Arte
digitale/L'immaginazione al potere
È un po' difficile definire esattamente che cosa sia
l'arte digitale almeno per chi non è abituato a lavorare
con i programmi di grafica. Credo che, attualmente, non ci sia
una ancora una definizione precisa ma generica. Esistono varie
interpretazioni date a questi lavori che vengono spesso definiti
come “Computer Art”.
A mio parere, la Digital Art è una rappresentazione d'immagini
fatte o perfezionate con il computer con lo scopo di esprimere
dimensioni artistiche interiori.
Quest'arte, iniziata più o meno negli anni Ottanta, ha
già avuto un enorme sviluppo e dei grossi esponenti.
L'artista digitale, nonostante abbia una grande inventiva, viene
troppo spesso considerato da alcuni come un artista di serie
B o peggio che non sia un vero artista, ma piuttosto un grafico
a causa del fatto che questa nuova forma d'arte viene fatta
facilmente con l'uso dei potenti mezzi grafici del computer.
L'arte digitale, a volte, viene posta sul piano di mediocri
o discrete elaborazioni grafiche quasi come se fossero solo
degli egregi fotomontaggi, privi di un reale fondamento artistico
che illude la mente d'ignoranti. Questo modo approssimativo
di considerare abitualmente l'arte digitale, sospetto, è
spesso solo un punto di vista personale.
La composizione tecnica è certe volte semplice nella
manipolazione delle immagini ma la creatività e la fantasia
che viene usata è abbastanza originale e può essere
legata anche a un determinato contesto culturale. L'artista
digitale è una specie di artigiano del virtuale.
Come un falegname costruisce, monta, misura, modella, affila,
assembla, rimonta e restaura fino a quando non ha compiuto il
lavoro desiderato, così avviene nell'arte digitale dove
l'artista (invece di usare il martello, i chiodi, la sega o
la vernice) si serve di foto o dei notevoli programmi informatici
a disposizione per creare figure uniche e meravigliose.
Un aspetto molto importante dell'Arte Digitale consiste proprio
nella possibilità di estendere e ampliare lo “spazio
percettivo” dove si conoscono e si intuiscono delle dimensioni
virtuali con prospettive amplificate e distorsioni particolari.
Deleuze, non a caso, afferma che il virtuale è un'estensione
del reale. Esiste un passaggio dal reale al virtuale profondamente
unico e creativo perché puoi allargare e restringere,
capovolgere o raddrizzare come vuoi. Sembra che la mente non
abbia limiti nello scolpire le strutture virtuali. È
come se la nostra immaginazione non fosse più prigioniera
di quelle classiche prospettive geometriche appartenenti alla
dimensione del reale.
L'ambiente virtuale, di conseguenza, diventa “esplosivo”
e scatena una vera e propria rivoluzione dell'immaginazione.
L'essenza vitale della realtà, che viene colta mediante
l'intuizione, trova la sua diretta espressione nelle creazioni
artistiche digitali dove è possibile proiettare la vita
della nostra coscienza per mezzo dei potenti mezzi della grafica.
Ovvero, posso comporre immagini artistiche digitali con gli
strabilianti effetti informatici in un modo tale da riuscire
a testimoniare lo stato emozionale della mia vita interiore.
È in questo modo che intuizione e arte digitale si compenetrano.
Per fare un esempio pratico prendo come punto di riferimento
la vita dentro il circuito urbano di una grande metropoli. Se
mi limito a scattare delle foto finisco solo per dare una descrizione
oggettiva di quell'ambiente ma, se sottopongo quelle foto a
degli opportuni effetti grafici dettati dalle mie sensazioni
in quel luogo, allora riesco a esprimere la mia interiorità
perché quelle immagini trattate avranno determinate ombre,
colori e distorsioni che ho intuito per esprimere il mio stato
d'animo.
Nella nostra società dell'apparenza noi siamo, come dire,
continuamente dissociati da un circuito d'immagini alienate
e alienanti. Sembra quasi che il mondo reale viene mostrato
celermente in primo piano in modo sfuggente e, a volte, si ha
quasi la tragica sensazione di vivere in una realtà dissolta.
Tutto viene prima virtualmente registrato e poi disintegrato
dall'avvento immediato di un'altra scena, all'interno di una
perversa logica dissacrante dei mass media che non lascia il
minimo spazio alla contemplazione. È ovvio che un meccanismo
del genere sembra non finire mai dato che, come sostiene Jean
Baurdillard (1929 -2007), la realtà è divenuta
una preda generata continuamente proprio dal suo predatore virtuale.
In questo sistema pianificato e virtualmente funzionale, l'attività
umana e il pensiero trovano sfogo in uno sterile nichilismo
che agisce come una spirale cieca destinata a divorare ogni
cosa.
Si tratta, in parte, di servirsi dei mezzi del sistema per combattere
il sistema stesso.
Per questo motivo la Computer Art può avere anche un'ispirazione
sociologica tale da poter esprimere il dominio onnisciente del
“Grande Fratello” e delle disfunzioni sociali. L'artista
digitale deve servirsi della propria creatività per esprimere
quella volontà di potenza di cui parla Deleuze, riferendosi
al pensiero di Nietzsche, che non consiste assolutamente in
una cieca e assurda volontà di oppressione ma, al contrario,
si tratta di una passionale volontà di ribellione e di
critica al potere costituito per riscattare le nostre profonde
aspirazioni.
Con i nuovi mezzi digitali, noi abbiamo finalmente la possibilità
interattiva e cognitiva di reagire alla massificazione fino
a esprimere e liberare noi stessi anche attraverso uno stile
dionisiaco. L'opera digitale non deve seguire l'effimera logica
pubblicitaria dell'attuale capitalismo tecnocratico, fondata
sulla falsificazione e duplicazione distruttiva del reale sotto
forma di iper-realtà ma, al contrario, l'artista digitale
deve fare in modo che la sua creazione non sia falsità,
ma espressione vitale in cui l'immaginazione trova la sua compenetrazione
critica con il reale dietro la spinta della volontà di
potenza.
È in questo modo che l'artista digitale lavora a favore
di una diversificazione dell'immagine in opposizione all'anonima
desertificazione dell'immagine mediatica.
Sandro Fossemò
Roseto degli Abruzzi (Te)
Ricordando Miloud
Il
15 agosto scorso, ad Orano (Algeria), è morto Naili
Miloud, 78 anni, compagno anarchico originario della Cabilia
(Algeria).
Miloud è stato giovanissimo combattente in Francia,
contro l'OAS, nella lotta per l'indipendenza algerina
(1962), ed ha poi combattuto contro il regime di Franco,
a fianco degli anarchici spagnoli. Ha vissuto a Milano
dalla fine degli anni ‘60 a fine ‘70 e si
era poi trasferito in Liguria.
Anarchico militante, anticonformista e dalla vita quanto
mai movimentata, è stato per molti anni marinaio
fuochista sulle rotte dell'Africa e dei mari del nord.
Sette anni fa, rimasto gravemente paralizzato in seguito
a una caduta, dovette tornare in Algeria.
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Miloud,
con il suo inseparabile basco |
Miloud è stato un caro amico di molti compagni
e carissimo amico di Pino e Licia Pinelli e delle figlie
Claudia e Silvia; “mi piaceva parlare con lui...”
ricorda Licia.
Lascia la moglie Franca e la figlia Yamina e un vivo
ricordo per i molti che lo hanno conosciuto.
Enrico Maltini |
I
nostri fondi neri
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Sottoscrizioni. Alessandro Natoli (Cogliate
– Mb) 15,00; Aurora e Paolo (Milano) ricordando
Cesare Vurchio, 500,00; Roberto Pietrella (Roma) 150,00;
Carmelo Fais (Ardauli – Or) 10,00; Settimo Pretelli
(Rimini) in ricordo di Antonio Tarasconi, 20,00; Ivano
(Milano) 100,00; Francesco D'Alessandro (Sesto San
Giovanni – Mi) 445,00; Massimiliano Barbone
(Seriate – Bergamo) per versione PDF, 11,00;
ulteriore ricavato dalla FestA 400 a Massenzatico
(Reggio Emila) il 27-28 giugno, 250,00; Pino Fabiano
(Cotronei – Kr) ricordando Spartaco, 10,00.
Totale € 1.511,00.
Abbonamenti sostenitori. (quando non altrimenti
specificato, trattasi di euro 100,00). Paolo
Papini (Roma); Patrizio Quadernucci (Bobbio –
Pc). Totale € 200,00.
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