autogestione
Occupare, resistere, produrre
di Massimiliano Barbone
Ripercorriamo le vicende della fabbrica autogestita Vio.Me di Salonicco (Grecia). L'occupazione dello stabilimento, la riconversione produttiva e l'organizzazione autogestionaria dei lavoratori. Con il pericolo costante degli sgomberi.
3 dicembre 2015: in Grecia è giorno di sciopero generale contro le ennesime misure di smantellamento di quel che resta della sicurezza sociale, della tutela sanitaria pubblica, contro l'innalzamento dell'età pensionabile e l'aumento delle imposte a carico del lavoro salariato. È però anche il giorno della seconda asta giudiziaria per la vendita dei terreni della Filkeram/Vio.Me, la fabbrica di detergenti ecologici autogestita dai lavoratori da più di due anni. Come di consueto, si prevede un confronto frontale nelle aule del tribunale fra i lavoratori e i solidali, determinati ad impedire lo svolgimento dell'asta, e le forze dell'ordine in assetto antisommossa. L'udienza è prevista per mezzogiorno. Al mattino presto c'è ancora tempo per visitare questa fabbrica quasi unica, che da mesi resiste contro ogni ostacolo politico e giudiziario, contro la logica stessa della ristrutturazione capitalista e della conseguente politica di austerity, offrendo un esempio ammirato e sostenuto in ogni parte del mondo, dalla Turchia, all'Italia, all'Argentina.
Insieme a Tassos, un compagno di Salonicco che ha vissuto in Italia, parla correntemente italiano e conosce i lavoratori della Vio.Me, veniamo ricevuti di primo mattino da Vangelis e Andreas, che hanno appena concluso il loro turno di vigilanza notturna; la Vio.Me è infatti una fabbrica occupata e ogni notte qualcuno dei lavoratori, a turno, presidia gli stabilimenti per sventare iniziative a sorpresa da parte delle forze dell'ordine e dare tempestivamente l'allarme in caso di sgombero.
Vangelis ed Andreas sono però anche il simbolo vivente della possibilità concreta, per la Vio.Me, di continuare la propria attività come fabbrica autogestita: si sono da poco laureati in ingegneria chimica, hanno subito chiesto di lavorare alla Vio.Me autogestita e sono in fabbrica solo da una settimana, i primi neoassunti dalla cooperativa costituita dai lavoratori. Ma non sono solo lavoratori e soci della cooperativa; sono anche due militanti anarchici (dello spazio sociale “Sabot” di Salonicco), che fin da subito, all'inizio solo come solidali, hanno sostenuto la lotta della Vio.Me, per poi diventarne parte integrante.
Insieme a loro incontriamo Dimitris, che lavora alla Vio.Me dal 2004 ed è una delle anime del gruppo di lavoratori che ha deciso prima di occupare la fabbrica e poi di riprendere la produzione. Con lui ripercorriamo le vicende di questa storia.
L'antefatto
A Sud-Est di Salonicco, fra l'aeroporto e il centro città, di fronte all'imponente catena dell'Olimpo che si estende ben visibile al di là del golfo, si trova un'ampia zona commerciale, uguale a tutte le altre nel mondo, con gli stessi marchi e gli stessi prodotti, senza persone che ci vivano, solo consumatori che comprano. Qui, però, si trovano anche gli stabilimenti della Filkeram-Johnson e della sua controllata, la Vio.Me, ultima area produttiva della zona.
L'azienda produceva dal 1982 collanti per l'edilizia: malte, intonaci, materiali per la saldatura e, soprattutto, colla per piastrelle. Nel suo settore era considerata una delle migliori in Europa. A pieno regime occupava 70 persone: 45 operai e circa 25 fra impiegati, chimici specializzati e dirigenti.
Gli stabilimenti sono anche fisicamente integrati con quelli della casa madre, la Filkeram, che invece, dagli anni '60, produceva piastrelle ed aveva creato la Vio.Me proprio per offrire al settore dell'edilizia una gamma completa di prodotti: piastrelle, collanti e cementi.
I primi problemi, di natura finanziaria (debiti e imposte non pagati) più che economica o produttiva, si sono presentati nel 2010; le conseguenze immediate sono state la cessazione forzata dal lavoro, la sospensione del pagamento degli stipendi e, infine, nel maggio 2011, il fallimento della Filkeram, che ha trascinato nella bancarotta anche la controllata Vio.Me.
Fin da subito è stato chiaro che il fallimento aveva una natura sospetta: era stata infatti un'altra azienda produttrice di cemento, la “Lafarge”, con la quale la Filkeram aveva sempre intrattenuto ottimi rapporti (anche personali, per quanto riguarda i titolari), a fare imporre per via giudiziaria il pagamento di un debito irrisorio di 120.000 Euro; chiaramente un pretesto per dare avvio a tutta la procedura fallimentare.
Negli anni immediatamente precedenti al fallimento, la Filkeram aveva ricevuto dal governo ingenti sovvenzioni pubbliche per rinnovare il parco macchine; lo stesso terreno su cui sorgono gli stabilimenti, a suo tempo, era stato donato dallo Stato proprio come incentivo per avviare la produzione. Il fallimento è sembrato quindi essere una vera e propria manovra concepita per liquidare il patrimonio e incassare i soldi pubblici erogati negli anni.
Christina Filippou, figlia dei proprietari e precedente amministratrice, è stata persino condannata in primo grado a 123 mesi di prigione per bancarotta fraudolenta; in appello, tuttavia, i mesi sono stati poi ridotti a 43, convertiti inoltre in attività sociali presso una municipalità, nella quale, in realtà, la Filippou non ha mai prestato un solo giorno di servizio.
L'occupazione della fabbrica
I lavoratori, formalmente, non sono stati licenziati, anche
se non ricevono più lo stipendio dal 2010. Dimitris,
da solo, aspetta di ricevere ben 65.000 Euro di stipendi non
pagati (ma dice di non farsi illusioni). Il debito con i lavoratori
ammonta a diversi milioni.
Al momento la Vio.Me è formalmente gestita da amministratori
provvisori, i curatori fallimentari, che hanno subito chiesto
la liquidazione dei macchinari e messo all'asta i terreni su
cui sorgono gli edifici.
Proprio per impedire l'asportazione dei macchinari dagli stabilimenti,
nel settembre 2011 alcuni lavoratori hanno occupato la fabbrica.
Si trattava degli operai e degli elettricisti, poiché
gli impiegati ed i tecnici non hanno mai partecipato alla lotta
e si sono schierati dalla parte della proprietà, sperando
così in un futuro pagamento degli arretrati.
A parte casi singoli, la maggior parte dei lavoratori non aveva
esperienza politica e pochi erano anche quelli sindacalizzati.
La radicalizzazione della lotta alla Vio.Me è stata quindi
una risposta quasi naturale da parte di persone che si sono
viste gettate sulla strada, letteralmente truffate e lasciate
senza una prospettiva credibile di ricollocazione.
Fin da subito il sostegno della comunità locale è
stato molto forte. In molti, anche a titolo individuale, hanno
portato cibo o sostegno economico ed hanno contribuito attivamente
all'occupazione, al presidio dei terreni ed alle iniziative
di solidarietà in favore dei lavoratori occupanti.
In particolare le realtà antagoniste di Salonicco, i
sindacati di base, alcuni gruppi di lavoratori di altre aziende
locali si sono attivati per sostenere i lavoratori in lotta.
Nessun sostegno è arrivato, invece, dal KKE, il partito
comunista greco, che ha praticamente ignorato la vertenza. SYRIZA,
per conto suo, ha inizialmente dato un sostegno conclamato ma
solo verbale, che non si è poi mai tradotto in iniziative
concrete, neppure dopo la formazione dei suoi due governi nel
corso del 2015.
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Salonicco (Grecia), stabilimento Vio.Me Essiccatura dei
saponi in ambiente climatizzato |
L'autogestione e la riconversione della produzione
Dopo un anno, nell'autunno del 2012, terminata l'erogazione
dei sussidi di disoccupazione, in un'assemblea generale dei
lavoratori e dei sostenitori viene deciso di trasformare l'occupazione
in autogestione produttiva. Viene costituita a tal fine una
cooperativa composta da una ventina circa di persone, di età
compresa fra i 40 ed i 55 anni, tutti maschi ad eccezione di
una sola donna (la maggior parte degli occupanti, come già
detto, erano gli ex operai, prima addetti a lavori anche fisicamente
pesanti). La cooperativa prevede anche la figura del “socio
simpatizzante”: si tratta di chi, pur non lavorando personalmente
in fabbrica, può e vuole garantire un contributo economico
regolare, ricevendo in cambio i prodotti della Vio.Me ed acquisendo
il diritto di voto consultivo nelle assemblee generali dedicate
alla gestione della fabbrica.
Fin da subito si è capito però che non era possibile
riprendere la stessa attività precedente: buona parte
dei collanti edíli erano scaduti già dal 2011
e non erano più commercializzabili; altro materiale ancora
utilizzabile era comunque sotto sequestro giudiziario e difficilmente
avrebbe trovato acquirenti, non potendo essere fatturato. Ma,
soprattutto, le materie prime avrebbero dovuto essere tutte
importate e, ovviamente, nessuna banca era ed è disposta
a concedere linee di credito ad una cooperativa costituita da
operai che occupano abusivamente una fabbrica sotto sequestro
giudiziario.
Si è deciso allora di riconvertire la produzione, sfruttando
una materia prima ampiamente disponibile in Grecia: l'olio d'oliva,
lavorato per produrre saponi per il corpo e detergenti per la
casa. I macchinari presenti in fabbrica, grazie alle competenze
tecniche e meccaniche degli operai, sono stati riadattati e
resi compatibili con il nuovo tipo di lavorazione. Le ricette
per la produzione dei detergenti dall'olio d'oliva sono state
riprese invece dalle vecchie tradizioni locali, anche se adattate
alla produzione industriale, con un'attenzione particolare per
la compatibilità ambientale; proprio il ricorso a tecniche
tradizionali ha consentito ai lavoratori, rimasti inizialmente
privi del supporto e delle competenze di chimici e specialisti,
di imparare da soli le nuove lavorazioni.
L'assemblea con cui viene tuttora collegialmente gestita la
cooperativa ha deciso fin da principio di riorganizzare il futuro
lavoro secondo alcuni principi fondamentali:
- Produzione senza padroni e senza distinzione fra ruoli direttivi
e ruoli esecutivi.
- Eliminazione di ogni rigida divisione delle mansioni: ognuno
deve essere in grado di seguire ogni fase del processo produttivo
e, soprattutto, capirne la logica, in modo da poter svolgere
qualsiasi mansione a seconda delle necessità contingenti.
Su questo punto, la consapevolezza e la determinazione sono
elevatissime. In particolare i “chimici” Vangelis
ed Andreas, assunti anche proprio per migliorare le tecniche
produttive e studiare nuove ricette, in merito sono molto chiari:
sulla base delle proprie competenze e studi, proporranno migliorie
o innovazioni, ma queste dovranno essere decise dall'assemblea
e, comunque, le ragioni “tecniche” dovranno essere
assimilate da tutti. Uno dei loro compiti sarà anche
quello di condividere le proprie conoscenze, evitando che in
futuro qualcuno possa assumere un ruolo meramente esecutivo
ed inconsapevole nella produzione.
- Parità di salario base per tutti (più una piccola
quota variabile, determinata dalla quantità di turni
di vigilanza notturna che ognuno è disposto a fare).
- Attenzione alla compatibilità ambientale della produzione
e del confezionamento.
- Reperimento delle materie prime dalla zona di Salonicco.
- Commercializzazione diretta del prodotto finito, senza passaggi
intermedi (ad eccezione dei corrieri per le spedizioni).
- Apertura della fabbrica alle esigenze del territorio e della
comunità di sostenitori locali.
Sulla base di questi principi, dopo alcuni mesi dedicati all'organizzazione
ed alla raccolta dei primi fondi per partire, una mobilitazione
di tre giorni di iniziative solidali in città è
sfociata il 12 febbraio 2013 nell'avvio ufficiale della produzione
autogestita.
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Salonicco
(Grecia), stabilimento Vio.Me
Alcuni detergenti prodotti (sapone mani,
piatti, vetri, generico) |
La produzione e la distribuzione
In primo luogo, per quanto riguarda la fornitura di elettricità,
gli impianti vengono tuttora alimentati grazie ad un allacciamento
abusivo alla rete elettrica. Di fatto, la Vio.Me non ha più
pagato bollette dal 2011. L'azienda elettrica greca (la “DEI”)
ha in effetti inviato due volte propri incaricati per tagliare
l'allacciamento ma, in entrambi i casi, la reazione dei lavoratori
e dei solidali ha dissuaso i tecnici dal procedere al distacco
dell'utenza. Dopo tali precedenti, non ci sono poi più
stati altri tentativi del genere.
Analogo discorso per la fornitura idrica, con la differenza
che, in questo caso, non ci sono stati neppure problemi con
l'azienda che eroga il servizio, i cui dipendenti, anzi, sono
stati fin dall'inizio fra i principali sostenitori esterni dell'esperienza
della Vio.Me (fra l'altro, anche a Salonicco, come in diverse
città italiane, è forte la mobilitazione contro
la privatizzazione dell'acqua; un referendum locale ha visto
il 98,5% dei voti a favore del mantenimento dell'azienda idrica
in mani pubbliche; come conseguenza, il governo ha semplicemente
giudicato illegittimo il referendum della comunità locale).
La produzione ha avuto inizio con le saponette per le mani e
il corpo a base di olio d'oliva, al quale vengono aggiunti 4
oli essenziali: mandorle, alloro, erba Luisa e lavanda.
L'olio, le erbe essenziali, le altre materie prime e persino
i contenitori di PVC vengono acquistati direttamente da fornitori
locali, con i quali i lavoratori della Vio.Me autogestita sono
fieri di non aver alcun debito, a differenza dei loro precedenti
datori di lavoro.
Ogni saponetta ha poi bisogno di almeno 3 mesi di essiccatura
prima di essere pronta per il confezionamento (che avviene manualmente)
e la commercializzazione. Nella fabbrica sono stati ricavati
diversi spazi adibiti ad essiccatoi, nei quali le saponette
vengono disposte in ordine preciso su specifici pallet in legno,
progettati e costruiti dagli stessi lavoratori per salvaguardare
il formato dei saponi.
Con il tempo, si sono aggiunte gradualmente nuove linee di prodotti:
detersivi liquidi generici (al limone o alla mela verde), detergenti
specifici per piatti, per pavimenti, per infissi e finestre;
detersivi in polvere ed ammorbidenti per lavatrici. Detergenti
liquidi per mani e corpo (alla mandorla o alla mela verde) e
relativi flaconi di “refill”.
La distribuzione dei prodotti avviene senza intermediazione
commerciale. I lavoratori stessi, a turno, si spostano nella
provincia e nelle altre città della Grecia per vendere
direttamente i prodotti in occasione di mercati locali, fiere
delle auto-produzioni o eventi organizzati dalle realtà
antagoniste e solidali. La fitta rete di centri sociali e realtà
autogestite (anche all'estero) costituisce un primo, essenziale,
sbocco per i prodotti della Vio.Me autogestita.
Due soci della cooperativa operano poi direttamente da Atene,
dove risiedono, e curano la distribuzione e la promozione dei
prodotti per la Grecia meridionale.
Gran parte delle vendite, tuttavia, avviene tramite servizio
postale, sia in Grecia (soprattutto per le isole, ovviamente)
che in buona parte d'Europa. La cooperativa ha stipulato una
convenzione con lo spedizioniere tedesco Schenker per inviare
la merce in tutta Europa (Italia compresa).
Oggi, dopo quasi tre anni di lavoro, la situazione economica
della cooperativa è comunque ancora difficile, ma si
è riusciti almeno a garantire a tutti un reddito mensile
minimo di circa 300 Euro, a fronte dei 900/1.000 che un operaio
guadagnava prima del fallimento.
Nonostante le difficoltà, la cooperativa è riuscita
comunque anche ad accantonare un minimo di capitale da dedicare
a piccoli investimenti produttivi: da pochi mesi è stata
acquistata la macchina che consente di produrre detersivo in
polvere.
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Salonicco
(Grecia), stabilimento Vio.Me
Graffito all'ingresso della portineria con le caricature di alcuni lavoratori |
L'integrazione con le lotte del territorio
Durante il nostro incontro, Dimitris ci tiene a presentare prima di ogni altra cosa due iniziative che i lavoratori della Vio.Me hanno organizzato insieme ad associazioni e spazi sociali della città. Si tratta di due esempi concreti di come la lotta della Vio.Me si integri con le lotte e le esigenze della comunità che la sostiene.
In primo luogo, il vecchio laboratorio chimico dell'azienda, ormai dismesso dopo la sospensione delle attività, è stato risistemato e riconvertito in un “ambulatorio sociale”, nel quale medici e infermieri volontari garantiranno le cure di base a chi oggi, a Salonicco, non se le può permettere: i disoccupati che non hanno più la copertura assicurativa garantita dal posto di lavoro, i pensionati in difficoltà economica, i migranti, regolari e non. L'ambulatorio funzionerà come centro di medicina generale, offrendo primo soccorso e visite di base e come dispensario di farmaci. È stato inaugurato il 20 dicembre 2015.
In questa attività di assistenza medica autogestita, la Vio.Me si inserisce peraltro in un ambito di intervento sociale in cui il movimento antagonista di Salonicco è da anni particolarmente attivo. In città esistono infatti altri due ambulatori sociali, in grado di prestare assistenza sanitaria di base gratuita e raccogliere medicinali da ridistribuire alla popolazione. In passato è capitato persino che l'ospedale pubblico di Salonicco, privo di risorse finanziarie per acquistare i medicinali, abbia dovuto chiederli in prestito proprio alle due strutture autogestite.
La seconda iniziativa riguarda l'assistenza e la solidarietà ai migranti che quasi quotidianamente si raccolgono lungo il confine fra Grecia e Macedonia. Alcuni spazi della fabbrica sono stati adibiti a centro di raccolta delle merci utili per aiutare le persone che passano dalla zona per percorrere la cosiddetta rotta dei Balcani verso l'Europa. Tutte le realtà antagoniste locali e tutti coloro che solidarizzano con i migranti portano alla Vio.Me cibo in scatola, vestiti, borsoni e medicinali. Qui viene quindi allestito una sorta di magazzino generale, in cui tutto il materiale viene suddiviso e stoccato per tipologia; il magazzino è sempre accessibile durante gli orari di lavoro e durante i turni notturni e la merce può essere prelevata dalle associazioni di solidarietà, in modo da poter gestire tempestivamente ogni emergenza, a qualsiasi ora del giorno.
Questi sono solo due esempi di come la Vio.Me sia diventata un patrimonio comune per molti abitanti di Salonicco (ma ce ne sono altri: la raccolta di vestiti troppo vecchi per essere utilizzati e che vengono poi trasformati per altri utilizzi, la concessione di determinati spazi della fabbrica per iniziative di movimento, concerti, mercati autogestiti).
Non a caso alla Vio.Me le decisioni vengono prese in due tipi di assemblea: una, dedicata a temi strettamente riguardanti l'attività produttiva, partecipata dai membri della cooperativa (due volte la settimana: martedì e venerdì, con la partecipazione via Skype dei due soci di Atene); l'altra, relativa all'organizzazione delle iniziative di lotta ed alla decisione su come utilizzare gli spazi a beneficio del territorio, alla quale partecipano i “soci simpatizzanti”, i sostenitori della lotta e tutti coloro che contribuiscono alle iniziative non strettamente produttive organizzate o promosse dai lavoratori della Vio.Me.
L'asta dei terreni e gli sviluppi della lotta
La realtà produttiva della Vio.Me e le iniziative di
solidarietà che vengono messe in atto dalla cooperativa
negli spazi occupati sono comunque in una situazione ancora
precaria. Il pericolo di sgombero è sempre attuale, soprattutto
da dicembre 2015, da quando cioè hanno avuto inizio le
sessioni d'asta giudiziaria presso la sezione fallimentare del
Tribunale Civile di Salonicco per la vendita dell'intero lotto
di terreno. Il prezzo base d'asta è di 31 milioni di
Euro, destinato ad essere abbassato ogni sei mesi se non dovesse
presentarsi nessun acquirente. La vendita del lotto potrebbe
rappresentare la fine di questa esperienza di autogestione,
perché l'unico interesse di un compratore non può
che essere la riconversione del lotto a scopi commerciali.
Gli stabilimenti della Vio.Me occupano solo un settimo circa
del totale. La richiesta dei lavoratori è dunque quella
di scorporare dall'asta la porzione di terreno su cui sorge
la fabbrica (anche a titolo di compensazione per gli stipendi
mai pagati), in modo da renderne stabile l'operatività.
Per ora né il tribunale né il governo SYRIZA (nonostante
le promesse elettorali in tal senso) hanno accolto tale richiesta.
Ai lavoratori quindi non resta che presidiare ogni udienza di
tribunale, per impedire che un eventuale compratore possa fare
un'offerta. La prima asta si è tenuta il 26 novembre
2015, dopo una settimana di mobilitazione internazionale di
solidarietà, ed è andata deserta.
Il 3 dicembre 2015 è il giorno della seconda asta. Insieme
a Vangelis ed Andreas ci siamo spostati quindi al tribunale
per assistere all'udienza. Lo sciopero generale viene in aiuto
dei lavoratori: la maggior parte degli avvocati e dei cancellieri
hanno infatti aderito alla mobilitazione e la sessione non ha
potuto aver luogo. Dopo due ore di confronto serrato con la
polizia davanti all'aula, si ha la conferma che anche questa
volta non ci saranno offerte. Ricevuto il certificato di nullità
della sessione, siamo quindi usciti dal tribunale, incontro
al presidio che, al termine dei 3 cortei cittadini, si è
raccolto nella piazza antistante per solidarizzare con la Vio.Me.
La soddisfazione è palpabile, come però anche
la preoccupazione. Le aste, infatti, sono destinate a proseguire
tutti i giovedì finché non si presenterà
un acquirente o non si troverà un'altra soluzione definitiva
alla questione.
Anche per questo motivo, di fronte ad una vertenza che si preannuncia
ancora lunga e dura, i lavoratori chiedono il sostegno di tutti
coloro che solidarizzano con la loro lotta, sia in Grecia che
all'estero. La Vio.Me è già in contatto con diverse
“fabbriche recuperate” in Europa (la Rimaflow in
Lombardia, le Officine Zero in Lazio, la Kazova ad Istanbul,
per esempio), da cui riceve sostegno ed aiuto.
Un modo diretto per sostenere questa lotta, comunque, è
quello di organizzare un ordine cumulativo dei prodotti della
cooperativa; tutte le informazioni (catalogo e listino in inglese,
modalità di spedizione...) possono essere richieste all'indirizzo:
viomesynergatiki@yahoo.gr.
Per informazioni generali ed aggiornamenti, invece, si può
fare riferimento al sito della cooperativa (con una ricca pagina
anche in italiano): www.viome.org
o inviare domande o dichiarazioni anche individuali di solidarietà
(molto gradite) a: protbiometal@gmail.com.
Massimiliano Barbone
emmebi@inventati.org
Aste giudiziarie
Numerosi
sono stati i presidi fuori dai consolati di Grecia, centinaia
di firme del loro appello, cene di sottoscrizione, proiezioni
del loro documentario, diffusione dei loro prodotti. Tanta
è la solidarietà che, tra altri fattori
concomitanti, ha accompagnato i lavoratori durante le
ultime quattro aste: tutte annullate. Il problema dell'asta
non è stato completamente superato, anzi
nel 2016 si riproporrà, ma almeno lo si è
posticipato per un po' e questo servirà a prendere
tempo, far crescere la pressione al fine di ottenere l'annullamento
della liquidazione dei terreni dove si trova la Vio.Me
e ottenere la possibilità legale di continuare
con l'autogestione.
Nel frattempo è importante mantenere alta la guardia
e proseguire nel dimostrare un modo diverso di rapportarsi
e organizzarsi.
Per approfondimenti: www.viome.org
Chi volesse sostenere la Vio.Me con l'acquisto di t-shirt
(10 euro), saponette (2,50 euro), sapone in polvere per
bucato (4 euro la confezione) può scrivere
all'indirizzo iniziativaisola@gmail.com.
Per grossi ordinativi scrivere direttamente a
viomesynergatiki@yahoo.gr
(in inglese).
I.SOL.A - Iniziativa Solidale Autogestione
|
Milano/Solidarietà
Milano,
sabato 6 febbraio
Ateneo Libertario
viale Monza 255
(fermata Precotto della MM1)
ore 19.30 cena di sottoscrizione (offerta libera) devoluta ai lavoratori della Vio.Me
ore 21.00 Presentazione e dibattito con la presenza di un compagno lavoratore della Vio.Me
possibilità di acquistare prodotti Vio.me (saponi naturali).
federazione-anarchica-milanese-fai.noblogs.org |
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