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Ettore Molinari. Chi?

di Franco Bertolucci


Unico anarchico italiano docente universitario, dalla nascita del movimento anarchico fino al fascismo, Ettore Molinari era quasi sconosciuto anche negli ambienti anarchici. Nel secondo dopoguerra si deve soprattutto a Pier Carlo Masini la sua “riscoperta”.


La vicenda umana, politica e scientifica di Ettore Molinari, rappresenta un caso particolare nella storia dell'anarchismo dell'epoca classica, quella a cavallo del 19° e 20° secolo. Come ha sottolineato Pier Carlo Masini1, Molinari probabilmente è stato “il solo anarchico che nell'epoca prefascista sia giunto a una cattedra universitaria”2. Non che mancassero i laureati, a dire il vero non molti, il più delle volte nelle discipline giuridiche, mediche o umanistiche come nel caso di Pietro Gori (1865-1911), Luigi Molinari (1866-1918), Niccolò Converti (1855-1939) o Camillo Berneri (1897-1937) ma nessuno di questi intraprese una carriera di docente universitario. D'altronde, il movimento all'epoca si caratterizzava per la sua netta estrazione popolare e proletaria, rari furono dunque gli intellettuali.
Molinari, come detto, è un caso “atipico” e non deve meravigliare se la sua memoria nel secondo dopoguerra rimane per lo più scrupolosamente conservata all'interno delle élite del mondo scientifico3, mentre il movimento anarchico, normalmente attento alla propria storia e ai propri personaggi, ben presto si dimentica di questo personaggio straordinario, dal punto di vista dello studioso ma anche e soprattutto da quello politico, sociale e culturale.
Ovviamente, va tenuto ben presente che Molinari muore il 9 novembre 1926, nel momento in cui il governo Mussolini vara le leggi eccezionali “per la sicurezza e la difesa dello Stato” che prevedono, tra l'altro, lo scioglimento di tutti i partiti di opposizione, l'istituzione del Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato, la pena di morte per chi attenta alla vita del re e del duce, di fatto queste leggi sanciscono la nascita del regime totalitario fascista. È evidente che in quel clima la memoria di Molinari rimane, come detto, gelosamente custodita nell'intimità della famiglia, tra i colleghi di lavoro e di ricerca e in alcuni circoli anarchici emigrati all'estero. Infatti, solo circa due anni dopo la sua morte appare su «Germinal», un giornale libertario di Chicago (15 ottobre 1928), un esteso profilo biografico redatto da Luigi Fabbri, che lo ricorda “nel suo studio pieno di libri, innanzi al gran tavolo da lavoro coperto di carte”, “in mezzo alla sua numerosa famiglia” “compagno semplice e buono, fraterno e anelante la lotta”4.
D'altronde il regime vietò all'epoca qualsiasi manifestazione commemorativa di ogni oppositore politico, basta qui ricordare che, ad esempio, quando muore Errico Malatesta il 22 luglio 1932, le sue esequie sono di fatto vietate e il corteo funebre ridotto alla sola carrozza della famiglia scortato al cimitero del Verano da un ingente schieramento di polizia.
Va da sé che gran parte di coloro che hanno condiviso con Molinari l'esperienza politica nei quattro lustri precedenti, si disperdono tra emigrazione, confino e carcere e molti di loro muoiono prima della caduta del regime.

Il ricordo di Nella Giacomelli

Uno dei più bei ricordi di quel periodo è sicuramente quella dell'editore Ulrico Hoepli (1847-1935), che scrive subito dopo la morte dello scienziato anarchico:

“Al suo vasto sapere Ettore Molinari accoppiava una semplicità di vita e di modi, una nobiltà di pensiero e sentimento, una francescana bontà e benevolenza, una modestia affabile ed un altruismo chiaroveggente che fanno di Lui una figura veramente eccezionale. Chi Lo conosce attraverso i suoi scritti, ammira la sua scienza; ma chi Lo conobbe come Uomo e come Maestro, Lo ricorderà sempre con un senso di purissimo affetto e venerazione”5.

Nel Secondo dopoguerra, il movimento anarchico si ritrova in una dimensione politica e sociale molto diversa rispetto al periodo prefascista, assai ridotto di numero e con i principali leader storici scomparsi. Nella memorialistica dei successivi decenni è quasi assente ogni riferimento a Ettore Molinari, che sembra dissolversi totalmente dalla memoria del movimento.
Unico caso è quello di Nella Giacomelli che poco prima di scomparire dedica al Nostro un ampio profilo biografico e un affettuoso omaggio6. La Giacomelli (1873-1949), è stata la sua compagna, stretta collaboratrice nonché istitutrice dei figli di Ettore avuti dal matrimonio con Elena Delgrossi.
Lo scritto della Giacomelli è importante perché oltre alle informazioni riportate sulla vita dello scienziato anarchico e la sua attestazione del proprio rapporto di “fedeltà” agli ideali che condivisero insieme, conferma come il ricordo di Molinari sia stato censorio nei riguardi delle scelte politiche e sociali dell'illustre scienziato. Scrive la Giacomelli che alla morte di Molinari molti “furono gli estimatori ed i colleghi” che vollero commemorare l'illustre studioso ma “mancò la voce che mettesse in luce le doti di pensiero e di spiritualità che resero nobile ed austera la vita di questo Uomo eccezionale”7. Nessuno, continua la Giacomelli, “ebbe il coraggio e la grandezza d'animo di accennare alla sua profonda passione di uomo di parte, delle sue aspirazioni sociali contrastanti colle comuni forme di convenzionalismo e per cui l'Umanità nella sua immaginazione costruttiva assurgeva all'altezza d'una visione di perfezione redentrice”8.
L'omertà dei colleghi e degli amici sulle concezioni politiche libertarie è stata unanime, sicuramente per timore di infastidire le autorità fasciste e per evitare, dunque, loro ritorsioni. “Il silenzio quindi fatto attorno alla figura sociale di Ettore Molinari, come sovversivo e rivoluzionario, entra perfettamente nella logica dei tempi e dei costumi”9. La Giacomelli, che come si è detto è stata una stretta collaboratrice del Nostro condividendone l'indirizzo politico e culturale e buona parte delle sue iniziative in campo editoriale e giornalistico come «Il Grido della folla» (1902-1905), «La Protesta umana» (1906-1909) e «Umanità nova» (1920-1922), ci offre in poche battute un ritratto, molto efficace e veritiero, dell'uomo e del suo carattere:

“Tempra salda di lavoratore, Egli diede allo studio ed alla scienza finalità umane, scopi di utilità generale, non di vanagloria, non di tornaconto, non d'arrivismo, come se attraverso alla sua indefessa fatica dovesse giungere ad avvicinare le condizioni più atte a rendere possibile la soluzione del terribile complesso problema sociale che lo appassionava.
Di questa particolarità di veduta bisogna tener conto se si vuol capire la partigianeria in politica di Ettore Molinari, l'intransigenza che l'animava, in stridente contrasto con la sua mitezza, serenità ed ottimismo.
Ma attraverso il suo temperamento sano ed equilibrato, mirabilmente congegnato tanto da sembrare scientificamente dosato di tutte le migliori qualità, Egli vedeva certe concezioni filosofiche e dottrinarie, anche se estreme, un'orientazione al divenire dell'Uomo, una forza creatrice di nuove civiltà, contro cui solo l'interesse di qualche casta poteva contrastare, non il sentimento, non la ragione, non la Scienza.
Ed allora s'accaniva a dimostrare la malafede o la cieca ignoranza altrui quando si chiamavano inaccessibili, o chimeriche, o utopistiche le sue idee.
L'utopia considerata come aspirazione al meglio, come forza morale e di volontà, sorrideva a Lui pure positivista rigoroso, razionalista inflessibile a cui lo studio della materia aveva mirabilmente fortificate le naturali capacità speculative della mente.
Egli che negava Dio come un assurdo assoluto, ammetteva invece nell'Uomo capacità divine.
La sua naturale rettitudine, la sua sensibilità alla voce intima della coscienza, il grande senso di responsabilità che lo guidava, il suo amore spontaneo e senza sforzo apparente per il lavoro, per ogni genere di lavoro, anche se umile e ingrato, lo portavano a credere realizzabile l'affascinante chimera d'una Società senza autorità e minacce di codici, retta dal perfetto senso del dovere sviluppato negli uomini dall'esperienza della loro secolare infelicità, ammaestrati dai mali sofferti per opera di leggi.
E fu anarchico”10.

Per Molinari la società umana non tendeva naturalmente alla diseguaglianza, allo sfruttamento, alla sofferenza:

“La colpa era nell'ambiente corrotto, nella sbagliata educazione, nell'ingiusta organizzazione sociale.
Per lui valeva la massima di Rosseau: 'L'uomo è inizialmente buono'.
Le colpe della società ch'Egli rigorosamente notava coll'occhio abituato all'indagine ed alla analisi di laboratorio, l'offendevano nel suo istinto di bontà e di giustizia ed Egli allora trovava che esse potevano pienamente giustificare tutte le ribellioni e le rivalse che le vittime volessero tentare e permettersi.
Ed era questo il suo spirito rivoltoso.
Vedeva così mal costruita l'impalcatura sociale, così fondamentalmente disarmonica, squilibrata ed iniqua che riteneva ingenuo pensare di risanarla con delle riforme”11.

Ettore Molinari
L'impegno storiografico di Pier Carlo Masini

Dopo questo sentito ricordo della Giacomelli, il nome di Molinari sembra essere avvolto dall'oblio. Nel movimento non si sentirà più sussurrare il suo nome né tanto meno verranno pubblicati nuovi articoli in suo ricordo a parte, come ricordato, l'eccezione della ripubblicazione dell'articolo di Luigi Fabbri apparto nel 1928 e nuovamente edito da «Umanità nova» nel gennaio 1963.
Il nome dello scienziato riemerge alla fine degli anni Sessanta grazie a Pier Carlo Masini, storico e fondatore della Biblioteca Max Nettlau, nonché ex anarchico, in quel momento socialista democratico, che pubblica un'importante opera sulla Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta, edito da Rizzoli, che ha un notevole successo di pubblico12. Il libro, probabilmente, è la causa dell'interessamento di Iride e Libero, due dei figli ancora in vita di Ettore Molinari, che grazie alla comune amicizia con la scrittrice libertaria Leda Rafanelli, entrano in rapporto con Masini.
L'incontro tra i figli di Molinari e Masini avviene qualche mese dopo l'uscita del libro e precisamente alla fine del maggio 197013. È un colloquio felice dal momento che i due figli sono ansiosi di trasmettere le loro conoscenza e i pochi materiali rimasti dell'archivio familiare a qualcuno che sappia valorizzarli, togliendo dall'oblio la figura del loro padre. Fino a quel momento le carte superstiti della Famiglia Molinari e di Nella Giacomelli erano state custodite presso la Villa Molinari di Rivoltella14. Di questo incontro ne da annuncio il bollettino della biblioteca Max Nettlau, nel secondo numero del giugno 1970:

“Un fondo bibliografico di alto interesse è entrato a far parte della nostra biblioteca, per donazione di Iride e Libero Molinari, figli di Ettore Molinari, ai quali va il ringraziamento del conservatore e dei soci. Abbiamo diviso il fondo in due sezioni (giornali e ritagli) e qui di seguito ne diamo la descrizione. Poiché la famiglia Molinari ha altresì consentito l'inventario di un primo gruppo di lettere e manoscritti, pubblichiamo anche un elenco di questi documenti”15.

Tra i corrispondenti: Luigi Fabbri, Cesare Agostinelli, Giacinto Menotti Serrati, Luigi Damiani, Errico Malatesta, Leda Rafanelli, etc. Nello stesso numero nella rubrica “Album dei soci benemeriti” appare il nome di Iride. Poco tempo dopo Masini dà notizia di un altra importante donazione:

“I figli di Ettore Molinari hanno donato alla nostra biblioteca un secondo consistente gruppo di pubblicazioni, di cui cominciamo a dare l'inventario in questo catalogo. Ci sembra significativo che i libri politici di Ettore Molinari siano venuti a integrare le raccolte della biblioteca Max Nettlau, quando si ricordi che Ettore Molinari fu uno dei migliori amici italiani del grande storico e bibliografo libertario”16.

Si può ben comprendere lo stato d'animo dello storico, dopo questa nuova donazione, da una lettera spedita da Masini a Iride:

“Gentile signorina,
Le scrivo all'indomani della mia visita (stanotte sono rimasto fino alle due per mettere un po' in ordine il materiale), anzitutto per ringraziarla di tutte le Sue cortesie e rinnovarle l'espressione della mia riconoscenza.
Lei non può immaginare l'emozione e l'esultanza di un bibliofilo nel poter rimettere in circolazione le opere che lei ha passato alla biblioteca”17.

L'interesse di Pier Carlo Masini

L'archivio di Ettore Molinari che comprende anche le carte di Nella Giacomelli venne, dopo la chiusura della Biblioteca Max Nettlau, donato da P.C. Masini alla Biblioteca A. Mai di Bergamo nell'autunno del 1997, dove ancora oggi è conservato18.
Prima però dell'ultimo passaggio di queste carte che sono l'unica fonte privata rimasta della famiglia Molinari va ricordato che Masini utilizza questa documentazione per stendere alcuni saggi che negli anni Settanta del secolo scorso hanno contribuito a togliere, come ricordato, il velo dell'oblio sulla vita e l'opera dello scienziato anarchico.
Masini che, in quegli anni mantiene una corrispondenza stabile con la famiglia Molinari in particolare con Iride, ha in proposito di scrivere un libro biografico su Ettore. Questa notizia si ricava da una lettera di Iride a Masini del gennaio 1973 nella quale la figlia di Ettore ringrazia lo storico toscano per l'invio del libro biografico su Carlo Cafiero e scrive:

“Vedo che è preso da molto lavoro e che già pensa alla biografia di mio Padre e creda che la cosa mi ha commossa profondamente.
Lei sa quale affetto avevo per mio Padre, che per me era il mio dio e questo suo ricordo è per me una grande gioia”19.

Masini, nel frattempo, sta scrivendo un articolo con la documentazione ricevuta su Nella Giacomelli e Leda Rafanelli, il saggio dal titolo Le due passionarie dell'anarchia italiana viene pubblicato sul numero speciale della rivista «Storia illustrata» dedicato all'anarchia20. Nell'articolo è ampiamente ricordato Ettore Molinari del quale è stilato un primo nuovo profilo biografico. Va segnalato che in quello stesso anno, anche la nuova edizione del volume di Enzo Santarelli uscita nell'ottobre sulla storia del socialismo anarchico in Italia21 riporta una breve biografia dello scienziato anarchico.
Successivamente Masini dedica a Molinari, in occasione del 50° anniversario della scomparsa, un nuovo saggio, pubblicato dalla rivista anarchica «Volontà», che analizza per la prima volta la sua formazione culturale giovanile e il suo apprendistato nel movimento libertario.
Scrive Masini:

“Forse oggi molti ignorano la singolare figura di questo uomo di scienza, coerentemente impegnato per tutta la vita sul fronte dell'agitazione e della propaganda. È anche probabile che molti dei giovani studenti milanesi che hanno innalzato scritte di protesta e di contestazione sui muri dell'Istituto Tecnico Industriale “Ettore Molinari”, non sappiano che il nome della loro scuola richiama lontane lotte di un contestatore ante litteram22.

Lo scritto, come detto, descrive i primi passi politici di Molinari fino allora non conosciuti, ricostruiti oltre che con le carte di famiglia con l'ausilio di un'indagine accurata negli archivi di Stato e nella stampa periodica dell'epoca. È pubblicata per la prima volta la lettera inviata da Molinari, il 27 gennaio 1885, alla redazione del giornale «L'Intransigente» di Venezia. Allora Molinari aveva 18 anni, e per quella lettera è espulso insieme ad altri due giovani dalla scuola di Conegliano Veneto.
Masini poi descrive il trasferimento di Molinari in Svizzera per continuare gli studi, ed è in quella occasione che il giovane incontra e allaccia nuovi rapporti con gli esponenti più in vista del movimento libertario e rivoluzionario europeo da E. Reclus a P.A. Kropotkin, da J. Gross a J. Grave e poi, infine Errico Malatesta a Londra nel 1890. È in questo contesto che si forma lo scienziato, abbeverandosi alla fonte della scienza positivista e materialista e che gli fa maturare la convinzione sulla necessità dello sviluppo della tecnologia e della scienza, come premessa indispensabile per lo sviluppo sociale e per la rivoluzione anarchica. Nel 1889, ricorda Masini, Molinari è presente a Parigi al Congresso internazionale socialista dove incontra lo storico e militante Max Nettlau, con cui mantiene una lunga e affettuosa corrispondenza testimoniata da documenti e lettere. Il 1889 è anche l'anno in cui sposa Elena Delgrossi, con cui forma una famiglia numerosa (7 figli: Amile, Ribelle, Henry, Vittorio, Alessandro, Iride, Libero), ma con cui condivide anche le scelte filosofiche e politiche.
Dopo questa pubblicazione dello storico toscano Iride scrive una lettera di ringraziamenti:

“Caro Professore,
avrei dovuto scriverle immediatamente appena letto “Il giovane Molinari”, ma fui presa da mille cose prima della partenza, ma mi è grato dirle qui nella pace d'Ischia quanto le sia grata per questo scritto sul mio adorato Papà.
Libero da Milano mi telefonò immediatamente per dirmi la sua soddisfazione.
Ora ho mandato a tutti i parenti ed Amici il suo estratto con l'augurio che un giorno ne venga il seguito!
Lei in fondo ha scoperto cose che io non conoscevo della vita di mio Padre, e per questo le sono maggiormente riconoscente”23.

Dopo la morte di Libero, nel 1978, Masini continua a indagare la figura di Molinari soprattutto in previsione della pubblicazione del secondo volume della sua storia degli anarchici italiani. Il libro esce nel 198124 ed ecco il giudizio di Masini su Molinari e la sua inseparabile Nella Giacomelli:

“Il Molinari e la Giacomelli erano due caratteri ben marcati: il primo una figura di scienziato, assorbito dalla ricerca e dall'attività didattica, fieramente avverso alla società borghese in cui pure si trovava inserito, con una visione ottimistica della rivoluzione, con una base culturale positivistica e materialista; la seconda, attiva, organizzatrice, al bisogno autoritaria (anche se in dottrina individualista), battagliera, esigente verso se stessa e verso gli altri, con una visione rigorosa e a volte rigorista nei principi e nella vita, con interessi culturali soprattutto letterari”25.

Purtroppo Masini non ha potuto completare le sue ricerche e dar vita alla biografia di Molinari che aveva in mente, dal momento che muore prematuramente nell'ottobre del 1998.

“L'idea anarchica fu il suo lusso”

L'eredità degli studi masiniani su Molinari è però ben compendiata dalla voce biografica sullo scienziato anarchico scritta da Giorgio Mangini, “discepolo” dello storico toscano, per il Dizionario biografico degli anarchici italiani26. Per la prima volta è ricostruita con completezza la vita politica dello scienziato anarchico, dal momento che gli studi di ambito specialistico sulla storia del chimico riportano solo cenni generici sulle sue scelte filosofiche e politiche.
Termino questa breve relazione, riportando le parole affettuose di Nella Giacomelli in chiusura del suo articolo del 1946:

“Ettore Molinari che fu un felice azzardo della Natura, anche fosse stato un analfabeta anziché un grande Scienziato, per la sua tempra, per il suo carattere adamantino, la sua intelligenza, sarebbe sempre stato un grande cuore d'Apostolo.
L'idea anarchica fu il suo lusso e fuse in una mirabile armonia di forze il suo spiccato senso pratico con l'illusione – ingenua per i più, sublime per le menti elette – di alleggerire ai cuori puri il peso difficile della vita ingrata, e Lo rese capace come pochi altri del suo stampo di collocare un altare di fede e di speranza nelle più alte vette del Pensiero e fondere il proprio spirito in sogni e vaticini super-umani”27.

Franco Bertolucci

Questo testo è la relazione presentata al convegno “I 75 anni dell'Istituto Ettore Molinari” tenutosi a Milano il 9-10 ottobre 2015. Una cronaca di quella giornata è apparsa in “A” 403 (dicembre-gennaio) alle pagg. 11-12.

Note

  1. Sull'attività di storico di P.C. Masini si v. Pier Carlo Masini. Impegno civile e ricerca storica tra anarchismo, socialismo e democrazia, a cura di F. Bertolucci e G. Mangini, Pisa, BFS, 2008.
  2. Cfr. P.C. Masini, Il giovane Molinari, «Volontà», novembre-dicembre 1976, p. 469.
  3. Per il ruolo di Molinari nel mondo scientifico italiano e europeo dell'epoca rimando ai due fondamentali lavori di Lacaita e Cerruti e alle rispettive bibliografie. Cfr. G. Lacaita, L'intelligenza produttiva. Imprenditori, tecnici e operai nella Società d'incoraggiamento d'arti e mestieri di Milano (1838-1988), Milano, Electa, 1990; L. Cerruti, Bella e potente. La chimica del Novecento fra scienza e società, Roma, Editori riuniti, 2003.
  4. A Fabbri si deve attribuire anche il profilo pubblicato ne «Almanacco libertario» del 1935. Cfr. Catilina, Ettore Molinari (Lo scienziato e l'anarchico), «Almanacco libertario pro vittime politiche», 1935, pp. 65-68. Lo scritto di Fabbri venne ripubblicato sul settimanale «Umanità nova» nel numero del 13 gennaio 1963.
  5. Citazione tratta da N.G. [Nella Giacomelli], Ettore Molinari, «Era nuova», 1° marzo 1946, p. 3.
  6. Ivi.
  7. Ivi.
  8. Ivi.
  9. Ivi.
  10. Ivi.
  11. Ivi.
  12. P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, Rizzoli, 1969. Il volume avrà tra il 1969 e il 1973 ben cinque edizioni e nel 1974 uscirà una nuova edizione nella collana BUR libreria.
  13. Il particolare si evince da una lettera di Leda Rafanelli a P.C. Masini del 25 maggio 1970: “Sento che siete andati a Rivoltella sul Garda, nella Tenuta Molinari, e avete conosciuto la mia cara Iride!”. La lettera è conservata in Archivio della Biblioteca Franco Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza. Masini è accompagnato al primo incontro da Clara Cortinovis e dal giovane ricercatore Maurizio Antonioli, poi docente di storia contemporanea all'Università di Milano e autore di numerosi studi sulla storia dell'anarchismo. Cfr. M. Antonioli, Pier Carlo Masini, storico dell'eresie, in Pier Carlo Masini. Un profilo a più voci. Atti della giornata di studi sulla figura e l'opera di Pier Carlo Masini. Bergamo, Sala Curò, 16 gennaio 1999, a cura di G. Mangini, «Bergomum», 2001, p. 65.
  14. Scrive P.C. Masini: “Questa villa, posta sulla strada che da Desenzano porta a Peschiera, è ora riconoscibile per un magnifico cancello liberty, in mezzo a due bianche colonne sulle quali è inciso il nome di Ettore Molinari. Venne acquistata da Molinari nel 1921 con un annesso podere che appagava la passione del grande chimico e dei suoi figli per l'agricoltura” Cfr. P.C. Masini, Irèos e Djali. Nella Giacomelli e Leda Rafanelli da «Il Grido della folla» a «Sciarpa nera»: due donne nel movimento libertario, 1901-1914, in Luigi Fabbri. Studi e documenti sull'anarchismo tra Otto e Novecento, a cura di R. Giulianelli, Pisa, BFS, 2005, p. 105.
  15. Fondo Ettore Molinari-Nella Giacomelli, «Biblioteca Max Nettlau», giugno 1970, pp. 1-2.
  16. Famiglia Molinari (Rivoltella-Brescia), «Biblioteca Max Nettlau», giugno 1971, pp. 1-2. A questa donazione ne faceva seguito un'altra l'anno successivo: cfr. Famiglia Molinari (Rivoltella-Brescia), «Biblioteca Max Nettlau», febbraio 1972, p. 2.
  17. Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza, Minuta della lettera di P.C. Masini a Iride Molinari, Bergamo, 25 giugno 1971.
  18. Cfr. G. O. Bravi, Masini e la civica biblioteca “A. Mai”, in Pier Carlo Masini. Un profilo a più voci, op. cit., p. 86. Si veda, inoltre, l'inventario curato da Giorgio Mangini all'indirizzo: http://www.bibliotecamai.org/cataloghi_inventari/archivi/archivi_collezioni_doc/inventario_molinari/inventario_molinari.html
    Sulle vicende dell'archivio Molinari, Mangini scrive: “Tutto il materiale presente nella Villa Molinari è entrato a far parte della donazione, ma questo materiale è solo una parte di un fondo che, in origine, doveva essere di ben altra consistenza, stante l'enorme attività scientifico-professionale nel campo della chimica, e politico-culturale nel campo anarchico, svolta da Ettore Molinari. Analoghe considerazioni valgono, sul piano politico-culturale, anche per Nella Giacomelli, fedele collaboratrice di Ettore Molinari, e per il figlio di Molinari, Henry, chimico a sua volta e importante esponente del Partito Socialista Italiano a partire dagli anni ‘40. La ragione principale della dispersione è da ravvisarsi nei sequestri di materiale che, periodicamente, le forze di polizia operavano in casa Molinari, sia prima che durante il fascismo, a causa appunto della posizione politica della famiglia, tenuta costantemente sotto sorveglianza”.
  19. Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza, Lettera di Iride Molinari a P.C. Masini, Genova, 20 gennaio 1973.
  20. P.C. Masini, Le due Pasionarie dell'anarchia italiana, «Storia Illustrata», n. 191, ottobre 1973, pp. 119-128. L'articolo venne poi da Masini rielaborato e arricchito dell'apparato in previsione della pubblicazione del terzo volume della storia storia degli anarchici italiani ma mai pubblicato. L'articolo è stato poi pubblicato nel primo numero dei «Quaderni della Rivista storica dell'anarchismo»: P.C. Masini, Irèos e Djali. Nella Giacomelli e Leda Rafanelli da «Il Grido della folla» a «Sciarpa nera»: due donne nel movimento libertario, 1901-1914, cit, pp. 105-120.
  21. La prima edizione del volume di Santarelli esce nel 1959, la nuova edizione uscita nella collana “Universale economica” del 1973 presenta un capitolo nuovo su “L'evoluzione libertaria dell'anarchismo” e un dizionario con 27 schede biografiche. Cfr. E. Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, Milano, Feltrinelli, 1973, p. 221. Nel 1977 un altro breve profilo biografico di Molinari verrà pubblicato su Commentario popolare, a cura di Ivan Guerrini, Brescia, [s.n.t.], 1977, p. 260.
  22. Cfr. P.C. Masini, Il giovane Molinari, cit., p. 470. Sulla storia dell'Istituto “Ettore Molinari” di Milano rimando al volume 1940-2005 Sessantacinque anni scolastici all'ITIS Molinari, a cura di A. Rossi, Milano, [s.n.], 2005.
  23. Archivio Biblioteca F. Serantini, Carte P.C. Masini, Corrispondenza, Lettera di Iride Molinari a P.C. Masini, Porto d'Ischia, 11 gennaio 1977.
  24. P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati, Milano, Rizzoli, 1981, pp. 199-201 e 205.
  25. Ivi.
  26. G. Mangini, Ettore Molinari, in Dizionario biografico degli anarchici italiani, diretto da M. Antonioli ... [et al.], 2 v., Pisa, BFS, 2003-04, vol. 2 pp. 195-201. La voce è stata anche ripubblicata, senza indicazione dell'autore, nel volume 1940-2005 Sessantacinque anni scolastici all'ITIS Molinari, cit., pp. 241-250. Va segnalato che nel 2008 una scheda biografica di Molinari è apparsa nel volume di E. Gianni, L'Internazionale italiana fra libertari ed evoluzionisti. I congressi della Federazione Italiana dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori (1872-1880), Milano, Pantarei, pp. 549-551 (la voce è consultabile anche online nel sito dell'Archivio biografico del movimento operaio (ABMO); nel 2011 è stata pubblicata la biografia di Molinari curata da A. Tarquini nel Dizionario biografico degli italiani (vol. 75). La voce è consultabile online nel sito della Treccani, sempre in rete si trovano le schede biografiche di Molinari in Wikipedia e Anarcopedia.
  27. N.G. [Nella Giacomelli], Ettore Molinari, cit.