Babbo
Natale, l'anarchia e l'Amanita Muscaria
Ho letto con piacere l'articolo su Kropotkin e il Natale (Ma
Babbo Natale è anarchico?
di Ruth Kinna, in “A” 403, dicembre 2015/gennaio
2016), l'ho trovato interessante e ho interpretato lo spirito
dell'articolo come un ricordo di Kropotkin con curiosità
stimolanti e un discorso di fondo sul tema del dono, opposto
dello scambio, che è a mio avviso un tema fondamentale
dell'anarchismo. Aggiungo anche divertente l'articolo per il
riferimento alla somiglianza tra Kropotkin e Babbo Natale, e
per gli anedotti sul Kroptkin espropriatore un po' ibrido tra
Robin Hood e Babbo Natale.
Tuttavia per la domanda del titolo “Babbo Natale era anarchico?”,
si può rispondere secondo me sempre guardando alla Russia
di Kropotkin però alla sua parte più estrema che
è la Siberia. Terra esplorata dal giovane Kropotkin per
un incarico da geografo e dove riuscì a dare un ottimo
contributo scientifico sulla formazione di quelle terre, come
raccontato dallo stesso Kropotkin nella sua bellissima autobiografia
“Memorie di un rivoluzionario”.
Dovrei studiare e approfondire meglio per presentare uno studio
esaustivo sulle origini del Natale e più in particolare
di Babbo Natale, tuttavia alcune precisazioni, per completare
informazioni che non appaiono nell'articolo, avrei piacere a
farle notare.
Il cosidetto Natale fa riferimento alla nascita di Gesù
di Nazareth, quindi una celebrazione della nascita del Cristo,
così lo intendono oggi la maggior parte delle persone,
almeno in Italia e nei paesi di tradizione cristiana. Ma il
25 dicembre non è il compleanno di Gesù di Nazareth,
o se anche lo fosse sarebbe una casualità e qualunque
fosse stata la data del suo compleanno si sarebbe celebrato
ugualmente il 25 dicembre. Perché è risaputo che
la religione cattolica non ha fatto altro che adattare alla
figura di Cristo una celebrazione che era presente già
nella fede cosidetta “pagana”, o meglio nelle varie
fedi che vengono raggruppate con il termine paganesimo. Se tutte
le credenze religiose celebravano e celebrano in quella data
un'importante celebrazione è per la nascita o la rinascita
non di un essere umano, ma di una divinità che era il
Sole e che continua ovviamente a nascere (o rinascere) tre giorni
dopo il solstizio di inverno quando gli antichi potevano osservare
chiaramente che dopo una continuo abbassamento, una progressiva
“scomparsa” del sole, il sole ricominciava a crescere
quindi a rinnovare il mondo, a garantire che per un altro anno
probabilmente esisterà il sole, la luce e quindi la vita.
Sulla figura di St. Nicholas o Babbo Natale, non avendo io certezze
e fonti precise, la presento come ipotesi ma è ovviamente
stata presentata da studiosi, io non faccio che riportarla.
L'origine di Santa Claus deriva da quello che è considerato
il più antico degli allucinogeni ovvero il fungo denominato
Amanita Muscaria, quello rosso a puntini bianchi che si vede
nei boschi e nei fumetti. Pitture rupestri testimoniano delle
conoscenza e dell'uso di questo fungo sin dal paleolitico, ed
è stato certificato l'utilizzo cerimoniale di questo
fungo in varie parti del mondo. Per capire però il legame
tra questo fungo e Babbo Natale bisogna andare come dicevo nella
Siberia, terra conosciuta e amata da Kroptkin. L'uso di Amanita
Muscaria come inebriante è storicamente molto diffuso
in questa terra, dove sembra che gli esemplari di Amanita Muscaria
siano più ricchi di principi attivi rispetto alle altre
parti del pianeta. [...]
Anche la renna era ritenuta animale sacro, perché –
così narra la leggenda – le proprietà inebrianti
del fungo erano state scoperte osservando questi animali che
amano mangiare il fungo per poi mostrare segni di inebriamento.
Da qui le renne volanti di Babbo Natale. E Babbo Natale non
sarebbe altro che lo spirito del fungo Amanita Muscaria che
- secondo le testimonianze dei consumatori tradizionali nelle
varie geografie del pianeta - apparirebbe come un vecchio dalla
barba bianca. I colori rosso e bianco fanno chiaramente riferimento
al fungo.
Questo fungo, come la maggior parte dei funghi, nasce “magicamente”
sempre vicino all'albero e da qui l'albero di Natale. Le sciamane
e gli sciamani siberiani (e tra l'altro la parola sciamano,
secondo alcune fonti, deriverebbe proprio da un termine siberiano
che significa “colui che vede oltre il buio con il cuore”)
usavano raccogliere grandi quantità del fungo sacro,
metterli dentro un sacco, per poi distribuirli agli altri membri
della comunità.
Nel libro di Alfred Hofmann e Richard Evans Schultes “Piante
degli Dei”, un capitolo è dedicato all'Amanita
Muscaria (preciso che lì non si fa alcun riferimento
alla storia di Babbo Natale), e gli autori citano il “soma”,
bevanda sacra degli antichi indù (si parla di oltre 3500
anni fa) a cui sono dedicati oltre cento salmi del Rigveda antichissimo
testo di culto, uno recità così: “Padre
degli dei, progenitore della forza vitale, fondamento del cielo,
fondazione della terra”.
Il soma viene distinito dalle altre sostanze allucinogene per
essere non un mezzo per raggiungere il divino, ma una divinità
in se stessa. Soltanto nel 1968, scrivono gli autori, alcuni
studiosi sono riusciti a comprovare in modo inequivocabile come
questo famoso soma non derivasse da una pianta ma appunto dal
fungo Amanita Muscaria.
Per quanto riguarda San Nicola, sebbene nel culto cattolico
faccia riferimento a una persona realmente esistita, secondo
un'ipotesi anche San Nicola al pari di altri elementi del culto
cristiano come per esempio la Vergine o l'Arcangelo Michele,
non è che l'adattamento e l'integrazione di una figura
pagana. In questo caso Neckar, figura pagana della tradizione
nordica e figura osteggiata e demonizzata dalla chiesa cattolica,
che altri non sarebbe se non lo stesso Poseidone, ovvero la
divinità del Mare presente in molteplici culti. Anche
Poseidone era un dispensatore di doni, al pari di San Nicola.
Il santo cattolico è patrono dei bambini ma anche protettore
delle genti di mare. Dana Larsen afferma in un articolo (”The
Psychedelic Secrets of Santa Claus”, Cannabis Culture)
che nelle sue prime raffigurazioni, San Nicola veniva dipinto
con un vestito di colore rosso e puntinato di bianco sul copricapo,
o su uno sfondo rosso puntinato di bianco.
[...]
Per concludere: Babbo Natale era anarchico? Io credo di sì,
o meglio che se a qualcuno la questione dovesse stare particolarmente
a cuore potrebbe dimostrare senza troppa difficoltà che
nella sua origine la figura di Babbo Natale ha più elementi
riconducibili a quella che giusto Kropotkin amava chiamare “scienza
anarchica” piuttosto che ad elementi della religione cristiana
(e anche della Coca-Cola).
Michele Salsi
Collecchio (Pr)
Indiani e americani/ Attenzione
ai due termini
Ecco una precisazione a seguito della lettura della vostra bella
rivista (mi riferisco alla
recensione di Michele Salsi del libro di Hugo Blanco apparsa
su “A” 403, dicembre 2015-gennaio 2016, a p. 57
e all'articolo sui pensieri
“indiani” di Valeria Giacomoni apparso sempre
su “A” 403 a p. 69). Gli italiani, come i francesi
ed altri, a partire dagli abitanti degli Stati Uniti, utilizzano
i termini “americani” al posto di statunitensi e
“indiani” al posto di indigeni o nativi o amerindi.
Una rivista libertaria dovrebbe fare attenzione ai termini impiegati
e dovrebbe utilizzare dei termini più rispettosi delle
popolazioni di cui si parla e non utilizzare modelli terminologicamente
discutibili e gerarchici.
- I veri indiani sono gli abitanti dell'India.
- Le popolazioni primitive o originali delle Americhe si autodefiniscono
indigeni o nativi o autoctoni o aborigeni, anche se a volte
utilizzano, sfortunatamente soprattutto al Nord il termine indios.
- Tutti gli abitanti delle Americhe, dal nord al sud, sono americani,
siano essi cileni, canadesi, brasiliani o staunitensi.
- Lo spagnolo latino-americano impone l'utilizzo del temine
degli Stati Uniti (stetunitensi) per definire gli abitanti degli
Stati Uniti.
Questo varrebbe la pena di far presente ai nostri lettori o
almeno di dibatterne.
Con Amicizia, e ancora bravi per la diversità e la ricchezza
di A-Rivista Anarchica.
Saluti fraterni.
Michel Antony
Magny - Vernois (Francia)
Traduzione di Aurora Failla
Botta.../La guerra con i curdi
del PKK?
Ciao, oggi è arrivata la rivista del mese di febbraio,
grazie e sempre bravi/e.
Volevo solo dire all'amico Roberto Ambrosoli (”A”
404, Anarchik - “Contro
l'ISIS e...”, p. 8) che personalmente non la farei
la guerra con il PKK, uno perché non amo la guerra, e
poi con tutto il rispetto per le persone che lottano contro
le dittature, non so se il partito dei lavoratori curdi sia
“buono”...
Vedo molti giovani e meno giovani anarchici qui a Lyon che hanno
lo stesso riflesso di Roberto...
Ci sarebbero tante cose da dire, ma viva per sempre la non-violenza
e l'impegno quotidiano contro ogni forma di gerarchia...
Salutoni a tutti e a Roberto :)
Domenico “Mimmo” Pucciarelli
Lione (Francia)
...e risposta/Perché
no? È guerra all'oppressor
Caro Mimmo,
vediamo di capirci.
Cominciamo dalla questione “guerra”. Mi sembra evidente
che non si alludeva alla guerra diciamo così “tradizionale”,
quella degli stati per intenderci, ma (come viene espressamente
detto in una striscia successiva) a quella “nostra”,
anarchica, la “guerra all'oppressor”, cioè
l'opposizione necessariamente violenta a quanti (stati, classi,
...) con la violenza vogliono imporre il proprio potere. Cosa
che gli anarchici hanno sempre fatto e di cui abbondano gli
esempi (la Spagna del '36-'39, tanto per dirne uno). Questa
“guerra” certamente non piace, per il suo inevitabile
patrimonio di morte e sofferenza, ma ciò non le toglie
automaticamente la sua dichiarata valenza libertaria.
Mi sembra però che la tua critica riguardi soprattutto
il fatto che quella è la guerra del PKK, di cui non sai
se è un partito “buono”. Cosa di preciso
ti fa dubitare? Io so che le accuse nei suoi confronti (in particolare
quella, falsa, di terrorismo) vengono da chi è responsabile
del genocidio dei curdi, stati come la Siria e la Turchia, dalla
cui aggressione (oltre che da quella dell'Isis) i curdi si difendono
militarmente (senza aderire al fronte islamico che combatte
quelle dittature). E so anche (ma certamente lo sai anche tu)
che nell'enclave controllata dal PKK è in atto un'organizzazione
sociale dichiaratamente libertaria (il “confederalismo
democratico”), con decisioni assembleari, parità
tra i sessi, libertà religiosa eccetera, in aperta sintonia
con il municipalismo libertario di Murray Bookchin. La lotta
contro l'Isis è fatta per difendere e diffondere tutto
ciò, non per sostituire una dittatura con un'altra.
A me (e non solo a me) questo basta per ritenere di aderire
alla “guerra” del PKK, che mi sembra simile per
tanti versi a quella della CNT/FAI nella citata rivoluzione
spagnola. Se a te non basta, o se mi sfugge qualcosa che giustifica
il tuo dubitare, fammelo sapere. Sono pronto a cambiare opinione
di fronte ad argomentate contestazioni, e a farne partecipe
Anarchik.
Roberto Ambrosoli
Torino
Chiesa, confessione/San Pio
e San Leopoldo
Queste considerazioni derivano dall'ostensione (dal latino ostendre,
ovvero: mostrare, esibire, ma anche dichiarare,
ostentare, rappresentare e financo smascherare...)
delle spoglie mortali di Padre Pio da Pietrelcina (altresì
detto, per brevità: “PPP”) e di Leopoldo
da Castelnuovo, che ha avuto luogo - come molti ricorderanno
- all'inizio del mese di febbraio a Roma, prima presso la basilica
di San Lorenzo al Verano (sede romana dei Cappuccini) e poi
nella basilica di San Pietro.
Se del primo non c'è nulla che non sia già stato
detto, il secondo è, per i più, un illustre sconosciuto.
Ma per la Chiesa Cattolica e per migliaia di fedeli, Leopoldo
da Castelnuovo non è affatto un'anonima “spalla”
o una semplice comparsa, anzi. É (meglio: è stato)
un frate cappuccino - come PPP - vissuto dal 1866 al 1942, e
fatto santo da papa Wojtyla nel 1983.
I “meriti di servizio” che gli hanno fatto guadagnare
l'aureola sono stati conquistati avendo passato praticamente
tutta la vita dentro a un confessionale (dalla parte del confessore,
ovviamente).
Al secolo Bogdan Ivan Mandi, Leopoldo, un po' per amore e un
po' per forza (la fragile costituzione fisica gli impedì
di dedicarsi alla missione in terre lontane e alla predicazione
in patria, come egli avrebbe desiderato) fu quindi essenzialmente
un frate confessore. Ma non un frate confessore qualunque: narrano
infatti le cronache che a lui si rivolgessero non solo i semplici
popolani, ma anche membri di famiglie aristocratiche e addirittura
molti fra i professori della (laica) Università di Padova,
città nella quale il religioso cappuccino visse e operò
per gran parte della sua vita. Questo perché gran parte
della sua fama era dovuta alla sua benevolenza e alla facilità
con cui concedeva l'assoluzione (al punto che fu più
volte accusato di “lassismo” da parte degli stessi
confratelli), facendosi spesso e volentieri addirittura carico
egli stesso delle penitenze inflitte ai propri “confessandi”.
Insomma: un sant'uomo o un pover'uomo, a seconda - come sempre
- del punto di vista.
Ma non ci interessa qui discutere della vita e delle opere di
Bogdan Mandi, quanto piuttosto del significato che questo Papa
e questa Chiesa gli hanno voluto attribuire, mettendolo in mostra
assieme al confratello Pio, in occasione della prima manifestazione
di massa del Giubileo Straordinario nell'Anno del Signore 2016.
Si è detto sopra che questo è uno di quei casi
in cui “il minore” spiega e sostanzia “il
maggiore”, e i due, assieme, illuminano e illustrano ciò
che sta loro attorno.
Che tradotto significa: se Padre Pio è il personaggio
che tutti conoscono perché è stato, prima di tutto,
un confessore, tanto quanto Padre Leopoldo, i due lo sono stati
in maniera radicalmente diversa: se infatti il secondo ha operato
nel segreto del confessionale e da lì non si è
mai mosso, il primo ha agito – ed è rimasto anche
dopo morto – sotto i riflettori della ribalta.
Ma se quello dei due che fa più comodo alla Chiesa -
e che per questo viene “ostentato” - è Pio
(perché garantisce folle abbondanti e abbondanti offerte)
è Leopoldo a portare con sé il messaggio che,
in questo momento, si vuole fare passare, ai fedeli e ai non-fedeli.
C'è un elemento - che a volte si tende a dimenticare
- fondativo e cogente della politica ecclesiale attuale, la
quale vede come suo protagonista assoluto Jorge Mario Bergoglio,
in arte Francesco I: quest'ultimo è un gesuita. E (ma
qui servirebbe un altro articolo per rispondere esaurientemente
alla domanda) chi c'è, ora come ora, meglio di un gesuita
per risollevare le sorti della malandata Chiesa Cattolica?
Il motivo è presto detto: il fulcro della leva del potere,
il punto di forza della dottrina teologica e politica dei Gesuiti
è, ed è stato fin dalla fondazione dell'Ordine,
la confessione.
A motivo del fatto che la confessione dei Gesuiti ha sempre
avuto una caratteristica teologica e pastorale (leggi: “cura
delle anime”) fondamentale: è “probabilistica”.
Ovvero: a fronte dell'errare oggettivo, ha più valore
la volontà dell'errante nel non aver voluto (o saputo
di) errare. In altre parole: il peccato è certo, ma il
peccatore solo “probabile”. Quindi aumenta anche
la “probabilità” che questi ha di essere
perdonato e giustificato.
Ma questo non è forse stato lo stesso modus agendi
di frate Leopoldo?
E questo è il messaggio che il progressista, l'aperturista,
l'innovatore papa Francesco ha il compito e il desiderio di
comunicare al mondo: guardate Leopoldo, guardate Pio, ammirateli...
e confessatevi!
Confessatevi, e la Chiesa nella sua misericordia avrà
pietà di voi e sarà sempre pronta ad accogliervi
fra le sue braccia. Non abbiate paura, fatevi avanti: più
siete e meglio è!
Perché (ma questo non lo dite con nessuno, mi raccomando...)
è confessandovi che metterete la vostra scalcagnata e
sconclusionata vita nelle mani amorevoli e accoglienti di Santa
Madre Chiesa; perché è confessandovi che la farete
giudice e maestra della vostra esistenza; perché è
confessandovi che ammetterete una buona volta la vostra dipendenza
da qualcos'Altro che non siete voi... ma che siamo Noi!
La confessione è l'araba fenice che rinasce dalle ceneri
del Concilio di Trento, dopo il fuoco purificatore della Riforma
Protestante (non a caso prossimo obiettivo di “riconciliazione”
- nome attuale della confessione, per i non addetti - del pontificato
francescano); rinascita della quale è principale artefice
- guarda caso - proprio la Compagnia di Gesù.
[Breve inciso: in un altro momento critico per la Chiesa, successivo
al Concilio Vaticano II, fu Giovanni Paolo II a rivolgersi ad
un'altra Compagnia, quella “delle Opere”. Ma questa
è un'altra storia].
Ecco allora che una volta trovata la chiave, è facile
interpretare i gesti, le parole, le scelte e le motivazioni.
È facile “smascherare” ciò che viene
“rappresentato”.
Perché anche al di là della buona fede con cui
viene attuato tutto questo, anche sotto la forma della “misericordia”
- tema del Giubileo Straordinario - la confessione cattolica
era ed è la negazione esatta dell'assunzione di responsabilità
e dell'autonomia di giudizio dell'uomo e della donna, dal momento
che ha bisogno di un'alterità che si faccia carico degli
errori e delle mancanze di un individuo. Perché la confessione
fa leva sul senso di colpa, lo alimenta, volgendo a proprio
vantaggio la “naturale” condizione di “limite”
propria dell'essere umano e schiacciando la carne (debole per
definizione) con la prepotenza dello Spirito. Il trucco consiste
nel far credere all'uomo che sia egli stesso ad avere bisogno
di scaricarsi la coscienza e di dovere giustificarsi davanti
a un dio. D'altronde, non è forse vero che «Il
più grande inganno del diavolo è quello di farci
credere che lui non esiste» (Charles Baudelaire)? Un gioco
di specchi, la cui illusione non verrà mai abbastanza
svelata.
La Chiesa – anche la Chiesa dell'attuale papa, ebbene
sì – non ha mai fatto altro che questo: sostituire
Dio all'uomo, il che in fin dei conti significa sostituire se
stessa e la sua dottrina (in nome di Dio) all'esistenza concreta
di ogni uomo, pretendendo di insegnargli, a lui povero derelitto
incapace di farlo da sé solo, a stare al mondo. Certo,
lei lo fa per il suo bene (che madre misericordiosa sarebbe,
altrimenti?) oltrechè, naturalmente, ad majorem Dei
gloriam!
Andrea Babini
Forlì
Ragusa/Una
biblioteca per Franco
Il
gruppo anarchico di Ragusa, aderente alla Federazione
Anarchica Siciliana, la redazione di Sicilia libertaria,
l'Associazione Culturale Sicilia Punto L, lanciano
una sottoscrizione nazionale con l'obiettivo della
ristrutturazione e sistemazione dell'abitazione del
compagno Franco Leggio, in via S. Francesco 238, per dare
vita, nel decimo anno dalla sua morte, ad una biblioteca
recante il suo nome; una biblioteca - come anche da suo
desiderio – che metta a disposizione di studiosi,
militanti, compagni e amici il suo vasto patrimonio librario.
Riteniamo che la cifra occorrente sia intorno a €
10.000.
I contributi possono essere versati sul cc postale n.
1025557768 intestato a: Associazione Culturale Sicilia
Punto L, via Garibaldi 2 A, 97100 Ragusa oppure sul cc
bancario al seguente iban: IT 90 O 07601 17000 001025557768
intestato a: Associazione Culturale Sicilia Punto L, via
Garibaldi 2 A, 97100 Ragusa.
Per informazioni: info@sicilialibertaria.it
Associazione Culturale Sicilia Punto L |
I
nostri fondi neri
|
Sottoscrizioni. Francesco Casamenti (Roma),
40,00; Monica Giorgi (Bellinzona – Svizzera),
90,34; Angelo Mastrandrea (Sala Consilina –
Sa) 100,00; Pino Cavagnaro (Genova) 10,00; Gesino
Torres (Bari Santo Spirito) 10,00; Vergolini Redi
(Premariacco – Ud) 10,00; Gudo Bozak e P. Bacchin
(Treviso) 300,00; Marco Casalino (Genova) 10,00; Davide
Rossi (Casorate Sempione – Va) 10,00; Franco
Melandri e Rosanna Ambrogetti (Forlì) 23,00;
Antonio Cecchi (Pisa) per numero 400 di “A”,
15,00; Paolo Sabatini (Firenze) 30,00; Paolo e Aurora
(Milano) ricordando Pio Turroni, 500,00; Arturo Schwarz
(Milano) 10,00; Fabrizio Salvi (Roma) 80,00; Eva Bendinelli
(Vetulonia – Gr) 10,00 Diego Fiorani (Concesio
– Bs) 10,00; Alberto Carrasale (La Spezia) 50,00.;
Marcello Vescovo (Alessandria) 10,00; Rocco Tannoia
(Settimo Milanese – Mi) ricordando Cesare Vurchio,
20,00; Giorgio Nanni (Lodi) 10,00; Alessandro Natoli
(Cogliate – Mb) 10,00. Totale € 1.368,34.
Abbonamenti sostenitori. (quando non altrimenti
specificato, trattasi di euro 100,00). Massimo
Locatelli (Inverigo – Co); Andrea Pasqualini
(Vestenanova – Vr); Mirko Negri (Livraga –
Lo); Gudo Bozak e P. Bacchin (Treviso) ; Luca Brunetti
(Campobasso); Ermanno Battaglini (Oria – Br);
Maurizio Guastini (Carrara – Ms) 150,00; Paolo
Santorum (Trento); Roberto Panzeri (Valgreghentino
– Lc) 120,00; Enrico Calandri (Roma); Daniele
Andreoli (Pisa); Michele Piccolrovazzi (Rovereto –
Tn); Claudio Venza (Muggia – Ts); Dorotea Cerra
(Roma) “in memoria di mia madre Rosa Teresa
(Sesa) Vitale”; Daniele Andreoli (Pisa); Claudio
Piccoli (Milano); Gianluca Botteghi (Rimini); Emanuele
Magno (Varese); Alfredo Gagliardi (Ferrara) 200,00
(2° acconto); Alberto Gini (Carate Urio –
Co) 150,00. Totale € 2.220,00.
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