Rivista Anarchica Online


clero

Tamagochi come metafora
di Francesca Palazzi Arduini (Dada Knorr)

 

La bagarre sui preti pedofili e la necessità di “possedere l’infanzia”.

Il Tamagochi ha spopolato qualche anno fa come esserino digitale. Presentato nel suo ambiguo ruolo di creatura-gioco e di pulcino sadico con esigenze che ti svegliano, com’è per i neonati, anche nel mezzo della notte. Frutto di una cinica intuizione giapponese ha assoggettato stuoli di bambini e di adulti agendo sulla leva sensibile del desiderio di possesso, una versione economicizzata (e quindi virata al maschile, o globalizzata) dell’istinto materno: fonte di piacere, d’onnipotenza e di sante sofferenze.
Ora, mentre è in atto uno scontro feroce e ricco di colpi di mano sulla gestione degli embrioni, e sui diritti statali e/o altrui sulla maternità, questo Tamagochi, “piccolo uovo” (1), come in un film di Godzilla, può ingigantire ed assurgere (incubo e incubatrice!) a metafora dei rapporti tra adulti e bambini.

USA ed abusa

Non è un caso che proprio negli Stati Uniti sia scoppiato il polverone “pedofilia in sacrestia”, mentre già da anni si disobbedisce al Vaticano con invocazioni di una parte dei cattolici USA alla fine del celibato obbligatorio per i sacerdoti.
La fatale (per i protagonisti) vicenda dell’affiorare di innumerevoli denunce per pedofilia sui preti cattolici americani, rimette in discussione la sessualità sommersa del clero cattolico, con grande disappunto dello stesso che invece preferirebbe sorvolare. E questa sessualità ha molto a che fare col Tamagochi; innanzitutto perché il clero ha sempre voluto occuparsi dell’educazione dei bambini altrui, come “prodotto” quindi delle famiglie/coppie eterosessuali sulle quali ha il controllo morale. Per “vocazione”, il sacerdote e/o l’educatore cattolico acquista/no credito tramite un atteggiamento paterno che però niente ha a che fare con un duraturo rapporto di responsabilità verso l’oggetto delle loro attenzioni.
Sul “tamagochi” quindi si replicano comportamenti già subiti, anche d’abuso ma non meno negativamente di oppressione psicologica, in un rapporto straniato del quale non si subiscono quasi mai le conseguenze. L’educatore cattolico auspica sempre l’inizio dell’indottrinamento sin dall’asilo, quando il tamagochi è più docile.

Con una macina al collo, negli abissi del mare

Le reazioni allo “scandalo” da parte del Vaticano e dello zoccolo duro dell’intransigenza cattolica sono state illuminanti. Da un lato la vaga allusione al fatto che lo scandalo sia stato costruito per “vendetta” da parte di certa stampa statunitense vicina ad ambienti politici interventisti (Guerra del Golfo, Giustizia infinita ecc.) ed anticattolici! Dall’altra, il tentativo di minimizzare, innanzitutto disquisendo sulle cifre e presentando la pedofilia come una goccia di male nell’immenso bene perpetrato dai preti americani: “per circa 3000 sacerdoti implicati in casi di pedofilia....è giusto e lecito accusare l’intero corpo sacerdotale e religioso...di oltre 50.000 soggetti?” (2).
Tentativi pietosi ma sagacemente orchestrati durante l’incontro interdicasteriale indetto dalla Curia vaticana lo scorso aprile, con il quale, di fronte ad uno scandalo di così vasta portata e non addomesticabile, si è voluto rigirare la pizza. Si è cercato cioè di sfoderare alla svelta il polso forte “eroico” contro i responsabili, addirittura accennando alla disponibilità a farli punire dalla giustizia secolare. Disponibilità in realtà non specificata nelle dichiarazioni ufficiali finali. Sembra ci sia una totale resistenza a far giudicare il clero nei tribunali nei quali finisce la gente comune, si è visto anche in altre occasioni, e soprattutto in Italia dove, grazie alla lunga mano morta vaticana, chi ha “osato” portare in tribunale un soldato di dio di solito ha pagato con la carriera e/o la reputazione. La grave pena, la macina al collo, che quindi si paventa con citazioni evangeliche nei documenti in questione, è in realtà quella prevista dal diritto canonico, al massimo la dimissione dallo stato di “vita consacrata”. E... “certamente non ci sembra un comportamento pastorale quello di un vescovo o di un superiore che, ricevuta la denuncia, informano del fatto l’autorità giudiziaria civile...” (3).

Seduzioni gesuite

“Cosa nostra” dicono anche i gesuiti: i preti pedofili vanno gestiti all’interno delle sante mura. Innanzitutto perché non è previsto cambiamento delle loro tendenze se non per intervento della “potenza sanatrice della grazia divina”, ed anzi, si sottolinea anche nei documenti ufficiali vaticani “talvolta anche le consulenze di esperti medici hanno portato i Vescovi a prendere decisioni che gli eventi successivi hanno mostrato essere sbagliate” (4).
È evidente che il tentativo di sedare le pulsioni clericali con consulenze psicologiche (o, chissà, qualche interventuccio psichiatrico...) sono risultati deludenti. Il vedere i recidivi dar di nuovo noie ai chierichetti ha fatto crollare anche quel poco di fede utilitaristica nella “scienza medica” aleggiante nei vescovadi.
La seduzione del discorso gesuita sta nel presentare la pedofilia clericale come una minuscola particella casuale del “male” generale (tutte le forme di sessualità che non siano il rapporto sessuale etero a fini procreativi, dosi modiche durante il matrimonio). Questo incidente di percorso viene descritto come efebofilia (amore per i ragazzi in fase post puberale) praticata senza violenza. Lo scandalo pedofilia si risolverebbe così in un peccato veniale privo dei connotati dello stupro.

Checche senza grazia

Perché allora farne un dramma, diremmo noi, se il prete omosessuale confessa a se stesso (!) o a chi vuole di essere omosessuale e attratto da un sedicenne, e di avere avuto rapporti con lui (consenziente)? Ma qui la questione è un’altra.
Appare enormemente, tragicamente GROTTESCO che proprio i grandi accusatori e fustigatori della sessualità omosessuale si appiccichino alla “efebofilia” per presentare la maggior parte (dicono loro, coi loro dati) delle molestie sessuali su minorenni compiute da preti (5).
E il ribadire e ricordare continuamente che gli abusi su minori sono fatti in ogni contesto, in famiglia come a scuola...non toglie un grammo del peso che il non voler riflettere sulle ragioni di fatti frequentissimi nelle canoniche esercita. Un peso sulla coscienza ed anche sulla credibilità già vacillante di questi predicatori, che la realtà dei fatti continua a smentire. Ma del resto, chi non dà importanza e preminenza ai fatti ed al mondo reale, non teme smentite.
Riguardo alla sessualità gay e lesbica, ad esempio, ora che una marea di persone e di coppie in vari ambiti testimoniano apertamente con la loro vita l’esistenza di una sessualità diversa, consapevole e libera,... sono proprio coloro che vorrebbero cancellata questa realtà a dover fare capriole retoriche sui loro colleghi! Fossimo sarcastici rideremmo. Ma vedere dei ragazzini, dover fare le prime esperienze sessuali all’ombra del Mysterium crucis è così deprimente.
Meglio allora essere gay (allegri), forse aggraziati per luogo comune ma di certo senza il placet della Grazia divina, piuttosto che prestarsi al dialogo con un ceto clericale che gioca a nascondino in sacrestia, e poi offre tolleranza in cambio della regolamentazione.
È infatti con grande rincrescimento che la Chiesa cattolica ha preso nota dell’invito da parte del Parlamento europeo a riconoscere i diritti civili anche delle coppie dello stesso sesso. Da parte degli intellettuali di Chiesa è ancora fortissima l’opera di squalificazione della dignità (o del “pride”) omosessuale. Soprattutto ora che si richiede la possibilità d’adottare, fatto concreto che realmente equiparerebbe una coppia gay o lesbica ad una etero, al di là di riconoscimenti/censimento simbolici e privi di valore concreto. Adesso si fa più pesante la ricerca di una “prova scientifica” dello squilibrio mentale del bambino che cresce in una famiglia “anormale”, o del detto che la coppia gay non sia “duratura” o che sia composta da individui che “tollerano reciproche infedeltà” e perciò non “sana” (6)... un continuo cantilenare (tra scienza ammaestrata e dogma) che cerca di far passare sotto silenzio anche l’eterna crisi dei ruoli materno e paterno nonché della celebrata coppia eterosessuale, crisi visibile su tutti i periodici scandalistici e sulla cronaca nera.

Jesus on line

E mentre i gesuiti riconoscono a malincuore la realtà del “fatto sociale”, del “fenomeno” omosessualità, ed invitano le autorità a regolamentarlo, del resto queste non “intervengono anche sul fumo, costringendo le industrie del tabacco a scrivere sulle confezioni di sigarette che si tratta di un prodotto gravemente dannoso alla salute”? (7) cosicché possiamo aspettarci una nuova etichetta sulla schiena: “attenzione, può nuocere alla vostra moralità”...
Nel frattempo ci pensa Vittorio Messori, fedelissimo del Papa, a completare il transfert circa la pedofilia, presentando la tesi gesuita rivestita da un, direbbe lui, cattolicesimo con le palle.
“Tutta la fottuta società laica è pedofila, quindi perché incolpare i preti. Anzi, saranno stati contagiati, no?”, potrei chiudere qui questo riassuntino che, devo ammettere, mi è riuscito bene, dell’articolo di Messori apparso su Jesus del giugno di quest’anno, titolato “Bambini e cattivi maestri”(8). Ma per rigore di cronaca va sottolineato meglio il gioco sporco di Messori che fa di tutta l’erba un fascio accomunando come peccatori da rogo i pedofili con i bisessuali, i feticisti (anche i pagani adoratori di santo Pio?) con i “sodomiti” (intenderà gli omosessuali...?), gli ex sessantottini che iniziavano al sesso gli alunni...in una bolgia infernale dalla quale si salvano solo quelli normali come lui.
Ed anche in questo caso il gioco sporco serve a passare il testimone del “peccato”, per uscirne fuori senza aver discusso delle implicazioni, che pure l’incontinente Messori, cieco urlatore, sembra sfiorare in quel suo accenno furioso alla generale attrazione per l’infanzia propria di tante culture “degeneri”, da quella della Grecia antica a quella europea del ’900. Meriterebbe, per questi suoi accenti epuratori, una pena fantozziana: la visione di tutti i telefilm della Degeneres.

Agnelli di Dio, e del Mercato

Se possedere l’infanzia e la verginità è sempre andato di moda, in tutti i suoi sensi, è meglio chiedersi quanto questo c’entri con l’amministrazione maschile del sesso e della cultura. Avere una moglie più giovane. Andare con una prostituta minorenne. Segretarie giovani e “in tiro”. Veline e modelli imberbi. Hostess di Forza Italia o di Le Pen in minigonna... il presentare la giovinezza come simbolo di vitalità è comune a tutti i settori del lavoro, della comunicazione, della politica.
Nell’amministrazione del potere poi, possedere la gioventù significa avere energia per il futuro, sia nelle piazze (vedi le giornate papali coi giovani) che nella politica (vedi Berlusconi che cerca di “far capire ai figli” che i padri li vogliono fregare e negare loro il posto di lavoro). Se può accadere che un bambino sveli con chiarezza che il re è nudo, accade purtroppo molto più di frequente che un Radovan Karadzic, dopo aver concluso in contumacia una carriera politica patriottica,... debutti sui podi letterari con un libro di poesie dedicate ai bambini.
La “sagra degli innocentini” continua purtroppo con gli Abusi sessuali su bambini di ogni età. Abusi di significato ancora più aberrante, se possibile, dello stupro. Se lo stupro di una donna significa prendersi una “merce” senza acquistarla, la violenza sui bambini è volontà di negare non solo la libertà dei desideri ma ANCHE la propria infanzia.
Sottoporre un bambino a violenza è anche un auto-stupro. Proprio in società come la nostra,... in menti ordinate dalla falce dell’educazione cattolica, che annichilisce il piacere all’interno di legami sociali e familiari pieni di convenzioni e guardoni. Da qui sgorga un desiderio defunto, un conte Dracula che dalla sua bara chiede sangue, possibilmente giovane e vergine. Verginità e quindi mancanza di esperienza, dunque vulnerabilità al dominio. Guarda caso, è proprio la donna morta resistendo ad uno stupro che la chiesa cattolica venera come simbolo perfetto di questa vulnerabilità: il clero scorda sempre infatti di far notare che Maria Goretti aveva 12 anni.
E tornando alle piazze: non è un popolo senza memoria, e senza esperienza quello di cui necessitano i nuovi cavalieri dello Stato e del Mercato? I mercati vergini sono i più ambiti e vengono creati, anche a costo di dover distruggere-sacrificare interi territori... altrui.

Dominare l’embrione

“Il meccanismo non è molto diverso da quello che spinge a vacanze in paesi che si immaginano degradati per godervi rapporti sessuali con bambini il più piccoli possibile”(9) qui lo psicoanalista Sergio Finzi parla di un meccanismo di volontà di dominio simile all’incesto, che scaturisce tra persone vicine ma divise da una frontiera, un limite parentale, una diversità. Il meccanismo può diventare guerra, la volontà di annichilire l’avversario, il vicino irritante con la sua presenza, il bambino inerme che permette di ri-vendicare la sessualità in una forma onnipotente ed autoreferenziale.
Il dominio sull’infanzia è anche gestione della natalità, della stirpe, pulizia etnica, razzismo: i bambini “in esubero” degli immigrati, o dei confinanti (vedi Jugoslavia) divengono una minaccia, un affronto alla sicurezza, al potere numerico dell’enclave, della famiglia.
Perciò una società maschilista fondata sul (non)controllo maschile delle nascite è xenofoba, perché riconosce nei bambini uno strumento-oggetto di potere, riconoscimento spesso privo di ogni forma di mediazione del materno. “Loro fanno troppi figli”, “noi facciamo troppo pochi figli”... (10), l’infanzia diventa un problema di numeri in una simbolica battaglia navale nella quale chi vince mantiene privilegi e spazio, e “cancella” la sessualità “estranea” ai propri usi e costumi.
È tale anche la gestione a livello mondiale della fame nel mondo: gli affamati, bambini in maggior numero negli spot televisivi, sono un unico tamagochi per il quale si preme il bottone dell’aiuto, e la cui immagine digitale si agita davanti ai nostri occhi saltuariamente per diventare il rituale di pentimento della società opulenta (11).
Come post-patriarcale ed alienata dal soggetto donna è la gestione della natalità e di tutte le leggi ad essa attinenti, sulle quali pesa la minaccia non tanto dell’integralismo religioso cattolico, ma di quasi tutta la rappresentanza maschile in parlamento (12).
Dominare l’embrione è la meta: e con esso il corpo delle donne. Avere potere sui bambini creando anche la loro origine con un dettato legislativo che va al di là di ogni buon senso e di ogni pretesa scientifica (l’immaginazione è al potere!): essi sono sin dalla fecondazione, ci dicono, essi esistono sin dall’idea stessa di unione sessuale... “essi sono noi, quindi, perché creati come persone sin dal concepimento dalla volontà di una nostra legge”. E proprietà dello Stato. E della Chiesa col battesimo.
Quale transfert pedofilo più aberrante?
Ancora una volta dobbiamo uscire dal tunnel della devoluzione del pensiero, sfuggire a questi aliti che ci lambiscono tirandoci in un mondo irreale, un al di là “eterico” (la rappresentazione totale della realtà: la tv) popolato da ectoplasmi tutti dediti a procacciarsi tamagochi: e questa volta non ne usciremo senza il rinnovarsi del pensiero femminista.

Francesca Palazzi Arduini (Dada Knorr)

Note

1) Tamagotchi. O Tamagochi. Da tamago = uovo e watchy, da watch.
2) La Civiltà Cattolica 2002 II 477-486. Quaderno 3647, 1 Giugno 2002. La chiesa cattolica negli Stati Uniti scossa dallo scandalo della pedofilia. Cfr. St.J.Rossetti, “The Catholic Church and Child Sexual Abuse. Distortions, Complexities and Resolutions” in America, April 22, 2002,10.
3) Gianfranco Ghirlanda S.I., “Doveri e diritti implicati nei casi di abusi sessuali perpetrati da chierici” in La Civiltà Cattolica 2002 II 341-353: Quaderno 3646, 18 maggio 2002.
4) Incontro interdicasteriale con i cardinali statunitensi. 23, 24 aprile 2002. Dal discorso di Giovanni Paolo II tenuto il 23 aprile.
5) La Civiltà Cattolica 2002 II 477-486. Quaderno 3647, 1 giugno 2002. Cfr. C.Bryant, “Psycological Treatment of Priest Sex Offenders” in America, April 1, 2002, 14-17.
6) G. de Rosa S.I., “La Civiltà Cattolica apre agli omosessuali?” in La Civiltà Cattolica 2001 IV 57-61. Quaderno 3631, 6 ottobre 2001.
“Il bambino...ha bisogno, perché la sua crescita sia normale, della figura paterna e materna...”, ovviamente i bambini cresciuti in collegi cattolici sono comunque perfettamente “normali”... A questo proposito è giusto ricordare che è stato approvato in luglio dalla camera il disegno di legge 388, ora al senato col numero 1606, che autorizza le ammistrazioni locali a devolvere alle chiese l’8% degli oneri di urbanizzazione, nonché a donare in comodato strutture. Tutto perché “Lo stato riconosce e incentiva la funzione educativa e sociale svolta nella comunità locale, mediante le attività similari, dalle parrocchie e dagli istituti cattolici nonché dalle altre confessioni religiose con le quali lo stato ha stipulato un’intesa”.
7) Ivi. (interessante, per spiriti più hard, anche il parere di Bruto Maria Bruti (!!!) sull’omosessualità, nel “Voci per un dizionario del Pensiero Forte”,
www.alleanzacattolica.org)
8) Questo ed altri articoli su un sito di omosessuali credenti di Roma:
www.nuovaproposta.it.
9) Sergio Finzi, Una psicoanalisi di guerra. Le figure del reduce e dello smarrito nelle pseudonevrosi da vincolo. In Il piccolo Hans, 2/2000.
10) Ivi.
11) A questo proposito, ricordate la copertina di A rivista numero 268? Potremmo considerare la foto del bambino denutrito una foto di denuncia scioccante e perciò funzionale. Ma se il bambino l’avessimo conosciuto, dopo avremmo messo in copertina la sua foto?
12) Al momento in cui scrivo, il disegno di legge sulla procreazione medicalmente assistita è consultabile su www.senato.it al numero S. 1514. In questa legislatura la percentuale delle donne elette è diminuita fino a poco più del 9%.

Per informazioni e link sul dibattito in corso nel mondo femminista: www.womenews.net.