dossier Emma Goldman
La potenza liberatrice della sessualità
di Clare Hemmings
Emma Goldman identificava la rivoluzione sessuale come base di una più ampia rivoluzione della società, capace di creare nuove e autentiche relazioni tra gli esseri umani. Conducendo battaglie contro l'oppressione di genere, propose una visione inedita del sesso come spazio di lotta rivoluzionaria.
Nel corso della mia ricerca ho
sviluppato una relazione molto personale, intima, con le figure
che ho incontrato. Le ho viste crescere, cambiare e in generale
offrirmi tante sorprese. Sogno le persone delle quali scrivo:
entrano nelle mie conversazioni, si insinuano nell'intimità
della mia stanza da bagno, mi raggiungono in mezzo al mare e
in giardino. Mi raccontano storie, mi danno riscontri, mi contraddicono,
propongono nuove fonti. Le ascolto con grande attenzione. Spesso
nascono grandi innamoramenti. Il mio “innamoramento”
che dura da tanti anni, è verso Emma Goldman, l'attivista
e teorica anarchica dell'inizio del Novecento (1869-1940).
Nell'archivio a lei dedicato e nella sala troppo luminosa dei
microfilm della biblioteca universitaria di Berkeley, che è
stata per sei mesi la mia parziale abitazione, sono rimasta
affascinata dal suo impegno indisciplinato verso l'anarchismo
e sedotta dalla sua insistenza che mette i temi dell'esperienza
femminile e della libertà sessuale al centro di ogni
possibile rivoluzione. In questo senso la mia costante passione
per Emma Goldman appare stranamente razionale, ma anche ossessiva,
in quanto corrisponde al suo stesso desiderio di nuove relazioni
intime e di un nuovo ordine sociale. In questo articolo sostengo
che mettendo la libertà sessuale al centro della propria
visione e pratica rivoluzionaria, Emma Goldman si colloca nell'ambito
di una lunga tradizione di politica sessuale, che si batte per
coniugare razionalmente il lavoro produttivo e quello riproduttivo
e per indicare la differenza tra libertà sessuale e opportunità
capitalista. L'attenzione di Goldman sull'importanza dei rapporti
familiari per far sopravvivere il capitalismo, il militarismo
e la religione come l'importanza della sessualità per
smontare tali rapporti, si riflette per più di un secolo
nelle voci di studiosi e studiose del marxismo, del femminismo
e delle teorie gay/lesbiche su analoghe tematiche. Ma mentre
gli studiosi contemporanei tendono a mantenere la contrapposizione
tra cultura e società, tra rappresentazione e realtà,
rendendo difficile produrre un'analisi materialista della sessualità
quale forza di trasformazione e non come aspetto sempre sovradeterminato,
la decisa insistenza di Goldman sulla potenza liberatrice della
sessualità offre un importante punto di vantaggio. Essa,
infatti, non solo colloca la sessualità nell'ampio contesto
politico della divisione sessuale del lavoro, delle istituzioni
del matrimonio e della chiesa, del consumismo, del patriottismo
e del lavoro produttivo (e riproduttivo), ma inquadra la libertà
sessuale sia come fondamento di nuove relazioni tra uomini e
donne, sia come modello di una nuova politica a venire. [...]
La lettura dei tentativi di Goldman di porre la sessualità
al centro di ogni analisi del capitalismo ci offre una descrizione
materialista della sessualità che senza dubbio fornisce
materiale a conferma della divisione ineguale del lavoro, in
quanto il lavoro è ineguale in sé. Ma la sua tesi
dell'incarnazione degli affetti e la sua visione della natura
umana in quanto essenziale a ogni metodologia di “rivoluzione
sessuale” ci porta anche verso altre direzioni. In particolare
la sua adesione alla “rivoluzione sessuale” quale
mezzo e (una delle) finalità della sua utopia anarchica
interrompe i tratti temporali che governano la relazione tra
sessualità e capitalismo e propongono altre vie di comprensione
e di interpretazione di quella storia. [...]
Rivoluzione desiderante
Si può raccontare la storia del contributo di Emma Goldman
alla storia dell'importante rapporto tra sessualità e
capitalismo in tanti modi che si sovrappongono. Come ho avuto
modo di osservare, Goldman presta una notevole attenzione al
ruolo essenziale che il lavoro riproduttivo svolge per il capitalismo
e lamenta la scarsa serietà con cui anarchici e socialisti
trattano l'oppressione di genere e sessuale. Nelle sue analisi,
che troverebbero l'approvazione di autori e autrici come D'Emilio
e Hennessy, essa individua l'impatto che tali soluzioni hanno
sulla formazione di soggettività di genere e sessuali
ed esorta i propri contemporanei a collocare gli imperativi
di riproduzione nel più ampio contesto del militarismo,
della religione e della trasformazione sociale. Come illustrerò
in dettaglio più avanti, Goldman inserisce il tema della
trasformazione sessuale e di genere nella sua concezione di
rivoluzione, che mette al centro l'importanza del sostegno agli
oppressi e lo sviluppo di sentimenti non capitalisti come elementi
della propria visione di un mondo migliore. Riesce a concettualizzare
la fisicità e l'immediatezza, in quanto sostanzialmente
collegate alle rivendicazioni astratte e sociali di rivoluzione
in ragione della sua posizione anarchica. Fa proprie le convinzioni
del suo ispiratore, Kropotkin, e del suo compagno di una vita,
Alexander Berkman, secondo le quali la rivoluzione si realizzerà
grazie agli interventi dei lavoratori (scioperi, educazione
delle masse) ma anche attraverso pratiche individuali e collettive
nel quotidiano, che sappiano aprire la strada a valori nuovi
e dalle quali possa emergere la visione di un mondo migliore.
Per gli anarchici, credere nella rivoluzione significa credere
nelle capacità di trasformazione della natura umana,
alla quale per il momento viene impedita una piena fioritura.
Con l'andar del tempo, però, Goldman si convince sempre
di più che l'impegno rivoluzionario non è completo
se non si è attenti all'interazione tra le esigenze individuali
e quelle collettive. Essa si distingue da molti suoi compagni
per l'accento che pone sull'emancipazione delle donne, in quanto
essenziale a sostenere quell'azione rivoluzionaria. In un modo
che richiama le critiche omosessuali al tempo eteronormativo,
la sua idea di rivoluzione sessuale e di genere comprende la
tematica della temporalità: l'affermazione di nuovi valori
nel presente richiede un'immaginazione creativa che attui nel
presente il futuro e metta in primo piano le voci perdute. Mentre
respinge le politiche di genere e sessuali su singoli temi,
e pur restando saldamente aderente alla propria concezione di
una politica vincolata a una natura umana a noi ancora ignota,
essa prospetta un punto di accesso alla storia della politica
sessuale diverso da quelli oggi offerti. Non una forza per una
uscita diretta dalla repressione né un luogo di semplice
cooptazione: Goldman ci presenta una visione importante della
sessualità come spazio in movimento di lotta rivoluzionaria.
Per Goldman il sesso femminile è infelice in quanto la
sessualità delle donne è limitata dalle aspettative
morali ed economiche della riproduzione. Essa considera il matrimonio
un luogo di particolare prevaricazione, che provoca solo “dolore,
miseria, umiliazione... lacrime e sventure... agonia e sofferenza”.
In questo riprende la riflessione della sua amica Angela Smedley
per la quale “il matrimonio mi fa l'effetto di una grattugia
per la noce moscata” che toglie le parti migliori e lascia
solo una scorza fragile e amara. Per lei il matrimonio sta alla
base della proprietà privata e dell'oppressione particolare
sulle donne: è “il possesso privato di un sesso
da parte dell'altro”, “un accordo economico, una
polizza di assicurazione”, il cui effetti è di
spogliare le donne della loro umanità. Per lei il matrimonio
è la perversione dell'amore che rispecchia la sostituzione
di una vera possibilità intersoggettiva con una trattativa
commerciale.
All'interno di questa istituzione le donne sono mercanzie da
scambiare e le sole monete di cui dispongono sono il sesso e
l'essere attraenti. Il matrimonio produce la prostituzione e
ne è speculare, poiché gli uomini cercano la soddisfazione
sessuale prima del matrimonio e da sposati, e poiché
anche le donne sposate si sono vendute, ma per retribuzioni
di un genere diverso.
Subordinazione e passività nel matrimonio
Goldman non è certo la sola a esplorare gli orrori della
sessualità femminile nel matrimonio. In realtà
l'impegno e le battaglie sulla sessualità femminile tra
i suoi contemporanei di sinistra sono tipici dell'epoca [...].
Ma essa si distingue dagli altri per l'accento che pone sullo
straordinario potere che la corruzione dell'amore nel matrimonio
ha sull'essere stesso delle donne, in quanto sfrutta i sentimenti
richiesti per rappresentare quell'ideale: la subordinazione
e la passività. Per questo insiste sul fatto che stipulando
“un'assicurazione di matrimonio la donna si condanna a
vita alla dipendenza, al parassitismo, all'inutilità
come individuo e per la società”. Mentre gli uomini
sono espulsi da casa, derubati, avvelenati e annichiliti dal
matrimonio, le donne non hanno dove andare, sono ingabbiate
dalla dipendenza, dal parassitismo, dalla meschinità,
e si aggrappano disperatamente alle misere contropartite della
corruzione. Non sorprende che la “donna” sia intesa
come il contrario di “soggetto rivoluzionario”,
sia in ragione della sua particolare forma di schiavitù
salariata, sia a causa della sua formazione ontologica attraverso
e dentro la duplicità e la passività. Per lei
l'essere donna e l'essere incapace di agire procedono mano nella
mano. Tuttavia, a differenza di molti suoi contemporanei, che
vedono nel narcisismo femminile una delle ragioni di attenzione
marginale alla sfera privata, beneficiando senza interruzione
della divisione sessuale del lavoro e dell'idealizzazione della
coppia sposata, Goldman colloca senza esitazione l'economia
della sessualità femminile tra i mezzi di produzione
e di sfruttamento del surplus. Le donne non sono solo merci
di per sé, ma anche produttrici della generazione successiva
di manodopera sfruttabile, dentro la coppia perversa del capitalismo
e del militarismo. L'esperienza del sesso e dell'amore per la
donna non è solo di ignorante infelicità, ma la
sua opera riproduttiva è vincolata a quello che per il
presidente Roosevelt era il dovere nazionale di fornire prole
alla nazione.
|
New York, 1916 - Emma Goldman il giorno dell'arresto in seguito a una sua conferenza sulla pianificazione familiare |
Riproduttrice di capitalismo e militarismo
Una delle analisi più convincenti di Emma Goldman si
esprime nella critica a questo abuso, quando si rivolge a un
pubblico in gran parte di operai che hanno un'esperienza diretta
della violenza fisica del lavoro e sanno bene quali corpi siano
da smaltire in tempo di guerra. Con una prosa che trasuda rabbia,
essa scrive: “Il Capitalismo sibila e fa ruggire la sua
macchina: 'Mandatemi i vostri figli, spezzerò loro le
ossa, succhierò il loro sangue, ruberò la loro
giovinezza', perché il suo appetito è insaziabile.
E con la sua macchina di distruzione, il militarismo, esso proclama:
'Mandate a me i vostri figli, li addestrerò e li disciplinerò
fino a togliere loro ogni umanità, finché diventino
automi pronti a sparare e a uccidere come piace ai loro padroni'.”
Il capitalismo non può fare a meno del militarismo e
poiché le masse popolari forniscono il materiale da distruggere
nelle trincee e sui campi di battaglia, deve avere una numerosa
selvaggina.
Dalla fatica e dalla cattiva salute nel tirare su i figli, all'infelicità
e al dolore di vederli devastati dal lavoro o dalla guerra o
da entrambi, per Goldman le donne si collocano in modo particolare,
nei confronti del capitalismo e del militarismo, non solo in
termini fisici, ma anche in quanto riproducono la resa a queste
strutture economiche e politiche. Essa non avrebbe certo nessun
problema a pensare che il ruolo della donna, pubblico o privato,
sia legato al progresso del capitalismo. Anzi, è proprio
in ragione della posizione al confine tra pubblico e privato
che Goldman considera l'emancipazione sessuale delle donne come
un elemento assolutamente fondamentale della propria visione
rivoluzionaria.-
Cominciamo già a vedere come l'opera di Goldman sia importante
per il modo in cui essa vede la sessualità come luogo
della lotta in corso per il capitalismo e non come parte di
una teleologia progressista e cooptata, come si proponeva nella
prima parte. Se consideriamo la sessualità, possiamo
mettere in luce come funzionino in combinazione la morale, il
militarismo e lo sfruttamento. Ma per la comprensione del rapporto
storico tra capitalismo e sessualità è particolarmente
importante l'attenzione che Goldman pone alla sessualità
come luogo produttivo di trasformazione rivoluzionaria, come
di cooptazione. Contro tutte le tristi prove che essa stessa
produce, c'è la sua insistenza sul fatto che la sessualità
si può affrancare dalla cooptazione mediante la liberazione
dai lacci imposti dal matrimonio, dalle necessità riproduttive
e dal patriottismo insensato. Da sempre sostenitrice del controllo
delle nascite, Goldman voleva mettere fine alla miseria autoperpetuante
che per lei era prodotta dalle famiglie numerose, soprattutto
tra i poveri. Contrastando con rigore “il reato di mettere
al mondo piccoli sventurati solo per farli ridurre in polvere
dagli ingranaggi del capitalismo o farli a brandelli nelle trincee”,
con il desiderio proprio delle donne di “abbattere il
giogo della miseria e della schiavitù”, Goldman
mette in luce la crescita della rabbia femminile e del loro
“piacere” nell'allevare un figlio in condizioni
più ideali.
Porre in primo piano il diritto di avere o non avere figli era
essenziale per Goldman, sia per riconoscere in pieno l'umanità
delle donne sia per affrancare le madri nel passaggio della
prossima generazione verso la liberazione e non verso la cooptazione.
In questo senso Goldman comincia a costruire un metodo rivoluzionario
che incorpora momenti della quotidianità nei quali le
donne si rifiutano di adattarsi alla camicia di forza dello
stereotipo femminile, come pure apprezza la partecipazione storica
e contemporanea delle donne a movimenti più consolidati.
Per sviluppare relazioni autentiche
All'interno di questo progetto, che vuole strappare con forza
il significato sessuale dal capitalismo (un progetto essenziale
per favorire le condizioni rivoluzionarie), Goldman elabora
una forte etica di sostegno a soggetti e pratiche non-normative.
Difende pubblicamente prostitute e omosessuali, mettendo in
luce la demonizzazione di quelle e la creatività di questi,
ma non considera tali pratiche in quanti fini a se stesse, né
vi vede un valore innato. In realtà, se la prostituzione
non è peggiore del matrimonio, non è comunque
esente da corruzione, e se l'omosessualità non è
condannabile, non va per lei promossa come un bene palese. Il
vero potenziale rivoluzionario della libertà sessuale
sta nella sua capacità metodologica di smontare la divisione
ineguale del lavoro al cuore della ri/produzione, perché
quando le donne negano il proprio lavoro riproduttivo, commerciale
e affettivo, si inceppano e si bloccano gli ingranaggi del capitalismo,
del militarismo e dell'ideologia religiosa. L'obiettivo di Goldman
riguardo al sostegno di gruppi e individui è lo sviluppo
della libertà sessuale, la liberazione di uomini e donne
affinché possano vivere relazioni autentiche, aperte
e oneste tra loro. Questa apertura non è un valore di
per sé, ma in quanto elemento di una metodologia che
vuole far vivere la rivoluzione nel presente per farla in futuro.
Dobbiamo continuare a mettere in evidenza la violenza di una
sessualità soffocata e soffocante quale elemento costitutivo
del capitalismo, ma ancor più dobbiamo investire in relazioni
intime che riorientino i sentimenti verso l'utopia.
Lode del sesso liberato
Una volta di più il metodo di Goldman coniuga parole
e fatti. Le sue lodi del sesso liberato sono vivaci e intense,
come quando proclama che “la voce dell'amore ci ispira”
e dichiara che l'amore è “l'elemento più
forte e più profondo di tutta la vita, l'araldo della
speranza... che sfida ogni legge... il più libero e il
più potente fattore dell'umano destino”. Nel suo
fervore, talora il suo linguaggio assume toni quasi religiosi
e sa trascinare chi l'ascolta, come quando ribadisce: “Un
giorno, un bel giorno, uomini e donne si solleveranno, raggiungeranno
la vetta, si incontreranno, grandi, forti, liberi e libere,
pronti a ricevere, a spartire e a godere dei raggi dorati dell'amore”.
Per lei il sesso è la cosa più naturale del mondo,
in quanto semplicemente “esigenza di natura”, una
“brama intensa” condivisa da uomini e donne. Proprio
come “i fiori si lasciano andare alla rugiada e alla luce”,
così la donna “può abbandonarsi all'uomo
che ha scelto, in libertà, bellezza ed estasi”.
Goldman sosteneva l'educazione sessuale per le ragazze ed era
convinta che non poter vivere ed esprimere “la profondità
e la gloria dell'esperienza sessuale” avrebbe “minato
la salute e piegato lo spirito di una donna”.
Sarebbe facile, credo, vedere in lei, mentre presenta la libertà
sessuale come una sfida innocua ma attraente alle strutture
capitaliste che ha combattuto per tutta la vita, come una semplice
precorritrice degli ideali di liberazione delle femministe e
degli omosessuali, che noi siamo oggi facilmente in grado di
contestualizzare. In realtà è stata criticata
per la continua vaghezza della sua visione di cambiamento e
per la sua idea privilegiata di natura umana che sta al centro
di tale visione. [...]
La proposta di Goldman di un impegno rivoluzionario basato su
un senso fisico del sesso, che in quanto tale si sottrae alla
cooptazione capitalista, emerge senza dubbio da quella che J.E.
Day definisce “[la sua] fede nella bontà della
natura umana”, ed è indiscutibile il fatto che
essa privilegi l'estasi per l'altro sesso come base e culmine
dell'esperienza rivoluzionaria. Tuttavia, oltre alla mia definizione
degli interessi di Goldman per legami affettivi alternativi
all'interno della sua metodologia rivoluzionaria, e non come
un approccio più cumulativo, si trovano importanti caratteristiche
del suo essenzialismo sessuale che si riferiscono al mio precedente
obiettivo di mettere in discussione l'ordine cronologico delle
cose.
Per lei, l'idea di una natura femminile essenziale è
per lo più una frottola capitalista che faremmo bene
a mettere in dubbio. La fantasia secondo la quale le donne sarebbero
naturalmente passive, con un impulso sessuale più ridotto
rispetto agli uomini e meno acute intellettualmente è
proprio quella che impedisce alle donne di prendere coscienza,
dal punto di vista di Goldman. La quale in realtà si
oppone con forza all'idea per la quale la “virilità”
(un atteggiamento che essa difende) sarebbe comunque maschile
e che degenererebbe le donne che prendono tale atteggiamento.
Per lei quello che offende nelle intese sessuali che vive è
il fatto che trasformino una meravigliosa potenzialità
(condivisa da uomini e donne) in qualcosa di fondamentalmente
corrotto. La forza che avrà la meglio sulla corruzione
sessuale sulla quale conta il capitalismo è generosa,
aperta e democratica: toglie il respiro e dà nuova forma
al mondo. I contorni di questa forza sono di certo appena sommariamente
tracciati, ma solo in parte per il fatto che sono ancora ignoti.
Se Goldman privilegia la natura sessuale in quanto rivoluzionaria,
è tanto per un esito di una volontà politica quando
per ciò che la fa emergere. Io credo che sia perché
il suo stile sia così decisamente performativo: vuole
dar vita alla nuova intimità che dichiara essere già
esistente.
L'esigenza di nuove relazioni
L'importanza dell'emergenza politica di nuove forme di relazione
è un tema coerente in tutta la sua opera. Così,
per esempio, se esalta la maternità, in quanto “coraggio
di madre, grandezza di madre, istinto materno”, sovente
indicandola come il culmine dello stato femminile, essa non
crede che sia semplicemente un dato. Non è universale
(non tutte le donne hanno quell'istinto) e perfino in quelle
che ce l'hanno, può (e spesso deve) trovarsi una resistenza.
Goldman inoltre traccia un'importante distinzione tra il desiderio
di avere figli e la necessità di crescerli, sostenendo
in tutti i suoi lavori che la cura dei figli è una responsabilità
collettiva. Veri suoi innamorati cercano di costringerla a fare
figli e la lasciano per altre donne proprio per questo, ma mentre
lei parla della propria decisione di non cedere come di una
profonda perdita (sia di affetti sia di maternità), la
definisce anche una scelta politica alla quale resta fedele.
E quanto alla passione delle sue relazioni intime, che molti
commenti descrivono come un suo attaccamento eccessivo ai suoi
amanti, questo è nondimeno controbilanciato dal pari
fervore con cui gli uomini ai quali non sa resistere abbracciano
le sue idee come abbracciano lei. Nelle sue lettere all'organizzatore
delle sue conferenze e amante, Ben Reitman, essa passa dal desiderio
travolgente alla consapevolezza degli errori politici di lui
e delle sue manipolazioni: cerca spesso di mettere fine al loro
rapporto, ma finisce sempre per tornare da lui. Scopre che le
proprie speranze di avere in Reitman un compagno politico e
intellettuale, e non solo sessuale, sono deluse e arriva a dubitare
in quanto credeva, cioè che l'amore potesse avere la
meglio sulla fallibilità e la debolezza politica, che
fosse capace di aprire la strada a una politica rivoluzionaria
e non a vanificarla. Nella sua autobiografia, però, scritta
una quindicina di anni dopo, Goldman vede con uno sguardo più
ironico la dinamica della loro relazione, e mette al centro
della propria sofferenza il conflitto tra amore e rivolta. Se
ancora lamenta il fatto che l'amore non sia riuscito a raggiungere
il suo ideale, non ha dubbi sul fatto che la politica debba
essere animata dalla passione, ma che la passione non possa
essere rivoluzionaria senza la politica. Osserva K. Ferguson:
“Proprio quegli elementi che la spingevano a intrattenere
rapporti personali assai problematici la rafforzavano nella
sua determinazione rivoluzionaria: amava le sue rivoluzioni
con la stessa straordinaria intensità con la quale amava
i suoi partner”.
Un'ambivalenza alquanto diversa, ma in relazione con questa,
si ritrova nel suo rapporto con Almeda Sperry, un'attivista
sindacale e lavoratrice sessuale americana, che si era legata
alla politica di Emma Goldman e alla sua persona. Nel corso
del 1912 e sporadicamente nell'anno successivo, Sperry scrisse
a Emma più di sessanta lettere, spesso molto lunghe,
spiritose, provocatorie, bellissime, sessualmente esplicite,
eccessive, inquietanti e brillanti, che documentavano la sua
attività di attivista, la solitudine, la critica della
vita di provincia, la mancanza di soldi, le sue difficili relazioni
con uomini e donne, un impenitente amore per l'alcol, la sua
paranoia. Ma queste lettere ci interessano soprattutto per l'esplicita
passione per Emma Goldman, l'intreccio di fantasia e ricordi,
la descrizione del desiderio per altre donne. Servono anche
a mettere in dubbio qualsiasi semplice interpretazione che vede
il desiderio di Goldman orientato esclusivamente verso i maschi.
Non abbiamo nessuna sua lettera di risposta a quelle di Sperry,
anche se dai testi di quest'ultima risulta evidente che anche
lei abbia scritto, sia pure più raramente, e che le due
abbiano trascorso un periodo di vacanza insieme nella tarda
estate del 1912. Le lettere di Sperry prendono un tono nostalgico
di un'intimità particolare e non generica, dopo quella
vacanza, e parlano di espliciti ricordi dei giorni trascorsi
insieme per molti dei mesi seguenti. Inoltre, non è del
tutto chiara la ragione per la quale la corrispondenza si sia
interrotta (o se lo sia stata davvero), ma la crescente disperazione
con cui Sperry reclama per sé l'amica, le sue fantasie
confuse e violente, le velate minacce di rivelare qualcosa,
seguite da lettere umilianti nelle quali chiedeva perdono e
confessava le proprie colpe davanti a lei, sono chiare prove
di una relazione in declino.
Le accuse di “etero-essenzialismo”
La mancanza di particolari sessuali nell'archivio di Goldman
rende alquanto difficile indicare il ruolo che l'amore omosessuale
avrebbe nelle sue proposte di rivoluzione sessuale. Riguardo
all'omosessualità maschile abbiamo le sue lettere di
sostegno a eminenti sessuologi; sappiamo che tenne conferenze
sull'argomento, ma non ce ne rimangono i testi. Quanto al desiderio
femminile per lo stesso sesso, ci resta ancora di meno: brevi
accenni nella sua autobiografia; i suoi riferimenti alle lesbiche
come deluse dagli uomini o “folli” in alcune lettere
ad Alexander Berkman; e la sua difesa fin troppo appassionata
di Louise Michel dopo che questa era stata accusata di lesbismo.
Possiamo forse leggere tra le righe di frammentari appunti per
la sua autobiografia che analizzano la sua amicizia per Margaret
Sanger, una sostenitrice del controllo delle nascite, che le
consente di esprimere il proprio “precedente interesse
per la variazione sessuale”, ma queste riflessioni non
sono state inserite nella redazione definitiva dell'autobiografia.
Come sottolinea A. Arondekar, però, la scarsezza di informazioni
è una regola per gli storici del femminismo e dell'omosessualità,
per cui la fantasia degli archivisti è tanto fondamentale
quanto i “fatti mancanti”, per costruire una storia
del sesso che abbia un senso: un aspetto trascurato sia da coloro
che accusano Goldman di “etero-essenzialismo” sia
da chi è alla ricerca di una storia senza vuoti della
sessualità, del capitalismo e della rivoluzione.
Nel corso della ricerca presso l'Emma Goldman Papers Project,
ricordo una discussione con Candance Falk a proposito di Emma
e dell'omosessualità. Falk, che rovistava freneticamente
tra i testi di Goldman da lei editati nel suo ufficio e controllava
i progressi delle ricerche in archivio, menzionò casualmente
un fatto curioso: nonostante fosse noto il sostegno pubblico
di Emma all'omosessualità, non si trovava più
nessun testo delle sue conferenze sull'argomento. Questo portò
la discussione sul vuoto che esiste nell'archivio Goldman tra
quello che sappiamo che abbia fatto e detto e quello che resta.
Tale discussione mi portò alla decisione di non cercare
di scoprire prove della sua attrazione per il proprio sesso
(che fino a quel momento mi aspettavo di trovare). Invece spostai
la mia attenzione per vedere in quel vuoto un'indicazione della
ricerca del tema della sessualità nell'archivio, come
prova precaria di ambivalenza, che ci dice qualche cosa di storico
e di personale nello stesso tempo. È proprio questa vistosa
assenza che, per tornare all'esergo di questo articolo, mi sono
trovata ad “ascoltare con attenzione” le storie
che Goldman avrebbe forse imbastito nelle sue lettere in risposta
a Sperry. Mi sono affidata alla loro presenza, pur se sono assenti,
per permettermi di mettere la sessualità al centro dell'archivio
Goldman, come atto di fede fantasioso che le storiche del femminismo
omosessuale hanno sottolineato da molto tempo.[...]
Emma Goldman ripensa il rapporto tra capitalismo e sessualità
in vari modi che ci sono utili per descrivere questo rapporto.
Poiché scriveva in un'epoca nella quale emergevano contemporaneamente
le trasformazioni del lavoro salariato, la visibilità
della donna moderna e dei soggetti omosessuali, Goldman ci spinge
a riflettere su un terzo elemento spesso trascurato: la passione
rivoluzionaria. La storiografia sui temi della sessualità
e del capitalismo che ho ripercorso tende a vedere quella emergere
dai cambiamenti di questo, per cui le storie alternative restano
perversamente in secondo piano rispetto a quella transizione
principale. La storia è così ridotta alle caratteristiche
principali della narrazione che abbiamo ereditato, ponendo l'interrogativo
di che cosa fare di questa storia, ma non dei fatti che l'hanno
fatta nascere, mentre se riflettiamo su Goldman, questa stessa
storia si apre a una serie confusa di relazioni contraddittorie
che restano dubbie e irrisolte. Quando insiste sul diritto delle
donne e degli omosessuali a fare sesso al di fuori della riproduzione
e della famiglia, Goldman mette in luce l'importanza del sesso
riproduttivo come motore del moderno capitalismo in un modo
che ben conosciamo. Tuttavia, esaltando la libertà sessuale
come mezzo e come fine della trasformazione rivoluzionaria,
essa respinge le concezioni convenzionali di sesso e di genere
della natura umana. Rileva inoltre come una posizione minoritaria
abbia le potenzialità per conquistare la maggioranza.
Teorizza una condizione delle donne che fa venire in mente le
posizioni epistemologiche contemporanee, in quanto oggetti di
oppressione ma anche produttrici di un sapere diverso e prezioso
per il cambiamento.
È importante notare come donne e uomini agiscano in modo
contrario ai ruoli loro precostituiti, e Goldman, indicando
la straordinarietà di questi momenti secondari, comincia
a mettere in luce un metodo rivoluzionario che privilegia la
qualità rispetto alla quantità e che consente
una visione dell'utopia fondata su valori alternativi che possiamo
(e sappiamo) già sperimentare.
La visione anarchica di Emma Goldman di una rivoluzione che
abbia al centro l'emancipazione sessuale delle donne riconfigura
la temporalità per tutti noi. Con il suo desiderio di
collocare la natura come luogo da cui non solo si apre, ma dal
quale emerge la lotta politica, essa cambia il nostro modo di
intendere la libertà sessuale, rendendola forza sostanziale
al suo culmine. La passione sessuale, per lei, non fluisce dal
genere o dal sesso, ma da un impegno per la natura umana come
punto di arrivo e non di partenza della lotta politica. Poiché
il sentire reale non inerisce alla persona per sé, ma
è il fondamento dell'impegno per gli altri, la passione
sessuale è mobile e creativa e non statica, separata
o asociale. Non si manifesta attraverso l'identità, e
in realtà non l'ha mai fatto. Come spero di avere dimostrato,
un punto di vista storico del femminismo lesbico deve anche
prendere le mosse da quanto Goldman aveva immaginato, se non
vogliamo semplicemente finire per imporre le nostre incerte
verità su un passato sul quale abbiamo certe idee. In
tutte le sue opere Emma Goldman resta saldamente fedele alla
convinzione secondo la quale la libertà sessuale può
essere un elemento centrale di una natura umana della quale
ancora ignoriamo i contorni. Per seguirla in questo, dobbiamo
mettere da parte le nostre certezze sul punto in cui ci troviamo
ora.
Clare Hemmings
Originariamente apparso in Feminist Review (2014, n.
106, pp. 43-59) con il titolo “Sexual freedom and the
promise of revolution: Emma Goldman's passion”
traduzione di Guido Lagomarsino
si ringrazia Liana Borghi per la collaborazione
Clare
Hemmings è docente di Feminist Theory e insegna
al Gender Institute della London School of Economics.
Le sue ricerche e i suoi corsi riguardano i percorsi di
idee negli studi di genere e sulla sessualità.
|
Bibliografia
Arondekar, A. (2009) For the Record: On Sexuality and the Colonial
Archive in India, Durham, NC: Duke University Press.
Berlant, L. (2011) Cruel Optimism, Durham, NC: Duke University
Press.
Butler, J. (1997) 'Merely cultural' Social Text, Vol. 52–53,
Autumn – Winter, pp. 265–277.
Cook, B.W. (1979) 'Female support networks and political activism:
Lillian Wald, Crystal Eastman,
Emma Goldman' in Cott, N.F. and Pleck, E.H. (1979) editors,
A Heritage of Her Own: Towards a New Social History of American
Women, New York, Holiday House, pp. 412–444.
Cook, B.W. (1984) 'Biographer and subject: a critical connection'
in Ascher, C., DeSalvo, L. and Ruddick, S. (1993) editors, Between
Women: Biographers, Novelists, Critics, Teachers and Artists
Write about Their Work on Women, New York, Routledge, pp.397–411.
Curtis, D. (2004) 'Commodities and sexual subjectivities: a
look at capitalism and its desires' Cultural Anthropology, Vol.
19, No. 1, pp. 95–121.
Day, J.E. (2007) 'The “individual” in Goldman's
anarchist theory' in Weiss, P. and Kensinger, L. (2007) editors,
Feminist Interpretations of Emma Goldman, University Park, P,
Penn State Press, pp.109–136.
D'Emilio, J. (1983) 'Capitalism and gay identity' in Snitow,
A., Stansell, C. and Thompson, S. (1983) editors, Powers of
Desire: The Politics of Sexuality, New York: Monthly Review
Press, pp. 100–113.
Duggan, L. (2003) The Twilight of Equality: Neoliberalism, Cultural
Politics and the Attack on Democracy, Boston, MA, Beacon Press.
Eng, D. (2010) 'The queer space of China: expressive desire
in Stanley Kwan's Lan Yu' Positions, Vol. 18, No. 2, pp. 459–487.
Faderman, L. (1991) Odd Girls and Twilight Lovers: A History
of Lesbian Life in Twentieth-Century America, New York: Columbia
University Press.
Falk, C. (2002) 'Emma Goldman: passion, politics, and the theatrics
of free expression' Women's History Review, Vol. 11, No. 1:
11–26.
Falk, C. (2005) 'Raising her voices: an introduction' in Falk,
C., Pateman, B. and Moran, J.M. (2005) editors, Emma Goldman:
A Documentary History of the American Years, Vol. 2: Making
Speech Free 1902–1909, Berkeley, CA: University of California
Press, 1–80.
Falk, C. with Pateman, B. and Moran, J.M. (2005) editors, Emma
Goldman: A Documentary History of the American Years. Vol. 2:
Making Speech Free 1902–1909, Berkeley, CA: University
of California Press.
Ferguson, K. (2011) Emma Goldman: Political Thinking in the
Streets, Lanham, MD: Rowman and Littlefield.
Firestone, S. (1970) The Dialectic of Sex: The Case for a Feminist
Revolution. William Morrow and Co.
Floyd, K. (2009) The Reification of Desire: Toward a Queer Marxism,
Minneapolis, MN: University of Minnesota Press.
Fraser, N. (1997) 'Heterosexism, misrecognition, and capitalism:
a response to Judith Butler' Social Text, Vol. 52–53,
Autumn – Winter: 279–289.
Freccero, C. (2012) 'Ideological fantasies' GLQ: A Journal of
Lesbian and Gay Studies, Vol. 18, No. 1, pp. 47–69.
Giddens, A. (1992) The Transformation of Intimacy: Sexuality,
Love and Eroticism in Modern Societies, Cambridge, Polity Press.
Goldman, E. (1897) 'Marriage' The Firebrand, Vol. 3, No. 24,
p. 2.
Goldman, E. (1906) 'The tragedy of women's emancipation' Mother
Earth, Vol. 1, No. 1, pp. 9–18.
Goldman, E. (1908) Patriotism: A Menace to Liberty, [pamphlet].
New York: Mother Earth Publication Association.
Goldman, E. (1909) The White Slave Traffic, [pamphlet]. New
York: Mother Earth Publication Association.
Goldman, E. (1911) Marriage and Love, [pamphlet]. New York:
Mother Earth Publication Association.
Goldman, E. (1913) Victims of Morality and the Failure of Christianity,
[pamphlet]. New York: Mother Earth Publication Association.
Goldman, E. (1915) 'Preparedness, the road to universal slaughter'
Mother Earth, Vol. 10, No. 10, pp. 331–338.
Goldman, E. (1916) 'The social aspects of birth control' Mother
Earth, Vol. 11, No. 2, pp. 468–475.
Goldman, E. (1923) 'Letter to Magnus Hirschfeld', in Goldman,
E. (1991) editor, The Emma Goldman Papers: A Microfilm Edition,
Chadwyck Healey Inc, reel 51.
Goldman, E. (1926) 'Feminism's fight not vain: Emma Goldman's
conclusion', Rochester-Times Union, 16 November, in Goldman,
E. (1991) editor, The Emma Goldman Papers: A Microfilm Edition,
Chadwyck Healey Inc, reel 51.
Goldman, E. (1929) 'Outline for “Living my life”
', fragment, in Goldman, E. (1991) editor, The Emma Goldman
Papers: A Microfilm Edition, Chadwyck Healey Inc, reel 54.
Goldman, E. (1927–1930) 'The passing of the family', draft
lecture, in Goldman, E. (1991) editor, The Emma Goldman Papers:
A Microfilm Edition, Chadwyck Healey Inc, reel 51.
Goldman, E. (1969 [1910]) 'Minorities and majorities' Anarchism
and Other Essays, New York, Dover Publications, pp. 69–78.
Goldman, E. (1970a [1931]) Living My Life: Volume One, New York,
Dover Pubs.
Goldman, E. (1970b [1931]) Living My Life: Volume Two, New York,
Dover Pubs.
Haaland, B. (1993) Emma Goldman: Sexuality and the Impurity
of the State, Montreal, Black Rose Books.
Hennessy, R. (2000) Profit and Pleasure: Sexual Identities in
Late Capitalism, New York, Routledge.
Hutchison, E.Q. (2001) 'From “La mujer esclava”
to “La mujer limón”: anarchism and the politics
of sexuality in early-twentieth-century Chile' Hispanic American
Historical Review, Vol. 81, No. 3–4, pp. 519–553.
Katz, J.N. (1992) '1912: Almeda Sperry to Emma Goldman –
“I am a savage, Emma, a wild, wild savage”' in Katz,
J.N. (1992) editor, Gay American History: Lesbians and Gay Men
in the USA –
A Documentary History, New York: Penguin, 523–530.
Kennedy, K. (1999) 'Liberty with strings: the case of Emma Goldman'
Disloyal Mothers and Scurrilous Citizens: Women and Subversion
during World War 1, Bloomington, IN: Indiana University Press,
pp. 39–53.
Kensinger, L. (2007) 'Speaking with Red Emma: the feminist theory
of Emma Goldman' in Weiss, P. and Kensinger, L. (2007) editors,
Feminist Interpretations of Emma Goldman, University Park, PA,
Penn State Press, pp. 255–282.
Love, H. (2007) Feeling Backward: Loss and the Politics of Queer
History, Cambridge, MA, Harvard University Press.
Marso, L.J. (2003) 'A feminist search for love: Emma Goldman
on the politics of marriage, love, sexuality and the feminine'
Feminist Theory, Vol. 4, No. 3, pp. 305–320.
Mattaei, J. (1995) 'The sexual division of labour' Review of
Radical Political Economics, Vol. 27, No. 2 pp. 1–37.
Millett, K. (1970) Sexual Politics, New York: Doubleday.
Molyneux, M. (1986) 'No God, no boss, no husband: anarchist
feminism in nineteenth-century Argentina' Latin American Perspectives,
Vol. 13, No. 1, pp. 119–145.
Morton, D. (1993) 'The politics of queer theory in the (post)
modern moment' Genders, Vol. 17, Fall, pp. 121–150.
Parker, A. (1993) 'Unthinking sex: Marx, Engels and the scene
of writing' in Warner, M. (1993) editor, Fear of a Queer Planet:
Queer Politics and Social Theory, Minneapolis, MN: University
of Minnesota Press, pp. 19–41.
Porter, D. (1983) Vision on Fire: Emma Goldman on the Spanish
Revolution, Edinburgh, AK Press.
Puar, J. (2007) Terrorist Assemblages: Homonationalism in Queer
Times, Durham, NC, Duke University Press.
Rofel, L. (2010) 'The traffic in money boys' Positions, Vol.
18, No. 2, pp. 425–458.
Rofel, L. (2012) 'Queer positions, queerying Asian Studies'
Positions, Vol. 20, No. 1, pp. 183–193.
Seidman, S. (1993) 'Identity and politics in a “postmodern”
gay culture: some historical and conceptual notes' in Warner,
M. (1993) editor, Fear of a Queer Planet: Queer Politics and
Social Theory, Minneapolis, MN, University of Minnesota Press,
pp. 105–142.
Smedley, A. (1925) 'Letter to Emma Goldman', 7 August, in Goldman,
E. (1991) editor, The Emma Goldman Papers: A Microfilm Edition,
Chadwyck Healey Inc, reel 15.
Sperry, A. (1912–1913) 'Letters to Emma Goldman', in Goldman,
E. (1991) editor, The Emma Goldman Papers: A Microfilm Edition,
Chadwyck Healey Inc, reels 6, 7 and 68.
Stansell, C. (2000) American Moderns: Bohemian New York and
the Creation of a New Century, Princeton, NJ, Princeton University
Press.
Terry, J. (1991) 'Theorizing deviant historiography' Differences,
Vol. 3, No. 2, pp. 55–74.
Wittig, M. (1992 [1980]) The Straight Mind and Other Essays,
Boston, MA, Beacon Press. |