Contro la peste razzista
di Claudio Venza
Lo scorso 27 gennaio, per la Giornata
della Memoria, l'anarchico triestino Claudio Venza ha pronunciato
nella sua città, nella centrale piazza dell'Unità,
questo discorso. L'iniziativa era promossa del Comitato pacifista
intitolato a Danilo Dolci. La manifestazione si è svolta
di fronte alla targa che ricorda l'annuncio delle leggi razziali
(18 settembre 1938).
Settantotto anni dopo la peste razzista è tutt'altro
che debellata.
La Giornata della Memoria può
essere molto importante perché offre occasioni pubbliche
per formare una coscienza storica solida e attenta.
In questa Piazza, il 18 settembre 1938, Mussolini annunciò
le leggi razziali, un evento triste ma importante. Su questo
fatto, sulle radici e le conseguenze di questi provvedimenti
razzisti è tornato disponibile il libro “Il razzismo
fascista”, edito da Kappa Vu, che contiene documenti e
riflessioni storiche.
La Giornata della Memoria ha una valenza particolare se la usiamo
per considerare le responsabilità di molti cittadini
italiani che, per motivi abietti, collaborarono con la macchina
della repressione offrendo nomi e indirizzi per la schedatura
degli ebrei, elenchi assai utili per la successiva deportazione.
Sul collaborazionismo si sono sviluppate, negli ultimi anni,
molte ricerche storiche di grande valore come il libro “I
carnefici italiani”, edito da Feltrinelli, uscito pochi
mesi fa.
La logica feroce e inesorabile dello sterminio degli ebrei,
dei rom, dei disabili, e di altre categorie di persone considerate
alla stregua di sottouomini, era quella di conquistare l'eterna
vittoria della razza pura formata solo da individui di superiore
qualità. Gli Untermenschen, i sottouomini, furono
destinatari del programma nazista che considerava esseri umani
solo i Menschen, cioè gli ariani, che avevano
il diritto di spazzare via gli esseri inferiori.
Complicità con i crimini
Qui oggi condanniamo il razzismo di ieri in forma pubblica
e diffusa, ma non dobbiamo dimenticarci che esiste un razzismo
attuale, forte e in via di ulteriore affermazione. Esso è
rappresentato da quelle forze politiche e mediatiche che discriminano
e criminalizzano costantemente gli immigrati e che vorrebbero
semplicemente la loro eliminazione. E questo atteggiamento rievoca
i tratti implacabili del nazismo.
La Lega Nord, e altre formazioni di destra, stanno soffiando
sul fuoco della discriminazione e della repressione per far
riprendere le fiamme del razzismo con tutte le conseguenze relative.
Una riflessione sull'imposizione istituzionale, di circa 70
anni fa, delle norme razziali dei nazisti, e dei loro stretti
collaboratori fascisti, deve farci capire quanto l'ignoranza
e l'indifferenza, il pregiudizio e la paura diffuse nella società
di allora avessero aiutato i gestori di questo programma di
assassinii premeditati e legalizzati.
Anche oggi la passività di fronte alle pretese dei razzisti
di casa nostra porta in sostanza alla complicità con
i crimini che si intravedono e che assomigliano terribilmente
a quelli che oggi, 27 gennaio, pubblicamente ricordiamo e condanniamo.
Ma accadono anche altre cose preoccupanti: chi protesta contro
il razzismo viene aggredito, malmenato e ferito. Lo scopo della
violenza poliziesca, che si è scatenata a poche centinaia
di metri da questa piazza nella giornata di ieri, è proprio
quello di scoraggiare la presa di posizione antirazzista e di
costringere all'indifferenza mentre riemergono gli atroci fantasmi
del passato. Di un passato che, troppo facilmente, si era creduto
sepolto per sempre.
I manganelli usati, senza il minimo pretesto, dai poliziotti
contro i manifestanti avevano proprio questo esplicito obiettivo:
non permettere le proteste contro le celebrazioni razziste.
Ma guardare dall'altra parte di fronte alle provocazioni razziste
significherebbe diventare complici dei crimini prossimi venturi.
La lezione storica che possiamo, e dobbiamo, ricavare dalla
Giornata della Memoria è quella di attivarsi, sempre
e dovunque, per neutralizzare la peste razzista. È questo
un compito che fonde la coscienza storica e un attivo impegno
civile che ha un alto significato morale, prima ancora che politico.
Claudio Venza