Fa una certa impressione sapere che,
a breve scadenza, il Senato della Repubblica Italiana approverà,
in via definitiva, una legge che, in pratica, nega i diritti
civili ai lavoratori immigrati nel nostro paese dal Sud e dallEst
del mondo, quelli che, con caratteristica ipocrisia burocratica,
chiamiamo extracomunitari. Fa ancora più
impressione apprendere che se quel turpissimo voto sarà
debitamente blindato, come a dire al riparo da qualsiasi
emendamento migliorativo, non dipenderà soltanto dallesorbitante
maggioranza di cui la destra dispone in Parlamento grazie alla
legge elettorale, ma dal fatto che i deputati del centro sinistra,
come è già successo in occasione del voto alla
Camera, si asterranno, in pratica, da qualsiasi pratica di ostruzionismo.
Allora erano imminenti le elezioni amministrative e le forze
di opposizione (chiamiamole pure così) non erano particolarmente
propense a impegnarsi, alla vigilia del voto, nella difesa di
certi valori che, per quanto importanti, non sembravano far
presa sullelettorato. Adesso, anche se la legge è
stata, di fatto, assai peggiorata con ladozione contestuale
dellinfame provvedimento sulle impronte digitali, che
prevede, comè noto, la criminalizzazione automatica
di tutti i lavoratori stranieri, le prospettive non sono molto
cambiate. E se questo significa rincorrere la destra sul suo
terreno e svendere, in nome di una strategia che si è
già rivelata fallimentare, la propria funzione democratica,
beh, nessuno sembra preoccuparsene più che tanto. Non
è la prima volta e non sarà, probabilmente, lultima.
Se lEuropa si chiude
Ma fa molta più impressione, forse, leggere in prima
pagina che il Presidente della Repubblica, che non ha problemi
di rielezione, non è tenuto a preoccuparsi degli umori
dellelettorato, e, soprattutto, dovrebbe badare, nellesercizio
delle sue funzioni, più ai valori di fondo che alle meschinerie
della politica corrente, ha colto loccasione di una visita
ufficiale in Marocco per avallare, con lautorevolezza
che gli è propria, le tentazioni razziste che, diciamo
così, serpeggiano tra i partiti. Per spiegare, nellennesima
interpretazione di un ruolo super partes schiacciato
su una parte sola, che la politica delle porte chiuse e dei
diritti negati non è uno scandalo nazionale, ma una necessità
da cui non si può prescindere.
Non cè posto, ha spiegato Ciampi agli ossequienti
notabili marocchini. Anche se nessuno Dio scampi
intende escludere la continuazione dei flussi migratori,
va ricordato che lItalia e lEuropa hanno una
limitata capacità di accoglimento e di offerta di decorose
e stabili prospettive di vita e di lavoro, se non altro
perché non abbiamo gli spazi e le risorse naturali
dei grandi Paesi oltreoceanici. È opportuno, così,
governare il fenomeno, anche per arginare
i sentimenti impauriti di unEuropa sempre più tentata
di chiudersi.
Insomma, se lEuropa si chiude (espressione
che immagino rappresenti un delicato eufemismo per alludere
alla ripresa di razzismo testimoniata, oltre che dalla pratica
quotidiana, dal voto crescente ai partiti dei vari Bossi, Fini,
Haider, Fortuyn e Le Pen), non ha poi tutti i torti. Capirete,
siamo 377 milioni di europei contro 161 di Nord Africa
e Medio Oriente, i primi destinati a non crescere, mentre i
secondi dovrebbero raddoppiare entro il 2030 e quindi
è fatale che i 12 milioni di nordafricani presenti
nella UE siano presto seguiti da molti altri compatrioti.
E, perbacco, come si fa? Qualcuno lo accoglieremo ancora, figuriamoci,
con la fame che abbiamo di colf, badanti, raccoglitori
di pomidoro e lavoratori manuali in genere, ma più di
tanto non possiamo fare. Lemigrazione va accompagnata
dallo sviluppo degli scambi internazionali
e dal
trasferimento di capitali e tecnologie da Nord a Sud.
Che è, lo avrete notato anche voi, una variante particolarmente
raffinata del classico restino al loro paese che è
meglio.
Naturalmente sarebbe fin troppo facile confutare questa specie
di analisi. Basterebbe ricordare che, in fondo, se la gente
qui continua a venire è perché sa che di posto,
almeno per ora, ce nè; che più che confrontare
lentità delle popolazioni bisognerebbe considerare
il divario delle risorse e soprattutto che uno
che ha fatto per tutta la vita il banchiere dovrebbe sapere
che perché si sviluppino gli scambi tra Nord e Sud sarebbe
utile che a Sud avessero qualcosa da scambiare, oltre
sintende alle proprie braccia.
I capitali e le tecnologie non li trasferisce proprio
nessuno, a meno che non si aspetti un tornaconto adeguato, il
che è appunto il problema. Quello di favorire lo sviluppo
dei paesi da cui vengono gli emigranti per rendere inutile lemigrazione,
è un discorso che fa una gran bella impressione, ma,
nei termini generici in cui lo si fa non serve a nessuno, se
non come vago auspicio per il futuro, mentre il problema di
come trattare con giustizia chiunque viva e lavori nel nostro
paese è drammaticamente presente.
Garbate futilità
Ma una confutazione del genere sarebbe, più che altro,
inutile. Temo che a Ciampi, come ai leader del centro destra
(e presumibilmente a quelli del centro sinistra)
il tema dello sviluppo futuro dei rapporti tra il Nord e il
Sud del mondo interessi solo come argomentazione retorica. Di
fatto, sono tutti troppo occupati a inseguire, a cavalcare,
a coccolare (vedete un po voi) le paure, i pregiudizi
e le pulsioni razziste che allignano in questo felice paese.
Un paese che si è sempre autoassolto da ogni accusa in
merito e si è sempre vantato della sua tolleranza, ma,
quando si arriva al dunque, è pronto a sposare con entusiasmo
legoismo di chi ha qualcosa nei confronti di chi non ha
niente.
Intendiamoci. Le garbate futilità che il Presidente ha
profuso in Marocco non sono, gli dei ce ne scampino, di stampo
razzista. Non hanno nulla a che fare con le bestialità
che sparano certi leghisti e con la normativa illiberale che
il parlamento sta per approvare. Ma con il razzismo hanno qualcosa
a che fare lo stesso, nel senso che, in ultima analisi, servono
a giustificarlo. Autorizzano una quantità di cittadini
per bene a cedere alla paura del diverso senza la sgradevole
necessità di sottoscrivere i programmi dei vari Borghezio.
Spiegano che non è necessario essere razzisti per approvare
una normativa restrittiva in materia e che non va considerato
necessariamente di destra chi pensa che di negher in
Padania e di albanesi in Puglia ce ne sono già troppi.
Vanno incontro, insomma, al bisogno di rispettabilità
della destra e alla cattiva coscienza di una sinistra che ha
perso il senso del significato etico delle proprie scelte.
Devessere questo che si intende per spirito bipartisan.
Carlo Oliva
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