Fuori gli eserciti dalla storia
“Fuori gli eserciti da Rimini, dall’Italia e dalla
storia”: queste parole, appese con uno striscione ad un
ponte, sono rimaste esposte ancora per qualche giorno dopo la
manifestazione del 19 marzo 2005. Quel giorno centinaia di anarchici,
antimilitaristi e antiautoritari di tutta Italia si sono ritrovati
a Rimini (come già nel ’99 in occasione della guerra
in Kosovo) per ribadire il proprio no a tutte le guerre e a
tutti gli eserciti.
Se il “piacere” di ospitare i marines diretti
in Iraq era per fortuna saltato, Rimini e il suo aeroporto sono
comunque rimasti sede della Brigata Vega e punto di partenza
degli elicotteri Mangusta diretti a Nassirija.
La manifestazione – allietata durante il percorso dalla
musica della @ band – è terminata, dopo alcuni
interventi e discorsi, con le canzoni antimilitariste proposte
da Alessio Lega; sulle note di "Vigliacca!" un nostro
compagno si è arrampicato su un albero e da quel momento
il piazzale è stato dedicato a Mario “Hombre”
Pedrizzi, compagno anarchico riminese disertore nella I e nella
II guerra mondiale.
Alcune
immagini della manifestazione e del concerto di Alessio Lega
Come gruppo Libertad ci è infatti sembrato giusto ricordare
il gesto, semplice ed al tempo stesso enorme, di un disertore:
una idea, quella idea che ha spinto e spinge uomini e donne
liberi e libere – in ogni parte del pianeta – a
saper dire “NO, NON CI STO”, rigettando ogni delega,
ogni scusa, ogni comodo “io eseguivo, io non sapevo, io
uccidevo!”.
Lumacon
gruppo Libertad – FAI Rimini
Cuba, rapporto sui diritti umani
La limitazione della libertà di espressione, di associazione
e di riunione è una grave violazione dei diritti umani
che deve cessare immediatamente: è quanto afferma Amnesty
International in un nuovo rapporto sui prigionieri di coscienza
a Cuba, diffuso in occasione del secondo anniversario del giro
di vite contro il dissenso del marzo 2003.
Secondo Amnesty International, sono 71 i prigionieri di coscienza
attualmente in carcere per aver espresso in modo pacifico le
proprie idee e convinzioni. L’organizzazione per i diritti
umani chiede al governo dell’Avana il loro rilascio immediato
e incondizionato.
A Cuba l’esercizio della libertà di espressione
è un crimine. I “reati” comprendono lo svolgimento
di attività in favore dei diritti umani, la pubblicazione
di articoli, la concessione di interviste a organi d’informazione
considerati critici nei confronti del governo, il contatto con
funzionari statunitensi presenti sull’isola o i rapporti
con la comunità cubana in esilio.
“Per finire in carcere per mesi o anche anni, è
sufficiente essere in disaccordo con le autorità”
– ha dichiarato Marco Bertotto, presidente della Sezione
Italiana di Amnesty International.
L’organizzazione ha ricevuto denunce relative ad almeno
quattro casi di maltrattamenti ai danni di detenuti da parte
dei secondini, talvolta come vendetta nei confronti di chi aveva
denunciato le proprie condizioni di prigionia, lo scarso accesso
alle cure mediche e le limitazioni ai contatti col mondo esterno.
Juan Carlos Herrera Acosta, che sta scontando una condanna a
20 anni nella prigione Kilo 8 (provincia di Camaguey), è
stato picchiato il 13 ottobre 2004 da un gruppo di guardie.
Per protesta ha iniziato uno sciopero della fame. Amnesty International
non è a conoscenza di alcuna inchiesta su questo e altri
casi analoghi. L’organizzazione per i diritti umani chiede
al governo cubano di avviare indagini imparziali e indipendenti
su tutte le denunce di maltrattamenti ad opera del personale
carcerario.
Nel corso del 2004 almeno nove prigionieri sarebbero stati tenuti
in celle di punizione per periodi di due-quattro mesi. Queste
celle sono assai piccole (due metri per uno) e sono prive di
suppellettili e luce naturale. I prigionieri non ricevono cure
mediche o acqua potabile ed è vietato loro uscire dalle
celle, ricevere visite o fare esercizio fisico; talvolta non
possono lavare i vestiti o avere lenzuola pulite. Queste condizioni
costituiscono un trattamento crudele, inumano e degradante.
Normando Hernandez Gonzales è stato tenuto in cella di
punizione per quattro mesi per aver portato avanti uno sciopero
della fame di 17 giorni in protesta contro il suo trasferimento
alla prigione Kilo 51/2 insieme a criminali comuni.
Ad alcuni prigionieri di coscienza e ai loro familiari sono
state negate le visite, le telefonate e la corrispondenza per
periodi imprecisati di tempo poiché questi ultimi avevano
denunciato alla stampa internazionale o alle organizzazioni
per i diritti umani il trattamento dei propri parenti reclusi.
Nel corso del 2004 e nei primi mesi del 2005 sono stati rilasciati
19 prigionieri di coscienza; 14 di essi hanno ottenuto il “rilascio
condizionale”, che consente di scontare fuori dal carcere,
per motivi di salute, il resto della condanna ma sotto la minaccia
di poter essere nuovamente imprigionati.
Amnesty International rinnova le seguenti richieste al governo
cubano:
- ordinare l’immediato e incondizionato rilascio di tutti
i prigionieri di coscienza;
- garantire un’inchiesta indipendente e imparziale sulle
denunce di maltrattamenti ad opera del personale carcerario,
disponendo la sospensione dal servizio degli indagati e portando
in giudizio i responsabili;
- sospendere la Legge 88 e tutte le altre norme che consentono
la detenzione dei cittadini cubani attraverso la limitazione
illegale dell’esercizio delle loro libertà fondamentali;
- rispettare gli standard internazionali sui diritti umani relativi
al trattamento dei detenuti;
- ratificare il Patto internazionale sui diritti civili e politici
e il Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali.
Amnesty International ritiene che l’embargo unilaterale
degli Usa contro Cuba contribuisca a minacciare i diritti civili
e politici fondamentali sull’isola. Per questa ragione,
Amnesty International chiede che sia tolto immediatamente. L’organizzazione
sollecita le autorità cubane a cessare di usare l’embargo
come pretesto per violare i diritti umani dei propri cittadini.
La maggior parte dei dissidenti arrestati nel corso del giro
di vite del 2003 è stata condannata a lunghi periodi
di carcere, stabiliti dall’articolo 91 del codice penale
e dalla Legge 88. L’articolo 91 prevede pene da 10 a 20
anni o anche la fucilazione nei confronti di chi “nell’interesse
di una nazione straniera, svolge attività il cui fine
è di danneggiare l’indipendenza dello Stato cubano
o la sua integrità territoriale”. La Legge 88 prevede
dure pene detentive per chi è giudicato colpevole di
sostenere le politiche statunitensi su Cuba con l’obiettivo
di “pregiudicare l’ordine interno, destabilizzare
il paese e distruggere lo Stato socialista e l’indipendenza
di Cuba”.
Amnesty International
Roma, 18 marzo 2005
tratto
dal sito di Amnesty International
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