alla mancata reidratazione
grazie a una manovra da giocoliere: “sono riuscito a bere
facendo cadere la bottiglia acchiappandola con la bocca e così
placai la mia arsura”. L'avvocato Francese in soli quattro
minuti ha esposto le motivazioni per le quali condivide le richieste
formulate dal procuratore generale circa l'aggravamento delle
pene e l'allargamento della responsabilità agli infermieri.
In rappresentanza della madre di Franco, Sig.ra De Marino, ha
preso la parola l'avvocato Gianluca D'Aiuto il quale alla fine
del suo intervento si è riportato a quanto richiesto
dal Procuratore Generale.
Completati gli interventi dei legali dei fratelli e della madre
di Mastrogiovanni si sono succeduti quelli degli avvocati delle
altre parti civili: Umberto Fantini per l'Onlus Movimento per
la vita, Gioacchino Di Palma per il Telefono Viola (il quale
ha sottolineato, tra le altre cose, le gravi responsabilità
dell'allora sindaco di Pollica, Angelo Vassallo, nell'emissione
dell'ordinanza sindacale del Trattamento Sanitario Obbligatorio
(TSO) illegale), Bartolo De Vita per l'ASL di Salerno e Michele
Capano per Caterina Mastrogiovanni (sorella di Franco).
Angelo Pagliaro
angelopagliaro@hotmail.com
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