Bella
e sorridente
Si potrebbe dire che, stando al comune senso
del produrre musica contemporaneo, lalbum di cui vi
parlerò oggi contenga molti errori gravi. Il gruppo,
nel proporsi al pubblico giovanile di oggi, sbaglia clamorosamente
genere espressivo: usa un linguaggio sonoro desueto (un rock
onesto e scarsamente contaminato), una volta piuttosto popolare
sì ma ora ristretto ad un ambito tradizionalista e
ultraquarantenne e, stando a quanto si ascolta tramite le
televisioni ufficiali e leggendo la stampa specializzata,
del tutto fuori moda e soprattutto fuori target commerciale
(i dischi, si sa, in grande parte li comprano anzi,
li consumano i ragazzi più giovani).
Altra caratteristica dellalbum, e che lo rende sostanzialmente
controcorrente, è che in ogni canzone viene dato un
risalto esagerato ai testi.
Ma questa non è una recensione, questa non è
una rivista musicale, e a me le musiche controcorrente fanno
innamorare... E questo cd mi ha fatto innamorare al primo
ascolto perché è unopera meravigliosamente
semplice, naturale di quella naturalità bella e sorridente
che non può non venire direttamente dal cuore.
Bandiera genovese della Rosa Tatuata è
uscito lo scorso anno ma vorrei lo spero tantissimo
che fosse uno di quei dischi che non diventano mai
vecchi, o meglio uno di quelli con cui è bello invecchiarci
insieme.
Ciascun pezzo di questo album ha il buon sapore del migliore
rock solare: la musica saccende spesso, mista di America
e di swinging London e di sangue sudore e lacrime blues, e
sa sciogliersi di tenerezze e passioni mediterranee perché
alla fine lAmerica e Londra si rivelano solo unimpressione
e il gusto di questo rock sa di mare proprio come da noi e
solo da noi.
Lalbum solleva alcune perplessità: i musicisti,
innanzitutto, suonano troppo bene per essere così giovani.
Questo fatto non si spiega solo con la collaborazione di musicisti
esterni tutti già rodati (Gang, Blindosbarra, Yo Yo
Mundi, Filippo Gambetta). Secondo me sotto a questa musica
cè una passione enorme, unossessione quasi.
Secondo me ciascuno dei componenti ha messo in gioco
nel gruppo e nella musica la propria vita. Dico sul serio.
Ciascun pezzo somiglia verosimilmente a quelle che potrebbero
essere canzoni lasciate da parte per i motivi più
diversi dalla versione definitiva di un album di qualche
altro musicista probabilmente troppo timoroso ad esporsi,
ad aprirsi alla sua gente. Quello che ci capisci
è un breve gioiello, e resta inchiodata in testa sin
dal primo ascolto, così intensa e semplice. Tra
le pagine di me sembra una canzone troppo bella che
malauguratamente qualche bravo-e-famoso cantautore di adesso
si sia lasciato convincere a scartare, dedicandosi agli stadi
invece che allesplorazione. E poi Le cose che
cambiano, che sembra nata nella cantina di Franti: più
duna volta ho aspettato invano che la chitarra elettrica
gocciolasse via dalle mani di Paolo Bonfanti per vestire il
suono rugginoso di quella di Vanni Picciuolo, e che la voce
di Lalli lentamente si intrecciasse a quella di Max Parodi.
No. Franti non cè, ma sembra abbia lasciato qualcosa
da queste parti.
Non che la Rosa Tatuata manchi di stile, ci mancherebbe
È solo che ascoltando ripetutamente questo cd ci si
prende gusto al gioco crudele di immaginare come sarebbe potuta
andare senza lo spettacolo triste degli ex-indipendenti sui
trampoli davanti alle Raffaelle Carrà del sabato sera
di regime, e degli ex rivoluzionari punk in ginocchio sotto
ai crocifissi miliardari della sala Nervi.
Torniamo a Bandiera genovese. I testi, dicevo,
sono fondamentali nelleconomia di ciascuna canzone.
Sono studiati per raccontare delle storie, non servono solo
per fare da tappezzeria alla musica. Sono treni di riflessioni
ed incertezze, sono sogni scritti a macchina eppure mi piace
pensarli scritti in punta di matita durante i tramonti al
porto. I pensieri e le riflessioni si raccolgono e scompongono
come i pezzi di legno e le conchiglie che il mare sputa dinverno
sulla riva. La voce di Max Parodi ondeggia fra sofferenza
e disincanto, e in ogni canzone svela un mistero.
Non cè una canzone più bella dellaltra,
ma forse sarebbe stato bello che alcune (Due gocce,
in particolare, in cui la voce di Max Parodi sintreccia
a quella suggestiva di Marino Severini) fossero durate di
più.
Ma per ovviare a questo basta pigiare il
tasto giusto del cd player e farla ricominciare daccapo.
Diversa da tutte le altre sentite finora, è limpressionante
versione che la Rosa Tatuata offre della Rimini
di Fabrizio De André, una lettura rock semplice ed
al tempo stesso senza pietà in cui il passaggio Mi7
La min Fa#7 Si min (allaltezza di Lei dice bruciato
in piazza dalla santa inquisizione, per intenderci)
prende una coloritura inedita davvero drammatica. Registrata
dal vivo al Porto Antico di Genova in occasione del raduno
Äia da respiâ, questa interpretazione
vola sulle ali di una chitarra magica, suonata da un Paolo
Bonfanti posseduto contemporaneamente dallo spirito di Dicky
Betts e di John Cipollina. Sono convinto che altri campioni
del rock, la E-Street Band per fare un nome noto a tutti,
non sarebbero mai capaci di un miracolo simile.
Un bellissimo disco, alla fine, che mette un punto fermo sulla
certezza che la musica popolare indipendente, quella che viene
dal cuore senza passare per il portafoglio, non è morta
sotto limmondizia ma ha trovato unaltra nuova
strada, e chissà quali altre, per esprimersi.
Marco Pandin
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