I posti vuoti
Ieri se n'è andata un'amica. Una delle persone importanti
nella mia storia personale, uno dei casi in cui le parole della
scrittura e quelle della vita trovano un felice incrocio, una
consonanza perfetta. Se n'è andata come voleva lei, in
un paese diverso dall'Italia, perché qui non siamo civili
abbastanza da consentire scelte che sono individuali e che lo
stato, o chi per esso, dovrebbe limitarsi a consentire, senza
esprimere giudizi morali.
Ieri, nel vuoto improvviso, anche se previsto, ho provato però
una sensazione di pace inconsueta in questi casi: ho pensato
cioè che la mia amica ha fatto quello che ha scelto,
e noi che le eravamo attorno l'abbiamo solo accompagnata. Perché
è così che si fa in un mondo libero: si riconosce
l'autonomia decisionale degli altri, per tutto ciò che
concerne la loro vita, il loro corpo, il loro stare al mondo,
e, alla fine, la loro dignità.
Il posto dove mi piacerebbe vivere non somiglia molto a questo.
Il posto dove mi piacerebbe vivere è un luogo di persone
responsabili e adulte, rispettose della dignità altrui
perché questo è il solo modo per aver rispetto
di se stessi. Un posto dove non c'è nessuno “più
uguale” degli altri, e dove i conflitti nascono da ingiustizie
effettive che però si è pronti a emendare. Un
posto dove si leggono libri importanti per imparare le esperienze
che non si possono fare. Dove non si vive nella paura delle
libertà degli altri perché esse sono l'essenza
stessa di una convivenza equa. Ho sempre pensato che costruiamo
noi la realtà in cui viviamo. Lo penso ancora, ma occorre
aggiungere qualcosa a questa affermazione. Occorre cioè
considerare il fatto che la comunità che abitiamo è
costruita collettivamente. Allora fa qualche differenze se l'esigenza
di giustizia è manifestata da uno solo o da molti. La
responsabilità di una società di uguali è
di necessità condivisa. Essa implica la convinzione preliminare
e collettiva che, per quanto ingiusta possa essere la scelta
che viene operata da un altro, essa ha le sue ragioni. Non deve
essere giudicata, né tantomeno impedita attraverso strumenti
istituzionali. Quando essa riguarda il soggetto che sceglie,
il suo corpo e la sua vita, questa scelta deve solo essere resa
possibile, non necessariamente condivisa.
Così, appunto, la mia posizione è questa. Sull'aborto,
sulle unioni civili, sul fine vita. Non conta quel che io condivido
in termini morali, perché saperlo è affar mio.
Conta però la mia profonda, radicata convinzione che
una comunità giusta debba offrire la possibilità
a ciascuno di operare la scelta che è più
giusta, per lei o per lui. E siccome siam tutti
diversi, la nozione di quel che va bene per ognuno è
intensamente soggettiva.
In Empirismo eretico, Pasolini scrive che la morte ha
un potere mitografico capace di rimodellare il senso di un'intera
vita, “e la luce retroattiva che essa rimanda su tale
vita ne trasceglie i punti essenziali, facendone degli atti
mitici e morali fuori dal tempo. Ecco, questo è il modo
in cui una vita diventa una storia”. Allora dovremmo poter
scegliere come morire nello stesso modo in cui scegliamo come
stare al mondo. Nei limiti di quel che si può.
Altrimenti, semplicemente, il posto in cui viviamo non è
un posto giusto.
E perché lo sia, noi dobbiamo poter essere, come scrive
Margaret Atwood, acqua che scorre, scegliendo il suo percorso
in base agli ostacoli che incontra. “Water does not resist.
Water flows. When you plunge your hand into it, all you feel
is a caress. Water is not a solid wall, it will not stop you.
But water always goes where it wants to go, and nothing in the
end can stand against it. Water is patient. Dripping water wears
away a stone. Remember that, my child. Remember you are half
water.
If you can't go through an obstacle, go around it. Water does”1.
Nicoletta Vallorani
1 Traduzione: “L'acqua non oppone resistenza. L'acqua
scorre. Quando immergi la tua mano in essa, tutto ciò
che senti è una carezza. L'acqua non è un muro
solido, non ti fermerà. Ma l'acqua va sempre dove vuole
andare, e alla fine niente può resistere contro di lei.
L'acqua è paziente. L'acqua che gocciola può scavare
una pietra. Ricordati questo, figlio mio. Ricorda che sei per
metà acqua. Se non riesci a passare attraverso un ostacolo,
aggiralo. L'acqua lo fa”. |