Se la vita è un lusso che non ti puoi permettere
Roma Regina Coeli, Terni, Teramo, Pisa, Alba e Carinola.
Sono le sei carceri italiane nelle quali, in soli trenta giorni
si sono tolti la vita altrettanti detenuti. E il dato oggettivo
solleva le proteste del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria
Sappe. (Fonte: agenzia Adnkronos, 22 agosto 2015)
Si potrebbe dire che d'estate i mass media vanno in vacanza
ed è difficile trovare notizie interessanti e solo i
funerali coloriti con la musica di un noto film attirano l'attenzione
di politici, funzionari di Stato, giornali e televisione. E
il dramma che sei detenuti si sono tolti la vita in un mese
nelle nostre “civili” e “democratiche”
galere non interessa a nessuno. Il nostro è veramente
uno strano paese se ci s'indigna di più per un funerale
in stile zingaresco o “mafioso” (per chi non conosce
la mafia) o alla Totò (sembra che quella carrozza la
usasse il noto attore nei suoi film e feste) che per la morte
di sei persone nelle mani dello Stato.
L'altro
giorno una guardia che legge i miei articoli in rete mi ha detto
che non gli piace come e quello che scrivo perché parlo
sempre male di loro e del carcere. Gli ho sorriso (i sorrisi
sono le “armi” migliori dei prigionieri) e gli ho
risposto che molti detenuti hanno qualcosa da dire, ma sono
in pochi quelli che lo dicono e ancora meno quelli che hanno
il coraggio di scriverlo. Pensandoci bene forse quella guardia
non ha tutti i torti, perché in fondo il carcere non
è poi cosi crudele e cinico come appare, perché
esegue solo il suo compito per cui gli uomini l'hanno creato,
e semmai sono le persone che lo rendono cinico e crudele.
In questi giorni pensavo che i detenuti conducono la vita più
“sicura” al mondo, forse anche perché è
difficile che facciano un incidente stradale. Eppure i dati
dicono che i detenuti si tolgono la vita e muoiono più
delle persone libere. Nessuno però dice nulla del fatto
che hanno buoni motivi per farlo perché il carcere in
Italia non insegna molte cose, ma una cosa la sa fare molto
bene, sa “convincerti” a toglierti la vita. Spesso
i detenuti si domandano perché devono continuare a vivere
anziché farla finita con una vita che tanto spesso è
un inferno.
E ammazzarsi non è affatto una domanda, ma una risposta
perché per un detenuto a volte è più importante
morire che vivere, per mettere fine allo schifo che ha intorno.
Purtroppo spesso in prigione la vita è un lusso che non
ti puoi permettere e per smettere di soffrire non puoi fare
altro che arrenderti, perché in molti casi nelle nostre
“Patrie Galere” vale più la morte che la
vita.
Il Ministro della giustizia Andrea Orlando da poco ha istituito
gli Stati generali sull'esecuzione della pena. Sono stati formati
diciotto tavoli e sono state coinvolte valide personalità
del mondo della cultura, della magistratura, del volontariato,
della politica e dell'amministrazione penitenziaria. Spero che
qualcuno di loro si domandi perché molti detenuti in
Italia preferiscono morire piuttosto che vivere. Io lo so. E
se volete saperlo anche voi scendete nei gironi più bassi
dell'inferno e scoprirete un mondo da Medioevo, ma con meno
umanità di allora.
Carmelo Musumeci
Carcere di Padova, agosto 2015
www.carmelomusumeci.com
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