anarchiche/ici tedesche/i
Alcune storie contro il nazismo
di David Bernardini
Sono figure “minori” quelle delle donne e degli uomini narrate in queste pagine, parti della storia poco conosciuta dell'antinazismo anarchico di lingua tedesca.
Da Barcellona a Ravensbrück, da Parigi a Sachsenhausen, dalle scuole libertarie ai fucili.
“Allora come luce o vento sarà,
qualcosa che ti passa addosso
e lascia solo un senso, una verità:
il modo per non scivolare via
nella corrente delle cose.
Traccia una rotta”
Airesis
La storia della resistenza anarchica di lingua tedesca è poco nota, anche se negli ultimi anni sono comparsi, per fortuna, alcuni libri e articoli sull'argomento anche in italiano. Ancora meno conosciute sono le storie individuali di chi prese parte alla resistenza: le scelte, le idee e i visi delle donne e degli uomini che lottarono contro il nazismo rimangono il più delle volte nell'ombra. Le poche vicende che emergono sono solitamente quelle degli esponenti di spicco, come Rudolf Rocker o Erich Mühsam. E tutti gli altri?
Le biografie narrate in queste pagine si basano su tre scelte
personali. In primo luogo, ho preferito mettere da parte i nomi
più famosi, che si troveranno citati solamente di sfuggita,
e concentrare l'attenzione su alcune figure forse di “secondo
piano” da un punto di vista storico, ma che sono rappresentativi
di alcuni percorsi della resistenza tedesca al nazismo. In secondo
luogo, le biografie trattate in queste pagine sono tutte legate
in diversa misura all'anarcosindacalista Freie Arbeiter Union
Deutschlands (FAUD) [Libera Unione dei Lavoratori tedeschi],
la principale organizzazione anarchica nella Repubblica di Weimar
(1919-1933). Ciò non significa che l'anarchismo di quegli
anni fosse limitato alla FAUD, si tratta semplicemente di un argomento
che un po' conosco. Infine, la mia scelta è caduta su individualità
che hanno combattuto il nazismo ovunque lo incontrassero e con
mezzi diversi: dalla lotta nelle strade di qualche città
tedesca alla guerra civile spagnola alla resistenza durante il
secondo conflitto mondiale, dai gruppi militanti antifascisti
alle scuole libertarie. Ciascuno con i propri mezzi e con le proprie
attitudini, nell'insopprimibile volontà di farla finita
con il nazismo e con ogni forma di dominio.
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Anna Götze nel 1933. Foto tratta da: Rudolf Benner,
Die unsichtbare Front. Bericht über die illegale Arbeit
in Deutschland (1937), Libertad Verlag, Berlin-Köln,
1997 |
Una famiglia contro: i Götze
Sembra incredibile, ma qualcuno ci vuole ancora convincere
che l'unica famiglia sia quella “tradizionale”,
meglio se sposata in chiesa e ligia al rispetto delle leggi.
Anna Götze (1875-1958) sarebbe inorridita. Anna ha tre
figli fuori dal matrimonio prima della Grande Guerra, Ferdinand,
Irma e Waldemar, che cresce da sola e, da un certo punto di
vista, piuttosto bene. Ferdinad e Irma infatti sono militanti
anarchici sin dalla gioventù, mentre Waldemar aderisce
al Partito comunista tedesco (KPD). Per molti anni le discussioni
politiche familiari sono furiose e si placano solo nel 1933,
quando Hitler con il suo Partito nazionalsocialista (NSDAP)
assume il potere. Anna, operaia, milita nelle file della
FAUD sin dall'inizio degli anni Venti, dopo essere passata dai
socialdemocratici e dagli spartachisti. Con l'inizio della dittatura
nazista, Anna si assume la responsabilità della rete
clandestina della FAUD per la Germania centrale e trasforma
il suo appartamento in Sigismundstrasse 6 a Lipsia in uno dei
suoi centri. Viene arrestata nel 1935, poi nel 1937 e ancora
nel 1938, quando viene condannata a tre anni di carcere, scontati
i quali viene deportata nel campo di concentramento di Ravensbrück.
Qui, nel 1944, Anna ha una sorpresa: dopo nove anni passati
senza vederla, rincontra la figlia Irma.
Irma Götze (1912-?), di professione puericultrice, aveva
aderito nel 1928 ai Syndikalistisch-Anarchistische Jugend
Deutschlands (SAJD) [Giovani anarcosindacalisti tedeschi],
che si potrebbero definire la componente giovanile della FAUD.
Dopo l'insediamento della dittatura di Hitler, Irma prende parte
alle cosiddette “Meuten” (Orde), un gruppo di opposizione
giovanile antinazista di Lipsia. Una sentenza del 1939 affermerà
con preoccupazione che le “Meuten” sono espressione
di “eccessi del teppismo delle grandi città”,
accusando i suoi membri di rifiutare consapevolmente la disciplina
delle organizzazioni naziste. Irma inoltre collabora alla produzione
e alla diffusione di scritti illegali, oltre ad agire come corriere
clandestino tra la Germania e la Repubblica Ceca. Quando nel
1937 la Gestapo di Lipsia decide di arrestarla, Irma si trova
già da un paio di anni a Barcellona, dove partecipa alla
guerra civile spagnola nelle file del Gruppe Deutsche Anarcho-Syndikalisten
im Ausland (DAS) [Gruppo Anarcosindacalisti tedeschi all'estero],
nato nel 1934 per riunire i militanti in esilio. Nel maggio
del 1937 Irma viene arrestata dalla polizia segreta... sovietica,
che la rinchiude nella prigione di Puerta del Angel. Da quel
momento, la sua vita diviene una sequenza di detenzioni: dopo
aver raggiunto Parigi nel maggio del 1938, nel 1940 Irma viene
imprigionata dalle autorità francesi come “straniera
di nazionalità nemica”, prima nel campo di concentramento
di Argèles-sur-Mer, poi in quello di Rivesaltes. Nel
settembre 1941 finisce nelle mani della Gestapo, che la riporta
in Germania, dove viene condannata a due anni e mezzo di reclusione
per il suo lavoro illegale nella FAUD. Una volta scontata la
condanna, Irma viene deportata a Ravensbrück dove trova
la madre Anne, imprigionata oramai da diversi anni. Insieme,
le due donne riescono a scappare nell'aprile 1945 durante la
marcia dei prigionieri del lager verso il Baltico, sopravvivendo
alla guerra.
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Foto di anarchici, l'ultimo a destra è Ferdinand Götze
(1933/34). Foto tratta da: Rudolf Benner, Die unsichtbare
Front. Bericht über die illegale Arbeit in Deutschland
(1937), Libertad Verlag, Berlin-Köln, 1997 |
Anche Ferdinand Götze (1907-1985), detto Nante,
riesce a cavarsela in quegli anni. Militante della FAUD sin
dagli anni Venti, nelle sue fila incontra Elly Buchner (1907-2003),
con cui si sposa. Nante e Elly hanno nel 1924 una figlia, Annemarie,
la quale cresce in quell'atmosfera così intensamente
politicizzata come è l'appartamento dei suoi giovani
genitori, dove vivono anche la nonna Anne e la zia Irma. Nel
maggio 1933 Nante viene arrestato dai nazisti e rinchiuso per
qualche tempo in un campo di concentramento. Una volta libero,
perfeziona la rete clandestina della FAUD e promuove la pubblicazione
del giornale Die Soziale Revolution [La rivoluzione sociale],
stampato a Lipsia tra il 1933 e il 1935 (otto numeri documentabili
in tutto) e diffuso in 200 esemplari, affermandosi come la principale
pubblicazione clandestina di stampo libertario.
Anche la piccola Annemarie contribuisce alla resistenza portando
a soli dieci anni, nascosti nel suo zainetto di scuola, volantini
“sovversivi”. Ma, con il passare dei mesi, la pressione
sugli antifascisti cresce, così come la preoccupazione.
Perciò Elly emigra all'inizio del 1934 a Barcellona,
dove viene raggiunta nell'ottobre dello stesso anno da Annemarie.
Nel frattempo Nante continua la sua attività di resistenza
e nella Pasqua del 1934 prende parte ad un congresso anarchico
internazionale ad Amsterdam. Per sottrarsi all'arresto sempre
più minaccioso, alla fine anche Nante deve lasciare la
Germania e rifugiarsi a Barcellona, ricongiungendosi con la
famiglia. Nante ed Elly prendono parte alla guerra civile
spagnola nelle file dell'anarcosindacalismo tedesco in esilio.
Dopo le giornate del maggio 1937, Nante riesce a sfuggire agli
artigli della polizia segreta sovietica, mentre Elly viene per
qualche tempo detenuta nella prigione di Puerta de Angel, dove
viene rinchiusa anche Irma. Rilasciata, Elly recupera Annemarie
e, attraverso la Francia, giunge in Norvegia, dove Nante vive
dall'estate 1938 e ha ottenuto il riconoscimento di rifugiato
politico. Quando la Germania nazista occupa la Norvegia, Nante,
Elly e Annemarie passano in Svezia, dove quest'ultima viene
separata dai genitori, i quali sono in un primo momento internati
nel campi di lavoro di Loka Brunn. Sei mesi dopo possono finalmente
ritrovarsi: Nante lavora come falegname e boscaiolo e rimane
attivo nel movimento anarcosindacalista svedese, mentre Annemarie
nell'agosto 1943 conosce e sposa il futuro scrittore Stig Dagerman.
Nante muore il 22 febbraio 1985.
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Elly Götze nel 1934 a Barcellona. Foto tratta da: Rudolf Benner, Die unsichtbare Front. Bericht über die illegale Arbeit
in Deutschland (1937), Libertad Verlag, Berlin-Köln,
1997 |
”La bruja”: Etta Federn
Marietta, detta Etta, Federn (1883-1951) nasce in una
famiglia borghese austriaca di ebrei convertiti. Studia germanistica
e filosofia all'università di Vienna, poi si trasferisce
a Berlino nel 1905. É una svolta fondamentale nella sua
vita da tutti i punti di vista: affettivo, lavorativo e politico.
Si sposa infatti due volte e da ciascun matrimonio ha un figlio,
Hans il maggiore e Michael il minore. Nella capitale tedesca
si afferma come scrittrice, pubblicando diverse biografie, saggi,
racconti e poesie, come critica letteraria, lavorando per il
Berliner Tageblatt (quotidiano di tendenze liberal-democratiche),
e come traduttrice. Infine, Etta si lega nel corso degli anni
Venti al movimento anarchico berlinese. Frequenta la casa di
Rudolf Rocker e della sua compagna Milly Witkop, conosce Emma
Goldman e Max Nettlau, milita nell'ambito dell'anarcosindacalista
Syndikalistische Frauenbund (SFB) [Lega delle donne sindacaliste]
e compone alcune poesie per Der Arbeitslose, un giornale
della FAUD. Nel 1927 Etta pubblica una biografia dedicata a
Walther Rathenau, uomo politico e imprenditore ucciso cinque
anni prima da esponenti dell'estrema destra nazionalista. Il
libro fa imbestialire i nazisti, che iniziano a far pressione
sui giornali e sulle case editrici con cui lavora Etta. Minacciata
di morte e con le sue fonti di guadagno messe a repentaglio,
Etta decide che è giunto il momento di cambiare aria.
Nell'ottobre 1932, all'età di 49 anni, si trasferisce
con i figli Hans e Michael a Barcellona, dove trova il sostegno
della rete internazionale del movimento anarchico. Per di più,
Etta ha dimestichezza con le lingue e in poche settimane riesce
ad imparare sufficientemente lo spagnolo per scrivere e fare
traduzioni, che le assicurano un minimo di sostentamento. Dopo
il 1933, il suo appartamento di Barcellona diviene punto di
riferimento e luogo di passaggio per i rifugiati politici in
fuga dalla Germania nazista.
Nel luglio 1936 Etta non può quindi rimanere in disparte,
aderisce a “Mujeres Libres”, un movimento di sole
donne separato e autonomo dalla CNT, e collabora con la sua
omonima rivista, riprendendo temi quali la pedagogia e l'educazione
di cui si era già in parte occupata nell'ambito della
SFB. Su incarico di “Mujeres Libres”, nel 1937 fonda
e dirige a Blanes, sulla costa catalana, quattro scuole libertarie.
Tra le sue allieve c'è anche Annemarie Götze, la
quale ricorderà come, a causa dell'abbigliamento di Etta,
con le sue lunghe camice nere e i suoi capelli completamente
bianchi e tagliati corti, quest'ultima veniva soprannominata
“la bruja”, la strega. Etta promuove nel frattempo
anche il settimanale Vida Nueva. Rientrata a Barcellona,
pubblica la sua brochure Mujeres de las Revoluciones.
Nell'aprile 1938 si trasferisce a Parigi con Michael, mentre
Hans rimane ancora a combattere contro l'esercito franchista.
Nel 1940, quando la Francia viene occupata dall'esercito nazista,
Etta, Hans e Michael si gettano ancora una volta nella lotta:
la prima vive a Lione e contribuisce alle attività di
resistenza con il lavoro propagandistico, mentre i suoi due
figli aderiscono ai gruppi partigiani. Michael sopravvive, Hans
invece no: viene ucciso dalla Wehrmacht il 9 agosto 1944 a Charavine
(Vercors).
Finito il conflitto mondiale, una sempre più stanca e
ammalata Etta va a vivere in un piccolo hotel nel centro di
Parigi, “Le Clos Médicis”, in 56 Rue Monsieur
le Prince, vicino ai Jardin du Luxembourg. Forse qui andava
a passeggiare con le amiche che venivano a farle visita, tra
cui c'era anche Annemarie Götze, il marito della quale,
Stig Dagerman, scriverà successivamente un racconto dedicato
a Jean Portal, nome di battaglia di Hans. Etta si spegnerà
il 29 settembre 1951.
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Etta Federn (1936). Sammlung Margaret Michaelis-Sachs,
National Gallery of Australia |
Quando l'antifascismo non ha confini: Paul Czakon
Nel 1952 Theodor Bennek ha 55 anni, di cui una decina passati
nel campo di concentramento di Sachsenhausen a causa della sua
militanza anarchica. Il 19 giugno di quell'anno muore un certo
Paul Czakon (1897-1952), con il quale Bennek aveva stretto amicizia
una trentina di anni prima. Perciò quest'ultimo scrive
un breve articolo su Die Freie Gesellschaft (una delle
principali riviste libertarie tedesche negli anni Cinquanta),
che costituisce una delle poche testimonianze della straordinaria
parabola biografica di Czakon. Quest'ultimo nasce a Nieder-Heiduk,
uno sperduto villaggio dell'Alta Slesia, regione contesa per
buona parte del Novecento tra Polonia e Germania. Czakon è
un fabbro, militante della FAUD sin dalla fine degli anni Venti
e cofondatore della Schwarze Schar [Schiera nera] di
Beuthen, gruppo militante antifascista che si presenta in pubblico
con un abbigliamento completamente nero.
Nel maggio 1932 la polizia scopre il deposito segreto di armi
ed esplosivi allestito dalla Schiera nera di Beuthen: Czakon,
insieme ad altre due attivisti, si rifugia in Spagna, dove milita
nella CNT. Durante la guerra civile, combatte nell'unità
anarchica “Sacco y Vanzetti”, nel novembre del 1936
prende parte alla difesa di Madrid e infine viene spostato sul
fronte aragonese, terminando il conflitto come ufficiale, nel
rango di capitano. Dopo il crollo del fronte catalano, Czakon
si sposta in Francia, dove viene internato nel campo di Gurs.
Anche qui si ritrova a dover combattere, ma questa volta il
suo nemico sono le pretese egemoniche degli stalinisti sulla
direzione del campo stesso, contro le quali si schiera la cosiddetta “Compagnia 9”, di cui Czakon si afferma come uno
dei suoi portavoce.
Quando l'esercito nazista occupa la Francia, Czakon torna ad
imbracciare le armi in un'unità militare della resistenza.
Nel 1948 può finalmente tornare in Germania insieme alla
sua “compagna di una vita”, come la definisce Bennek
(senza tuttavia rivelarne il nome), la quale era stata nel corso
del conflitto internata in un campo di concentramento francese.
I due si trasferiscono a Salzgitter-Bad (Niedersachsen), dove
Czakon ingaggia la sua ultima lotta al fianco dei disoccupati
della zona, riuscendo a farsi ascoltare dalle autorità
tedesche ed alleate. Dopo aver passato gli ultimi anni della
sua vita in miseria, Czakon muore il 19 giugno, poco prima di
compiere 56 anni, ucciso da quella che Bennek definisce una “perfida malattia”. Come ricorda quest'ultimo, il
funerale di Czakon è molto partecipato e persino l'amministrazione
cittadina manda per l'occasione alcuni suoi rappresentanti.
Purtroppo non sono riuscito a recuperare neppure una foto che
ritraesse Czakon.
David Bernardini
Piccola bibliografia
Per
scrivere questi profili biografici ho dovuto “spizzicare”
le informazioni da diverse pubblicazioni. Ecco le principali:
- Th(eodor)
B(ennek), Paul Czakon, in (a cura di) FAU Bremen, Die
CNT als Vortruppe des internationalen Anarcho-Syndikalismus.
Die spanische Revolution 1936. Nachbetrachtungen und
Biographie, Edition AV, Lich/Hessen, 2006, pp. 71-72.
- Andreas
G. Graf e Dieter Nelles, Widerstand und Exil deutscher
Anarchisten und Anarchosyndikalisten (1933-1945), in
Rudolf Benner, Die unsichtbare Front. Bericht über
die illegale Arbeit in Deutschland (1937), Libertad
Verlag, Berlin-Köln, 1997, pp. 71-129.
- (a
cura di) Andreas G. Graf, Anarchisten gegen Hitler.
Anarchisten, Anarcho-Syndikalisten, Rätekommunisten
in Widerstand und Exil, Lukas Verlag, Berlin, 2001.
- Andreas
G. Graf, Widerstand von Anarchisten und Anarcho-Syndikalisten
gegen den Nationalsozialismus, in (a cura di ) Johannes
Tuchel, Der vergessene Widerstand. Zu Realgeschichte
und Wahnerhmung des Kampfes gegen die ND-Diktatu, Wallstein
Verlag, Göttingen, 2005, pp. 39-62.
- Arno
Klönne, Jugendliche Opposition im Dritten Reich,
Sächsische Landeszentrale für politische Bildung,
Dresden, 2005, pp. 62-64 (per la sentenza sulle Meuten
di Lipsia citata).
- Marianne
Kröger, “Jüdische Ethik” und Anarchismus
im Spanischen Bürgerkrieg. Simone Weil - Carl Einstein
- Etta Federn, Peter Lang, Frankfurt am Main, 2009,
pp. 161-204 (limitatamente alla parte dedicata a Etta
Federn).
- Dieter
Nelles, Die Unabhängige Antifaschistische Gruppe
9. Kompanie im Lager Gurs. Zur gruppenspezifischen Interaktion
nach dem Spanischen Bürgerkrieg, in (a cura di
Helga Grebing e Christl Wickert), Das “andere
Deutschland” im Widerstand gegen den Nationalsozialismus.
Beiträge zur politischen Überwindung der nationalsozialistischen
Diktatur im Exil und im Dritten Reich, Klartext-Verlag,
Essen, 1994, pp. 56-85.
- Dieter
Nelles, Ulrich Linse, Harald Piotrowki, Carlos Garcia,
Deutsche AnarchistInnen in Barcellona 1933-1939. Die
Gruppe «Deutsche Anarchosyndikalisten» (DAS),
Verlag Graswurzelrevolution, Heidelberg, 2013.
- Leonhard
Schäfer, Contro Hitler. Gli anarchici e la resistenza
tedesca dimenticata, Zero in Condotta, Milano, 2015.
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