Rivista Anarchica Online





La “strega“ Doina
al rogo

Una volta un mio compagno di cella mi ha raccontato che per lui la più grande sofferenza non sono stati gli anni di carcere da fare, ma il momento in cui ha ricevuto il perdono da parte della vittima del suo reato. (da “Diario di un ergastolano“ www.carmelomusumeci.com)

Desidero iniziare questo articolo citando queste parole dell'ex Presidente della Repubblica Sandro Pertini, che in galera passò lunghi anni: “Ricordatevi, quando avete a che fare con un detenuto, che molte volte avete davanti una persona migliore di quanto non lo siete voi“. Oggi nella redazione di “Ristretti Orizzonti“ del carcere di Padova si è parlato e discusso del caso di Doina Matei, che, appena diciottenne, il 26 aprile 2007, uccise Vanessa Russo colpendola con la punta dell'ombrello in un occhio, dopo una lite in una stazione della metropolitana di Roma.
Da poco tempo, dopo nove anni di carcere, era in regime di semilibertà e lavorava in un ristorante di Venezia. A causa di alcune sue foto finite in rete (Facebook) dove appariva sorridente al Lido di Venezia, il magistrato di sorveglianza le ha sospeso il regime di semilibertà. E ora la ragazza è tornata in carcere a tempo pieno.
Questo triste episodio ha rafforzato in me l'idea che la società chiede giustizia, ma in realtà vuole e pretende solo vendetta. Io penso invece che una pena non dovrebbe mai essere una vendetta, ma piuttosto una medicina che dovrebbe servirti a guarire. È comprensibile il senso di “vendetta“ dei familiari delle vittime, ma è incomprensibile la vendetta di tutta la società. Non si può considerare una persona colpevole per tutta la vita, perché le persone cambiano e la vera colpa te la senti addosso anche se hai finito di scontare la tua pena perché non serve una pena lunga per sentirsi colpevole.
Sembra che più diminuiscono i reati e più la cosa dispiaccia a certi politici che sulla emergenza criminalità hanno costruito la loro fortuna elettorale e tutte le occasioni sono buone per urlare parole forcaiole e di odio. Io invece provo tanta pena per la “strega“ Doina, di nuovo messa al rogo, chiusa in una cella, sola e abbandonata per colpa di un sorriso immortalato in qualche foto andata sulla rete.
Chissà perché mi piace pensare che la vittima del suo reato, Vanessa Russo (colgo l'occasione per manifestare tutta la mia sincera solidarietà a tutti i suoi familiari), non sia d'accordo con la decisione del magistrato che ha sospeso il regime di semilibertà alla “strega“ rumena. Coraggio Doina, buona parte della società ci odia e non ci perdonerà mai del male che abbiamo fatto, ma non per questo dobbiamo smettere di tentare lo stesso di dimostrare che possiamo diventare persone migliori. In tutti i casi in uno “Stato di Diritto“ o in uno “Stato Illuminato“ la pena non deve mai essere certa, ma piuttosto necessaria. E quando questa non è più necessaria dovrebbe cessare, anche prima della sua scadenza, perché al male e al dolore non si dovrebbero aggiunge altro male e altro dolore se non ci sono dei ragionevoli motivi.
Sì, è vero, Doina ha ucciso, ma i casi sono due: o la “bruciamo“ al rogo o la puniamo tentando di farla diventare una persona migliore. Non vedo altre alternative.

Carmelo Musumeci
Carcere di Padova