Losanna/
Un'iniziativa dal basso contro le espulsioni
Dall'8 marzo 2015, il collettivo R – un movimento spontaneo di cittadini composto da circa duecento persone – ha dato vita a un rifugio presso la Chiesa di St. Laurent nel centro di Losanna (Svizzera).
Perché un rifugio
Il rifugio protegge i richiedenti asilo minacciati di rinvio verso paesi di transito come l'Ungheria o l'Italia, dove molti di loro subiscono maltrattamenti o sono abbandonati a se stessi. La Svizzera pratica questi rinvii nel quadro degli accordi europei di Dublino. Secondo questi accordi, l'onere di valutare la domanda d'asilo compete al primo paese europeo in cui approda un richiedente, dunque i paesi che si trovano sulla frontiera dell'UE (Ungheria, Grecia, Italia, Spagna, ecc.). Tali accordi permettono così a paesi come la Svizzera di respingere la maggioranza dei richiedenti asilo verso questi stati di frontiera, senza entrare in materia sulla domanda d'asilo e dunque scaricandosi di ogni responsabilità.
Dal settembre 2015, la Segreteria di Stato della Migrazione, piuttosto che favorire l'integrazione dei rifugiati di guerra venuti da Siria e Afghanistan, ha accelerato il rinvio dei “casi Dublino”. Nei paesi europei di frontiera tuttavia, le condizioni di “accoglienza” presentano sempre più le caratteristiche dell'emergenza umanitaria. Di fronte a queste situazioni inaccettabili, l'inazione della Svizzera diventa colpevole: non mette soltanto in pericolo delle vite umane, compromette la nostra dignità e la nostra umanità.
Cosa chiede il Collettivo R...
Il Collettivo R chiede alla società civile di mobilitarsi in modo massiccio affinché il diritto all'asilo, la solidarietà e l'ospitalità non vengano vuotati del loro significato. Quasi 3'000 persone hanno già firmato il manifesto del Collettivo R che chiede al governo cantonale vodese di adoperarsi affinché la Svizzera applichi la clausola di sovranità sospendendo l'automatismo del “rinvio Dublino”. Per il momento, il Consiglio di Stato vodese si è mostrato sordo a questi appelli della società civile. Il collettivo R si batte anche affinché Losanna diventi una “Città Rifugio” rifiutandosi di partecipare all'esecuzioni dei rinvii forzati e accogliendo almeno 1'500 rifugiati accalcati alle frontiere europee.
...e cosa ha ottenuto
24 persone sono sfuggite al rinvio Dublino e la loro domanda
d'asilo è in fase d'esame presso i servizi federali a
Berna; più di 70 persone sono attualmente sostenute dal
Collettivo R in vista dell'ottenimento di un trattamento analogo.
L'organizzazione di azioni solidali e di integrazione quali
corsi di francese e mense comuni sono all'ordine del giorno.
In quanto luogo protetto, il rifugio diventa pure uno spazio
di incontro e di condivisione tra migranti e persone solidali.
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Losanna (Svizzera), 6 febbraio 2016. Un gruppo di militanti
del Collettivo R ha dispiegato sulla cattedrale di Losanna un
drappo di 10 metri di lunghezza con lo slogan “Stop renvois
des réfugiés Dublin” (Stop all'espulsione
dei rifugiati [a causa dell'accordo di] Dublino). Con questa
azione il Collettivo intende denunciare la politica dei rinvii
praticata dalle autorità svizzere |
La rete svizzera di sostegno
Sul sito del Collettivo Droit de rester (www.droit-de-rester.blogspot.ch),
che collabora e sostiene il Collettivo R, si trovano molte informazioni
utili, inerenti sia il Cantone di Vaud sia il resto della Svizzera.
In Ticino il Movimento dei senza voce (www.movimentodeisenzavoce.org)
è attivo dal 2001 e fa parte del movimento svizzero dei
“Sans-papier”. Si tratta di un'associazione apartitica
e aconfessionale che ha come scopi quelli di sostenere la creazione
e l'attuazione di una politica migratoria rispettosa dei diritti
umani, di favorire attivamente la partecipazione dei migranti
al tessuto sociale con il conseguimento di tutti i diritti sociali,
civili e politici, di chiedere la regolarizzazione di tutti
i sans-papiers residenti in Svizzera, di promuovere l'assistenza
giuridica e socio-sanitaria, di rivendicare per ottenere le
strutture necessarie per i bisogni fondamentali di tutte le
persone, svizzeri e stranieri, senza fissa dimora o con problemi
di ordine sociale e di restare attenti alle nuove forme di disagio,
discriminazione ed esclusione sociale.
Fonti:
Collectif R, newsletter
www.stoprenvoi.ch
www.desobeissons.ch
www.droit-de-rester.blogspot.ch
www.movimentodeisenzavoce.org
Paola Pronini Medici
Lisbona/
Un incontro sull'educazione libertaria
Il 5 febbraio a Lisbona, il nuovo locale del centro sociale
e libreria BOESG/Disgraca ha ricevuto la visita del compagno
brasiliano Paulo Marques, insegnante alla facoltà di
educazione dell'Università federale di Pelotas (Brasile),
membro del Gruppo di Studio sull'Edukazione Libertaria
di Pelotas (Brasile) e del Gruppo di Ricerca Memoria, Teoria
e Pratica dell'Educazione Libertaria. Paulo è stato invitato
per guidare un dibattito sul significato dell'educazione libertaria
ai giorni nostri, riferendo delle sue esperienze accademiche
nei gruppi di ricerca a cui prende parte in Brasile.
La piccola stanza era gremita di persone interessate a un argomento
di cui, un secolo fa, si dibatteva spesso su riviste e giornali
anarchici portoghesi, ma che non è molto affrontato ai
giorni nostri. A dispetto di ciò, il boom di pubblicazioni
in Brasile su questo argomento sembra essere in crescita, insieme
alle esperienze di cui Paulo ha parlato e che si stanno realizzando
dall'altra parte dell'Atlantico.
La prima parte della presentazione di Paulo introduceva le prospettive
storiche, il pensiero e le esperienze dell'educazione libertaria.
A partire da quello che era considerato un ethos libertario
all'epoca degli antichi greci con Diogene di Sinope o Epicuro,
con Montaigne e Erasmus durante il Rinascimento, alle prime
critiche all'insegnamento mosse nel diciannovesimo secolo da
Max Stirner e Friedrich Nietzsche, fino ai più recenti
Ivan Illich e Michel Foucault e a Pedro Garcìa Olivo,
nostro contemporaneo. Dalle prospettive libertarie di un'educazione
alla libertà di Pierre-Joseph Proudhon, Mikhail Bakunin
e William Godwin, finendo con le esperienze di Paul Robin all'orfanotrofio
Prèvost di Cempuis (Francia), di Sébastien Faure
a La Ruche a Ramboulliet (Francia) e di Francisco Ferrer alla
Scuola Moderna a Barcellona che ha dato vita a un movimento
internazionale di scuole basato sui suoi principi.
Paulo Marques voleva dar conto dell'importanza che hanno avuto,
e continuano ad avere per l'immaginario anarchico collettivo,
la critica alla scuola come luogo di indottrinamento da parte
dello Stato e della religione, e del ruolo dell'educazione con
tutto il suo potenziale di creazione di esseri umani autonomi.
La seconda parte della conversazione ha riguardato la rilevanza
di questo argomento ai giorni nostri. Mettendo in discussione
il classico discorso sulle pedagogie anarchiche della fine del
XIX secolo e dell'inizio del XX secolo, Paulo ha fatto presente
che se vogliamo parlare di educazione libertaria, dobbiamo basare
la nostra idea sul nostro tempo, che è diverso da quello
di Robin, Ferrer o Faure.
Basando la sua critica sull'approccio radicale di Pedro Garcìa
Olivo e il suo completo rifiuto della scuola in quanto luogo
di reclusione dei giovani dove è sempre presente la dicotomia
ricompensa/punizione, Paulo sostiene che l'educazione si trovi
dappertutto, nelle nostre più semplici interazioni con
gli altri; sostiene anche che l'unico ruolo della scuola sia
quello di certificare per conto dello Stato che gli studenti
siano preparati ad essere buoni lavoratori. Per questo parla
di edukazione, con la K, come gli spazi occupati (okupas,
in portoghese), per indicare spazi di libertà e libera
condivisione, fuori dallo spazio standardizzato dove ha luogo
la normale educazione.
Paulo ha anche riferito delle sue esperienze di educazione libertaria
negli spazi occupati della sua città natale e del modo
in cui stanno discutendo su quale possa essere il loro approccio
ad un argomento che è stato sulla bocca degli anarchici
per più di un secolo.
Il dibattito che si è avuto è stato lungo e molto
interessante, con molte domande poste dai partecipanti che,
non familiarizzando con le idee anarchiche, per la prima volta
avevano visitato il locale attirati proprio dall'argomento.
Pedro Morais
Traduzione di Carlotta Pedrazzini
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