alle lettrici, ai
lettori
ControsservAtorio Giubileo
Giubileo. Per adesso pare che non vada molto bene, almeno
in termini di arrivi a Roma e di folle (previste oceaniche)
in Vaticano e dintorni. Eppure mediaticamente questo Giubileo
straordinario incentrato sulla misericordia ci martella tutti
i giorni. Quello che più ci colpisce (ma non ci meraviglia)
è il consenso generalizzato. O, il che è più
o meno la stessa cosa, la quasi totale (totale, anche senza
“quasi”, verrebbe da dire) assenza di critiche.
È l'effetto Francesco, cioè quel fenomeno per
cui basta dire – appunto – solo il nome proprio
e si capisce subito di chi si sta parlando.
Nel nostro piccolo, cerchiamo di muoverci – come al solito
– “in direzione ostinata e contraria”. Nel
farlo, siamo convinti di non essere i “soliti anarchici”,
che dicono no a tutto, che sono irrigiditi nei loro vecchi schemi,
che non sanno cogliere la differenza sostanziale tra questo
papa e gli altri, legati come sono al vecchio anticlericalismo,
roba da Ottocento e da sclerotici. Noi siamo convinti che –
tanto per capirci – il fatto di avere in Italia la centrale
operativa della Chiesa, il Vaticano, sia una particolare disgrazia
che stiamo pagando da troppo tempo. Che appena varcate in qualsiasi
direzione le patrie frontiere, del papa si sente parlare poco,
pochissimo. Che solo da noi ogni suo spostamento, parola, sorriso,
battuta viene ingigantito dal sistema mediatico e rilanciato
in continuazione.
Apriamo da questo numero un piccolo spazio, denominato “Controsservatorio
Giubileo” in cui dare voce a quelle voci, testimonianze,
documenti storici ecc. critiche verso l'arroganza (anche se
travestita da altro) della Chiesa cattolica e del suo leader.
Se ne occupa Francesca Palazzi Arduini, che è stata a
suo tempo tra le organizzatrici del Meeting Anticlericale e
da lungo tempo nostra collaboratrice. Scimmiottando i giornali
“seri” potremmo definirla la nostra vaticanista.
È uno spazio aperto (come lo è di fatto l'intera
nostra rivista) a chi voglia inviarci scritti in materia.
Nessuna volgarità né mancanza di rispetto verso
chi crede in dio. Noi non ci crediamo. Ma non è questo
il punto.
La nostra critica è invece dura, ma proprio dura, senza
alcuno sconto, a chi fa della fede un business, le cui spese
sono a carico della società civile. A chi, con un talebanismo
alla Isis (tanto per capirci), pretende che la comunità
si pieghi alla propria concezione religiosa. Che non vengano
riconosciuti pari diritti alle coppie di fatto, a quelle gay
e a tutti i modi di convivenza che chiunque liberamente scelga.
Che i simboli di una religione siano un elemento obbligatorio
di decorazione degli interni delle pubbliche sedi (a partire
dalle scuole). E via discorrendo.
Chiudiamo questa piccola presentazione della nuova rubrica (che
sarà presente quando e se riceverà contributi
anche da voi lettori) sottolineando che di quel variegato “fronte”
che ancora qualche decennio fa in vario modo si opponeva in
ordine perlopiù sparso al clericalismo dilagante (oltre
agli anarchici, i radicali, esponenti della sinistra laica,
minoranze cristiane non-cattoliche, cattolici critici con il
clericalismo, ambienti repubblicani, ecc.) ora ci sembra che
in pista contro il clericalismo, gli abusi vaticani, l'insofferenza
per l'invasiva presenza mediatica del citato Francesco e i mille
altri condizionamenti clericali e vaticani, siamo rimasti (quasi)
solo noi anarchici.
Jobs Act. In vista del primo anniversario dell'introduzione
del Jobs Act, uno dei cavalli di battaglia della propaganda
renziana, pubblichiamo un documento del Collettivo
Clash City Workers, che aiuta a capire dove stia la fregatura
cui Anarchik allude in copertina (e un tocco di fregatura in
più sta proprio nell'uso dell'inglese, se ci pensate
bene).
Rocker. Le pagine di carattere storico non mancano quasi
mai nella rivista. Un racconto e una riflessione sul passato,
tutta tesa ad aiutarci a comprendere meglio il presente (e magari,
allargandoci un po', anche a entrare meglio nel... futuro).
Nei numeri di ottobre e novembre 2015 erano apparse le prime
due puntate del saggio che David Bernardini ha dedicato all'anarchico
tedesco Rudolf Rocker, al centro di polemiche anche per la sua
decisione di “sabotare” la Prima guerra mondiale
(per la quale finì in carcere) e invece di schierarsi
contro i nazi-fascisti nella Seconda guerra mondiale. Su questo
numero pubblichiamo la terza e conclusiva puntata.
Lo spazio è finito. Cercate voi nel sommario quel che
vi potrebbe interessare e... buona lettura.
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