In questi giorni, che vedono limmane tragedia che sta
sconvolgendo la vita degli abitanti della Palestina e di Israele,
si vedono anche tanti, troppi professionisti della solidarietà,
schierarsi a fianco delluna o dellaltra fazione
in lotta.
Usiamo consapevolmente il termine fazione anziché popolo,
perché siamo convinti che questa vicenda non sia altro
che il prodotto di ciniche e criminali politiche condotte, con
identici fini anche se con mezzi e potenze diversi, da due ceti
dirigenti divisi su tutto ma non sullopportunistica volontà
di consolidare i propri assetti di potere. E questo sulla pelle
dei loro sudditi.
Usiamo consapevolmente il termine sudditi anziché cittadini,
perché siamo convinti che gli abitanti di questo lembo
del Medio Oriente siano considerati tali, dai loro governanti:
nulla più che delle pedine da usare, e da far ammazzare,
per poter gettare qualche manciata di morti in più sul
tavolo delle trattative.
Usiamo consapevolmente il termine trattative e non scontri
perché, al di là della drammatica ferocia con
la quale si stanno affrontando i due eserciti, siamo convinti
che il barbaro governo di Sharon e la barbara Autorità
Nazionale Palestinese di Arafat, stiano giocando la solita partita
a scacchi, anche se oggi più brutale, che deve finire,
come le precedenti, in una situazione di stallo.
Usiamo consapevolmente il termine stallo e non pace, perché
siamo convinti che la pace, la vera pace, non sia negli interessi
di nessuna delle fazioni in lotta. Non è negli interessi
della destra israeliana, che sopravvive solo mantenendo il paese
in una situazione di continua paura; non è negli interessi
delle organizzazioni politiche e religiose palestinesi, che
vogliono semplicemente ridefinire i rapporti di potere nel loro
futuro stato; non è negli interessi degli Stati Uniti,
che vogliono uno stato di Israele tanto più fedele quanto
più minacciato; non è nellinteresse dei
paesi arabi, che sanno ben approfittare di questa situazione
di drammatica incertezza; non è negli interessi della
chiesa, delle chiese, che continuano, al di là delle
belle parole, a seminare fanatismo e razzismo ed a sputarsi
reciprocamente in faccia dalla mattina alla sera; non è
nellinteresse dellEuropa. Ah, già, lEuropa
non conta!
Ecco perché non siamo a fianco di.
Non siamo a fianco di nessuno degli squallidi attori di questa
bruttissima tragedia. E non lo siamo, perché siamo convinti
che se davvero vogliamo mostrare una fattiva solidarietà
con chi muore e vive nel terrore, abbiamo il compito di lottare
contro, e non con, chi ha provocato e strumentalizzato il conflitto.
Senza kefiah e senza kippa, senza divise da kamikaze e senza
elmetti militari, senza bandiere palestinesi e senza bandiere
con la stella di Davide. Senza nessuno di quei simboli in nome
dei quali lodio riproduce se stesso, e il potere rafforza
il proprio bisogno di sangue.
Questo comunicato-stampa è stato diffuso
dai Gruppi Anarchici Imolesi il 10 aprile scorso. La redazione
di A lo sottoscrive.
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