Per i padroni, per i preti, per il potere, per lo stato,
non vi sono dubbi: la pedagogia, concretamente rappresentata
dal sistema scolastico, è una “scienza” e
un'attività essenziale per l'organizzazione del consenso
e quindi per la conservazione dei cardini su cui si basa la
società autoritaria. Per gli anarchici, invece, la questione
pedagogica si pone in tutta la sua problematicità. Vi
è la questione di carattere generale sulle possibilità/opportunità
di “educare” gli altri, con l'alternativa di rinunciare
a qualsiasi ipotesi pedagogica per limitarsi a garantire “il
massimo di libertà”. Una cosa è (o meglio,
sarà) la questione pedagogica in una società “liberata”,
caratterizzata in senso anarchico: un'altra, ben diversa, è
però la medesima questione oggi, in questa società.
Con questo numero della rivista, prevalentemente dedicato
alla pedagogia, intendiamo affrorntare, da diversi punti di
vista, alcuni dei problemi suaccennati. Non abbiamo “la
soluzione in tasca” né pensiamo che altri possano
averla: non è questo il problema. L'essenziale è
che l'argomento venga approfondito alla luce soprattutto delle
esperienze passate e presenti: è per questo che abbiamo
preferito aprire il servizio con “materiali” elaborati
da bambini e da adulti, con particolare attenzione all'interessante
esperienza della Comunidad del Sur in Uruguay. L'intero servizio
sulla pedagogia – che speriamo si arricchisca di altri
interventi sui prossimi numeri (nel prossimo pubblicheremo un
intervento del prof. Lamberto Borghi, certo il più noto
pedagogista oggi in Italia – si è avvalso della
collaborazione della compagna Stefania Orio.
Nel riprodurre l'intera presentazione di “A” 70
(dicembre 1978/gennaio 1979), ci piace 37 anni dopo constatare
sia il carattere molto “ideologico” dell'approccio
alla questione pedagogica, vissuta con un taglio di contrapposizione
totale con padroni/preti/potere/stato, sia – al contempo
– la pubblicazione di scritti molto “concreti”,
frutto di esperienze e riflessioni legate a pratiche pedagogiche
interessanti e soprattutto vissute e riferite qui in prima persona.
A questo proposito val la pena riferire brevemente del susseguirsi
degli scritti presenti nel dossier. Stefania Orio presenta il
dossier con uno scritto lucido e stimolante. Suo è anche
il primo contributo (“La strega Biancaneve”) che
si limita a riportare dei dialoghi tra bambine/i. Segue un resoconto
di un incontro su “Educazione nella Comunità”
svoltosi nel giugno 1978 nella comune danese Tovestrup Mark
(34 adulti e 38 bambini). Dell'esperienza pedagogica nella Comunidad
del Sur a Montevideo (Uruguay) si riferisce nello scritto “Prima
avevamo ‘tanti papà'”. “Una fredda sera a Novara” riferisce di un incontro
nella città piemontese tra anarchici che riflettono sul
tema pedagogico. In “Naja come scuola” si analizza
brevemente il ruolo del servizio di leva (allora in vigore).
Andrea Papi, nostro storico collaboratore e allora rarissimo
(e comunque primo in Italia) educatore maschio negli asili-nido
di Forlì, riferisce in “Mamma, asilo e stato”
del ruolo della scuola materna nel sistema pedagogico e di potere.
Interessante l'intervista (“Famiglia: la fabbrica dei
cretini”) di Paolo Finzi al pedagogista Marcello Bernardi,
di netto orientamento libertario, i cui libri hanno formato
numerose generazioni di genitori e operatori del settore. Del
rapporto tra anarchismo e pedagogia si occupano, in due scritti
successivi, la citata Stefania Orio (“Educazione e rivoluzione
nel pensiero anarchico”) e Giampietro N. Berti (con il
suo pseudonimo Mirko Roberti) nello scritto “Autorità
e libertà nel processo educativo”. Una pagina storica
è quella dedicata al pensiero pedagogico di Isaac Puente,
noto militante del movimento anarchico spagnolo. Chiude il dossier
l'allora (e tutt'oggi) militante del movimento nonviolento Matteo
Soccio con il suo interessante “Pedagogia e nonviolenza”.
Questo per quanto riguarda il dossier pedagogia, che costituisce
i 4/5 del numero.
Il resto è principalmente rappresentato da alcuni scritti,
in apertura del numero, tutti dedicati in vario modo alla questione
delle lotte sindacali e in particolare anche della presenza
e attività dell'unione Sindacale Italiana (USI) in sostanziale
ripresa nel campo del sindacalismo alternativo, di base.
Un numero all'80% dedicato alla pedagogia libertaria. Una scelta “coraggiosa”, indicativa dell'importanza che già
allora aveva questo tema per la redazione di “A”.
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