Controsservatorio Giubileo
Da tradizione a eccezione
di Francesca Palazzi Arduini
Dal 1933 ad oggi, invece che ogni venticinque anni, il Giubileo si è svolto ben sette volte. Di questi sette appuntamenti, quattro sono stati “straordinari”. E anche questo della misericordia...
Nonostante il Giubileo straordinario
sia stato indetto dallo scorso aprile, per i cinquant'anni dalla
conclusione del Concilio Vaticano II, il tema della misericordia
e del perdono è sembrato in dicembre più che mai
attuale... ma inutile, retorico, politicamente vacuo perché
privo di parole chiare e prese di posizione esatte, mentre le
guerre dall'aria e le rappresaglie tra la gente colpiscono come
sempre tanti più inermi, e la politica per i rifugiati
conta le sue tragiche debolezze.
Bergoglio è Pontefice da oltre due anni, da quando con
sottigliezza gesuitica ha ben pensato di non risiedere negli
eleganti appartamenti vaticani, per evitare correnti d'aria.
Poche cose sono cambiate da allora, anche se le speranze dei
tanti cattolici che aspettano una “riforma” non
sono ancora sopite, e ad ogni convegno si ravvivano; si discute
ora, ad esempio, sulla novità della “indulgenza”
bergogliana, che non dovrebbe significare “remissione
dalla pena temporale dei peccati”, cosa che in un momento
di vulcanica eruzione di truffa e corruzione del clero pare
interessante.
Parallelamente agli scandali sono aumentate invece le trovate
mediatiche del Papa. Il volto benevolo e accogliente della Chiesa
è diventato la scommessa “straordinaria”
del papato, riproposto con abile dribbling da questo Vescovo
di Roma che si presenta in mitezza e frugalità ma sta
accentrando un'operazione tutta basata sulla sua figura, sul
segreto e sull'obbedienza, per lavare i panni in famiglia.
La stampa italiana, tra deliri sul processo kafkiano e il cristo
pasoliniano, ha dato ben poco spazio al fatto che è stato
proprio Bergoglio a volere quell'articolo in più nel
Codice penale vaticano, quelle righe che perseguono pesantemente
chi fa uscire una parola dalle stanze vaticane (luglio 2013,
modifica dell'art. 10, Divulgazione di notizie e documenti1),
così come ha dedicato poco spazio alla decisione dei
due giornalisti italiani di partecipare al teatrale processo
tenuto contro di loro in Vaticano, omettendo di ricordare l'esistenza,
nei Patti Lateranensi, di indicazioni circa l'impossibilità
di processare in Vaticano un cittadino italiano sulla base di
un articolo non esistente nel codice italiano, o di richiedere
che per quello si venga processati nei nostri tribunali. Soprattutto
omettendo di ricordare il caso del crack del Banco Ambrosiano,
quando venne concessa non solo l'immunità diplomatica
a Marcinkus ma anche negata l'estradizione dei due contabili
rifugiatisi in Vaticano, scomodando pure la Corte costituzionale
per ribadire i privilegi concessi dai Patti. Forse se ne parlerà
a sentenza fatta, visto il “vedremo” di Alfano.
Questo Giubileo, partito a tinte fosche tra dimissioni forzate
del sindaco di Roma, udienze Vatileaks e altri bubboni, è
nella sua straordinarietà la riprova che la Chiesa non
riesce a rinunciare ai suoi standard di spesa e quindi alla
disperata raccolta di denaro, sia che lo straordinario è
ormai, dagli anni Trenta, l'ordinario.
Infatti dal 1933 ad oggi, invece che ogni venticinque anni,
il Giubileo si è svolto ben sette volte. E di queste
sette volte ben quattro Giubilei sono stati “straordinari”.
La paura della secolarizzazione e della ideologia comunista,
lo spettro della religione “riformata” e della decadenza
del prete da uomo di cupola a uomo qualsiasi, lo scandalo del
crack dell'Ambrosiano nel 1982, e dal 2002 il montare delle
accuse di pedofilia... un salto ad ostacoli che è culminato
in un più moderno culto della persona, con Wojtyla “santo
subito” e finisce con Bergoglio “subito santo”,
un Papa che usufruisce ora in vita addirittura di un film biografico.
Questo film, “Chiamatemi Francesco” (un'esplicita
richiesta di riconoscimento di massa) ripropone la chiave di
lettura di un Bergoglio teorico di una Chiesa separata dal potere
secolare, “teneramente” intenta alla sua funzione
di riparatrice sia delle mancanze del welfare che degli oltraggi
delle dittature. Si badi bene quindi, di una Chiesa che non
si esprime sulla politica e non mette mai a rischio la sua immunità
per dire ciò che è vero. Si tratta di una dialettica
che potremmo paragonare a quella del cattivo marito e della
buona moglie. Il Giubileo, chiamato giustappunto “della
Misericordia”, ripropone dunque un antico assetto familiare,
parla di una misericordia “paterna” (Misericordioso
come il Padre, recita) mentre ripropone un modello femminile
estremamente parziale e negativo per le donne.
Influenza morale e diffusione di pregiudizi
Anche la lettera con la quale Bergoglio specifica l'indulgenza
concessa per il Giubileo, diretta al “regista” del
divino carrozzone, Monsignor Fisichella, punta proprio contro
la libertà femminile, in essa il papa specifica che oltre
a concedere l'indulgenza dai peccati generici, i sacerdoti potranno
anche confessare e perdonare coloro che hanno agito per procurare
un aborto2, i medici quindi,
e soprattutto le donne. Ovviamente quelle convertite e credenti.
La notizia è stata diffusa con dovizia su ogni media,
e la parola “aborto” è risuonata come il
peccato in pole position, quello di una donna che si
sottrae al dovere religioso di procreare. Il risultato è
chiaro: influenza morale e diffusione di pregiudizi su una pratica
medica legittima, oltretutto spesso causata proprio dalla propaganda
religiosa contro i contraccettivi. La morte di migliaia di donne
per parto proprio in Africa, continente presso il quale Bergoglio
ha voluto aprire la sua prima porta, dovrebbe fare riflettere
i cattolici ora abbacinati dal papa “miserello da Assisi”.
Oltre a ciò, mentre a Roma il traffico di pellegrini,
pure se a rischio attentati, è già in atto con
bus, treni, voli arei e ospitalità in una città
trasformata in ostello (non per niente una delle giornate a
tema è tutta dedicata al Giubileo degli operatori dei
pellegrinaggi), ci pensa il merchandising a dimostrare
come per Bergoglio sia buona cosa sia predicare la frugalità
ai vescovi, che permettere la vendita di bigiotteria sacra ai
fedeli. “Si tratta di gioielli discreti ed eleganti, dal
prezzo contenuto e dall'elevata qualità. È possibile
scegliere diversi colori per le pietre, come ad esempio un intenso
blu, che crea contrasti raffinati, o uno speranzoso verde, che
da un tocco di gioia e glamour. La fede, infatti, è allegria
e gioia. E le tante declinazioni con cui Amen pensa al rosario
sono un modo perfetto per comunicarlo al mondo.”
Così recita la pagina web di Amen, ditta che nelle sue
pubblicità riporta il logo “Misericordiosi come
il Padre”, logo ufficiale del Giubileo, ottenuto per concessione
del “Pontificio consiglio per la promozione della nuova
evangelizzazione”.
Chissà se Immacolata Chauoqui, pi-erre vaticana che ora
accusa gli inquisitori: “mi additano come strega”,
indosserà i sacri monili, e terrà in considerazione
che “strega” è meglio di “mignotta”,
che insomma cadere in disgrazia presso il clero conferisce comunque
una certa allure.
Francesca Palazzi Arduini
Note
- Al libro II “Dei delitti in ispecie”, titolo I
“Dei delitti contro la sicurezza dello Stato”, capo
I “Dei delitti contro la Patria” del codice penale
vaticano, dopo l'articolo 116 è aggiunto l'articolo 116
bis del seguente tenore: «Chiunque si procura illegittimamente
o rivela notizie o documenti di cui è vietata la divulgazione,
è punito con la reclusione da sei mesi a due anni o con
la multa da euro mille ad euro cinquemila. Se la condotta ha
avuto ad oggetto notizie o documenti concernenti gli interessi
fondamentali o i rapporti diplomatici della Santa Sede o dello
Stato, si applica la pena della reclusione da quattro a otto
anni. Se il fatto di cui al comma precedente è commesso
per colpa, si applica la pena della reclusione da sei mesi a
due anni.»
- “Anche per questo motivo ho deciso, nonostante qualsiasi
cosa in contrario, di concedere a tutti i sacerdoti per l'Anno
Giubilare la facoltà di assolvere dal peccato di aborto
quanti lo hanno procurato e pentiti di cuore ne chiedono il
perdono.” Lettera con la quale si concede l'indulgenza,
1 settembre 2015.
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