Turismo, autostrade e repressione
testo e foto di Orsetta Bellani
La gestione delle risorse, come le cascate di Agua Azul, e l'implementazione di megaprogetti turistici e infrastrutturali sono al centro delle lotte tra zapatisti e governo centrale. Violenza e repressione per mano di polizia e gruppi paramilitari sono all'ordine del giorno.
”I compagni si sono già abituati a vedere i militari, ci sono comunità che si trovano al bordo della strada e quando passano i veicoli militari li vedono come se fossero veicoli normali, hanno perso la paura nei loro confronti”.
Gabriel, base d'appoggio zapatista del Municipio Autonomo General Emiliano Zapata1
Dalle loro automobili i turisti guardano stupiti gli indigeni
tzeltal incappucciati, seduti ai bordi della strada che porta
alle cascate di Agua Azul. I loro machetes e passamontagna mettono
in dubbio l'immagine di tranquillo paradiso terrestre promossa
dal governo dello Stato del Chiapas.
Gli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona2
di San Sebastián Bachajón3
riscuotono il pedaggio e distribuiscono volantini ai turisti,
in cui spiegano la decisione di riprendere il controllo di quella
parte del loro territorio che conduce al balneario di Agua Azul.
È da quattro anni che rivendicano il diritto a riscuotere
e gestire i soldi che vengono dal biglietto di entrata alle
cascate.
Per settimane, dal giorno in cui è avvenuta l'ultima
azione di recupero del territorio, il 21 dicembre 2014, famiglie
intere di aderenti alla Sesta di Bachajón hanno vissuto
nei locali occupati della Protezione Civile locale, condividendo
cibo, coperte e aspettative.
Ci accolgono con fagioli fumanti e tortillas, ci ringraziano
per la visita e mostrano bastoni e sguardi taglienti alle nostre
macchine fotografiche. Durante il pranzo chiediamo informazioni
su quello che sta succedendo. Quando proponiamo un'intervista
formale, si riuniscono per scegliere un portavoce e dopo pochi
minuti si avvicina un uomo, si mette il passamontagna e accendiamo
la videocamera.
C'è silenzio intorno a noi. L'uomo racconta brevemente
gli anni di lotta e la repressione. Accusa le autorità
locali di non gestire con trasparenza i fondi che provengono
dai biglietti di entrata alle cascate, e di essere corrotte.
“Il comisariado ejidal4
Alejandro Moreno Gómez non ci dà informazioni
sulla quantità denaro che incassa dai biglietti e su
come viene utilizzato”, spiega. “Vogliamo nominare
un'altra persona che sappia amministrare le risorse, che appartengono
a noi5”.
Dopo circa tre settimane dal nostro incontro, il 9 gennaio 2015,
il governo del Chiapas ha ordinato lo sgombero degli aderenti
alla Sesta. La Polizia Statale ha occupato la zona, costringendoli
alla fuga. I filozapatisti hanno poi bloccato la strada per
protestare contro lo sgombero e sono stati attaccati dalla Polizia
Statale, che ha sparato contro di loro per 20 minuti. È
il più recente ma non certo ultimo atto del conflitto
di Agua Azul6.
Turismo e megaprogetti
Pochi turisti sanno che Agua Azul, dove si trovano delle stupende
cascate di acqua turchese immerse nella vegetazione selvaggia
della Lacandona, è uno dei luoghi più conflittuali
del Chiapas. Nel 2008 le agenzia di consulenza per il turismo
EDSA e Norton Consulting consigliarono alle autorità
di fare in modo che i turisti si sentissero sicuri e protetti
nella zona. “Il movimento zapatista è ancora fortemente
associato al Chiapas”, scrissero in un documento sulle
strategie per la costruzione di un hotel di lusso sulla riva
delle cascate. “Il Chiapas continua ad essere considerato
insicuro per molti che non hanno famigliarità con la
regione7”.
Tre anni dopo, il 2 febbraio 2011, 17 turisti che si trovavano
ad Agua Azul vennero evacuati con un elicottero. Quel giorno
un gruppo vicino al Partido Verde Ecologista de México
(PVEM), partito al governo che di ambientalista non ha proprio
nulla, attaccò i simpatizzanti zapatisti che stavano
riscuotendo il pedaggio. All'attacco seguì uno scontro
in cui morì un membro del gruppo governativo, mentre
117 filozapatisti vennero arrestati.
“Non abbiamo problemi con i padroni dei ristoranti che
si trovano nel balneario, laggiù compete a un
altro municipio. Però qui dove c'è il casello
di pedaggio è territorio nostro, e il denaro ci appartiene8”,
mi spiegò nel giugno 2012 Juan Vázquez Guzmán,
leader degli aderenti alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona
di San Sebastián Bachajón. Dopo meno di un anno
Juan, che aveva 32 anni e due figli, venne assassinato di fronte
alla porta di casa con sei colpi di arma da fuoco. Un destino
simile è toccato al suo compagno Juan Carlos Gómez
Silvano, freddato da 20 pallottole durante un'imboscata, il
21 marzo 2014.
A sei mesi dalla morte di Juan Carlos, tre agricoltori di Bachajón
sono stati arrestati e torturati per l'omicidio di un poliziotto,
accusa basata solamente sulla testimonianza dei colleghi dell'agente.
“Il loro arresto è stato una vendetta perché
chiedevano giustizia per l'omicidio di Juan Carlos”, ha
denunciato in conferenza stampa Domingo Pérez, portavoce
dei simpatizzanti zapatisti di Bachajón9.
Quello che è in gioco ad Agua Azul è più
del denaro che proviene dai biglietti di ingresso alle cascate.
Dal 2000 il governo ha in progetto la costruzione di un parco
tematico sulle rive del fiume, che farebbe parte del Centro
Integralmente Planeado (CIP) Palenque-Agua Azul, un megaprogetto
turistico che comprende la costruzione di aeroporti, hotel di
lusso e strade. L'opera è prevista dal Progetto Mesoamerica,
che attraverso la costruzione di una rete infrastrutturale vuole
promuovere lo sviluppo economico dell'area compresa tra il sud
del Messico e la Colombia10.
I governi e le imprese coinvolte nel Progetto Mesoamerica assicurano
che le loro opere porteranno benessere agli abitanti regione,
ma una parte della popolazione locale si oppone. L'idea di sviluppo
e benessere degli investitori può infatti non coincidere
con quella degli indigeni, che spesso preferiscono mantenere
le loro abitudini contadine a vendere la terra per convertirsi
in camerieri o facchini degli hotel di lusso.
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Zapatiste
durante l'evento organizzato
per l'anniversario della morte di Galeano,
nel Caracol di Oventic |
Secondo il Convegno 169 dell'Organizzazione Internazionale
del Lavoro (OIL) e altre leggi locali, governi e imprese devono
consultare i popoli indigeni prima di costruire un progetto
nel loro territorio11. Spesso
l'accordo internazionale non viene rispettato: molti conflitti
in America Latina girano proprio intorno al rifiuto da parte
delle nazioni indigene di miniere, idroelettriche o autostrade
che le grandi imprese vogliono costruire nei loro territori,
senza averli previamente consultati.
Lo stato reagisce alla resistenza della popolazione con l'occupazione
militare o appoggiando gruppi e organizzazioni locali –
i cosiddetti paramilitari – affinché mettano a
tacere con la violenza ogni forma di dissenso12.
L'intervento militare e paramilitare vuole eliminare la lotta
contadina e cacciare dalle loro case le persone che vivono in
zone ricche di risorse naturali, in modo da liberare il territorio
e lasciare spazio all'occupazione delle grandi imprese, intenzionate
a sfruttare quelle risorse.
Una volta costretta ad abbandonare la propria casa, la popolazione
scapperà sulle montagne, nascondendosi e vivendo alle
interperie con la speranza di essere accolta dalle comunità
circostanti. Si stima che in Chiapas dal 1994 al 1998 –
a partire dall'insurrezione zapatista e negli anni seguenti
di offensiva militare e paramilitare – tra le 50mila e
le 84mila persone sono state cacciate dalle loro case. Negli
anni successivi la situazione è migliorata ma la violenza
non si è fermata, e attualmente sono circa 25mila gli
sfollati chiapanechi. Il 70% di loro non ha ricevuto nessun
tipo di aiuto da parte dello Stato, mentre il restante 30% ha
beneficiato di un'attenzione solo parziale13.
Le istituzioni non sono state in grado di proteggere o risarcire
la popolazione sfollata, né di fornire cifre chiare sull'entità
del problema. Nel febbraio 2012, il Congresso dello Stato del
Chiapas ha approvato una legge la cui applicazione, secondo
il Centro di Monitoraggio dello Sfollamento Interno del Consiglio
Norvegese per i Rifugiati, “è stata lenta; pochi
sfollati sono stati beneficiati e la risposta del governo allo
sfollamento interno in generale è stata insufficiente
a soddisfare le necessità della popolazione14”.
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Aderente alla Sesta Dichiarazione della Selva Lacandona di San Sebastián Bachajón |
Autostrada tra le rovine maya
Oltre al parco tematico sulle rive delle cascate, il CIP Palenque-Agua
Azul contempla altri progetti, come la costruzione di un nuovo
aeroporto internazionale nella città di Palenque –
già inaugurato, nel febbraio 2014 – e di un'autostrada
tra l'antica città maya e il centro coloniale di San
Cristóbal de Las Casas. Il governo assicura che l'arteria
di 169 km, che permetterebbe di dimezzare il tempo di percorrenza
tra le due città, arrampicandosi per più di 2mila
metri tra la fitta vegetazione che le divide, beneficerebbe
tutte le comunità della zona.
Una parte della popolazione è però contraria.
Afferma che l'autostrada causerebbe gravi danni ambientali e
sostiene che il suo vero scopo è permettere alle imprese
estrattive un trasporto più rapido delle risorse locali
fuori dal Chiapas. Secondo i critici, l'opera permetterebbe
anche all'esercito di militarizzare il territorio più
facilmente, visto che passa davanti alla base militare di Rancho
Nuevo, nei pressi di San Cristóbal de Las Casas, passandoci
davanti. Non è forse un caso se per la costruzione dell'autostrada
è richiesto il parere del Ministero della Difesa, che
fornisce osservazioni dal punto di vista della sicurezza nazionale15.
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Simpatizzanti zapatisti di Bachajón, qualche ora dopo aver ripreso il controllo della zona di accesso alle cascate di Agua Azul |
Progetti di contrainsurgencia
“Il governo vuole che le comunità si approprino
della sua visione neoliberale sull'agroindustria e il turismo
di massa, promettendo che lo sviluppo basato sul mercato le
beneficerà”, spiega l'accademico statunitense Juan
Romero. “L'autostrada è anche un progetto di contrainsurgencia:
l'idea del governo è che la gente abbandonerà
la resistenza nel momento in cui farà propria una logica
di mercato16”.
Nel 2009 il governo fu costretto a interrompere il progetto
a causa dell'opposizione degli abitanti della zona, in particolare
della comunità di Mitzitón, dove il passaggio
della strada avrebbe distrutto case, campi, boschi e contaminato
l'acqua. Il gruppo paramilitare Ejército de Dios si prese
la briga di punirli: attaccò i contadini filozapatisti
di Mitzitón, uccidendo uno di loro e ferendone cinque.
Attualmente buona parte delle lotte degli indigeni del Chiapas
riguardano l'opposizione alla costruzione di opere che girano
intorno al CIP Palenque-Agua Azul, come il parco tematico vicino
alle cascate di Agua Azul o l'autopista San Cristóbal-Palenque.
Il governo risponde con la repressione militare o paramilitare.
Le istituzioni non stanno neanche diffondendo pubblicamente
i dettagli dei progetti infrastrutturali, dando informazioni
parziali e contraddittorie. Perché tanto mistero, se
porteranno benessere alla popolazione?
“Il governo non fornisce alle comunità tutte le
informazioni perché non vuole che conoscano l'entità
reale dell'impatto di queste opere, non dà dettagli per
timore che l'opposizione sociale cresca”, spiega Ricardo
Lagunes, avvocato dei simpatizzanti zapatisti di Bachajón17.
Nella scorsa lettera dal Chiapas abbiamo elencato una serie
di comunità, zapatiste o simpatizzanti, a cui i gruppi
armati irregolari hanno incendiato case e campi, costringendo
famiglie intere alla fuga. Numerosi i feriti, i desaparecidos,
gli assassinati. Secondo la Red contra la Represión y
por la Solidaridad, dal 2006 al 2012 la Giunte di Buon Governo
dei 5 Caracoles hanno presentato 114 denunce, in ognuna delle
quali vengono denunciate molteplici aggressioni18.
Ci sono stati anche casi di omicidi, tra cui quello di José
Luis Solís López, da tutti chiamato Galeano, base
d'appoggio zapatista assassinato il 2 maggio 2014. Quel giorno
entrarono nel Caracol della Realidad 140 persone, integranti
dei conservatori Partido Verde Ecologista de México
(PVEM) e Partido Acción Nacional (PAN), e della
Central Independiente de Obreros Agrícolas y Campesinos
Histórica (CIOAC-H), organizzazione che gli zapatisti
considerano paramilitare. Ferirono 15 persone a assassinarono
Galeano con 3 colpi di pistola e uno di machete nella bocca.
Il suo cadavere presentava anche numerose contusioni. Prima
di andarsene da la Realidad, gli aggressori distrussero la scuola
e la clinica autonoma19.
Un anno dopo, il 2 maggio 2015, basi d'appoggio e simpatizzanti
dell'EZLN arrivati da differenti regioni del Messico e del mondo
si sono trovati nel Caracol di Oventic per rendere omaggio a
Galeano. Con gli stivali e i pantaloni sporchi di fango, sono
scesi fino al campo di basket e si sono radunati di fronte al
palco con la testa all'insú.
Hanno partecipato la figlia e il figlio di Galeano, poco più
che adolescenti, ricordando la vita del padre. Il Subcomandante
Marcos – che ora si fa chiamare Galeano in onore al suo
compagno – ha letto alcune pagine del diario dello zapatista
assassinato e ha concluso: “Il compagno e maestro zapatista
Galeano sarà ricordato dalle comunità zapatiste
senza chiasso, senza primi piani. La sua vita, e non la sua
morte, sarà allegria nella nostra lotta per generazioni20”.
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Filozapatisti di Bachajón riscuotono il pedaggio per l'entrata alle cascate |
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Nei pressi delle cascate di Agua Azul |
Lo strumento dei programmi assistenzialisti
A volte, come ricordato più volte nelle nostre Lettere
dal Chiapas, invece di ricorrere alla violenza lo stato
compra il consenso “con le buone”, offrendo aiuti
e programmi assistenzialisti alle famiglie più povere
con il fine di evitare il conflitto sociale.
Robert McNamara, che negli anni '60 è stato capo del
Pentagono e poi presidente della Banca Mondiale, ha affermato: “Quando i privilegiati sono tanti e i disperatamente poveri
sono molti, e quando la forbice tra i due gruppi si fa più
grande invece di rimpicciolirsi, è necessario scegliere
fra i costi politici di una riforma e i costi politici di una
ribellione. Per questo motivo, nei paesi in via di sviluppo
l'applicazione di politiche finalizzate a ridurre la miseria
del 40% più povero della popolazione è consigliabile
non solo come questione di principio, ma anche di prudenza.
La giustizia sociale non è solamente un imperativo morale,
ma anche un imperativo politico. Mostrare indifferenza a questa
frustrazione sociale equivale a fomentarne la crescita”.
Il giornalista e attivista uruguayano Raúl Zibechi scrive
che la lotta alla povertà rappresenta un pretesto per
disgregare i focolai di resistenza sottomettendoli dolcemente,
ad esempio proponendo loro di accettare soldi e programmi assistenzialisti.
Per poter ricevere questi fondi, i movimenti sociali si dovranno
trasformare in Organizzazioni Non Governative (ONG), istituzionalizzate
e con un personale professionalizzato, e l'assemblea come spazio
di decisione collettiva sarà soppiantata da una dinamica
decisionale gerarchica. Attraverso questo meccanismo le ONG,
soggetti che non lottano per un cambio sistemico ma negoziano
concessioni con lo stato, si appropriano dello spazio politico
dei movimenti sociali.
Questa strategia governativa è un “imperialismo
morbido”, una tattica di contrainsurgencia travestita
da filantropia. Sono metodi che la Banca Mondiale ha teorizzato
e implementato già decenni fa, e che continuano ad essere
utilizzati dai governi, anche quelli progressisti che dal 2000
governano alcuni paesi dell'America Latina, come Brasile, Argentina,
Uruguay, Cile ed Equador21.
Un esempio di come in Messico la lotta alla povertà sia
utilizzata come strategia di contrainsurgencia è
la “Crociata Nazionale contro la Fame”. Per inaugurarla
il governo avrebbe potuto scegliere uno qualsiasi tra i comuni
più “affamati” del Messico, ma decise di
farlo a Las Margaritas, dimenticata cittadina del sud del Chiapas
ad alta presenza zapatista e a due passi dal Caracol de La Realidad,
dove poche settimane prima era stato ucciso Galeano. Quel giorno,
il 23 maggio 2014, a Las Margaritas arrivarono in pompa magna
il Presidente della Repubblica Enrique Peña Nieto e il
Governatore del Chiapas Manuel Velasco Coello. Lì lanciarono
il programma che secondo loro avrebbe tirato migliaia di indigeni
fuori dalla povertà e, perché no, magari anche
dalla resistenza zapatista22.
La promozione di programmi assistenzialisti con lo scopo di
dividere le comunità e comprare i suoi leaders è
una strategia inaugurata in Messico nel 2000, con l'arrivo alla
presidenza del Partido de Acción Nacional (PAN). Una
tattica di contrainsurgencia che da quindici anni accompagna
quella più tradizionale dell'occupazione militare e dell'intervento
di paramilitari che, come dimostrano alcuni documenti declassificati,
sono appoggiati dai governi di Stati Uniti e Messico23.
È la cosiddetta “guerra di bassa intensità”,
teorizzata dagli Stati Uniti dopo un'attenta valutazione degli
errori compiuti in Vietnam, e vuole distruggere il tessuto sociale
delle comunità non solo utilizzando la forza ma anche
tattiche politiche, economiche e psicologiche, con lo scopo
di “togliere l'acqua al pesce”. Nel “Manuale
di Contrainsurgencia 3-24”, l'Università
di Chicago ricorda all'intelligence statunitense l'importanza
di studiare la popolazione e la cultura della zona in cui deve
operare, avvalendosi della collaborazione di antropologi, geografi
ed esperti in economia”24.
In Chiapas l'applicazione pratica della guerra di bassa intensità
è stata affidata a due manuali del Ministero della Difesa
messicano, “Plan de Campaña Chiapas 94” e
“Chiapas 2000”25.
Il primo è stato disegnato per privilegiare “l'azione
paramilitare con il fine di evitare l'influenza espansiva dell'EZLN,
commettendo attacchi sistematici contro la popolazione civile”.
Incubato nella zona nord del Chiapas l'indomani dell'insurrezione
zapatista, si è espanso poi nella zona Altos.
Malgrado il coinvolgimento del governo nelle azioni dei paramilitari
sia stato provato, il discorso pubblico e mediatico che viene
portato avanti dalle istituzioni parla di rispetto di diritti
umani e dei popoli indigeni. All'inizio del 2014 il governatore
del Chiapas Manuel Velasco Coello – che l'EZLN considera
“massimo capo paramilitare” – ha riconosciuto
l'apporto delle comunità zapatiste al processo di cambiamento
del paese e ha dichiarato il suo rispetto nei loro confronti,
affermando che avrebbe continuato ad appoggiare la distensione
e la soluzione politica del conflitto26.
Cinque mesi dopo, un gruppo di cui facevano parte alcuni membri
del partito del governatore è entrato nel Caracol de
La Realidad e ha ucciso Galeano.
Orsetta Bellani
@sobreamerica
Note
- Quaderni di testo della prima Escuelita Zapatista, Gobierno
autónomo II, pag. 22. I quaderni si possono scaricare
all'indirizzo http://anarquiacoronada.blogspot.it/2013/09/primera-escuelazapatista-descarga-sus.html.
- Simpatizzanti zapatisti, persone o collettivi di tutto il
mondo che non fanno parte dell'EZLN ma si riconoscono nei
principi espressi dagli zapatisti nella Sesta Dichiarazione
della Selva Lacandona.
- San Sebastián Bachajón fa parte del Municipio
di Chilón e una parte del suo territorio comprende
la strada che porta alle cascate di Agua Azul, tra le città
di San Cristóbal de Las Casas e Palenque.
- Funzionario amministrativo.
- Intervista ad un aderente alla Sesta Dichiarazione della
Selva Lacandona di Bachajón, San Sebastián Bachajón,
dicembre 2014.
- Sul conflitto di Agua Azul si può leggere: Ricardo
Lagunes e Jessica Davies, San Sebastián Bachajón:
la lucha contra el despojo, revista elettronica Desinformémonos,
aprile 2015. Consultabile in: http://desinformemonos.org/2015/04/san-sebastian-bachajon-la-lucha-contra-el-despojo/.
Versione in inglese nella rivista Upside Down World:
http://upsidedownworld.org/main/mexico-archives-79/5311-san-sebastian-bachajon-the-struggle-against-dispossession-in-mexico.
- Diapositive sulla strategia dell'istituzione pubblica Fondo
Nacional de Fomento al Turismo (FONATUR) in Chiapas. Consultabili
in: http://www.future-agricultures.org/search-documents/global-land-grab/presentations-1/1379-rocheleau/file.
- Intervista di Orsetta Bellani a Juan Vázquez Guzmán,
San Sebastián Bachajón, giugno 2012.
- Orsetta Bellani, Chiapas: rimangono in carcere i tre
indigeni tzeltales arrestati e torturati dalla polizia,
25 settembre 2014, blog Sobre América Latina.
Consultabile in: http://www.sobreamericalatina.com/?p=1531.
- Mariela Zunino, Integración para el despojo: el
Proyecto Mesoamérica o la nueva escalada de apropiación
del territorio, boletín Chiapas al día
no. 583 del Centro de Investigación Económicas
y Políticas de Acción Comunitaria (CIEPAC),
28 maggio 2010. Consultabile in: http://www.adital.com.br/site/noticia_imp.asp?cod=48203&lang=ES.
- Convegno 169 dell'OIL: http://www.gfbv.it/3dossier/diritto/ilo169-conv-it.html.
- Carlos Fazio, La brecha, el Galeano y la digna rabia.
In quotidiano La Jornada, 26 maggio 2014. Consultabile
in: http://www.jornada.unam.mx/2014/05/26/opinion/017a1pol.
- Estudio sobre los desplazados por el conflicto armado
en Chiapas, pubblicazione realizzata nel quadro del Programa
Conjunto OPAS-1969 “Prevención de conflictos,
desarrollo de acuerdos y construcción de la paz en
comunidades con personas internamente desplazadas en Chiapas
2009-2012”, Messico, 2012. Consultabile in: http://culturadepaz.org.mx/sitio/Informe_desplazadas_web.pdf.
- Disponibile in: http://www.internal-displacement.org/americas/mexico/summary.
- Juan Romero, La autopista San Cristobal-Palenque, la
espina dorsal del CIPP: Sigilo y destrucción violenta,
Bollettino del Centro de Investigaciones Económicas
y Políticas de Acción Comunitaria (CIEPAC),
ottobre 2009. Consultabile in: http://www.ecoportal.net/Temas_Especiales/Pueblos-Indigenas/la_autopista_san_cristobal_palenque_la_espina_dorsal_del_cipp_sigilo_y_destruccion_violenta.
- Intervista di Orsetta Bellani a Juan Romero, San Cristóbal
de Las Casas, novembre 2014.
- Intervista di Orsetta Bellani a Ricardo Lagunes, San Cristóbal
de Las Casas, gennaio 2015.
- Informe de agresiones a las bases de apoyo zapatistas
2006-2012, Red contra la Represión y por la Solidaridad,
maggio 2013.
- Agresión a Bases del EZLN en sede de la Junta
de Buen Gobierno de La Realidad, comunicato stampa del
Centro de Derechos Humanos Fray Bartolomé de Las Casas
(Frayba) del 5 maggio 2014. Consultabile all'indirizzo:
http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2014/05/05/junta-de-buen-gobierno-hacia-la-esperanza-denuncia-energicamente-a-los-paramilitares-cioaquistas-organizados-por-los-3-niveles-de-los-malos-gobiernos-en-contra-de-nuestros-pueblos-bases-de-apoyo-del-e/.
- Maestro zapatista Galeano: appunti di una vita, Comunicato
dell'EZLN del 2 maggio 2015. Consultabile in italiano: http://enlacezapatista.ezln.org.mx/2015/05/04/maestro-zapatista-galeano-appunti-di-una-vita/.
- Raúl Zibechi, Política & Miseria. Una
propuesta de debate sobre la relación entre el modelo
extractivo, los planes sociales y los gobiernos progresistas,
Editorial La Vaca, Argentina. Consultabile in: http://es.scribd.com/doc/204505800/Zibechi-Raul-Politica-Y-Miseria#.
- Hermann Bellinghausen, La actual etapa contrainsurgente
inicia en Las Margaritas con la Cruzada Contra el Hambre,
quotidiano La Jornada, 24 maggio 2014. Consultabile
in: http://www.jornada.unam.mx/2014/05/24/politica/016n1pol.
- Pedro Faro, El gran teatro de la impunidad en Chiapas.
Nuevas evidencias del genocidio y la guerra encubierta, mensile
Ojarasca, 14 dicembre 2013. Consultabile in: http://www.jornada.unam.mx/2013/12/14/oja-teatro.html.
- Gilberto López y Rivas, Estudiando la contrainsurgencia
de Estados Unidos. Manuales, mentalidades y uso de la antropología,
Ocean Sur, Messico, 2 giugno 2014.
- Paulina Fernández Christlieb, El EZLN y la GBI
en Chiapas: derechos indígenas contra corporaciones
transnacionales, Revista Mexicana de Ciencias y Políticas
Sociales, vol. XLVI, núm. 189, maggio-dicembre 2003,
pag. 213-262, Universidad Autónoma de México,
Messico.
- Ángeles Mariscal, Dice Manuel Velasco que reconoce
aporte de comunidades indígenas zapatistas, periodico
elettronico Revolución 3.0, 2 gennaio 2014.
Consultabile in: http://revoluciontrespuntocero.com/dice-manuel-velasco-que-reconoce-aporte-de-comunidades-indigenas-zapatistas/
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