In uno dei tuoi ultimi lavori,
hai ripreso una intervista di Frank Kofski con il musicista
jazz John Coltrane. Connessa con la tua personale asserzione
espressa nel video What I have done in the last 10 years,
la conversazione con John Coltrane diventa non solo una icona
nella storia del jazz ma si oppone sotto certi aspetti allimmagine
stessa degli artisti della fine degli anni 90. Senti la
mancanza di una forza, di una tensione emotiva nellarte
contemporanea?
Nellintervista cè una frase, la musica
può cambiare la società. È un concetto
che oggi suona magari naïf, ma mi piace questa tensione
verso limpossibile, che comporta anche il credere nelle
potenzialità del mezzo che si sta usando. Cerco di non
sentire la mancanza di niente, vivo nel presente e cerco di
costruire cose, ma certo mi piace questo continuo tentativo
di arrivare allorizzonte, quando si sa che lorizzonte
è inarrivabile. Per me è un modo per apprezzare
lumanità intera, e vedere luomo per quello
che è, un animale fortunatamente imperfetto. Non sopporto
ogni pretesa superiorità e il pretendere la perfezione,
credo che siano falsi valori, che non portano a niente di buono.
La tensione emotiva implica imperfezione, questo mi piace.
Cosa intendi come orizzonte?
È lo sforzo di raggiungere un punto, quando si sa che
quel punto è impossibile da raggiungere. È lespressione
di un processo dove non si arriva mai dove si vorrebbe arrivare,
e tutto lo sforzo che si fa è nel processo stesso, nel
tentativo di arrivare ad un punto.
Puoi descrivere il punto che vuoi raggiungere con il tuo
lavoro?
Non so, credo sia qualche cosa connesso con la continua ricerca
di un mio punto di vista sul mondo, sulle cose. Arte è
per me una possibilità di stare sempre in guardia, di
avere una attenzione costante su quello che succede. Per cui
direi che quello che voglio raggiungere con il mio lavoro è
una costante attenzione sulle cose, esercitare e sviluppare
il mio spirito critico. Ma anche questo in effetti fa parte
del processo, per cui quello che voglio raggiungere con il mio
lavoro in definitiva è il processo stesso, la meta finale
mi interessa meno.
Nei tuoi lavori usi spesso la musica. Che ruolo gioca la
musica nel tuo lavoro?
Un ruolo molto importante; prima di tutto la musica è
basata molto su espressione e matematica, per cui cè
questa integrazione tra due anime differenti che mi interessa.
Inoltre la mia formazione è musicale, oltre che artistica.
Suono la chitarra, collaboro con un gruppo musicale qui a Berlino
con proiezioni di diapositive e di video durante i concerti,
per cui sono spesso relazionato alla musica. E mi piace lapproccio
in musica che, come in letteratura, non è strettamente
connesso con qualche cosa di fisico. Mi piace questo approccio
di lavorare senza avere la necessità di un particolare
materiale, di un particolare supporto.
Credi che la musica possa raggiungere il pubblico più
facilmente che larte?
Sì, cè questo aspetto. Musica è
un media immediato, immediatamente recepibile. A volte la musica
sembra essere in grado di toccare delle necessità recondite
delluomo, che larte non può toccare veramente.
Credo che arte sia un media molto lento, uno dei più
lenti. Ma credo però che arte, larte visiva, o
come la vuoi chiamare, possa potenzialmente andare più
in profondità. Forse perché rispetto alla musica
ha una maggiore stretta relazione con le cose e la realtà.
Non so cosa questo voglia dire, non ne sono per niente sicuro,
è solo una mia impressione. Arte comunque può
inglobare tutto, anche media differenti, per cui posso lavorare
comunque con la musica uno dei miei ultimi lavori è
stato suonare la chitarra elettrica per le persone e organizzare
un concerto per un chitarrista classico posso scrivere,
o viaggiare, o fotografare, o dormire, non so... tutto può
essere arte.
Ma la musica anche, puoi dormire e presentarlo come un brano
musicale...
Sì, ma in musica questo è un atteggiamento che
viene poi chiuso in un angolo ed etichettato come sperimentazione.
Non mi troverei a mio agio, è una definizione e una posizione
che non mi piace. Alla musica invidio invece la sua grande potenzialità
di parlare a molte persone in maniera semplice, diretta, e di
farsi capire.
Hai detto che la musica è più immediata, mentre
larte visiva è un media più lento. Credi
che questo sia perché la musica è più estroversa,
e per questo più popolare?
La musica spesso riesce a toccare il tuo corpo, arte invece
difficilmente tocca il corpo, è un approccio differente.
E credo che se in arte vuoi toccare ad ogni costo il corpo delle
persone lavorando sullemozione, spesso poi la cosa diventa
eccessiva, perde quella naturale e tranquilla voglia di comunicare
che in arte trovo molto interessante.
In questo momento il mondo è sotto shock a causa
dellattacco terroristico dell11 settembre. Una domanda
molto comune nel mondo dellarte e non è che se
questo cambierà la produzione artistica nellimmediato
futuro. Cosa ne pensi?
Sì, credo che lo farà, il pericolo è che
diventi una specie di moda. E poi non trovo sia corretto parlare
di guerra solo quando la guerra ci tocca direttamente. Questo
dimostra una mancanza di attenzione ai problemi che sono al
di fuori dei nostri stessi interessi. Cosa che può essere
naturale, ma che espressa in maniera così massiccia come
in questi giorni rivela come minimo dei chiari aspetti di ipocrisia.
E perché credi che sia possibile che diventi di moda
parlare di queste cose?
Forse perché larte contemporanea è alla
ricerca di attenzione, perché magari vuole sentirsi utile,
o perché è alla ricerca di una legittimazione.
Credo che arte non abbia bisogno di alcuna legittimazione, è
semplicemente una forza in continuo cambiamento, che non ha
bisogno di legittimazione. Niente ha bisogno di legittimazione,
legittimazione è un giudizio, e non credo nei giudizi.
E poi legittimare larte significa darle una specie di
cornice quando invece larte deve, o almeno deve provare,
a uscire da ogni cornice imposta, provare a toccare altri punti.
Le strategie dei media nella rappresentazione della forza
sono state per te un interesse per molto tempo. Il crimine organizzato,
il terrorismo, sono inoltre aspetti profondamente legati alla
cultura politica in Italia, paese dove hai vissuto per vari
anni. In che modo il tuo lavoro ne è stato influenzato?
Quando parlo di violenza, o meglio ancora di repressione, mi
interessa dare una idea generale del problema, non focalizzare
la mia attenzione su una specifica situazione. È come
nei film di Sergio Leone, non è la violenza del west
che viene toccata, ma la violenza e i suoi meccanismi di sempre,
in generale. Non credo poi che in Italia a questo proposito
le cose siano molto diverse dal resto dEuropa. Ogni potere
politico porta con sé i suoi crimini e genera tensioni
sociali, è inevitabile, perché il fine di ogni
politico è la riconferma del proprio potere, e per questo
ognuno è disposto a tutto. È un difetto genetico
delle democrazie, è un problema intimamente legato al
potere. Ogni politico è potenzialmente un criminale,
perché è inevitabile che esercitando il suo potere
generi tensioni sociali che a loro volta generano crimini.
Trovo che ci siano sempre state affinità tra arte
e forza, tra arte e violenza, che sono esperienze esistenziali
che influenzano costantemente il discorso artistico. Arte ha
il potere di distruggere?
Larte deve cercare di costruire, cercando di sbagliare
il più possibile. È solo in questo modo, lo svilupparsi
tramite il dubbio e la ricerca volontaria dellerrore,
che larte può differenziarsi dalla politica di
oggi, dai media, dalleconomia, da ogni sistema che ha
la pretesa di giudicare. Il distruggere significa imporre il
proprio pensiero e privare altre persone della possibilità
di sperimentare soluzioni alternative. Larte deve invece
difendere ad ogni costo la possibilità di sperimentare
ogni tipo di possibilità alternativa, anche posizioni
differenti dalla propria. La società civile sembra disinteressarsi
completamente a questo aspetto, non accetta altre soluzioni
oltre alla via che ha scelto. Larte ha il potenziale di
proporre un differente modello di convivenza, proprio perché
può contemplare in sé la possibilità dellerrore
e linteresse per altri tipi di pensieri e altri tipi di
soluzioni. Invece la ricerca di soluzioni alternative in ogni
tipo di società, compresa quella democratica, sono penalmente
perseguibili. Lunica eccezione è la società
anarchica, proprio perché applica su larga scala un metodo
che è fondamentalmente creativo. I punti da dove un artista
e un anarchico partono a mio parere sono essenzialmente gli
stessi. Per me la verità in arte come in ogni altra cosa
non esiste. Per questo credo che larte sia molto vicina
allanarchia, o viceversa. Se si accetta il fatto che una
singola verità non esiste, termini come distruzione,
legittimazione, giudizio non hanno più senso. Uno dei
problemi della società contemporanea, oltre a quello
di guardare troppo al proprio portafoglio, è che crede
nellesistenza di una singola verità.
Credi nella responsabilità?
Credo molto nella responsabilità, e credo che sia un
valore male esercitato in democrazia, come in ogni altro tipo
di regime, dove non cè spazio per la responsabilità
perché tutto è organizzato da regole. Mi piace
pensare alluomo come ad una persona matura, e cerco di
trattarlo come tale. Il senso di responsabilità e il
rispetto in questo senso giocano un ruolo fondamentale.
Ute Tischler e Rana Brentjes
Intervista apparsa su Temporale, n. 54-55,
edizioni Studio Dabbeni, Lugano
Esposizione
"Signor Errico Malatesta", 2001, galleria Juliane
Wellerdiek, Berlino
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