La questione della
proprietà dello Stato sui nostri corpi si evidenzia nei
momenti in cui lo Stato interviene per legiferare su aspetti
critici della nostra vita (la nascita, la morte, la malattia);
allora è possibile notare una sinergia d’intenti
tra le forze cattoliche e la destra politica, con contorno di
altri politici più o meno moralisti-opportunisti.
Così è successo con l’approvazione del disegno
di legge 1514, «Norme in materia di procreazione medicalmente
assistita» (PMA); dopo un iter sul tema lungo decenni
(1), un parlamento composto in maggioranza
da uomini ha… partorito una serie di restrizioni e precetti
che servano anche da futuro punto d’appoggio per la cancellazione
delle norme sull’aborto contenute nella legge 194, la
quale fino ad oggi ha permesso la drastica riduzione degli aborti
clandestini e quindi delle morti di donne (2).
La proprietà sui corpi è ribadita in nome del
«P(b)ene comune», e vieta l’uso della PMA
(ma anche tra: tecniche di riproduzione assistita) per la risoluzione
di problemi non riconosciuti come tali dal moralismo cattolico.
Così per le tecniche di fecondazione assistita (ma il
testo di legge riporta il termine «procreazione»),
la L. 1514 impedisce soluzioni quali la fecondazione con seme
di donatore al di fuori della coppia «riconosciuta»
tale (eterologo), e il ricorso alla fecondazione assistita da
parte di soggetti diversi da quelli riconosciuti «dignitosi»
dalla morale cattolica.
La proprietà sui corpi del resto riguarda anche gli uomini,
seppure in modo differente. Venne ribadita quando in Italia
si manifestò in maniera organizzata il ricorso alla sterilizzazione
maschile come tecnica anticoncezionale rivoluzionaria, in quanto
evitava alle donne il ricorso a farmaci spesso nocivi, e dava
simbolicamente ai maschi quella responsabilità che altrimenti
restava esclusivo carico per le donne.
La proprietà sui corpi è anche riaffermata dallo
Stato nel momento in cui si erogano servizi sanitari, ponendo
sotto tutela grazie alla classe medica la persona che deve «affidarsi»
alla struttura di dominio, quasi privandola della maggiore età.
La proprietà sui corpi, nello specifico dedicato al sesso
ed alla riproduzione è:
– proprietà sull’embrione e quindi sul corpo
delle donne,
– proprietà sul seme maschile e quindi sul seme
come «brand», marchio
– proprietà sulla sessualità e sulle scelte
demografiche della popolazione.
Usucapione dell’embrione
Eh sì, sembra che sia la rivendicazione dell’usucapione
la sola possibilità rimasta a noi donne per mantenere
il controllo del nostro corpo. Già dal lavorio all’interno
del Comitato nazionale di bioetica (56 membri, di cui solo 1/4
donne), organo responsabile delle indicazioni fornite al governo
per legiferare su questi temi, si capiva che esisteva l’intenzione
di fare in modo di forzare il Comitato a presentare dell’embrione
come persona, sin dalla fecondazione. Anche se la manovra è
solo in parte riuscita, grazie alla dissociazione di alcuni
membri del Comitato (3), sta di fatto
che l’embrione è stato modellato e presentato come
nuovo soggetto portatore di diritti alla stregua di una persona
a se stante, sin dal «concepimento». L’interesse
principale è quello alla creazione di un soggetto di
proprietà dello Stato all’interno del corpo delle
donne, anzi, alla rivendicazione da parte dello Stato della
proprietà su cellule contenute all’interno del
corpo di una donna «fecondata», in quanto bene sociale.
Queste cellule, questo progetto di persona «non ancora
nata» che va sviluppandosi nel corpo femminile da un ovulo
fecondato, vede il vanto della proprietà dell’Uomo
in quanto soggetto fecondatore e quindi proprietario di diritti
sul prodotto. In fondo si tratta di una mera questione di proprietà,
appunto, voluta dallo Stato come portavoce del maschile-retrivo,
sul corpo delle donne in quanto produttrici. Il maschio cattolico
fatti i suoi conti, insomma, vuole essere proprietario del brand,
del marchio di fabbrica, del capitale investito e pure della
fabbrica. «Sin dal momento del concepimento», recitano
infatti i testi sacri, sia quelli vaticani che quelli del parlamento:
dal momento che una donna è fecondata, è fottuta,
scusate il termine. Quel processo di costituzione di un nuovo
patrimonio genetico chiamato embrione è una persona,
anzi un «uomo». E su questo «uomo»,
anche se costituito da poche cellule, nostre, noi donne non
abbiamo più diritto di scelta (4).
Rapina, rapimento, “rape”
Se il discorso sul «bene sociale» vi ha ricordato
gli stupri cosiddetti «etnici», non è colpa
mia…
Lo stupro (rape) simbolico sul corpo delle donne, ammantato
da verità scientifica, ha avuto di recente, con la scoperta
da parte del clero dell’esistenza della genetica, un momento
di estasi: si è scoperto che si poteva lavorare sul concetto
di «progetto», di persona in potenza, affermare
cioè che la persona umana esiste in quanto tale sin dall’unione
dei due patrimoni genetici nella fecondazione, e che quindi
chiunque volesse interrompere questo progetto di vita fosse
un omicida. Mentre in precedenza i teorici antiabortisti avevano
da combattere contro le teorie sull’infusione dell’anima
che non li favoriva certamente e che anzi spesso, come nel caso
di Tommaso d’Aquino che teorizzava la «animazione»
del nascituro tra il 30° o 40° giorno, li contrastava.
Non solo, la S. Genetica è stata usata anche per sabotare
l’uscita nelle farmacie della cosiddetta «pillola
del giorno dopo», definita «abortiva» e verso
la quale è stata invocata l’obiezione di coscienza
da parte di medici e farmacisti cattolici. I primi del resto,
praticano già l’obiezione all’aborto, e sono,
congiuntamente alla mancanza di consultori funzionanti nelle
ASL, anche i principali sabotatori di ogni valida tecnica contraccettiva.
Se il clero è interessato alla scienza solo in quanto
materiale manipolabile per farne impasto da opinione, così
nel momento in cui il papa proclamò il dogma dell’immacolata
concezione affermando quindi che la «vergine Maria»
era stata concepita «senza peccato», la genetica
viene abusata per dimostrare come sin dal concepimento (e quindi
nel momento stesso dell’atto sessuale etero) si presenti
un essere umano in tutto portatore di diritti, in questo modo
l’atto sessuale eterosessuale è giustificato in
quanto produttore di «valore». Il problema resta
comunque il «peccato», quel concetto che fa sì
che nella cultura pseudo-laica italiana aleggi ancora come fiato
sul collo di ogni relazione sessuale il sospetto che non sia
«sana», che non sia «dignitosa», che
sia «viziosa», in quanto non ha dato come risultato
il prodotto-figlio ma solo (!) piacere e amore (5).
Mono-culture
In una società nella quale non vi è libertà
di autogoverno del proprio corpo, il gesto patriarcale del seminare
fonda la proprietà sul terreno. Ed è il patriarca,
come medico, teologo, politico, che prescrive alla donna le
sensazioni da provare (concepimento), e le emozioni da sentire
(stupro: ricordate la discussione sulla legge nel 1996?), tramite
le norme. Esse regolano la proprietà sulla donna in quanto
madre e moglie. Non è prevista Serie A per i soggetti-donna
che non sono né l’una né l’altra,
se non come conseguenza corollario a leggi e norme volute fortemente
dalle donne (vedi ad es. Il Nuovo Diritto di famiglia, 1975).
Le donne «sole», le donne «omosessuali»,
le donne senza una relazione «duratura» (come se
il matrimonio la garantisse, sic!), non sono interessanti per
i maschi che fanno le leggi.
Chi semina decide: ed in un parlamento nel quale vi sono, alla
Camera, 79 donne su 592 persone (al Senato 27 su 320), è
chiaro chi decide.
Passando al seme, valore-virile: esso è tutelato dallo
Stato come simbolo. Solo grazie alla L. 194/1978 la sterilizzazione
volontaria ha cessato di essere considerata reato, e non senza
problemi. Una battaglia senza esclusione di colpi fu posta in
atto per impedire l’attuazione con mezzi pubblici della
sterilizzazione volontaria. Ricordiamo il processo allo sfortunato
ginecologo-simbolo della sterilizzazione, Giorgio Conciani:
l’articolo del codice penale (art. 583) nel quale era
incluso il divieto di sterilizzarsi, benché abrogato
dalla legge 194, non bastò ad evitargli la condanna per
aver praticato la sterilizzazione volontaria. Sostenuto dall’ASSTER
e dall’AIED, che aveva già presentato centinaia
di autodenunce di sterilizzazione, venne assolto nel 1982 ma
rimesso sotto accusa nel 1985 dalla Corte d’Appello. Solo
successivamente si ebbero le prime sentenze favorevoli.
Il «primato» del seme maschile è tale che
mai i legislatori hanno preso in considerazione la possibilità
di sterilità maschile – vedi la tranquillità
con cui è stato introdotto dalla l.1514 il divieto di
inseminazione «eterologa». E per questo è
stato addirittura prescritto l’impianto obbligatorio nell’utero
femminile degli embrioni «creati» (6).
La donna-banca Bianca
I soggetti maschi bianchi di origine italiana che si sentono
minacciati nella loro supremazia economica e culturale, si aspettano
dalle «loro donne» che producano bambini in misura
maggiore della concorrenza. Il problema demografico sventolato
da tanti cattolici, la «crescita zero», va visto
in questo senso: le donne fanno pochi figli, pochi cioè
in rapporto a quelli prodotti… dalla concorrenza. Quindi
anche questo problema nulla ha a che fare con la sopravvivenza
dell’umanità, delle culture, ecc. ecc.: è
un falso problema, semmai accorpato ad un discorso di convenienza
economica del surplus di bambini rispetto agli anziani, minori
consumatori di beni.
La donna-banca è un soggetto privilegiato della sperimentazione
e della medicalizzazione. Il suo corpo viene sperimentato in
tutta la serie di combinazioni ormonali adatte a sedarlo-regolarlo-fertilizzarlo,
e non c’è mai la sicurezza della non nocività
di ciò. Questa è un’altra faccia della proprietà
della Terra santa.
Il «progetto», l’occupazione, la trattativa,
riguardano l’embrione-uomo, il cittadino-bambino, il futuro
della LORO salute, la presenza della LORO dignità, la
LORO cittadinanza, e non la salute delle donne. Non è
previsto che la donna-banca possa intuire, sentire, sapere di
sé, del suo corpo, della sua salute: il meglio per lei
lo sa la classe medica, che prescrive. La donna-banca possiede
un contenitore che non è più «utile»?
Va buttato: gli ultimi dati? Quasi 70mila isterectomie nel 1998
(7).
I signori degli anelli
Così come i produttori di norme, anche i produttori
di «senso» si attivano per quel che riguarda la
definizione di «unione» tra due persone. Il clero
fa del mercato dei matrimoni una delle sue maggiori fonti di
prestigio, che difende strenuamente. Già con il referendum
sul divorzio (1974) gli oltranzisti avevano tentato la negazione
di una realtà di fatto, cioè che le persone spesso
non trovano giusto vivere sempre indissolubilmente unite. Fallito
il tentativo Attak, continua la celebrazione di matrimoni in
pompa magna, eventi che quasi sempre sono finalizzati ad esprimere
uno status sociale e a finire in grandi abbuffate, al di là
del tentativo clericale di predicare sulle finalità dell’unione
dei due sposi, che comunque trova buon gioco.
«La fecondità o procreazione dovrà ritrovarsi
come l’espressione di un amore VERO delle due persone…»
(E. Sgreccia), non si sente già un po’ di incertezza,
di astio, in questo incipit che richiama al dovere coniugale
di procreare senza sosta? E i signori degli anelli quanto veleno
stanno sputando sulla legittimazione delle «unioni di
fatto» anche tra persone dello stesso sesso: ancor più
di ogni matrimonio civile, questi minano la loro jus primae
noctis, l’esclusiva su di una certificazione ritenuta
centrale nella vita di molti. E l’attuale governo estromette
dall’Osservatorio nazionale sulla Famiglia Chiara Saraceno
e Marzio Barbagli, rei d’avere compiuto studi sulle famiglie
gay e lesbiche!
Il mercato degli infetti
Sabotando ogni tecnica contraccettiva che non sia quella da
essi stessi giudicata «naturale» (ebbene sì,
abbiamo la scopata biologica senza l’impiego di mezzi
chimici…), cioè il metodo Billings basato sull’osservazione
dei periodi fertili, i catto-sessuomani fanno continuo sabotaggio
di tutte le pratiche contraccettive più efficaci, ed
anche della ricerca su di esse (ed anche in questa per ora hanno
il primato i maschi, che guarda caso però somministrano
a donne). Ma il fatto tragico ed evidente è che il Vaticano
è la prima organizzazione nel mondo ad opporsi all’uso
del profilattico, e dunque anche la prima organizzazione mondiale
responsabile del mancato impiego di questo mezzo per la protezione
da malattie a trasmissione sessuale, prima fra tutti l’AIDS,
che miete milioni di morti. Il problema: solo nell’Africa
subsahariana l’UNAIDS stima nel 2003 due milioni e mezzo
di morti.
Non occorre citare la grave pressione antiprofilattico sviluppata
dalla Chiesa Cattolica durante la conferenza internazionale
sulla demografia a Il Cairo (1994), basta citare la conferenza
internazionale sull’AIDS svoltasi in Sudafrica nel 2000,
dalla quale si levarono alte le grida di denuncia contro le
manovre anti-profilattico del Vaticano. Oltre a pregiudizi maschilisti
ovviamente tramutati in «tradizione», e alla povertà,
è la Chiesa cattolica l’organizzazione umanitaria
che, mentre vuol farsi carico del mercato degli infetti, fa
in modo che il profilattico non venga usato ed anzi venga presentato
(e qui la pseudoscienza del clero è favola) come inefficace,
insicuro, e ovviamente simbolo di vizio ecc., facendo leva anche
sulla disinformazione e la povertà delle popolazioni.
Chi semina vento…
Di fronte a considerazioni che sottolineano i pregiudizi e
la cecità, diciamo pure spirituale, che reggono il governo
dei corpi, quale agire è opportuno da parte delle donne?
Ci si aspettava, al momento in cui scrivo, inizi marzo 2004,
una grande manifestazione nazionale di tutte le donne laiche
contro l’approvata legge sulla PMA. Ma le donne laiche
che hanno gli strumenti per indire una grande manifestazione
nazionale, donne dei partiti di sinistra e dei sindacati, detentrici
di potere organizzativo, sono impegnate in una eterna campagna
elettorale, legate quindi alle esigenze di trattativa sia coi
maschi dei loro partiti che con il centro cattolico di questo
paese.
Non possono rischiare un flop, né il lancio di slogan
che dividerebbero ancor più l’elettorato in due
parti: laico e femminista da laico ma cattolico.
Ancora una volta, mentre i meccanismi della rappresentanza politica
si divorano all’interno dei «palazzi» (con
scarso rilievo esterno, come dice il ministro Gasparri, anche
le proteste «in Aula» delle poche deputate), la
politica e la cultura aspettano città per città,
situazione per situazione, che noi donne si abbia la forza per
organizzare diversamente la realtà. Cosa decidono, da
chi sono composti i comitati di bioetica nelle ASL? Dove e come
funzionano i consultori? Quali strumenti abbiamo per migliorare
la nostra salute? Nei comuni nei quali abitiamo, come è
gestita l’informazione sulla sessualità nelle scuole?
Abbiamo il compito di continuare a sviluppare la voglia e l’etica
del far politica femminista, senza la quale la nostra tempesta
non potrà essere risposta a chi semina vento.
Francesca “Dada” Knorr
Note:
1.
Proposte di divieto di inseminazione artificiale, connesse
con il moralismo cattolico contrario al “disordine”
portato nella coppia dall’uso di seme diverso da
quello del partner sposato, iniziano nel 1958. Nel 1983
nasce in Italia la prima bambina ottenuta con fecondazione
in vitro. Nel 1985 viene istituita una Commissione governativa.
Le proposte di legge si susseguono all’insegna del
moralismo (Degan, 1988), ricordiamo però una proposta
(C.3490, 1988) che vedeva come firmatario anche Rutelli,
ora pro 1514, e che consentiva invece l’accesso
alla fecondazione assistita anche alle donne nubili! Del
1988 il famoso testo unificato presentato da Marida Bolognesi,
che venne poi ulteriormente storpiato.
In Italia, già regolamentati dalla circolare Degan
(1985) esistono 328 centri attivi ove è possibile
praticare la PMA, e dove per ora (perché la legge
poi non lo consentirà) sono crioconservati oltre
24.000 embrioni.
2. La diffusione delle tecniche contraccettive sta facendo
sì che ogni anno diminuisca il numero di aborti
effettuati in Italia. “Il trend evidenzia una netta
progressiva diminuzione dell’IVG dal 1980”
– ISTAT, 2000. Modelli matematici stimavano il numero
di aborti clandestini praticati in Italia prima del 1978
tra i 200.000 e i… 600.000. Attualmente si stima
la presenza di IVG effettuate al di fuori di strutture
sanitarie, soprattutto nell’Italia meridionale e
peninsulare, di circa 50.000 casi, con tendenza alla diminuzione.
La crescita, in alcune strutture, del numero delle IVG,
e la diminuzione in altre è spesso dovuta alla
“migrazione” di donne da altri centri dove
l’IVG non è praticata da medici antiabortisti.
3. “Il Comitato è pervenuto unanimemente
a riconoscere il dovere morale di trattare l’embrione
umano, sin dalla fecondazione, secondo i criteri di rispetto
e tutela che si devono adottare nei confronti degli individui
umani a cui si attribuisce comunemente la caratteristica
di persone, e ciò a prescindere dal fatto che all’embrione
venga attribuita sin dall’inizio con certezza la
caratteristica di persona nel suo senso tecnicamente filosofico,
…”, documento “Identità e statuto
dell’embrione umano”, datato giugno 1996,
del Comitato naz. di bioetica. Vedi per le dissociazioni
il Manifesto di Bioetica laica, giugno 1996, Sole 24 Ore,
firmato Flamigni, Massarenti, Mori, Petroni.
4. Dal sito del Movimento per la vita, citiamo un comunicato
stampa di Carlo Casini dell’aprile 2003, a proposito
della legge 1514: “…è chiaro che sarebbe
nettamente migliore una legge che vietasse ogni forma
di fecondazione artificiale”, dice il difensore
della vita, affermando poi che comunque la legge sarà
utile perché sarà “più facile
essere creduti nelle scuole e nella cultura in generale
quando si afferma che la vita comincia dal concepimento”.
5. “La sessualità umana ha una struttura
di carattere complementare e si presenta come capacità
di apertura di tutto l’essere alla coniugalità…”.
Cosa vuole dirci monsignor Sgreccia, membro del comitato
naz. di Bioetica, con questa affermazione tratta dal suo
manuale di bioetica? Che ogni costruzione individuale,
sociale, culturale della sessualità deve basarsi
obbligatoriamente sulla fisiologia, da lui interpretata,
che ritiene non morali le forme di erotismo: 1) sul proprio
stesso corpo, 2) tra corpi non complementari fisiologicamente
secondo la sua visione, 3) tra corpi che non possano mettere
in atto “naturalmente” un concepimento. E.
Sgreccia, Bioetica. Manuale per medici e biologi,
Milano, 1986.
6. La legge 1514 rende obbligatorio l’impianto degli
embrioni ottenuti con PMA. Informata, su sua richiesta,
dello stato di salute dell’embrione, la donna può
decidere successivamente un aborto terapeutico (finché
gli sarà concesso dalla L.194…). Non solo,
sono escluse dall’accesso dalla PMA coppie non sterili,
però portatrici di geni a rischio di generare malformazioni
anche gravi, che volessero servirsi della PMA per monitorare
l’embrione prima di decidere di mettere al mondo
un figlio gravemente leso. No comment.
7. Citiamo di nuovo il volume a cura di Maria Rosa dalla
Costa, Isterectomia, il problema sociale di un abuso
contro le donne, ed. F. Angeli, 1998.
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