anarchici
Ettore Molinari. Chi?
di Franco Bertolucci
Unico anarchico italiano docente
universitario, dalla nascita del movimento anarchico fino al
fascismo, Ettore Molinari era quasi sconosciuto anche negli
ambienti anarchici. Nel secondo dopoguerra si deve soprattutto
a Pier Carlo Masini la sua “riscoperta”.
La vicenda umana, politica e
scientifica di Ettore Molinari, rappresenta un caso particolare
nella storia dell'anarchismo dell'epoca classica, quella a cavallo
del 19° e 20° secolo. Come ha sottolineato Pier Carlo
Masini1, Molinari probabilmente
è stato “il solo anarchico che nell'epoca prefascista
sia giunto a una cattedra universitaria”2.
Non che mancassero i laureati, a dire il vero non molti, il
più delle volte nelle discipline giuridiche, mediche
o umanistiche come nel caso di Pietro Gori (1865-1911), Luigi
Molinari (1866-1918), Niccolò Converti (1855-1939) o
Camillo Berneri (1897-1937) ma nessuno di questi intraprese
una carriera di docente universitario. D'altronde, il movimento
all'epoca si caratterizzava per la sua netta estrazione popolare
e proletaria, rari furono dunque gli intellettuali.
Molinari, come detto, è un caso “atipico”
e non deve meravigliare se la sua memoria nel secondo dopoguerra
rimane per lo più scrupolosamente conservata all'interno
delle élite del mondo scientifico3,
mentre il movimento anarchico, normalmente attento alla propria
storia e ai propri personaggi, ben presto si dimentica di questo
personaggio straordinario, dal punto di vista dello studioso
ma anche e soprattutto da quello politico, sociale e culturale.
Ovviamente, va tenuto ben presente che Molinari muore il 9 novembre
1926, nel momento in cui il governo Mussolini vara le leggi
eccezionali “per la sicurezza e la difesa dello Stato”
che prevedono, tra l'altro, lo scioglimento di tutti i partiti
di opposizione, l'istituzione del Tribunale Speciale per la
sicurezza dello Stato, la pena di morte per chi attenta alla
vita del re e del duce, di fatto queste leggi sanciscono la
nascita del regime totalitario fascista. È evidente che
in quel clima la memoria di Molinari rimane, come detto, gelosamente
custodita nell'intimità della famiglia, tra i colleghi
di lavoro e di ricerca e in alcuni circoli anarchici emigrati
all'estero. Infatti, solo circa due anni dopo la sua morte appare
su «Germinal», un giornale libertario di Chicago
(15 ottobre 1928), un esteso profilo biografico redatto da Luigi
Fabbri, che lo ricorda “nel suo studio pieno di libri,
innanzi al gran tavolo da lavoro coperto di carte”, “in
mezzo alla sua numerosa famiglia” “compagno semplice
e buono, fraterno e anelante la lotta”4.
D'altronde il regime vietò all'epoca qualsiasi manifestazione
commemorativa di ogni oppositore politico, basta qui ricordare
che, ad esempio, quando muore Errico Malatesta il 22 luglio
1932, le sue esequie sono di fatto vietate e il corteo funebre
ridotto alla sola carrozza della famiglia scortato al cimitero
del Verano da un ingente schieramento di polizia.
Va da sé che gran parte di coloro che hanno condiviso
con Molinari l'esperienza politica nei quattro lustri precedenti,
si disperdono tra emigrazione, confino e carcere e molti di
loro muoiono prima della caduta del regime.
Il ricordo di Nella Giacomelli
Uno dei più bei ricordi di quel periodo è sicuramente
quella dell'editore Ulrico Hoepli (1847-1935), che scrive subito
dopo la morte dello scienziato anarchico:
“Al suo vasto sapere Ettore Molinari accoppiava una
semplicità di vita e di modi, una nobiltà di
pensiero e sentimento, una francescana bontà e benevolenza,
una modestia affabile ed un altruismo chiaroveggente che fanno
di Lui una figura veramente eccezionale. Chi Lo conosce attraverso
i suoi scritti, ammira la sua scienza; ma chi Lo conobbe come
Uomo e come Maestro, Lo ricorderà sempre con un senso
di purissimo affetto e venerazione”5.
Nel Secondo dopoguerra, il movimento anarchico si ritrova
in una dimensione politica e sociale molto diversa rispetto
al periodo prefascista, assai ridotto di numero e con i principali
leader storici scomparsi. Nella memorialistica dei successivi
decenni è quasi assente ogni riferimento a Ettore Molinari,
che sembra dissolversi totalmente dalla memoria del movimento.
Unico caso è quello di Nella Giacomelli che poco prima
di scomparire dedica al Nostro un ampio profilo biografico e
un affettuoso omaggio6. La Giacomelli
(1873-1949), è stata la sua compagna, stretta collaboratrice
nonché istitutrice dei figli di Ettore avuti dal matrimonio
con Elena Delgrossi.
Lo scritto della Giacomelli è importante perché
oltre alle informazioni riportate sulla vita dello scienziato
anarchico e la sua attestazione del proprio rapporto di “fedeltà”
agli ideali che condivisero insieme, conferma come il ricordo
di Molinari sia stato censorio nei riguardi delle scelte politiche
e sociali dell'illustre scienziato. Scrive la Giacomelli che
alla morte di Molinari molti “furono gli estimatori ed
i colleghi” che vollero commemorare l'illustre studioso
ma “mancò la voce che mettesse in luce le doti
di pensiero e di spiritualità che resero nobile ed austera
la vita di questo Uomo eccezionale”7.
Nessuno, continua la Giacomelli, “ebbe il coraggio e la
grandezza d'animo di accennare alla sua profonda passione di
uomo di parte, delle sue aspirazioni sociali contrastanti colle
comuni forme di convenzionalismo e per cui l'Umanità
nella sua immaginazione costruttiva assurgeva all'altezza d'una
visione di perfezione redentrice”8.
L'omertà dei colleghi e degli amici sulle concezioni
politiche libertarie è stata unanime, sicuramente per
timore di infastidire le autorità fasciste e per evitare,
dunque, loro ritorsioni. “Il silenzio quindi fatto attorno
alla figura sociale di Ettore Molinari, come sovversivo e rivoluzionario,
entra perfettamente nella logica dei tempi e dei costumi”9.
La Giacomelli, che come si è detto è stata una
stretta collaboratrice del Nostro condividendone l'indirizzo
politico e culturale e buona parte delle sue iniziative in campo
editoriale e giornalistico come «Il Grido della folla»
(1902-1905), «La Protesta umana» (1906-1909) e «Umanità
nova» (1920-1922), ci offre in poche battute un ritratto,
molto efficace e veritiero, dell'uomo e del suo carattere:
“Tempra salda di lavoratore, Egli diede allo studio
ed alla scienza finalità umane, scopi di utilità
generale, non di vanagloria, non di tornaconto, non d'arrivismo,
come se attraverso alla sua indefessa fatica dovesse giungere
ad avvicinare le condizioni più atte a rendere possibile
la soluzione del terribile complesso problema sociale che
lo appassionava.
Di questa particolarità di veduta bisogna tener conto
se si vuol capire la partigianeria in politica di Ettore Molinari,
l'intransigenza che l'animava, in stridente contrasto con
la sua mitezza, serenità ed ottimismo.
Ma attraverso il suo temperamento sano ed equilibrato, mirabilmente
congegnato tanto da sembrare scientificamente dosato di tutte
le migliori qualità, Egli vedeva certe concezioni filosofiche
e dottrinarie, anche se estreme, un'orientazione al divenire
dell'Uomo, una forza creatrice di nuove civiltà, contro
cui solo l'interesse di qualche casta poteva contrastare,
non il sentimento, non la ragione, non la Scienza.
Ed allora s'accaniva a dimostrare la malafede o la cieca ignoranza
altrui quando si chiamavano inaccessibili, o chimeriche, o
utopistiche le sue idee.
L'utopia considerata come aspirazione al meglio, come forza
morale e di volontà, sorrideva a Lui pure positivista
rigoroso, razionalista inflessibile a cui lo studio della
materia aveva mirabilmente fortificate le naturali capacità
speculative della mente.
Egli che negava Dio come un assurdo assoluto, ammetteva invece
nell'Uomo capacità divine.
La sua naturale rettitudine, la sua sensibilità alla
voce intima della coscienza, il grande senso di responsabilità
che lo guidava, il suo amore spontaneo e senza sforzo apparente
per il lavoro, per ogni genere di lavoro, anche se umile e
ingrato, lo portavano a credere realizzabile l'affascinante
chimera d'una Società senza autorità e minacce
di codici, retta dal perfetto senso del dovere sviluppato
negli uomini dall'esperienza della loro secolare infelicità,
ammaestrati dai mali sofferti per opera di leggi.
E fu anarchico”10.
Per Molinari la società umana non tendeva naturalmente
alla diseguaglianza, allo sfruttamento, alla sofferenza:
“La colpa era nell'ambiente corrotto, nella sbagliata
educazione, nell'ingiusta organizzazione sociale.
Per lui valeva la massima di Rosseau: 'L'uomo è inizialmente
buono'.
Le colpe della società ch'Egli rigorosamente notava coll'occhio
abituato all'indagine ed alla analisi di laboratorio, l'offendevano
nel suo istinto di bontà e di giustizia ed Egli allora
trovava che esse potevano pienamente giustificare tutte le ribellioni
e le rivalse che le vittime volessero tentare e permettersi.
Ed era questo il suo spirito rivoltoso.
Vedeva così mal costruita l'impalcatura sociale, così
fondamentalmente disarmonica, squilibrata ed iniqua che riteneva
ingenuo pensare di risanarla con delle riforme”11.
L'impegno storiografico di Pier Carlo Masini
Dopo questo sentito ricordo della Giacomelli, il nome di Molinari
sembra essere avvolto dall'oblio. Nel movimento non si sentirà
più sussurrare il suo nome né tanto meno verranno
pubblicati nuovi articoli in suo ricordo a parte, come ricordato,
l'eccezione della ripubblicazione dell'articolo di Luigi Fabbri
apparto nel 1928 e nuovamente edito da «Umanità
nova» nel gennaio 1963.
Il nome dello scienziato riemerge alla fine degli anni Sessanta
grazie a Pier Carlo Masini, storico e fondatore della Biblioteca
Max Nettlau, nonché ex anarchico, in quel momento socialista
democratico, che pubblica un'importante opera sulla Storia
degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta, edito da
Rizzoli, che ha un notevole successo di pubblico12.
Il libro, probabilmente, è la causa dell'interessamento
di Iride e Libero, due dei figli ancora in vita di Ettore Molinari,
che grazie alla comune amicizia con la scrittrice libertaria
Leda Rafanelli, entrano in rapporto con Masini.
L'incontro tra i figli di Molinari e Masini avviene qualche
mese dopo l'uscita del libro e precisamente alla fine del maggio
197013. È un colloquio
felice dal momento che i due figli sono ansiosi di trasmettere
le loro conoscenza e i pochi materiali rimasti dell'archivio
familiare a qualcuno che sappia valorizzarli, togliendo dall'oblio
la figura del loro padre. Fino a quel momento le carte superstiti
della Famiglia Molinari e di Nella Giacomelli erano state custodite
presso la Villa Molinari di Rivoltella14.
Di questo incontro ne da annuncio il bollettino della biblioteca
Max Nettlau, nel secondo numero del giugno 1970:
“Un fondo bibliografico di alto interesse è
entrato a far parte della nostra biblioteca, per donazione
di Iride e Libero Molinari, figli di Ettore Molinari, ai quali
va il ringraziamento del conservatore e dei soci. Abbiamo
diviso il fondo in due sezioni (giornali e ritagli) e qui
di seguito ne diamo la descrizione. Poiché la famiglia
Molinari ha altresì consentito l'inventario di un primo
gruppo di lettere e manoscritti, pubblichiamo anche un elenco
di questi documenti”15.
Tra i corrispondenti: Luigi Fabbri, Cesare Agostinelli, Giacinto
Menotti Serrati, Luigi Damiani, Errico Malatesta, Leda Rafanelli,
etc. Nello stesso numero nella rubrica “Album dei soci
benemeriti” appare il nome di Iride. Poco tempo dopo Masini
dà notizia di un altra importante donazione:
“I figli di Ettore Molinari hanno donato alla nostra
biblioteca un secondo consistente gruppo di pubblicazioni,
di cui cominciamo a dare l'inventario in questo catalogo.
Ci sembra significativo che i libri politici di Ettore Molinari
siano venuti a integrare le raccolte della biblioteca Max
Nettlau, quando si ricordi che Ettore Molinari fu uno dei
migliori amici italiani del grande storico e bibliografo libertario”16.
Si può ben comprendere lo stato d'animo dello storico,
dopo questa nuova donazione, da una lettera spedita da Masini
a Iride:
“Gentile signorina,
Le scrivo all'indomani della mia visita (stanotte sono rimasto
fino alle due per mettere un po' in ordine il materiale),
anzitutto per ringraziarla di tutte le Sue cortesie e rinnovarle
l'espressione della mia riconoscenza.
Lei non può immaginare l'emozione e l'esultanza di
un bibliofilo nel poter rimettere in circolazione le opere
che lei ha passato alla biblioteca”17.
L'interesse di Pier Carlo Masini
L'archivio di Ettore Molinari che comprende anche le carte
di Nella Giacomelli venne, dopo la chiusura della Biblioteca
Max Nettlau, donato da P.C. Masini alla Biblioteca A. Mai di
Bergamo nell'autunno del 1997, dove ancora oggi è conservato18.
Prima però dell'ultimo passaggio di queste carte che
sono l'unica fonte privata rimasta della famiglia Molinari va
ricordato che Masini utilizza questa documentazione per stendere
alcuni saggi che negli anni Settanta del secolo scorso hanno
contribuito a togliere, come ricordato, il velo dell'oblio sulla
vita e l'opera dello scienziato anarchico.
Masini che, in quegli anni mantiene una corrispondenza stabile
con la famiglia Molinari in particolare con Iride, ha in proposito
di scrivere un libro biografico su Ettore. Questa notizia si
ricava da una lettera di Iride a Masini del gennaio 1973 nella
quale la figlia di Ettore ringrazia lo storico toscano per l'invio
del libro biografico su Carlo Cafiero e scrive:
“Vedo che è preso da molto lavoro e che già
pensa alla biografia di mio Padre e creda che la cosa mi ha
commossa profondamente.
Lei sa quale affetto avevo per mio Padre, che per me era il
mio dio e questo suo ricordo è per me una grande gioia”19.
Masini, nel frattempo, sta scrivendo un articolo con la documentazione
ricevuta su Nella Giacomelli e Leda Rafanelli, il saggio dal
titolo Le due passionarie dell'anarchia italiana viene
pubblicato sul numero speciale della rivista «Storia illustrata»
dedicato all'anarchia20. Nell'articolo
è ampiamente ricordato Ettore Molinari del quale è
stilato un primo nuovo profilo biografico. Va segnalato che
in quello stesso anno, anche la nuova edizione del volume di
Enzo Santarelli uscita nell'ottobre sulla storia del socialismo
anarchico in Italia21 riporta
una breve biografia dello scienziato anarchico.
Successivamente Masini dedica a Molinari, in occasione del 50°
anniversario della scomparsa, un nuovo saggio, pubblicato dalla
rivista anarchica «Volontà», che analizza
per la prima volta la sua formazione culturale giovanile e il
suo apprendistato nel movimento libertario.
Scrive Masini:
“Forse oggi molti ignorano la singolare figura di
questo uomo di scienza, coerentemente impegnato per tutta
la vita sul fronte dell'agitazione e della propaganda. È
anche probabile che molti dei giovani studenti milanesi che
hanno innalzato scritte di protesta e di contestazione sui
muri dell'Istituto Tecnico Industriale “Ettore Molinari”,
non sappiano che il nome della loro scuola richiama lontane
lotte di un contestatore ante litteram”22.
Lo scritto, come detto, descrive i primi passi politici di
Molinari fino allora non conosciuti, ricostruiti oltre che con
le carte di famiglia con l'ausilio di un'indagine accurata negli
archivi di Stato e nella stampa periodica dell'epoca. È
pubblicata per la prima volta la lettera inviata da Molinari,
il 27 gennaio 1885, alla redazione del giornale «L'Intransigente»
di Venezia. Allora Molinari aveva 18 anni, e per quella lettera
è espulso insieme ad altri due giovani dalla scuola di
Conegliano Veneto.
Masini poi descrive il trasferimento di Molinari in Svizzera
per continuare gli studi, ed è in quella occasione che
il giovane incontra e allaccia nuovi rapporti con gli esponenti
più in vista del movimento libertario e rivoluzionario
europeo da E. Reclus a P.A. Kropotkin, da J. Gross a J. Grave
e poi, infine Errico Malatesta a Londra nel 1890. È in
questo contesto che si forma lo scienziato, abbeverandosi alla
fonte della scienza positivista e materialista e che gli fa
maturare la convinzione sulla necessità dello sviluppo
della tecnologia e della scienza, come premessa indispensabile
per lo sviluppo sociale e per la rivoluzione anarchica. Nel
1889, ricorda Masini, Molinari è presente a Parigi al
Congresso internazionale socialista dove incontra lo storico
e militante Max Nettlau, con cui mantiene una lunga e affettuosa
corrispondenza testimoniata da documenti e lettere. Il 1889
è anche l'anno in cui sposa Elena Delgrossi, con cui
forma una famiglia numerosa (7 figli: Amile, Ribelle, Henry,
Vittorio, Alessandro, Iride, Libero), ma con cui condivide anche
le scelte filosofiche e politiche.
Dopo questa pubblicazione dello storico toscano Iride scrive
una lettera di ringraziamenti:
“Caro Professore,
avrei dovuto scriverle immediatamente appena letto “Il
giovane Molinari”, ma fui presa da mille cose prima
della partenza, ma mi è grato dirle qui nella pace
d'Ischia quanto le sia grata per questo scritto sul mio adorato
Papà.
Libero da Milano mi telefonò immediatamente per dirmi
la sua soddisfazione.
Ora ho mandato a tutti i parenti ed Amici il suo estratto
con l'augurio che un giorno ne venga il seguito!
Lei in fondo ha scoperto cose che io non conoscevo della vita
di mio Padre, e per questo le sono maggiormente riconoscente”23.
Dopo la morte di Libero, nel 1978, Masini continua a indagare
la figura di Molinari soprattutto in previsione della pubblicazione
del secondo volume della sua storia degli anarchici italiani.
Il libro esce nel 198124 ed ecco
il giudizio di Masini su Molinari e la sua inseparabile Nella
Giacomelli:
“Il Molinari e la Giacomelli erano due caratteri ben
marcati: il primo una figura di scienziato, assorbito dalla
ricerca e dall'attività didattica, fieramente avverso
alla società borghese in cui pure si trovava inserito,
con una visione ottimistica della rivoluzione, con una base
culturale positivistica e materialista; la seconda, attiva,
organizzatrice, al bisogno autoritaria (anche se in dottrina
individualista), battagliera, esigente verso se stessa e verso
gli altri, con una visione rigorosa e a volte rigorista nei
principi e nella vita, con interessi culturali soprattutto
letterari”25.
Purtroppo Masini non ha potuto completare le sue ricerche
e dar vita alla biografia di Molinari che aveva in mente, dal
momento che muore prematuramente nell'ottobre del 1998.
“L'idea anarchica fu il suo lusso”
L'eredità degli studi masiniani su Molinari è
però ben compendiata dalla voce biografica sullo scienziato
anarchico scritta da Giorgio Mangini, “discepolo”
dello storico toscano, per il Dizionario biografico degli
anarchici italiani26. Per
la prima volta è ricostruita con completezza la vita
politica dello scienziato anarchico, dal momento che gli studi
di ambito specialistico sulla storia del chimico riportano solo
cenni generici sulle sue scelte filosofiche e politiche.
Termino questa breve relazione, riportando le parole affettuose
di Nella Giacomelli in chiusura del suo articolo del 1946:
“Ettore Molinari che fu un felice azzardo della Natura,
anche fosse stato un analfabeta anziché un grande Scienziato,
per la sua tempra, per il suo carattere adamantino, la sua
intelligenza, sarebbe sempre stato un grande cuore d'Apostolo.
L'idea anarchica fu il suo lusso e fuse in una mirabile armonia
di forze il suo spiccato senso pratico con l'illusione –
ingenua per i più, sublime per le menti elette –
di alleggerire ai cuori puri il peso difficile della vita
ingrata, e Lo rese capace come pochi altri del suo stampo
di collocare un altare di fede e di speranza nelle più
alte vette del Pensiero e fondere il proprio spirito in sogni
e vaticini super-umani”27.
Franco Bertolucci
Questo testo è la relazione presentata al convegno
“I 75 anni dell'Istituto Ettore Molinari” tenutosi
a Milano il 9-10 ottobre 2015. Una
cronaca di quella giornata è apparsa in “A”
403 (dicembre-gennaio) alle pagg. 11-12.
Note
- Sull'attività di storico di P.C. Masini si v. Pier
Carlo Masini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo,
socialismo e democrazia, a cura di F. Bertolucci e G.
Mangini, Pisa, BFS, 2008.
- Cfr. P.C. Masini, Il giovane Molinari, «Volontà»,
novembre-dicembre 1976, p. 469.
- Per il ruolo di Molinari nel mondo scientifico italiano
e europeo dell'epoca rimando ai due fondamentali lavori di
Lacaita e Cerruti e alle rispettive bibliografie. Cfr. G.
Lacaita, L'intelligenza produttiva. Imprenditori, tecnici
e operai nella Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri
di Milano (1838-1988), Milano, Electa, 1990; L. Cerruti,
Bella e potente. La chimica del Novecento fra scienza e
società, Roma, Editori riuniti, 2003.
- A Fabbri si deve attribuire anche il profilo pubblicato
ne «Almanacco libertario» del 1935. Cfr. Catilina,
Ettore Molinari (Lo scienziato e l'anarchico), «Almanacco
libertario pro vittime politiche», 1935, pp. 65-68.
Lo scritto di Fabbri venne ripubblicato sul settimanale «Umanità
nova» nel numero del 13 gennaio 1963.
- Citazione tratta da N.G. [Nella Giacomelli], Ettore Molinari,
«Era nuova», 1° marzo 1946, p. 3.
- Ivi.
- Ivi.
- Ivi.
- Ivi.
- Ivi.
- Ivi.
- P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin
a Malatesta, Milano, Rizzoli, 1969. Il volume avrà
tra il 1969 e il 1973 ben cinque edizioni e nel 1974 uscirà
una nuova edizione nella collana BUR libreria.
- Il particolare si evince da una lettera di Leda Rafanelli
a P.C. Masini del 25 maggio 1970: “Sento che siete andati
a Rivoltella sul Garda, nella Tenuta Molinari, e avete conosciuto
la mia cara Iride!”. La lettera è conservata
in Archivio della Biblioteca Franco Serantini, Carte P.C.
Masini, Corrispondenza. Masini è accompagnato al primo
incontro da Clara Cortinovis e dal giovane ricercatore Maurizio
Antonioli, poi docente di storia contemporanea all'Università
di Milano e autore di numerosi studi sulla storia dell'anarchismo.
Cfr. M. Antonioli, Pier Carlo Masini, storico dell'eresie,
in Pier Carlo Masini. Un profilo a più voci. Atti
della giornata di studi sulla figura e l'opera di Pier Carlo
Masini. Bergamo, Sala Curò, 16 gennaio 1999, a
cura di G. Mangini, «Bergomum», 2001, p. 65.
- Scrive P.C. Masini: “Questa villa, posta sulla strada
che da Desenzano porta a Peschiera, è ora riconoscibile
per un magnifico cancello liberty, in mezzo a due bianche
colonne sulle quali è inciso il nome di Ettore Molinari.
Venne acquistata da Molinari nel 1921 con un annesso podere
che appagava la passione del grande chimico e dei suoi figli
per l'agricoltura” Cfr. P.C. Masini, Irèos
e Djali. Nella Giacomelli e Leda Rafanelli da «Il Grido
della folla» a «Sciarpa nera»: due donne
nel movimento libertario, 1901-1914, in Luigi Fabbri.
Studi e documenti sull'anarchismo tra Otto e Novecento,
a cura di R. Giulianelli, Pisa, BFS, 2005, p. 105.
- Fondo Ettore Molinari-Nella Giacomelli, «Biblioteca
Max Nettlau», giugno 1970, pp. 1-2.
- Famiglia Molinari (Rivoltella-Brescia), «Biblioteca
Max Nettlau», giugno 1971, pp. 1-2. A questa donazione
ne faceva seguito un'altra l'anno successivo: cfr. Famiglia
Molinari (Rivoltella-Brescia), «Biblioteca Max Nettlau»,
febbraio 1972, p. 2.
- Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza,
Minuta della lettera di P.C. Masini a Iride Molinari,
Bergamo, 25 giugno 1971.
- Cfr. G. O. Bravi, Masini e la civica biblioteca “A.
Mai”, in Pier Carlo Masini. Un profilo a più
voci, op. cit., p. 86. Si veda, inoltre, l'inventario
curato da Giorgio Mangini all'indirizzo: http://www.bibliotecamai.org/cataloghi_inventari/archivi/archivi_collezioni_doc/inventario_molinari/inventario_molinari.html
Sulle vicende dell'archivio Molinari, Mangini scrive: “Tutto
il materiale presente nella Villa Molinari è entrato
a far parte della donazione, ma questo materiale è
solo una parte di un fondo che, in origine, doveva essere
di ben altra consistenza, stante l'enorme attività
scientifico-professionale nel campo della chimica, e politico-culturale
nel campo anarchico, svolta da Ettore Molinari. Analoghe considerazioni
valgono, sul piano politico-culturale, anche per Nella Giacomelli,
fedele collaboratrice di Ettore Molinari, e per il figlio
di Molinari, Henry, chimico a sua volta e importante esponente
del Partito Socialista Italiano a partire dagli anni ‘40.
La ragione principale della dispersione è da ravvisarsi
nei sequestri di materiale che, periodicamente, le forze di
polizia operavano in casa Molinari, sia prima che durante
il fascismo, a causa appunto della posizione politica della
famiglia, tenuta costantemente sotto sorveglianza”.
- Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza,
Lettera di Iride Molinari a P.C. Masini, Genova, 20
gennaio 1973.
- P.C. Masini, Le due Pasionarie dell'anarchia italiana,
«Storia Illustrata», n. 191, ottobre 1973, pp.
119-128. L'articolo venne poi da Masini rielaborato e arricchito
dell'apparato in previsione della pubblicazione del terzo
volume della storia storia degli anarchici italiani ma mai
pubblicato. L'articolo è stato poi pubblicato nel primo
numero dei «Quaderni della Rivista storica dell'anarchismo»:
P.C. Masini, Irèos e Djali. Nella Giacomelli e Leda
Rafanelli da «Il Grido della folla» a «Sciarpa
nera»: due donne nel movimento libertario, 1901-1914,
cit, pp. 105-120.
- La prima edizione del volume di Santarelli esce nel 1959,
la nuova edizione uscita nella collana “Universale economica”
del 1973 presenta un capitolo nuovo su “L'evoluzione
libertaria dell'anarchismo” e un dizionario con 27 schede
biografiche. Cfr. E. Santarelli, Il socialismo anarchico
in Italia, Milano, Feltrinelli, 1973, p. 221. Nel 1977
un altro breve profilo biografico di Molinari verrà
pubblicato su Commentario popolare, a cura di Ivan
Guerrini, Brescia, [s.n.t.], 1977, p. 260.
- Cfr. P.C. Masini, Il giovane Molinari, cit., p. 470.
Sulla storia dell'Istituto “Ettore Molinari” di
Milano rimando al volume 1940-2005 Sessantacinque anni
scolastici all'ITIS Molinari, a cura di A. Rossi, Milano,
[s.n.], 2005.
- Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza,
Lettera di Iride Molinari a P.C. Masini, Porto d'Ischia,
11 gennaio 1977.
- P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell'epoca
degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981, pp. 199-201 e
205.
- Ivi.
- G. Mangini, Ettore Molinari, in Dizionario biografico
degli anarchici italiani, diretto da M. Antonioli ...
[et al.], 2 v., Pisa, BFS, 2003-04, vol. 2 pp. 195-201. La
voce è stata anche ripubblicata, senza indicazione
dell'autore, nel volume 1940-2005 Sessantacinque anni scolastici
all'ITIS Molinari, cit., pp. 241-250. Va segnalato che
nel 2008 una scheda biografica di Molinari è apparsa
nel volume di E. Gianni, L'Internazionale italiana fra
libertari ed evoluzionisti. I congressi della Federazione
Italiana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori (1872-1880),
Milano, Pantarei, pp. 549-551 (la voce è consultabile
anche online nel sito dell'Archivio biografico del movimento
operaio (ABMO); nel 2011 è stata pubblicata la biografia
di Molinari curata da A. Tarquini nel Dizionario biografico
degli italiani (vol. 75). La voce è consultabile
online nel sito della Treccani, sempre in rete si trovano
le schede biografiche di Molinari in Wikipedia e Anarcopedia.
- N.G. [Nella Giacomelli], Ettore Molinari, cit.
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