USI/
L'opinione del nuovo segretario
Durante il congresso tenutosi a Trieste lo scorso aprile,
Franco “Colby” Bertoli è stato eletto nuovo
segretario nazionale dell'Unione Sindacale Italiana.
Gli abbiamo chiesto che futuro vede per il “suo”
sindacato.
USI sta per Unione Sindacale Italiana. Nel 1922 fu tra i fondatori
dell'AIT Associazione internazionale dei lavoratori, di cui
fa parte, pertanto da allora la sigla è sempre stata
USI-AIT. Il congresso di Trieste dell'aprile di quest'anno mi
ha eletto segretario nazionale. Segretario che in un sindacato
anarcosindacalista ha solo il compito di rappresentare, motivare
e tenere unita l'unione. Le decisioni, infatti, come da prassi
e dettato statutario, si prenderanno collettivamente nei congressi
e nei consigli nazionali dei delegati.
Sono contento di questa USI-AIT realmente orizzontale e autogestionaria,
mi fido e stimo tante e tante persone che agitano idee, iniziative
e progetti futuri.
L'USI-AIT venne fondata nel congresso di Modena il 23-24-25
novembre del 1912, 103 anni fa, ed io sarò il primo segretario
modenese; sento forte il filo che ci lega a quegli anni, quindi
sarò un segretario che vigilerà sui presupposti
iniziali dell'USI-AIT, tra tutti l'antimilitarismo, e poi contro
la burocrazia, il parlamentarismo e il funzionariato (nel nostro
sindacato non esistono funzionari professionisti e stipendiati).
L'USI-AIT non è il sindacato degli anarchici, lo è
anche ma non solo. L'USI-AIT è anarcosindacalista ovvero
è nella prassi e nella concretezza delle lotte che esprime
la visione di una società autogestita e autorganizzata,
senza stato.
Ci stiamo riorganizzando e ringiovanendo, siamo attivi principalmente
nella Sanità, lavoratori e lavoratrici che non dovremmo
mai smettere di ringraziare, soprattutto negli ospedali milanesi,
S. Raffaele, S. Paolo, S. Carlo e Melegnano ma anche a Careggi,
a Firenze e a Trieste. Siamo presenti nelle Cooperative Sociali,
nell'Industria, negli Enti Locali, nell'Educazione e con Lavoratori
Indipendenti cioè in quei lavori che non hanno il contratto
nazionale. Nel 1999 partecipa alla nascita del Progetto Flores
Magon, principalmente ad opera della sezione USI dell'ospedale
S. Paolo di Milano in solidarietà alla lotta Zapatista,
ma che ha visto coinvolta tutta l'Usi-Sanità e USI Intercategoriale.
Siamo internazionalisti, antimilitaristi, antifascisti, antisessisti,
antirazzisti, antiautoritari e gioiosamente per il mutuo appoggio
e l'azione diretta.
Non sono mai stato iscritto a nessun sindacato e la prima tessera
sindacale è stata quella dell'USI-AIT nel 2004. L'USI-AIT
ha due gambe, la prima è quella anarcosindacalista, la
seconda, quella a cui maggiormente appartengo cioè quella
sociale ed autogestionaria, quella della liberazione di spazi
di socialità e dello sviluppo delle forme di autoproduzione,
autogestione e autocostruzione. Ho aderito al movimento anarchico
a sedici anni, nel luglio del 1976, proprio in occasione del
quarantesimo anniversario della rivoluzione spagnola del ‘36.
La prima iniziativa anarchica che assieme ad altri ho organizzato
è del settembre dello stesso anno con un concerto di
Paola Nicolazzi nella piazza pubblica di Concordia in solidarietà
a due anarchici condannati a morte, se non erro, islandesi.
La mia anima frikettona mi fece, da quasi anarchico, partecipare
alla famosa festa di Parco Lambro di Milano nel giugno di quell'anno,
cosa che poi ho condiviso con Cesare Copeta di Brescia, compagno
meraviglioso e importantissimo per l'USI-AIT, che qui voglio
ricordare.
Non ho mai capito come mai gli anarchici e i libertari nel suo
insieme non facciano parte di un sindacato anarcosindacalista,
esprimo questa che è una mia opinione e che non è
espressione dell'USI-AIT e non ha volontà polemica. Molti
con cui ho parlato mi hanno spiegato che stanno nella Fiom o
in Cgil perché lí ci sono i lavoratori, altri
invece partecipano a sindacati di base dove non si sono mai
preoccupati dell'orizzontalità decisionale, né
del fatto che non si tengono congressi nazionali ed il segretario
è sempre quello, ma sono soddisfatti perché hanno
libertà di movimento. Compagni questi, duri e puri, che
nel tempo libero organizzano cose anarchiche meticolosi nell'etica
e poi, mi vien da dire, nelle cose serie, cioè nel come
ci si mantiene per campare, è meglio stare con le spalle
coperte o dove c'è la massa. Mio ragionamento, soltanto
mio, ma se nel mondo del lavoro stai dove c'è la massa
quando fai attività politica non farla in quattro gatti,
entra là dove c'è la massa, mi sembra una logica
conseguenza. Faccio questo ragionamento per i più giovani,
quegli altri, quelli che hanno pensato di stare in Fiom o in
altri sindacati è proprio meglio che stiano dove sono.
(Era una battuta e a me piace farle e scriverle). Comunque ben
venga un dibattito.
Un'altra cosa che voglio dire è relativa alla prospettiva
progettuale, anni e anni di attività militante, di serate
anti o pro qualcosa, di divisioni, di iniziative che alla fine
erano sì e no sufficienti alla pura testimonianza senza
nessun contatto con la società hanno portato l'anarchismo
fuori dalla storia. Ma noi non eravamo quelli che “portavano
un mondo nuovo nei nostri cuori”? E intanto le nostre
sedi sembrano mortori e luoghi della sfiga, noi con gli ideali
di libertà ed eguaglianza non dovremmo essere dispensatori
di gioia e felicità e invece produciamo continui scazzi
e divisioni. Ribadisco ben venga il dibattito.
Non è uno spot a favore dell'USI-AIT ma quello che penso,
perché se sto nell'USI-AIT è perché ho
voglia di incontrare i miei compagni e le mie compagne, mi porta
oltre che concretezza anche gioia, la stessa irrazionalità
della mia elezione dimostra quanto l'USI sia solida e pronta
alle sfide del futuro.
Il mio pensiero va al movimento spagnolo ed alla CNT. Tutti
si sta nella CNT e quella anarcosindacalista dovrebbe essere
la vera forza collettiva, poi nello specifico ognuno si organizzi
come e con chi vuole ma quando si tratta di “economia”,
di rapporti capitale-lavoro allora si scende tutti in piazza
con la CNT.
Molti criticano l'anarcosindacalismo tacciandolo di riformismo,
di socialdemocrazia, ebbene ancor di più bisogna stare
nel sindacato e vigilare che non degeneri, ma questa paura non
può far perdere l'orizzonte di potenzialità che
l'anarcosindacalismo esprime cioè di stare in mezzo alla
società avendo la forza di proporre e concretizzare situazioni
che esprimono già la nostra società futura. E
poi mia opinione, solo mia, le rivoluzioni sociali non le hanno
messe in piedi gruppi specifici ma i movimenti di lavoratori
o contadini, ed è lí che dobbiamo stare.
Per tutto quello che riguarda le decisioni congressuali, o comunicati
o lotte dell'USI, vi rimando al nostro sito www.usi-ait.org,
o vi invito a cercare il nostro giornale Lotta di Classe, se
lo fate con gioia vi assicuro che da qualche parte lo trovate.
Gioia, Lotta e Anarcosindacalismo.
Colby
Egitto e Tunisia/
Periodici anarchici italiani a fine ‘800
Nel settembre 2013 l'École française di Roma,
istituto francese di ricerca storica, archeologica e scienze
sociali, ha organizzato – nell'ambito di un progetto di
ricerca diretto da Catherine Brice (università di Parigi
Est Créteil) – un seminario internazionale su “Stampa
ed esilio nel XIX secolo”. Vi ha preso parte anche Giorgio
Sacchetti, docente di Storia contemporanea e nostro collaboratore,
con un intervento dal titolo “La stampa anarchica italiana
in Egitto e Tunisia alla fine del XIX secolo”. Ne pubblichiamo
un estratto.
Negli ultimi decenni del XIX secolo si sviluppano, a Tunisi
come ad Alessandria d'Egitto, importanti comunità italiane
composte sia da emigrati per motivi economici sia da perseguitati
politici. La Tunisia, tra i paesi del Maghreb, è stata
per più lungo tempo la meta preferita dei flussi provenienti
dall'Italia. A minatori, muratori, contadini meridionali, si
aggiungono ebrei ed esuli delle antiche battaglie risorgimentali
(sono 21.000 gli italiani censiti in Tunisia nel 1891). Anche
in Egitto, in concomitanza dei grandi lavori per il Canale di
Suez, si forma un'analoga comunità, socialmente assai
composita, caratterizzata da una forte presenza di esuli politici,
ed altrettanto numerosa (25.000 italiani censiti nel 1897).
In quegli ambiti, spesso effervescenti dai punti di vista culturale
e politico, trovano utile spazio la predicazione socialista
e anarchica anche attraverso la pubblicazione, sia pure irregolare,
di periodici. Le condizioni materiali e giuridiche di produzione
e diffusione di questa tipologia di stampa – “sovversiva”
–, frutto talvolta di iniziative individuali o di piccoli
gruppi, sono rese difficoltose da problematiche ambientali,
precarietà economica e condizioni di vita dei redattori/stampatori
(che spesso operano in clandestinità) e dagli interventi
repressivi del “fisco” locale in genere sollecitato
delle autorità consolari italiane.
L'anarchismo italiano ed internazionale, in quanto movimento
politico e sociale, vive nel contempo una fase di grande fermento
ed è attraversato da forti perturbamenti e stimoli di
varia natura. La transizione e la svolta di fine secolo sono
connotati sia dalla crisi ideologica interna del movimento anarchico,
sia dagli attacchi mirati e coordinati a livello europeo messi
in atto dagli apparati statali. Quindi gli organi di stampa
risentono indirettamente di ambedue questi fattori: da una parte
gli effetti della “legislazione anti-anarchica”,
dall'altra il vivace dibattito in corso innescato da Errico
Malatesta e Francesco Saverio Merlino (e che verrà a
piena maturazione negli anni Novanta) contro il terrorismo propugnato
dalle correnti individualiste.
Riteniamo necessario e interessante effettuare un focus
sulle due distinte realtà nordafricane: su Alessandria
d'Egitto, dove esuli internazionalisti – fra cui il
tipografo livornese Icilio Parrini – editano (fin dal
1877) le testate «Il Lavoratore» e «Il Proletario»
inaugurando così una lunga tradizione locale di pubblicistica
libertaria in lingua italiana che si dipanerà per tutto
il primo Novecento; su Tunisi, dove fra il 1888 e il
1896, escono il settimanale «L'Operaio» (sottotitolo:
“organo degli anarchici di Tunisi e di Sicilia”,
poi “Organo Comunista Anarchico” e infine “Organo
internazionale dei lavoratori”) e la rivista culturale
mensile «La Protesta Umana», ambedue diretti dal
medico calabrese Nicolò Converti.
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L'Operaio, settimanale (1887-1889, 1904). “Organo degli Anarchici di Tunisi e di Sicilia. Organo Comunista-anarchico. Organo internazionale dei lavoratori” |
Insieme ai profili biografici dei redattori principali, si
darà anche, sommariamente, conto dei contenuti politico
culturali di queste testate, dei dati tecnici tipografici relativi,
dei collaboratori, etc. Ma ci si soffermerà in particolare
sugli “incidenti di percorso” che ne decretano interruzioni
e cessazioni della pubblicazione.
Ad esempio «Il Lavoratore», foglio pubblicato ad
Alessandria dai bakuninisti italiani in esilio, vede la sua
soppressione decretata dopo appena tre numeri dalle autorità
egiziane e la contestuale chiusura della tipografia “Ottolenghi”.
Successivamente (negli anni Ottanta) funzionerà una stamperia
clandestina ad uso dei socialisti anarchici, emanazione di un
“Circolo europeo di studi sociali”. L'attività
di diffusione di materiali di propaganda libertaria si intreccia
con il tentativo di affiancare in armi l'insurrezione arabista
del 1882 e con la deriva “illegalista” individualista
che, nel corso degli anni Novanta, prende piede nella comunità
degli anarchici italiani d'Egitto.
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Niccolò Converti (Roseto Capo Spulico, Cosenza, 1855- Tunisi,
1939) |
Meno turbolente le vicissitudini de «L'Operaio»,
settimanale tunisino di lingua italiana promosso e diretto da
N. Converti, prolifico scrittore anarchico nonché medico
d'ospedale molto conosciuto. Il giornale costituisce insieme
un esempio di longevità e precarietà. Si pubblica
con varie interruzioni nel periodo 1887-1904. Stampato inizialmente
nella grande Tipografia “Franco-Tunisienne” e poi
in varie altre stamperie professionali, ospita pubblicità
commerciali con evidenti finalità di finanziamento: si
tratta di trattorie italiane di Tunisi con “servizio di
buona cucina a prezzi modestissimi”, di magazzini bazar,
dell'Hotel de Paris, di negozi di liquori… Il Consolato
italiano svolge pressioni presso la polizia francese affinché
si arresti il redattore responsabile o, quanto meno, si cessino
le pubblicazioni del periodico. Ed è il secondo obiettivo
che viene alla fine perseguito. Sempre in Tunisia «La
Protesta Umana», sottotitolo: Rivista di scienze sociali
(medesimo direttore, tra i collaboratori Luigi Fabbri, Louise
Michel, Pëtr Kropotkin, Amilcare Cipriani, Antonio Agresti),
si trova costretta, nel 1896, a interrompere l'uscita al decimo
numero. Ciò a causa dell'entrata in vigore di una legge
capestro sulla stampa che impone agli editori esosi versamenti
a titolo di cauzione. E neppure andrà in porto il tentativo
di trasferire in modo surrettizio la redazione in Italia (a
Macerata).
Giorgio Sacchetti
Dal mondo della satira/
Auto-intervista di Black Notes
Da qualche tempo la sigla Black Notes si è affacciata
nel mondo dei blog. La redazione è composta da soggetti
legati all'espressione artistica dell'area libertaria e anarchica:
“narcobaleno, Katrame, Gilda, Guru, Fabiagio, Perseo,
Frangi, Roberto e altre/i. Vediamo di farci conoscere un po'
di più.
Come nasce Black Notes?
Black Notes è un blog satirico di critica sociale fondato
a Firenze nel 2014, formato da individualità indipendenti
e non professionali, il cui scopo è quello di liberare
spazi d'ironia attraverso l'immagine e la parola.
Che significano il nome e il logo Black Notes?
Parodia fra Black bloc e Bloc notes in realtà è
la traduzione letterale inglese di Note nere intese come raccolta
di appunti su ciò che si osserva e omaggio al colore
nero dell'anarchia. ll logo è una boccetta di inchiostro,
black naturalmente, la materia prima di ogni satirista.
Come si struttura?
È tutto sul blog Blacknotes.noblogs.org e-mail
blacknotes@autoproduzioni.net diviso in vari argomenti e settori
con un loro titolo anche se per il futuro potremmo riservarci
qualche pubblicazione in cartaceo. Immagini singole, vignette,
fumetti, parodie… rese con varie tecniche come collage,
fotomontaggio, disegno sono il nostro modo di esprimerci mentre,
oltre il contesto virtuale, produciamo anche gadget come: magliette
serigrafate, rubriche e quaderni, poster, adesivi che diffondiamo
durante eventi e incontri del movimento a Firenze e fuori. Il
materiale presente sul blog è no copy-right e scaricabile
liberamente.
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Un'ironica copertina di “A” pubblicata sul sito di Black Notes |
Quali i temi più trattati?
Militarismo, clericalismo, psichiatria, statalismo, specismo,
sessismo per dirne solo alcuni, ma anche tanta autoironia….
Ad esempio nella rubrica “In edicola”, Katrame propone
un lavoro di ricerca, che in parte si potrebbe definire archeologico,
attraverso fotomontaggi con copertine di riviste di area politica
militante e personaggi di fumetti commerciali per creare un
effetto di corto circuito smitizzante i filoni iconografici.
Guru prende di mira soprattutto la guerra, sperando che lo schifo
prevalga sull'assuefazione almeno in chi sorride con Black Notes.
C'è la rubrica “Sado-cristianismo” dedicata
all'iconografia della religione ufficiale di questo paese, ma
non manca in “Raccolto differenziato” uno sguardo
verso altri lidi spirituali, così come nella rubrica
“Colomba allo spiedo” tocca al militarismo essere
messo alla berlina. “narcobaleno con la rubrica “Sul
comò” gioca con la lingua e il linguaggio (le tre
civette della filastrocca hanno origini serie), mentre Fabiagio
con “Icone” ci propone una particolarissima serie
di campioni per il mondo delle figurine da collezione. Questa
è solo una minima parte delle cose presenti che si possono
andare a vedere.
Che cosa avete pensato dopo i fatti di Charlie Hebdo?
È stato il gatto che ci ha lasciato lo zampino permettendo
alla Francia e all'Europa scioviniste di prendere un sacco di
piccioni con una fava. Comunque se andate sul blog le nostre
vignette risponderanno meglio di ogni parola a questa domanda.
Progetti?
Saremo presenti alla 7° edizione della Vetrina dell'Editoria
anarchica e libertaria di Firenze il 2-3-4 ottobre prossimi
con un dibattito dal titolo “Che c'è da ridere?”
in cui porremo il tema di che senso abbia fare satira oggi.
Chi verrà a vederci e sentirci potrà dire la sua
anche con un disegno se lo preferisce alle parole. Ci saranno
poi una mostra con nostre tavole illustrate e un tavolo informativo.
Leggeteci, visitateci!
Black Notes
www.blacknotes.noblogs.org
Rio de Janeiro/
Lo spazio aperto del Forum Anarchico
Promosso dalla Lega Anarchica di Rio de Janeiro (LIGA), con
l'appoggio dell'Istituto di Studi Libertari (IEL) e del Nucleo
Pro-Federazione Libertaria dell'Educazione (EL), il Forum anarchico
è avvenuto tra i giorni 4 e 6 giugno 2015. Un spazio
di incontro, chiacchiere, analisi, dibattito, scambi, suggestioni
e di celebrazioni che ha avuto due differenti momenti.
L'argomento prefissato del federalismo anarchico è stato
dibattuto per primo, durante la conferenza inaugurale; con una
presentazione a carico dei collettivi organizzatori/promotori,
degli invitati della Federazione Libertaria Argentina e del
Movimento Anarcopunk di San Paolo, sono stati esibiti gli studi
e le esperienze avvenute nell'ambito federalista, a cui è
seguito un dibattito pubblico.
Negli altri giorni, in modo mescolato, i “Circoli di Conversazione”,
costituiti da due persone responsabili della relazione, della
gestione del tempo di presentazione e del dibattito svoltosi
sempre in modo orizzontale tra i partecipanti su temi prefissati
(Congiuntura Nazionale e Internazionale; Genere, Sessualità
e Anarchismi; Anarchismo nelle regioni brasiliane e nelle Americhe).
La struttura orizzontale del forum ha orientato anche i Gruppi
di Discussione proposti dagli individui e collettivi partecipanti
(Pedagogia Libertaria; Privacy, Web/Mobile; Assemblee Popolari
a Rio; Comunicazione comunitaria/Resistenza nelle favelas).
In ogni gruppo, un proponente ha stilato una relazione di quanto
è stato discusso. Nell'ultimo giorno i differenti relatori
dei circoli e dei gruppi hanno iniziato l'elaborazione di lettere
aperte conclusive.
Durante l'evento c'è stata la presentazione del libro
Anarquismo é Movimento: Anarquismo, Neoanarquismo
e pós-anarquismo, di Tomas Ibañez, a cui è
seguita una conversazione con Sérgio Norte, il traduttore
del libro dallo spagnolo al portoghese.
Al termine dell'evento si è dato il via alla Fiera di
Autogestione nello spazio aperto tra le vie Luís de Camões
e del Teatro. Questo spazio destinato alla presentazione delle
iniziative autogestite e allo scambio di esperienze comuni è
stato il luogo di fraternizzazione tra i partecipanti del forum
con la presenza di individui e collettivi che producono in modo
autogestito cibo, editoria, bazar, prodotti biologici.
Pensiamo che gli obiettivi più importanti del Forum siano
stati raggiunti: promuovere l'incontro di anarchici dai lineamenti
federalisti provenienti da tutto il Brasile; lo scambio di esperienze
e di conoscenze di studi fatti dai compagni in tutto il paese;
mettersi d'accordo per organizzare azioni puntuali; analizzare
e discutere la congiuntura nazionale, economica e politica brasiliana
e mondiale sotto la prospettiva anarchica; promuovere il dibattito
sul federalismo anarchico e camminare spediti verso l'organizzazione
di una o più federazioni anarchiche, locali e/o regionali,
in Brasile.
Carlo Romani
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Torino, 8 luglio 2015 - Spettacolo musicale davanti alla Gelateria Popolare |
Torino/
Gelato, musica e anarchia
A
Torino, la Gelateria Popolare di via Borgo Dora n. 3 è
considerata la Mecca del gelato. Se ci andate, oltre all'ottimo
gelato, troverete sempre una copia di “A”.
Il gestore, Maurizio, è un nostro amico, abbonato
e diffusore. Ci ha mandato queste foto e il breve testo
che pubblichiamo volentieri.
Mercoledì 8 luglio in gelateria hanno suonato le
Male Teste, canti anarchici rivisitati in chiave jazz
sperimentale. Le Male Teste sono: Elena Urru, voce e violino;
Simone Garino, sax alto, sax soprano, clarinetto; Tolga
Bilgin, tromba; Marco Tardito, sax baritono, sax alto,
clarinetto basso; Andrea Bozzetto, piano, fender rhodes;
Stefano Risso, contrabbasso e arrangiamenti. (Per esattezza
di informazione, mancavano due componenti del gruppo,
il trombone e le percussioni). Al concerto hanno assistito
quasi una cinquantina di persone, pubblico molto attento,
grandi applausi e cappello consistente. Insomma, una bella
serata, nonostante la proposta tutt'altro che facile.
Maurizio Devecchi |
Arcidosso (Monte Amiata)/
Un convegno su religione e libertà
Nel mese di luglio si è tenuto ad Arcidosso sul Monte
Amiata un convegno dal titolo “Religione e libertà.
Ricerca, sconfinamenti e trasgressioni per una spiritualità
contemporanea”.
Il convegno è nato dall'intenzione di mettere sul tavolo
del confronto con il pubblico e tra i relatori stessi la possibilità
o meno di coniugare alcune tematiche “ad alto rischio
di incendio” socio-politico e teologico con un concetto
del religioso che non sia istituzionalizzato, dogmatico né
gerarchico o filopatriarcale.
I relatori intervenuti sono stati quattro e hanno affrontato
il tema della religione dopo la religione (Federico Battistutta),
quello della teologia femminista e queer (Elizabeth Green),
l'esperienza del lazzarettismo in Amiata, ultima eresia italiana
di fine Ottocento (Mauro Chiappini), e infine la figura di Simone
Weil nella sua doppia accezione di mistica e libertaria (Monica
Giorgi).
Per entrare maggiormente nel dettaglio si può dire che
Battistutta ha prospettato la possibilità di sviluppare
in futuro una religione areligiosa, così come forse si
è avuta nei primordi della storia umana, prima di ogni
istituzionalizzazione e semplicemente rispondente alle domande
di tipo esistenziale che l'essere umano probabilmente si è
sempre posto. Questa nuova spiritualità oltre che non
istituzionalizzata o normata potrà prendere spunti e
obiettivi dall'antispecismo, dall'ecologismo, dalla politica
libertaria, ecc.
La teologa femminista Green invece ha edotto il pubblico sulla
storia dell'emersione del dibattito teologico di stampo femminista
negli scorsi decenni che si è oggi completato e arricchito
con la discussione sulla teologia queer e di genere. L'analisi
ha anche indagato i nodi filosofici e resistenti delle Chiese
e le motivazioni del rifiuto della libertà sessuale e
della parità dei diritti sessuali (e non solo ma anche
politici, professionali, sociali, ecc. strettamente interrelati)
degli appartenenti all'area lgbt.
Chiappini, figlio dell'ultimo sacerdote lazzarettista morto
nel 2002, ha invece raccontato l'evoluzione storica dei giurisdavidici,
seguaci di David Lazzaretti, barrocciaio di Arcidosso che nella
seconda metà dell'Ottocento fondò proprio sui
territori del Monte Amiata una società di famiglie comunitarie
(comunione dei beni, abolizione interna del denaro, scuole per
i propri analfabeti, comunione e lavorazione comune delle terre,
ecc.) che attirò le antipatie dei possidenti e le preoccupazioni
di Stato e Chiesa e che fu soffocata nel sangue e nella repressione
(vedi Valerio Pignatta, “L'eretico David Lazzaretti”,
in A rivista anarchica, n. 387, marzo 2014). A fianco
di una lucida analisi demolitrice della odierna società
capitalista Chiappini ha allo stesso tempo riesumato lo spirito
della comunità amiatina di un tempo, il ruolo di “addetti
alla manutenzione dell'universo” che quei contadini esprimevano
ancora nei primi decenni del Novecento e la constatazione di
una vita vissuta in un regime armonico di relazioni che oggi
non è più possibile realizzare per i cosiddetti “tempi di fabbricazione” (diversi dai tempi della
natura) che predominano nella società attuale.
Infine la scrittrice Monica Giorgi ha delineato la vicenda storica
e umana della Weil – filosofa francese dei primi decenni
del Novecento, partigiana nella colonna Durruti nella guerra
di Spagna, ma anche mistica e operaia per scelta – con
pennellate descrittive efficaci e brevi flash significativi
(tratti dalle opere della stessa) che ne hanno tracciato le
caratteristiche più rilevanti e maggiormente significative,
sia per quanto riguarda gli aspetti socio-politici da una parte
e sia per quelli spirituali dall'altra.
Il dibattito con il pubblico è stato proficuo e a tratti
anche pungente (come poteva far supporre infatti il sottotitolo
del convegno) perché la spiritualità affrontata
da questo punto di vista e con un'apertura a trecentosessanta
gradi come in questi temi spinge alla messa in discussione delle
posizioni rigidamente normate all'interno di una qualsiasi religione
così come all'interno di un filomarxismo dominante che
tende a spiegare ogni processo da un punto di vista semplicemente
economico e materialista (o peggio scientifico).
L'iniziativa è partita dal gruppo che fa riferimento
al sito Internet e blog www.liberospirito.org, attivo da anni
nell'ambito di temi come l'anarchismo religioso, l'ecoteologia,
il dialogo interreligioso, le eresie e la teologia femminista,
temi su cui produce libri, articoli ed eventi culturali come
in questo caso.
Valerio Pignatta
Losanna (Svizzera)/
Benvenuti al CIRA!
Il Centro Internazionale di Ricerche sull'Anarchismo è
aperto a tutti e tutte, per una visita o una tazza di caffè,
una ricerca o per dare una mano. Il CIRA raccoglie, conserva
e mette a disposizione libri, periodici e documenti (anche audio-visivi)
sulla storia, il movimento e le idee anarchiche. Il CIRA è
indipendente e costituito in associazione. Le persone che ci
lavorano sono bibliotecari volontari o obiettori (il CIRA è
riconosciuto come istituto d'impiego in Svizzera per quelli
che non fanno servizio militare). Inoltre, il CIRA accoglie
volentieri compagni per lavori con entità e durata da
concordare.
Il centro fa parte della Federazione Internazionale di centri
di studio e di documentazione libertaria www.ficedl.info, e
collabora con la rete www.rebal.info e il portale www.movimentooperaio.ch.
Cenni storici
Fondato a Ginevra nel 1957, i primi fondi provengono dal Risveglio
anarchico (Luigi Bertoni) e dalla “Bibliothèque
Germinal” dell'ex gruppo locale. Per sei anni la biblioteca
è gestita da Pietro Ferrua, il suo fondatore. Nel 1989,
il CIRA è trasferito definitivamente a Losanna (grazie
a Marie-Christine Mikhaïlo e sua figlia Marianne Enckell)
in locali costruiti appositamente con l'aiuto di compagni e
compagne.
I fondi
Tutti i documenti più recenti vengono donati da editori
e autori (grazie a tutti voi!). Il CIRA custodisce materiali
in quasi quaranta lingue. Il francese è la lingua più
rappresentata, seguita dall'italiano, dallo spagnolo, dall'inglese
e dal tedesco. Nel 1995 il catalogo è stato informatizzato
ed è disponibile al sito www.cira.ch/catalogue.
20.000 libri e opuscoli. Tra i fondi più importanti,
molti titoli in inglese (Tom Keell Collection) e tedesco (fondo
Agustin Souchy); una serie di libri in yiddish ricevuti dagli
ultimi redattori del giornale Freie Arbeiter Stimme (New
York); libri in tedesco o portoghese (Brasile), nascosti durante
i periodi di dittatura, salvati dagli attivisti e inviati al
CIRA; gran parte delle collezioni della biblioteca della Associación
Isaac Puente (Vitoria, Spagna) ricevute nel 1994; un cassone
di libri spediti dal figlio di Attilio Bortolotti; pubblicazioni
recenti in greco, polacco, russo, cinese...
Piú di 4000 periodici. Alcune collezioni importanti:
Freedom, quasi completo dalla sua fondazione a Londra
nel 1886 alla sua fine nel 2014; Il Risveglio di Ginevra
(1900-1947), Le Libertaire (Parigi) fin dalla sua fondazione
nel 1895 e il suo successore (Le Monde Libertaire); L'Adunata
dei Refrattari, pubblicata a New York dal 1922 al 1971;
e le principali riviste anarchiche dal 1939. Troverete anche
pubblicazioni da Proudhon (1848-1849), giornali della rivoluzione
spagnola (1936-1939) e il Journal officiel de la Commune
de Paris (marzo-maggio 1871). Alcuni periodici sono digitalizzati,
di qualità variabile.
Archivi. Alcuni importanti fondi personali: E. Armand,
Louis Mercier, Higinio Noja Ruiz, André Prudhommeaux,
o di organizzazioni: Living Theatre dal 1964 al 1981, Movimiento
libertario español en el exilio, Gruppo FAI Piombino
(1945-1970), ecc. L'inventario archivistico è appena
cominciato.
Video e registrazioni audio: oltre 600 film relazionati
più o meno esplicitamente con l'anarchismo, raccolte
di canzoni.
Collezione iconografiche: Cartoline, foto, 4000 manifesti
digitalizzati (cinquanta manifesti originali della rivoluzione
spagnola), e alcune stampe originali (Félix Vallotton,
Enrico Baj, Flavio Costantini).
La consultazione sul posto o a distanza via e-mail è
libera. Gli utenti pagano una tessera di lettura di 40 franchi
o 40 euro all'anno. È gratuito per gli editori e autori
di libri o periodici che inviano le loro pubblicazioni al CIRA.
Per contatti: CIRA, avenue de Beaumont 24, 1012 Lausanne, Svizzera
(Metro 2 alla stazione, fermata Ospedale CHUV).
Orari : Martedì al venerdì dalle ore 16 alle ore
19 o su appuntamento
www.cira.ch - info@cira.ch
CIRA (Centre international de recherches
sur l'anarchisme)
Al CIRA e ad altri centri studi, archivi libertari e biblioteche
in Italia e nella Svizzera italiana abbiamo dedicato un dossier
apparso su “A” 351 (marzo 2010), curato da Luigi
Balsamini.
”A”
400/ Qualcuno ne parla
Sul
numero di luglio del mensile Prima Comunicazione, rivista
specializzata nell'analisi del mondo dei media,
all'interno della rubrica Trend, che si occupa di quotidiani
e periodici, è apparsa questa striscia relativa
ad “A”.
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Empoli/
Ricordato Oreste Ristori
Lo
scorso 24 aprile a Empoli al Cenacolo Degli Agostiniani, il
18 giugno alla casa del popolo “Oreste Ristori”
a Ponte a Elsa, il 28 giugno al Festival Marea a Fucecchio,
abbiamo presentato il libro, edito da BFS, di Carlo Romani “Oreste
Ristori vita avventurosa di un anarchico tra Toscana e sud America”.
Le iniziative hanno avuto un esito positivo, lo scopo era di
far conoscere ai più giovani e non solo, l'esistenza
di un personaggio le cui gesta fanno parte della storia del
movimento operaio italiano ma anche internazionale. Il pubblico
è stato numeroso e ha manifestato curiosità ed
entusiasmo. Sono intervenuti: lo storico e docente universitario
Giorgio Sacchetti, Franco Bertolucci dell'edizioni BFS, Maurizio
Brotini della CGIL regionale, un rappresentante dell'archivio
storico del comune di Empoli, un rappresentante dell'ARCI di
zona e dell'ANPI di Empoli e Paolo Becherini per il Centro Studi
Libertari Pietro Gori. Nella giornata empolese abbiamo avuto
la partecipazione gradita dell'autore del libro Carlo Romani.
Con queste iniziative abbiamo cercato di riempire un vuoto nella
memoria collettiva della nostra comunità, riaccendendo
le luci sulla storia del movimento anarchico nell'empolese e
per dirla con una citazione dell'autore: “In un tempo
in cui il mondo è sconvolto da un'onda di pragmatismo
senza limite, che pone il denaro come bene massimo dell'umanità,
non ci è costato molto nuotare controcorrente e riscattare
la vita idealista e avventurosa di personaggi che non appartengono
agli interessi dei mass media”. Oreste fu uno di questi
e morì, secondo un testimone oculare, la mattina del
2 dicembre 1943, tranquillo, sereno e cantando l'internazionale.
Di Oreste Ristori, nato nel 1874 da una famiglia estremamente
povera, ricordiamo brevemente che già giovanissimo frequenta
attivamente i gruppi anarchici empolesi, dedicandosi attivamente
a difendere i lavoratori e le famiglie maggiormente esposte
alle vessazioni imposte dal padronato e dalle istituzioni. Nonostante
le sue umili origini e l'impossibilità di accedere alla
scuola, riesce da autodidatta ad acquisire una formazione che
gli permette ben presto di farsi notare sia come oratore che
come articolista.
Nella sua intensa e avventurosa attività svoltasi soprattutto
in sud America (dove è costretto ad emigrare per sfuggire
alle persecuzioni poliziesche a cui era sottoposto in Italia)
tra Argentina Uruguay e Brasile, diviene uno degli agitatori
di fede anarchica più ascoltati e stimati dai lavoratori.
È proprio questa volontà di riscatto, sia personale
che sociale, che noi anarchici e libertari vogliamo rendere
evidente ed attuale. Soprattutto oggi che alla luce della storia
le esperienze degli stati democratici hanno dimostrato il loro
fallimento, escludendo sistematicamente le masse dalla partecipazione
alla vita sociale, oggi che gli stati democratici hanno ampiamente
dimostrato il loro centralismo e il loro asservimento alle ragioni
economiche del capitale, delle banche e della finanza, erodendo
sistematicamente tutte le conquiste sociali e del lavoro, oggi
che le esperienze del cosiddetto socialismo reale sono crollate
miseramente e gli stati che le rappresentavano hanno prodotto
governi liberticidi che nel migliore dei casi riproducono quanto
di peggio il capitalismo abbia generato.
Il sogno ritenuto irrealizzabile dell'utopia anarchica e libertaria,
spesso deriso come semplicistico e puerile, è invece
la massima aspirazione che l'essere umano dovrebbe cercar di
raggiungere. L'umanesimo anarchico, che sintetizza liberando
dal gravame della paura e della superstizione tutte le esperienze
positive della storia dell'umanità, non è un pensiero
statico ma evolutivo da rilanciare e concretizzare rifacendosi
proprio alla storia di personaggi come Oreste Ristori. L'esempio
è la loro forza, il loro messaggio, mai seguaci della
legge sempre amanti della giustizia. “Il vero peccato
è non riconoscere il bene: non riconoscere il valore
delle donne e degli uomini che valgono”.
Paolo Becherini
per il Centro Studi Libertari “Pietro Gori” Empoli
- Fi
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Poznan (Polonia), 3 luglio 2015 - Uno dei pannelli della mostra “Anarchik. Il nemico dello stato''. La scritta nella striscia superiore significa “autogestione'' |
Polonia/
Anarchik in mostra
Lo scorso venerdì 3 luglio presso la libreria anarchica
Zemsta di Poznan (Polonia) è stata inaugurata la
mostra "Anarchik. Il nemico dello stato' in cui sono
state esposte oltre 30 tavole di Roberto Ambrosoli "padre"
di Anarchik; la mostra ha anche aperto la sesta edizione
dell'International Comic Culture festival "Ligatura",
una rassegna internazionale del fumetto.
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Torino/
Trentuno condanne per antirazzismo
Il 23 luglio scorso il tribunale di Torino ha emesso la sentenza
nel principale dei due processi contro 57 attivisti dell'Assemblea
antirazzista torinese. Trentuno antirazzisti sono stati condannati
a pene tra i sei mesi e i tre anni e mezzo.
I 67 attivisti coinvolti nei due processi sono stati condannati
per aver distribuito volantini e manifesti tra il 2008 e il
2009, per aver dato solidarietà attiva ai reclusi nei
CIE, per aver contrastato la politica securitaria del governo
e dell'amministrazione comunale. In altre parole sono stati
condannati per avere idee di libertà e per aver cercato
di tradurle in pratica.
L'urgenza che spinse quelle lotte è oggi ancora più
forte. I razzisti della Lega, Casa Pound, Forza Nuova che attacca
i profughi di guerra sono la punta di un iceberg, il cui grande
corpo sommerso è rappresentato dal governo Renzi, dal
blocco navale dell'UE di fronte alle coste libiche, dai braccianti
che muoiono di lavoro raccogliendo pomodori. Un modello di disciplinamento
dei lavoratori sperimentato con gli stranieri e oggi applicato
anche agli italiani. Oggi come ieri c'è chi si mette
di mezzo, chi non accetta che sia normale il lavoro da schiavi,
la morte in mare, le baracche, i CIE.
notizie tratte dal sito
www.anarresinfo.noblogs.org
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