musica
Storie e amori d'anarchie... a Carrara
di Steven Forti / foto di Andrea Ricci, Alberto Ronchetti e Wayne Scott
Un altro primo maggio raccontato con un viaggio nella storia del movimento anarchico attraverso le canzoni. A Carrara si è riproposto lo spettacolo scritto da Sergio Secondiano Sacchi e organizzato dall'associazione “Cose di Amilcare“ che nel 2014 era già approdato a Firenze e a Sanremo. Molti gli artisti sul palcoscenico. Moltissime le persone in sala. E un ricordo speciale di Giuseppe Pinelli.
Storie e amori d'anarchie
è approdato finalmente in un'altra delle “sue”
patrie: Carrara. Il tempo ha fatto di tutto per complicare le
cose. Pioggia. Parecchia pioggia. Vento. Molto vento. Ma non
è riuscito a rovinare la festa. Ha impedito però,
questo sì, di mettere in scena lo spettacolo in quello
che sarebbe stato il suo “luogo” naturale. La caravana
di “Cose di Amilcare” doveva infatti stabilirsi
per questo primo maggio 2015 nella cava Michelangelo, una di
quelle ferite nelle colline ai piedi delle Alpi Apuane che dominano
la città che ha dato i natali a Gino Lucetti. Quelle
ferite sono la storia di questa terra. Terra di cavatori, terra
di lotta, terra di anarchici. Il maltempo ha obbligato a spostare
tutto in uno dei padiglioni della fiera di Carrara, a due passi
dal cimitero di Turigliano, dove è sepolto Giuseppe Pinelli
e dove un monumento ricorda Gaetano Bresci.
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Il chitarrista argentino Juan Carlos “Flaco”
Biondini, storico collaboratore di Francesco Guccini, interpreta
Este y aquel |
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Vittorio De Scalzi impegnato al piano per una toccante
Miserere capinere |
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Il cantautore catalano Joan Isaac |
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La grinta di Sílvia Comes mentre canta in catalano
La locomotiva di Guccini |
Storie e amori d'anarchie non è la prima volta
che viene messo in scena. Il 2 marzo del 2014, a quarant'anni
esatti dall'assassinio del militante libertario antifranchista
Salvador Puig Antich, si riempiva il Teatre Joventut de L'Hospitalet
de Llobregat, nella periferia operaia di Barcellona. Due mesi
dopo lo spettacolo approdava in Italia: il primo maggio a Firenze
la grande sala dell'ObiHall, sulle rive dell'Arno, accoglieva
oltre mille persone e il tre maggio il teatro del Casinò
di Sanremo era stracolmo. Su queste pagine ne avevamo già
parlato in due occasioni l'anno scorso, con un'intervista a
Sergio Secondiano Sacchi, autore dello spettacolo (“Canzoni
e amori d'anarchia” in “A” 389, maggio
2014) e con un reportage delle due tappe italiane (“Storie
e amori d'anarchie (in Italia)” in “A”
392, ottobre 2014). Per dovere di cronaca e per facilitare le
ricerche agli interessati bisogna anche ricordare che nei mesi
scorsi sono usciti due dischi che raccolgono le registrazioni
di questi spettacoli. Il primo, Joan Isaac. Cançons
d'amor i anarquia (Picap, 2014), è un doppio CD uscito
in Catalogna, mentre il secondo, Storie e amori d'anarchie
è un CD allegato alla rivista “Il Cantautore”,
pregevole lavoro grafico degli amici di “ApARTE”,
uscita in occasione della rassegna della canzone d'autore organizzata
dal Club Tenco ad ottobre a Sanremo. A breve sarà anche
disponibile un film-documentario dello spettacolo, intitolato
Cançons d'amor i Anarquia, realizzato dal regista
catalano Carlos Benpar. Infine, per non lasciare nulla al caso,
lo scorso primo maggio “Zibaldone”, programma radiofonico
in lingua italiana dell'emittente libera barcellonese Radio
Contrabanda, ha dedicato uno speciale allo spettacolo proponendo
tutte le canzoni contenute nel secondo dei due dischi appena
ricordati.1
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Il giovane cantautore umbro Olden canta Addio a Lugano.
Sullo sfondo una immagine di Pietro Gori |
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L'inglese Wayne Scott interpreta Eight hour day |
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Joan Isaac, Olden, Juan Carlos “Flaco” Biondini
e Wayne Scott cantano A las barricadas, lo storico inno
della CNT |
Storie e amori d'anarchie non è un concerto.
O meglio: non è solo un concerto. E non è nemmeno
uno spettacolo teatrale. O meglio: non è solo uno spettacolo
teatrale. È tutto questo e molto di più. Ed è
emozionante, permettetemi di usare questo termine ormai inflazionato.
Due ore di musica, due ore di canzoni, due ore di storia, due
ore di ricordi, due ore di danza e di video, due ore di immagini.
Non è facile da spiegare. Non è facile mettere
nero su bianco le emozioni che si sono provate in tutte queste
rappresentazioni di uno spettacolo più unico che raro.
A Carrara c'erano praticamente tutti. Sul palcoscenico, ma anche
in platea. Più di un migliaio di persone. Come lo scorso
anno a Firenze, è stata ancora una volta la CGIL Toscana
– e bisogna dargliene atto – a rendere possibile
un altro Storie e amori d'anarchie. Ed è bello
pensare che un sindacato non anarchico accolga nel giorno della
festa dei lavoratori una rappresentazione che ricorda oltre
un secolo di lotte dei compagni anarchici. Ed è ancora
più bello che questo succeda a Carrara. Non è
un caso, direi.
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Alessandro Certini danza sulle note dell'Inno alla rivolta della Scraps Orchestra |
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Il cantautore calabrese Peppe Voltarelli mentre canta Né Dio né Padrone, celebre canzone di Léo Ferré nella traduzione italiana di Enrico Medail |
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Nel finale anche l'autore dello spettacolo Sergio Secondiano Sacchi, fondatore del Club Tenco di Sanremo e dell'associazione “Cose di Amilcare” a Barcellona, è salito sul palco per ringraziare gli artisti e le oltre mille persone presenti in sala |
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Una delle tante immagini che hanno accompagnato lo spettacolo: l'attivista sindacale e cantautore svedese, statunitense d'adozione, Joe Hill, giustiziato nel 1915 |
Ad aprire il pomeriggio di festa è stato Alessio Lega,
chitarra e voce, con l'Inno dei lavoratori di Filippo
Turati. Al suo fianco Sergio Staino che, anche in questa occasione
come maestro di cerimonie, ha consegnato i premi “Cavalli
del lavoro” 2015. Alessandro Certini ha dato poi il via
alle danze. In tutti i sensi. Ballando l'Inno alla rivolta
nella versione della Scraps Orchestra. Sotto l'attenta regia
di Michelangelo Ricci è stata poi quella che in gergo
chiameremmo resident band a salire sul palco: Marco Poggiolesi
(chitarra classica e chitarra elettrica), Antonio Masoni (tastiere
e pianoforte), Michele Staino (basso elettrico e contrabbasso)
e Andrea Brogi (batteria e percussioni). Con loro è iniziato
un lungo viaggio che dalla Comune di Parigi del 1871 è
arrivato fino all'uccisione di Puig Antich nella Barcellona
del 1974, passando per alcuni dei momenti cruciali della storia
del movimento anarchico: la fondazione del giornale “Ni
Dieu Ni Maitre” a Bruxelles nel 1885; i fatti di Haymarket
Square nella Chicago del 1886; l'espulsione degli anarchici
italiani dalla Svizzera nel febbraio del 1895; la fondazione
della FORA in Argentina nel maggio del 1901; l'uccisione del
colonnello Falcón da parte dell'anarchico Simón
Radowitzky nella Buenos Aires del novembre 1909; la fondazione
della CNT a Barcellona nel novembre del 1910; le rapine della
banda Bonnot nella Parigi della belle époque;
la fucilazione dell'attivista anarchico e cantautore Joe Hill
a Salt Lake City nel novembre del 1915; gli orrori della Prima
Guerra Mondiale; le traversie tra America Latina ed Europa di
Buenaventura Durruti; il processo a Sacco e Vanzetti giustiziati
sulla sedia elettrica nel 1927 a Charleston; la formazione del
Comité de Milicias Antifascistas nella Barcellona dei
primi giorni della Guerra Civile; il Maggio francese; la bomba
alla Banca Nazionale dell'Agricoltura a Piazza Fontana il 12
dicembre 1969...
Un elenco, un lungo elenco. Ma non fine a se stesso. Carico
di passione. Carico di musica. Per ogni avvenimento c'era una
canzone a ricordarcelo. Così, in alcuni casi nella versione
originale, in altri casi in una versione tradotta all'italiano,
sono state le canzoni a permetterci di immergerci nuovamente
nella storia del movimento anarchico: La settimana di sangue
di Jean-Baptiste Clément, Né Dio né
Padrone e Gli anarchici di Léo Ferré
(entrambe nella traduzione italiana di Enrico Medail), La
locomotiva di Francesco Guccini (tradotta in catalano da
Miquel Pujadó), Addio a Lugano di Pietro Gori,
La banda Bonnot di Joe Dassin (nella traduzione italiana
di Alessio Lega), Joe Hill di Alfred Hayes, La canzone
del maggio nella versione francese di Dominique Grange e
in quella italiana di Fabrizio De André, Miserere
Capinere di Mario Buffa Moncalvo, A Margalida di
Joan Isaac, Este y aquel di Fernando Gualtieri, Vigliacca
di Alessio Lega e poi canzoni storiche e popolari come Gorizia
tu sei maledetta, A las barricadas, Sacco e Vanzetti,
Eight Hour Day, La verbena anarquista... A interpretarle,
sempre magnificamente, otto grandi artisti: Vittorio De Scalzi,
Juan Carlos “Flaco” Biondini, Peppe Voltarelli,
Alessio Lega, Olden, l'inglese Wayne Scott e i catalani Joan
Isaac e Sílvia Comes.
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Sergio Staino insieme a Claudia Pinelli, chiamata sul
palco alla fine dello spettacolo |
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Tutti insieme sul palco per il gran finale dedicato a Giuseppe Pinelli. Nella foto (da sinistra a destra): Marco Poggiolesi, Sílvia Comes, Peppe Voltarelli, Joan Isaac, Alessio Lega, Juan Carlos “Flaco” Biondini. In seconda fila si vedono anche Paolo Gozzani, segretario della CGIL di Massa Carrara, e Sergio Staino |
Per il gran finale tutti sul palco per cantare, ognuno nella
sua lingua, Here's to you di Joan Baez dedicata a Nicola
Sacco e Bartolomeo Vanzetti. Ma che in questo spettacolo è
stata dedicata anche a Giuseppe Pinelli. Queste infatti le parole
che chiudono Storie e amori d'anarchie: “È
per te, Pinelli, è per te / il nostro canto ricorderà
/ la tua agonia, ma dentro di noi / il tuo ricordo resterà”.
Versi che anche il pubblico ha cantato, in piedi, nella grande
sala di Carrara. E tra il pubblico c'era anche una persona speciale,
Claudia Pinelli. È bello poter pensare che queste parole
siano volate dal padiglione della fiera di Carrara fino al vicino
cimitero di Turigliano e che Giuseppe Pinelli le abbia sentite.
Speriamo che abbia sorriso nell'ascoltarle.
Steven Forti
1. Il podcast della puntata si può
ascoltare e scaricare da questo link: http://zibaldone.contrabanda.org/2015/05/01/storie-e-amori-danarchie-1-maggio-2015/
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