controsservatorio Giubileo
Ti perdono, per Dio
di Francesca Palazzi Arduini
Carcere e inferno in tempo di Crack e Giubilei.
Eppure...
Mentre iniziava il Giubileo,
non più con i biblici suoni di corna, pardon, di corno,
ma con le proiezioni New Age sulla facciata di san Pietro, eravamo
tutti immersi in congetture su Vatileaks ma a queste, purtroppo,
la satira italiana ormai passata da sotto Regime a sott'Impero
non riusciva a dar voce.
Certo qualcuno/a di voi avrà pur sognato che Michelle
Hunziker e Roger Federer, vestiti da Guardie Svizzere, bussassero
alle cinque del mattino con l'alabarda alla vostra porta, annunciando
di dovervi tradurre in Vaticano per essere processati avendo
agito contro gli interessi della Santa Sede. La sottaciuta confusione
tra diritto italiano e diritto vaticano evidenziava semmai il
fatto che i processi più importanti il Vaticano non li
esegue in pubblico ma nel segreto delle sue stanze1.
Occorre considerare che la commistione di sacro e di profano
nella legge non interessa solo il giuramento “under God”
o “sotto Dio” (non più previsto in Italia
dal 1995)2 e del crocefisso nei
Tribunali. Il Giubileo ad esempio si prende per tradizione la
rivincita sulla legge profana aggiungendo alla kermesse per
le indulgenze anche la richiesta allo Stato di indire una amnistia.
Questo per dimostrare quanto la legge divina, retta dal Papa,
sia in grado di influire sullo Stato. Non si tratta quindi di
discorso semplicemente umanitario, sulle carceri affollate e
la riabilitazione sociale ecc., ma innanzitutto di influenza
del cosiddetto divino sul cosiddetto umano.
La
teologia ufficiale vaticana, che con Bergoglio vacilla sull'esistenza
dell'antipatico inferno e delle sue dannazioni3,
ripropone il ruolo della Chiesa come agente di salvezza post-mortem
per tutti: con la grazia divina che salva chi si converte, la
confessione salvifica non in Facebook ma dal sacerdote (una
salma esposta per il Giubileo è quella di Leopoldo Mandi,
grande confessore) e l'indulgenza giubilare che perdona i peccati
commessi ai convertiti che passino sotto le porte sante, le
quali sono presenti in ogni chiesa come la tv in ogni casa,
col rischio di ulteriori aumenti in bolletta.
Se quindi è previsto un “ergastolo” nell'aldilà,
allietato simbolicamente da diavoli e forconi per chi persiste
nel proprio libero arbitrio, la Chiesa vende con poca spesa
la soluzione in tempo reale ma... attenzione, la scelta va fatta
“a scatola chiusa” cioè prima di sapere se
il vantato Regno esiste realmente! L'aspettativa è perciò
un gioco d'azzardo, che richiede che il neo-credente e scommettitore
introduca l'anima nella santa porta... e poi dicono che sia
il diavolo a volerla comprare! Che l'inferno sia vuoto, un contenitore
inutile visto che la grazia divina alla fine del gioco, come
alla fine degli spettacoli, toglie i bigliettai dall'ingresso,
sembra oltretutto un'ipotesi di moda, sempre più somigliante
a una svendita del Regno celeste ai soldi, pardon, ai saldi.
L'eterna concorrenza tra Fabrizi (il prete) e Totò (il
commissario) sulla gestione del reo/peccatore continua comunque
con i tira e molla per l'amnistia, la quale è di solito
concessa per reati “lievi”, quelli che prevedono
pene carcerarie minori (3,4,5 anni) spesso per reati tributari
e finanziari. Delle 30 amnistie concesse dallo Stato dal 1942
ad oggi, pochissime sono state attuate in corrispondenza con
anni giubilari. L'ingerenza wojtyliana, che aveva addirittura
ideato un giorno di “Giubileo nelle carceri” il
9 luglio 2000, chiedendo l'amnistia, toppava, e nemmeno quella
chiesta nel 2005 per “morte di papa” è stata
concessa. L'ultima amnistia, del 1990, escludeva invece i reati
finanziari. Non a caso Berlusconi nel 2000 invocava una amnistia
“wojtyliana” con un tetto di tolleranza più
alto, sopra i 5 anni.
Proprio del primo gennaio 2016, mentre il disegno di legge per
l'amnistia Compagna-Manconi, nel quale si cita “il Santo
Padre” è fermo in Parlamento, è l'intervento
“twitter” di un senatore del Pd che chiede un provvedimento
di clemenza in occasione del “Giubileo della misericordia”.
Per ora il Governo burocrate ha programmato solo la conversione
in decreti della Legge delega 67/2014 sui reati di lieve entità,
come fatto in passato. Bergoglio resta quindi il più
facilitato a dispensare sconti di peccato e amnistie celesti,
in quanto tratta materiale invisibile e gratuito, se si escludono
le varie centinaia di milioni di euro spese dallo Stato per
mettere in scena le principali tappe del Giubileo.
Certo, né Chiesa né Governo hanno interesse a
rivestire i panni della clemenza adottando misure giubilari
più arcaiche e incisive, e quanto mai attuali, quali
la liberazione degli schiavi o il “riposo della terra”.
La Chiesa, in vantaggio di simpatia sullo Stato, deve però
combattere la concorrenza rampante di tendenze religiose come
quella pentecostale-carismatica, che Bergoglio conosce bene
in quanto molto popolare in Sudamerica. Questa tipologia di
Chiesa offre merce più gustosa del perdono, come la liberazione
istintuale e la guarigione del corpo, utilizzando come terminal
liturgici anche gli aeroporti, presso i quali i fedeli inscenano
veri e propri teatrini catartici che li fanno sentire attori
di un “Christ-Factor”.
Per ovviare alla concorrenza Bergoglio apre porte sante a Fiumicino
e sceglie di esporre la salma di Padre Pio a Roma, attraendo
anche quei fedeli interessati a fenomeni ultra-terreni come
la guarigione tramite la “Benedizione” o l'imposizione
delle mani.
Non ha suscitato sorpresa neanche l'invito rivolto ai fedeli
da Bergoglio di “tenere sempre il Vangelo in tasca”,
una sorta di gesto scaramantico che potrebbe dare forza nell'affrontare
la quotidianità, invito che si rifà ad abitudini
popolari quali quella del tenersi un rosario da sgranare o portare
con sé i tradizionali “santini”.
Questo mix tra revival popolare, paranoia e nuove tecnologie,
fa sempre più somigliare i luoghi religiosi a dei regni
magici, dove incontrare (non solo salme) quel Gesù disneyano
narrato nei parchi a tema “cristiani” in Usa e Canada.
In questo confronto, la potenza del gesto del dispensare il
perdono si basa sulla forza liturgica e rituale della Chiesa,
che vanta una storia millenaria, imbattibile per mezzi di suggestione
e sfarzo.
Ma il perdonare è qualunquista
Il perdono è comunque, in un secolo che si apre con la
totale resa delle democrazie al Capitale, un lusso che può
dispensare chi vive al di là della legge civile, come
il clero, o chi ha deciso di “meritarsi la pace”
senza seguire un ideale di giustizia sociale.
La decisione di non perdonare per attuare un cambiamento è
un impegno politico. Il perdono, o la “benevolenza”
criticata da tanti autori tra i quali Kropotkin, assume cioè
una valenza negativa, non tanto quando si rinuncia a vendette
e rancore, ma quando lascia che chi ha compiuto un'ingiustizia
possa continuare a farlo o non sia tenuto a risarcire il danno
compiuto nei limiti della possibilità.
In questo il non perdonare assume non solo il significato di
voler serbare memoria di quanto accaduto affinché non
si ripeta (ricordiamo l'amnistia-amnesia togliattiana ai fascisti),
ma la convinzione rivoluzionaria che il perdonare, se non si
cambia radicalmente la condizione che ha permesso il danno e
che ne prepara inevitabilmente la prosecuzione, è qualunquista.
Non a caso la destra italiana, sempre accanita promotrice di
pene e taglioni, e i maneggioni della finanza, irremovibili
spremitori dei debitori, sono sempre i primi a beneficiare di
amnesie, perdoni e ripartenze.
Francesca Palazzi Arduini
Note
- Per questo argomento vedi se vuoi anche il mio “Credere,
obbedire, tacere. Il papato di Bergoglio tra cambiamento morale
e tradizione monarchica”, Critica liberale, gennaio 2016.
- La Corte Costituzionale, con sentenza n. 149 /1995, ha dichiarato
“l'illegittimità costituzionale dell'art. 251 del
codice di procedura civile nella parte in cui prevede che il
giudice istruttore “ammonisce il testimone sull'importanza
religiosa, se credente, e morale del giuramento...” l'articolo
proseguiva con “e sulle conseguenze penali delle dichiarazioni
false o reticenti, e legge la formula: consapevole della responsabilità
che con il giuramento assumete davanti a Dio e agli uomini,
giurate di dire la verità.” Il giudice istruttore
avverte il testimone di dire la verità e delle conseguenze
penali delle dichiarazioni false e reticenti e lo invita a rendere
la seguente dichiarazione: “consapevole della responsabilità
morale e giuridica che assumo con la mia deposizione, mi impegno
a dire tutta la verità e a non nascondere nulla di quanto
è a mia conoscenza”.
- A rivista anarchica 259/1999, Francesca D. Knorr, “Scoperto
il gene del peccato originale”. Da ricordare anche
la provocazione dell'artista argentino Leon Alberti che nel
1998 inviò una petizione a GPII chiedendo l'abolizione
dell'Inferno. La petizione è stata ripresa dal collettivo
Etcétera in occasione della Biennale di São
Paulo, Brasile.
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