Che cosa sono gli OGM
Gli OGM sono nello stesso tempo facili e estremamente complessi
da definire. Le piante, gli animali, noi stessi siamo degli
organismi modificati geneticamente. Noi siamo il prodotto
dei geni combinati dei nostri genitori. Tutto il vivente è
oggi il prodotto di modificazioni genetiche avvenute da quando
le prime forme di vita sono apparse sulla terra. La storia
del vivente dalla prima cellula agli animali e vegetali presenti
oggi sulla terra è la storia delle variazioni genetiche
che la natura, in un modo del tutto casuale ha proposto, e
che, trovando un habitat adatto, si sviluppano dando origine
alle specie conosciute (e non). Per essere più precisi
bisogna dire che la storia del vivente è la storia
degli scacchi delle tante proposte apparse e scomparse dalla
faccia della terra.
Per milioni di anni il vivente ha continuato a riprodursi
e a modificarsi sotto la pressione dell’ambiente. A
partire dalla domesticazione – tra i 12.000 e i 15.000
anni or sono – l’uomo ha incominciato a metterci
lo zampino e a giocherellare con il patrimonio genetico. Ha
trasformato il lupo in cane, il muflone in montone, l’aurochs
in mucca ecc. Come: selezionando degli individui che gli sembravano
funzionali ai suoi bisogni (docilità, produzione di
latte e/o carne, funzioni di lavoro, ecc.) e canalizzando
attraverso la selezione artificiale il patrimonio genetico
dei soggetti che meglio corrispondevano ai suoi bisogni creando
così dei fenotipi con le caratteristiche volute e riproducibili
a volontà. È la nascita della razza.
Oggi le mucche da latte sono magre con delle mammelle enormi.
Tutte le energie che l’animale assimila sono destinate
alla produzione del latte; la mucca da carne ha invece uno
scheletro imponente ricoperto da una massa muscolare impressionante
(un toro della razza Chinina ha raggiunto il peso di 1.750
kg). Queste specificità sono volute e frutto dell’intervento
dell’uomo.
All’interno di una specie, cani canis per esempio,
vi sono un centinaio di razze, come il cane pastore utilizzato
per lavorare con le pecore oppure il cane da caccia la cui
specificità è appunto di aiutare l’uomo
nella caccia (anche se le variabili sono sempre presenti:
il mio setter irlandese Ugo, conosciuto da molti compagni
e recentemente deceduto, aveva orrore dell’erba. Il
suo sogno era di restare sdraiato sul divano, telecomando
della tele in una zampa, una birra nell’altra).
Segno della reversibilità del suo patrimonio genetico.
Se mettiamo due individui della stessa specie, di sesso opposto
ma di razza diversa assieme, l’accoppiamento sarà
probabile e il risultato piuttosto fantasioso. Il patrimonio
genetico della specie prenderà il sopravvento e riassorbirà
il fenotipo standardizzato dall’uomo. La razza sparirà.
Ma, da qualche anno, grazie alle conoscenze sul genoma e
alle “biotecnologie” l’uomo ha il potere
di manipolare il patrimonio genetico. Se finora aveva la possibilità
di “canalizzarne” certe espressioni – creando
le razze – oggi ha il potere di intervenire nel complesso
processo della selezione naturale e di creare delle specie
mai apparse sulla terra.
Voi che mangiate delle fragole, sappiate che probabilmente
avete già mangiato il frutto di una nuova specie, incrocio
tra un vegetale ed un animale. Infatti, al genoma delle fragole
x è stato aggiunto un gene tratto dalla sequenza genetica
del salmone affinché le prime resistano meglio al gelo.
L’uomo ha creato una nuova specie la “framona”
(il nome me lo invento io ma la realtà è sempre
quella). Al genoma di certe varietà di granoturco è
stato aggiunto un gene che permette alla pianta (commercializzata
sotto la marca Monsanto BT) di produrre un insetticida contro
la piralide, una farfalla la cui larva scava delle gallerie
nello stelo creando gravi danni alla coltura.
Il problema è che, visto che questa pianta di granoturco
è un insetticida, nessuno ha valutato l’impatto
sull’ambiente della tossina autoprodotta. Monsanto ha
da tempo creato una varietà di granoturco resistente
al Roundup, erbicida a largo spettro prodotto dalla stessa
Monsanto.
La conseguenza di questa manipolazione genetica è che
l’agricoltore (ma in realtà si tratta quasi sempre
di industriali cerealicoli che coltivano superfici di alcune
centinaia di ettari – in Europa – ma di alcune
migliaia negli USA, in Argentina, in Brasile) per una questione
di facilità, tratta a dosi massicce le colture. I danni
causati dal Roundup utilizzato in Argentina su coltivazioni
di soia manipolato geneticamente si manifestano in particolare
sulla salute dei bambini.
Qui in Alvernia, dove vivo e lavoro come contadino, la società
Méristem Therapeutics, filiale di Limagrain, ha seminato
una varietà di granoturco (300 ha) nel cui patrimonio
genetico è stato aggiunto un gene del… cane (sì,
il cani canis, quel fagottino che molti di voi adorano…)
per produrre la lipasi gastrica del cane appunto, un medicinale
che serve ad attenuare i disturbi dell’apparato digerente
nel bambino malato di mucoviscidosi.
Alle piante di tabacco è stato aggiunto un gene che
dovrebbe servire a produrre dei medicamenti contro il cancro
(del fumatore?). A pochi chilometri da casa mia, in pieno
campo, ci sono alcune centinaia di migliaia di piante coltivate
all’aria aperta, incrociate con il cane che producono
sperimentalmente un medicamento che è già prodotto
da tempo e senza nessun rischio in luoghi confinati (fermentatori).
Che cosa succede se questo “gracanis” si combina
con una pianta di mais convenzionale? Nella vostra polenta,
oltre ad una buona dose di antibiotici (che sono in genere
utilizzati per “fissare” il gene manipolato) ci
sarà anche il medicamento che allevierà i vostri
problemi digestivi dovuti alla mucoviscidosi.
Esempi di manipolazioni genetiche ce ne sono a bizzeffe e
tutte portano alla produzione di aggeggi fantasmagorici che
ricordano più le pratiche magiche che quelle scientifiche.
Il salmone grande quasi come un pesce siluro (Canada), il
maiale una volta e mezza più grosso del nostro, che
pesa il 40% in più, raggiunge queste prestazioni in
meno tempo e, tenetevi bene, mangiando il 20% in meno (USA),
ecc., ecc.
Tre
domande, tre risposte
Le
Piante Geneticamente Manipolate contro la fame nel mondo?
Il
riso dorato contenente vitamina A o altre varietà
di riso bisognoso di una minor quantità di acqua
non sono per ora che delle chimere.
La fame nel mondo è essenzialmente un problema
sociopolitico. La FAO stima a 10 miliardi il numero
di persone che la terra può nutrire oggi con
l’agricoltura convenzionale. Gli agricoltori dei
paesi in via di sviluppo (lo si spera ancora) hanno
bisogno di stabilità politica, di accesso alla
terra, alle risorse, ai crediti ed ai mercati. Le PGM
non farebbero altro che creare una nuova sorta di schiavitù
che si aggiungerebbe fatalmente a quelle già
subite (presenza di multinazionali che vampirizzano
le risorse naturali, rimborso dei prestiti imposti dal
FMI, ecc.).
Le
PGM per un ambiente più sano?
Il
99 % delle PGM commercializzate nel mondo sono delle
piante come la soia transgenica resistente al Roundup,
che tollerano un erbicida (71%) o che producono un insetticida
(28%) come il granoturco BT. Nel caso del granoturco
BT Monsanto afferma che la tossina dovrebbe eliminare
le larve di piralide che danneggiano la coltura. Non
omologata e prodotta durante tutta la durata di vita
della pianta la tossina BT creerà degli insetti
resistenti richiedendo l’utilizzazione di maggiori
quantità di insetticida. Il sistema più
efficace per evitare i danni della piralide è
la rotazione delle colture.
Negli Stati Uniti la Soil Association dopo aver comparato
i dati del Dipartimento Agricoltura US ha messo in rilievo
un aumento del 30% dell’uso di erbicidi sulle
culture PGM. Nello stato del Mississippi sono apparse
erbe transgeniche resistenti al glifosato (Roundup)
che richiedono dei trattamenti da 7 a 13 volte maggiori
di sostanze tossiche.
Le
PGM sono più redditizie?
In
un rapporto pubblicato nel settembre 2002, Soil Association
nota un abbassamento del rendimento del 19% sulla soia
transgenica, del 7,5% sulla colza GM e un leggero (2,6%)
aumento del granoturco che non compensa però
il prezzo d’acquisto delle sementi maggiorato
del 25% (fino al 40% per certe varietà).
Se non sono redditizie per il coltivatore, lo sono certamente
per le ditte produttrici. Le multinazionali della transgenesi
incassano profitti giganteschi ad ogni semina. La paura
che il contadino si affranchi dal loro sistema è
tale che fanno intervenire polizie private per verificare
che l’agricoltore non semini una parte del raccolto.
Nel solo Canada, Monsanto ha trascinato in tribunale
300 agricoltori accusati di “pirataggio di sementi”
dei quali parecchi produttori biologici contaminati
dalle piante transgeniche. Un gruppo di un migliaio
di agricoltori bio chiede risarcimenti a Monsanto per
il danno subito. Il processo è in corso.
|
Gli agroindustriali
Limagrain, Monsanto, Sygenta, Pioneer: ma che interesse hanno
in questa vicenda?
Come sottolinea bene Jean Ziegler, sociologo svizzero oggi
relatore per le Nazioni Unite sui problemi della fame, il
capitalista vede il vivente con diffidenza poiché la
vita ha la brutta abitudine, dal suo punto di vista, di riprodursi
da sola. Per restare nel settore agricolo, per millenni il
contadino ha tenuto una parte del raccolto da riseminare al
momento opportuno. È quella che si chiama l’indipendenza
alimentare. Un contadino indipendente è un contadino
felice che non si fa spremere dal capitale.
Ma cosa succede se Monsanto crea, tramite una manipolazione
genetica una nuova specie di pianta alimentare? La brevetta!
Quella specie gli apparterrà per x anni, nessuno potrà
usarla senza aver pagato le royalties. Per la prima volta
nella storia dell’umanità qualcuno potrà
dire: questa parte di natura mi appartiene. Li vedete gli
interessi in gioco?
Per restare nel settore agricolo ciò rappresenta la
fine pura e semplice dell’indipendenza alimentare, il
contadino diventa schiavo dell’industria agroalimentare.
Le manipolazioni genetiche permettono a poche persone di appropriarsi
del vivente. Fantascienza? Assolutamente no. D’altronde
le enormi pressioni fatte dalle lobby pro OGM sui governi
illustrano bene la posta in gioco.
Il Congresso degli Stati Uniti ha votato nel 2003 una legge
che subordina l’aiuto alimentare ai paesi in via di
sviluppo all’accettazione di prodotti geneticamente
manipolati. Sempre gli USA hanno ottenuto dalla Commissione
Europea la fine della moratoria per l’importazione di
sementi OGM provenienti dagli Usa o dal Canada. Parallelamente
la CE, per cercare di rassicurare un’opinione pubblica
oggi ostile agli OGM (75% dei cittadini europei non vogliono
OGM né nella natura, né nella loro alimentazione)
ha deciso di etichettare gli alimenti contenenti OGM a partire
da una soglia di 0,9%, che, per inciso, significa la fine
dell’agricoltura biologica e di qualità. Sempre
sotto la pressione delle lobby pro OGM. Barroso e compagnia
hanno rifiutato di segnalare al consumatore il fatto che oggi
una gran parte degli animali allevati in un sistema integrato
sono nutriti con alimenti a base di OGM. L’uomo si situa
alla fine di una catena alimentare all’interno della
quale si sono concentrate una serie di sostanze allergeniche,
mutagene, cancerogene tra cui gli OGM.
La Francia non sfugge a queste pressioni in particolare poiché
è la sede di Limagrain, uno dei 5 giganti agroindustriali
che fanno il bello e il brutto tempo sulla terra. La sua sede
madre è in Alvernia, a pochi chilometri da casa mia.
Da piccola cooperativa agricola, grazie ad una politica indirizzata
unicamente alla produzione industriale di cereali (ipersovvenzionata
dalla PAC), in pochi anni è diventata un gigante tentacolare.
Non poteva quindi non interessarsi alle manipolazioni genetiche:
sul granoturco resistente alla piralide, sul granoturco resistente
allo stress idrico, sulle piante che producono “medicinali”,
ecc. Malgrado le resistenze della popolazione ha iniziato
la coltivazione di queste Piante Geneticamente Manipolate
(PGM) in campo aperto.
Valdivienne,
2004 – CRS schierati a difesa degli interessi delle
multinazionali degli OGM
Le lotte iniziano
Fin dall’inizio queste sperimentazioni hanno diviso
il mondo scientifico. I ricercatori legati al settore privato
hanno evidentemente sostenuto le tecniche della transgenesi
mentre il settore della ricerca pubblica si è espresso
con cautela o chiaramente contro. Nel testo di un appello
apparso nel 2000, 650 scienziati chiedono “a tutti i
governi di considerare le prove scientifiche ora sostanziali
dei pericoli sospetti e reali legati alle tecnologie OGM e
di molti dei suoi derivati (e chiedono) di imporre una moratoria
immediata sulle eventuali coltivazioni in campo aperto in
accordo con il principio di precauzione e con la scienza”.
Tra i firmatari di questo appello vi sono ricercatori quali
Jacques Testard, il padre della prima bambina concepita in
provetta, Dominique Belpomme, oncologo di fama mondiale e
promotore dell’appello di Parigi, ecc.
Il tempo passa ed il mondo politico, egocentrico come sempre,
è più preoccupato delle elezioni presidenziali
che della tutela della salute dei suoi cittadini. La Confédération
Paysanne – sindacato agricolo piuttosto libertario –
associazioni come ATTAC, le Associazioni dei Consumatori,
i Verdi, Greenpeace ed altri si fanno i portavoce della contestazione
anti-OGM. Tramite le strade classiche delle petizioni, comunicati
di protesta, ecc., cercano di sviluppare un dibattito di fondo
– etico, tecnico e scientifico – sull’utilizzazione
di organismi geneticamente manipolati e soprattutto cercano
di impedire la messa in coltura delle PGM. Gli OGM in genere
malgrado le allarmanti prese di posizione di numerosi scienziati,
restano confinati nella cerchia di qualche specialista, di
qualche contadino bio, qualche raro politico e qualche anarchico.
Marsat,
2004 – I “Faucheurs” in azione
Le sperimentazioni in serra ed in campo aperto continuano.
Interessi corporativi, la voglia di restare comodamente seduti
nelle poltrone del potere, la presunzione sul fatto di essere
gli unici rappresentanti della volontà popolare, ecc.,
fanno sì che il politico si disinteressi. Sul terreno,
la gente ha incominciato a capire che, se voleva veramente
fermare il processo di produzione di PGM doveva cambiare tattica
ed usare altri metodi di lotta.
I contadini della Confédération Paysanne, rappresentati
allora dal mediatico José Bové, decidono di
passare alle azioni dirette penetrando nelle serre dei laboratori
di ricerca e nei campi aperti, sradicando le piante geneticamente
manipolate e piantando al loro posto delle sementi biologiche.
Queste prime azioni attirano la simpatia della popolazione
e mettono in difficoltà il governo socialdemocratico/rosso/verde
di Jospin nel cui governo siede Dominique Voynet, verde e
ministro dell’ambiente (la prima ad aver autorizzato
la coltivazione di Monsanto BT).
Le azioni, diurne, popolari e festose, fatte sotto l’occhio
goloso delle telecamere, si concentrano su appezzamenti relativamente
piccoli – poche migliaia di m2. I media presenti, mettono
a nudo le pratiche finora piuttosto segrete dei laboratori
di ricerca privati. La polizia non si muove, la giustizia
neppure. Le multinazionali sono in difficoltà, investono
milioni in ricerche che, sul piano scientifico, hanno enormi
lacune, accumulano ritardi e spazientiscono gli azionisti
che non vedono una ricaduta a breve termine dei loro investimenti.
L’opposizione della gente si consolida. Le azioni dei
contadini militanti della Conf – attivi e radicali su
tutti i problemi ambientali che toccano la nostra professione
(erbicidi, nitrati, pesticidi...) si radicalizzano e si estendono.
L’introduzione di OGM e la coltivazione di PGM in Francia
sembrano destinati allo scacco.
Nel 2002 la socialdemocrazia di Jospin è umiliata (presenti
al secondo turno Chirac e il fascista Le Pen) e battuta da
una coalizione di destra/destra estrema incarnata da Raffarin
e dall’ultraliberale Sarkozy. Immediatamente il MEDEF
presieduto dal barone Sellière prende le redini del
paese e detta le sue richieste ad un governo autista e provocatore.
Le conquiste sociali del dopoguerra sono smantellate, il budget
della nazione è amputato profondamente nei settori
dell’educazione e del sociale e nell’agricolo
il governo fa dei regali ai ceti più abbienti. Berlusconi
in versione francese insomma.
Il
mais OGM Mon 863
Il
mais OGM Monsanto 863 è uno dei più controversi
fra gli organismi geneticamente modificati. Questo studio
condotto per la Monsanto ha rilevato, a dispetto delle
conclusioni, che gli animali nutriti con mais Mon 863
mostrano una serie di anomalie non riscontrate sui ratti
nutriti con mais convenzionale. Gli esperti di Greenpeace
sottolineano che le differenze osservate tra i due gruppi
di ratti, nutriti con mais OGM e non, durante i test,
sono preoccupanti ed è sorprendente che la Monsanto
non abbia svolto ulteriori indagini.
Il mais Mon 863 è un mais geneticamente modificato
che contiene una tossina Bt (la tossina Cry3Bb1). Questa
tossina, che deriva dal micro-organismo Bacillus thuringiensis,
dovrebbe proteggere il mais dalla diabrotica –
un insetto parassita di origine americana capace di
arrecare danni alle piante di mais quando la coltura
viene ripetuta nello stesso appezzamento per due o più
anni di seguito. Il Mon 863 è differente rispetto
ad altri tipi di mais modificati già immessi
sul mercato dalla Monsanto (Mon 810, Bt11, Bt 176) i
quali invece producono un’altra tossina, la Cry1Ab,
che dovrebbe proteggere le piante del mais dalle larve
di piralide (Ostrinia nubilalis).
Questo documento è uno stralcio di uno studio
sperimentale datato dicembre 2002 condotto dalla Monsanto
sui ratti per valutare gli effetti sulla salute (e l’eventuale
pericolosità) di un’alimentazione a base
di Mon 863.
I ratti, divisi in gruppi, sono stati sottoposti a regimi
diversificati di alimentazione per un periodo di tredici
settimane. Durante i 90 giorni di trattamento si è
proceduto a monitorare le condizioni fisiche delle cavie
tenendo sotto controllo, tra le altre cose, il peso,
i livelli di assunzione di cibo, i valori ematologici,
le urine, l’integrità dei tessuti e degli
organi interni.
Le conclusioni dello studio redatte da Monsanto vorrebbero
affermare che tutti i topi hanno dato risposte simili
a prescindere dal tipo di alimentazione e che, pertanto,
non ci sono particolari controindicazioni alla commercializzazione
del Mon 863.
Ma la realtà è diversa.
Ci sono almeno due ragioni per considerare affrettata
questa conclusione:
- I
ricercatori stessi ammettono alcune anomalie nei risultati,
ma invece di effettuare accertamenti, considerano,
in maniera molto sbrigativa, tali anomalie irrilevanti
sul piano statistico, di scarsa entità e di
fatto trascurabili, in quanto registrate non alla
fine, ma soltanto nel corso dell’esperimento.
- Il
disegno sperimentale adottato dai ricercatori della
Monsanto ha secondo Greenpeace almeno due punti deboli:
90 giorni di trattamento sono pochi per valutare correttamente
gli effetti a medio e a lungo termine dell’assunzione
di Mon 863; i dati forniti sono poco attendibili perché
nella valutazione dei risultati sono stati usati come
valori di riferimento dati estrapolati da altri contesti
sperimentali, secondo una metodologia che difficilmente
può essere giustificata da un punto di vista
scientifico.
Le
differenze registrate in questo studio di breve durata
tra i topi nutriti con mais Mon 863 e i gruppi di controllo
alimentati con mais convenzionale sono ragioni più
che sufficienti per rifiutare l’autorizzazione alla
commercializzazione di questo mais transgenico. I potenziali
effetti negativi sulla salute dei topi destano inoltre
forti preoccupazioni se si pensa alle possibili interferenze
che il mais Mon 863 potrebbe avere anche sul metabolismo
di esseri umani e di altri animali.
Tratto dal sito di Greenpeace Italia
alla pagina: www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/rapporto-Mon863.
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Il governo si inchina
Ben presto la Conf si rende conto che la lotta contro gli
OGM è lungi dall’essere terminata. Tra il 2002
e il 2003 il dibattito interno si concentra sulla definizione
di OGM e – visto che il termine include molte cose –
a quali OGM attaccarsi. Bisogna vietare tutti gli OGM o ce
ne sono di “accettabili”? Esistono OGM utili?
Da 25 anni l’insulina indispensabile alle persone diabetiche
è ottenuta da batteri geneticamente modificati allevati
in fermentatori all’interno di laboratori specializzati.
Bisogna condannare anche queste pratiche? Evidentemente siamo
lontani dalle “framone”, dal “gracanis”
coltivate all’aperto. Dunque la lotta si concentra solo
sulle PGM coltivate in pieno campo poiché toccano direttamente
l’agricoltore ed il consumatore e poiché una
contaminazione d’altre specie animali o vegetali è
provata ed avrebbe effetti irreversibili sull’ambiente.
Le multinazionali agroindustriali ordinano al “loro”
governo di proteggere la ricerca OGM. Il governo si inchina
con piacere. I media sono distratti.
Raffarin, primo ministro (un ex di Occidente) continua la
sua politica al servizio del padronato. Attorno alla Conf
si cristallizza una parte del movimento sociale che vuole
dei cambiamenti immediati – la rivoluzione? –.
La Conf organizza nell’estate del 2003 un incontro sulle
terre del Larzac, quello stesso Larzac che ha visto nascere
negli anni ‘70 una forte opposizione al militarismo,
la nascita di un movimento di occupazione delle terre e la
creazione di cooperative di produttori ed allevatori.
Gli organizzatori si aspettavano 20/30.000 persone. Dovranno
organizzare la presenza di 300.000 militanti – la polizia
ad un certo punto ha chiuso gli accessi all’altopiano
– giovani e anziani pacifisti, ecologisti, no-global,
i quali, solo dopo aver pazientato ore e ore incolonnati sotto
il sole, hanno potuto partecipare ai vari dibattiti, concerti,
ecc. Folta la presenza degli anarchici con riviste, bancarelle
ed idee.
Marsat,
2004 – Dopo la “trebbiatura” del granturco
OGM
La lotta contro gli OGM si organizza. Nascono in quei tre
giorni due associazioni: quella degli “amici della Confédération
Paysanne” (il sindacato è aperto ai soli contadini
o operai agricoli) che intende riunire tutti i simpatizzanti
e i militanti che vogliono lottare accanto alla Conf; e quella
dei “Falciatori Volontari” (Les Faucheurs Volontaires)
che intende riunire tutti coloro i quali vogliono passare
alle azioni di sradicamento delle PGM dalla campagna francese.
Sia la Conf che queste due associazioni hanno una struttura
organizzativa orizzontale, le decisioni si prendono all’unanimità,
non ci sono capi ma solo portavoce, queste cariche sono a
rotazione e la pratica di lotta più diffusa è
l’azione diretta.
La nascita del gruppo dei “Faucheurs” che conta
all’inizio 2.000 aderenti (6.000 oggi) dà un
nuovo impulso alla lotta e le azioni continuano sempre in
un ambiente piuttosto festoso.
Le
azioni della Confédération Paysanne
Il
Regent
Fine
2003. La Commissione Europea ordina il ritiro dal territorio
francese del Regent TS commercializzato sotto il nome
di Gaucho. Questa molecola, insetticida prodotta da
Monsanto (chi si rivede!) è destinata alla lotta
contro i topi che si nutrono dei semi appena interrati.
Il Regent é stato messo sul mercato senza i necessari
studi d’impatto ambientale e ben presto si rivela
tossico per le api e sospetto di cancerogenità
per gli uomini. Il ministro dell’agricoltura dell’epoca,
Gaymar, sospende la commercializzazione del Regent TS
ma autorizza le società produttrici e gli agricoltori
a terminare gli stock. Un gruppo di una cinquantina
di contadini militanti della Confédération
Paysanne decide di agire per attirare l’attenzione
della popolazione sull’incongruenza della scelta
governativa. “Prelevano” da una cooperativa
agroindustriale dell’Aveyron qualche sacco di
Gaucho e li consegnano al Prefetto mostrandogli in quel
modo l’unica via possibile per tutelare la salute
pubblica.
La cooperativa sporge denuncia per furto – volore
della merce ca. 2.000 euro – e una parte dei sindacalisti
viene condannata dopo un processo militante, a 3 mesi
di prigione sospesi con la condizionale e a forti multe.
Il
latte
Le
centrali lattiere per garantirsi maggiori profitti da
alcuni anni riducono il prezzo d’acquisto creando
gravi pregiudizi finanziari in particolare ai piccoli
produttori. La sezione lattiera della Conf ha stimato
in 35 giorni di lavoro il danno subito ogni anno. Alcuni
sindacalisti della Conf hanno deciso di passare all’azione
contro il gruppo Lactalis “prelevando” alla
centrale Valmont il dovuto sotto forma di prodotti lattieri
trasformati distribuendoli poi nei quartieri in difficoltà.
Forte mobilitazione, processo, condanne.
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Il clima è cambiato
A partire dall’azione di Marsat, località nei
pressi di Clermont-Ferrand, la situazione incomincia a cambiare.
Le multinazionali ed una parte dei media accusano il governo
di inazione e di non difendere la proprietà privata
(i loro campi). La reazione si organizza. Nel Puy-de-Dôme,
il dipartimento il cui capoluogo è Clermont-Ferrand,
nel 2004 ci sono due appezzamenti che attirano l’attenzione
dei Faucheurs. Una a Cendre ed un’altra a Marsat, ad
una ventina di chilometri una dall’altra. Il sabato
i faucheurs lanciano l’appello al falciaggio ed il luogo
di ritrovo è fissato alle 15.00 alla sala polivalente
del comune di Cendre. Dal luogo di ritrovo all’appezzamento
PGM ci sono 5 km circa. L’appezzamento di Cendre è
protetto da alte griglie di ferro, all’interno vi sono
per la prima volta delle milizie private della multinazionale
Limagrain ed all’esterno ci sono degli impressionanti
cordoni di CRS armati di tutto punto. La tensione sale all’arrivo
dei nostri avvocati che organizzano una permanenza giuridica
e attirano l’attenzione sui rischi.
Tutti capiscono che il clima è cambiato e che l’azione
non sarà facile. Partiamo con un centinaio di auto
ma invece di dirigerci come la polizia aveva previsto sull’appezzamento
di Cendre, filiamo a tutta birra su quello di Marsat. Siamo
in territorio urbano e ad ogni incrocio ci sono dei militanti
della Conf che fermano il traffico e ci danno la priorità.
I CRS, troppo numerosi, appesantiti dalle loro tenute antisommossa,
trasportati su grossi autocarri dell’esercito, non fanno
in tempo a reagire. In poche decine di minuti siamo nelle
vicinanze del campo che intendiamo diserbare (in modo del
tutto ecologico). Siamo circa 400 e il centinaio gendarmi
– in tenuta normale – non sembra molto motivato.
Superato questo primo ostacolo e l’alta recinzione con
tanto di filo spinato, cadiamo sulle milizie Limagrain armate
di manici di piccone.
Le piante di mais sono sradicate in un baleno ma per la prima
volta abbiamo parecchi feriti, 17 e una decina di arresti.
Noi siamo disarmati e pacifici ma “l’incontro”
è stato duro.
Valdivienne,
2004 – Manifestanti anti-OGM in azione
Poche settimane dopo è prevista un’azione,
sempre diurna e a viso scoperto a Valdivienne nelle vicinanze
di Poitiers. Siamo in tanti venuti da tutta la Francia, vi
sono deputati al parlamento, deputati europei, sindaci, molti
giovani ma anche molte persone di una certa età che
pensano ai loro nipoti.
La gente del paese è solidale e ci offre da bere. I
CRS ci bombardano di granate lacrimogene e granate offensive.
Un elicottero coordina i tiri. Malgrado tutta la buona volontà
non riusciamo nemmeno ad avvicinarci al campo. Un compagno
che ci riesce è risucchiato letteralmente dal muro
nero dei CRS e viene risputato quasi subito. Sembra un’immagine
da cartone animato. Il lancio di granate incendia la sterpaglia
e i CRS bombardano i pompieri giunti sul posto per spegnere
l’incendio ed evacuare i feriti, una cinquantina.
Decidiamo saggiamente di ritirarci e di ritornare due o tre
notti dopo per finire il lavoro. Il 2004 si chiude cosi, con
un’escalation della violenza poliziesca e il cambiamento
della nostra tattica. Finite le belle passeggiate diurne,
in famiglia, a viso aperto, si lavora di notte in piccoli
gruppi ma con l’appoggio di tutto il movimento.
Nel 2004 su 7 ettari seminati a PGM 6 e mezzo sono stati neutralizzati.
Si trattava di piccoli appezzamenti sperimentali disseminati
su tutto il territorio francese. Il governo centrale è
sempre più chiuso e continua la sua politica di austerità
facendo pagare ai poveri e alla classe media i regali fatti
ai ricchi. La gente, stanca, alle elezioni regionali elegge
in 20 regioni su 22 delle coalizioni rosa/rosso/verde.
Un vento di ottimismo soffia sul granoturco biologico! Alcune
regioni si mobilitano contro gli OGM, molti sindaci emanano
divieti contro le colture GM sui loro territori (3.500 sindaci
) che regolarmente il prefetto, su ordine del governo centrale,
annulla. Il presidente socialista del dipartimento dello Gers
vuole organizzare un referendum popolare sulla questione ma
il prefetto ne ordina l’annullamento. Raffarin istituisce
una commissione parlamentare sugli OGM che, nel mese di aprile
2005, pubblica un rapporto nel quale chiede al governo l’instaurazione
di una moratoria in attesa di studi più approfonditi.
Artisti, intellettuali, politici gente comune si appropriano
delle problematiche legate all’uso delle PGM.
La primavera 2005 ci trova piuttosto sonnolenti. Le lotte
sono state dure, abbiamo avuto molti feriti e molti arrestati.
L’organizzazione dei processi ci prende molte energie
anche perché durante i processi, fuori dai tribunali
si organizzano dibattiti, volantinaggi, concerti, ecc. Ai
compagni inquisiti si aggiungono alcune centinaia di militanti
che rivendicano l’azione e che chiedono di essere processati
con gli arrestati. L’obiettivo è di destabilizzare
la giustizia francese con processi di massa. Ma nell’insieme
ci sembra di aver dato un duro colpo ai pro-ogm e tutti si
aspettano per davvero la moratoria sulle piantagioni.
Occhio
a Monsanto!
Monsanto
ha ottenuto da un tribunale la condanna della Confederation
Paysane al pagamento di 200.000 euro a titolo di danni
ed interessi. La Conf evidentemente ha rifiutato e Monsanto
è riuscita ad ottenere il blocco dei conti del
sindacato.
Ma
chi è Monsanto?
I
compagni già un po’ in là con gli
anni che non si siano ancora bevuti completamente il
cervello si ricordano di Monsanto. Questa multinazionale,
che oggi pretende di combattere la fame nel mondo, si
è arricchita in particolare con le guerre.
Durante la seconda guerra mondiale Monsanto fornisce
all’esercito americano un cocktail di molecole
erbicide ( il 2/4-D e il 2/4/5-T) da usare sulle colture
di riso per affamare la popolazione giapponese. È
la nascita dell’agente Orange, un defoliante utilizzato
più tardi nella guerra del Vietnam (e sui paesi
limitrofi). Un sottoprodotto che si forma durante il
processo di produzione del defoliante è la diossina
– vi ricordate di Seveso – sostanza chimica
conosciuta per la sua altissima tossicità.
Lo scopo? Distruggere la foresta che dava rifugio ai
combattenti vietnamiti e distruggere le campagne per
affamare la popolazione civile.
Il 12 gennaio 1962 è l’inizio della più
grande guerra chimica della storia dell’umanità.
Da allora e per dieci anni, l’aviazione americana
ha versato sull’Indocina 72 milioni di litri di
erbicida.
Il bilancio umano è impossibile da valutare,
ma ancora oggi le regioni irrorate restano duramente
colpite e le popolazioni sono costrette a subire forme
tumorali, malattie degenerative, malformazioni legate
direttamente all’esposizione con le tossine prodotte
da Monsanto. Il bilancio ecologico è evidentemente
altrettanto disastroso. Il governo americano e Monsanto
sono direttamente responsabili di uno dei più
gravi crimini commessi contro l’umanità.
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Azioni notturne
In primavera si diffonde la notizia secondo la quale il governo,
malgrado tutte le proteste, ha autorizzato la coltivazione
all’aperto di 300 ettari di PGM di cui 30 in Alvernia.
La decisione governativa è vissuta come una vera e
propria provocazione tanto più che con i 100 ettari
del Puy-de-Dôme non si è più nella fase
di sperimentazione ma si è passati alla fase di produzione
di granoturco “farmaceutico”.
La lotta riprende e i collettivi di Faucheurs decidono all’unanimità
di darsi a una relativa clandestinità e di dare la
priorità alle azioni notturne, largamente più
efficaci sul piano della distruzione delle PGM.
Ben presto constatiamo come i campi, recintati, siano sorvegliati
notte e giorno da guardie private “armate” di
Rottweiler, affiancate dalla Gendarmeria e da squadroni di
CRS.
Gli elicotteri pattugliano costantemente il cielo.
I collettivi si organizzano e riprendono l’informazione
presso le popolazioni dei comuni colpiti ma, per evitare che
le multinazionali possano riseminare, dobbiamo aspettare la
metà di luglio prima di occupare il terreno.
La tensione è talmente alta che il solo fatto di passeggiare
nei comuni interessati o peggio di cercare di avvicinarsi
agli appezzamenti, ormai ben identificati, attira pattuglie
di gendarmeria e si è immediatamente arrestati e schedati.
La gente ne ha piene le scatole e si rende ben conto delle
cifre enormi che il governo investe a difesa di interessi
ultraminoritari. I consigli comunali o i sindaci hanno dichiarato
illegali le coltivazioni sui loro comuni. A metà luglio
le azioni clandestine riprendono. Le informazioni necessarie
all’azione sono trasmesse brevimano per evitare fughe
di notizie, solo il collettivo locale sa quale sarà
l’appezzamento designato tenendosi aperte delle opzioni
in funzione delle osservazioni fatte sul terreno. Ai raduni
notturni sono presenti alcune centinaia di persone che si
riconoscono tra loro grazie a codici prestabiliti. I militanti
più agguerriti partono poi a piedi in direzione di
appezzamenti spesso lontani parecchi chilometri. Un gruppo
si tiene a disposizione per un eventuale sostegno, gli altri
fanno la lepre e portano a spasso la polizia. L’estensione
degli appezzamenti (a Issoire ce n’é uno di 16
ha (160.000 m2) ci crea evidentemente un problema, ma lo crea
anche a chi deve sorvegliarle.
Le azioni notturne si susseguono e verso la metà di
settembre abbiamo sradicato circa la metà della superficie
coltivata a PGM nei vari dipartimenti.
Ci resta ancora molto da fare, in particolare nella regione
di Issoire. A Nonette, le Broc, Nescers ci sono coltivazioni
di Méristem Thérapeutics, la filiale farmaceutica
di Limagrain. Più le azioni notturne sono efficaci,
più la tensione aumenta, la sorveglianza si rafforza,
i media pro Limagrain si scatenano, il territorio è
ancor più strettamente sorvegliato. Decidiamo così
di organizzare un’azione diurna.
Luogo d’incontro Montpeyroux, a una trentina di chilometri
dal luogo previsto. 400 Faucheurs giungono sul posto con un
certo anticipo sull’orario convenuto. Mettiamo sulle
auto le decorazioni da corteo di nozze e partiamo in tromba.
Giunti sui luoghi siamo inseguiti da una pattuglia della Gendarmeria.
Ci inoltriamo in una stradina collinare, ci fermiamo, sgonfiamo
le gomme della vettura dei gendarmi e ripartiamo in direzione
della pianura dove un impressionante dispositivo poliziesco
ci attende. CRS, cani, elicotteri, tutto il patapum.
Ci spostiamo continuamente nella pianura per alcune ore costringendo
il dispositivo poliziesco a dispiegarsi da una parte all’altra.
Di colpo ci scindiamo in tre gruppi ed ognuno parte con il
proprio obiettivo.
L’appezzamento di Nescers è rasata in poco tempo.
Ci spostiamo su quella di Nonette dove un altro gruppo è
già in azione ma viene bombardato da un elicottero
armato di lancia granate, è inseguito da frotte di
CRS e dalle milizie di Limagrain armate di manici di piccone.
Amici del proprietario del campo aggrediscono un compagno
andicappato, tagliano i pneumatici delle auto dei compagni
e le danneggiano con i trattori gettandole poi nel fossato.
La guerra civile insomma.
Ci sono molti feriti (ossa rotte, lacerazioni del cuoio capelluto)
e una quindicina di arresti. In segno di solidarietà
il sindaco del paese ci porta da mangiare e da bere. Viene
insultato pesantemente dalla polizia. È ormai notte,
dobbiamo occuparci degli arrestati, dei feriti, delle auto
danneggiate. Organizziamo un presidio durante il week-end
a Clermont Ferrand per sostenere i compagni arrestati che
sono presentati già il lunedì davanti al tribunale.
La mia qualità di segretario provinciale della Conf
mi permette di assistere al processo con una trentina di compagni
ed una ventina di agricoltori legati a Limagrain. All’entrata
in aula gli arrestati sono accolti da un applauso tumultuoso
che dura un buon quarto d’ora. Il processo viene aggiornato.
Valdivienne,
2004 – Un ferito durante gli attacchi della CRS viene
portato via
Le prospettive
Questi mesi di lotta sono stati mesi intensi, talmente intensi
che ve ne parlo al presente. Oggi sono in corso diversi processi
in vari punti della Francia coordinati da un collettivo di
sostegno. Parecchi ricercatori si mettono a disposizione per
testimoniare davanti ai giudici la pericolosità della
tecnologia PGM in campo aperto.
Malgrado la qualità della difesa e dei testimoni i
tribunali pronunciano delle condanne, per ora piuttosto miti.
Tre faucheurs del gruppo di Nonette sono stati assolti per
vizio di forma – la polizia non li aveva informati dei
loro diritti – gli altri sono stati condannati ad un
mese di prigione sospeso condizionalmente. Negli altri tribunali
c’é la stessa tendenza con una certa qual frustrazione
del procuratore pubblico e delle parti civili che chiedono
delle pene esemplari.
Per noi questi processi sono momenti importanti di agitazione
e d’informazione dei cittadini. L’immagine veicolata
dalle multinazionali e dalla loro stampa, secondo la quale
noi faucheurs volontaires saremmo dei gruppi un po’
anarchici e oscurantisti contrari a qualsiasi progresso scientifico,
è finita. Oggi molti ci definiscono come dei risvegliatori
di coscienze e le tematiche (ed i rischi) legate all’uso
degli OGM sono usciti dal cerchio dei pochi illuminati.
Le pressioni a livello mondiale fatte dall’OMC, l’incapacità
della Commissione Europea di far coincidere le produzioni
agricole e la salute della popolazione, gli enormi interessi
in gioco (né più né meno che la brevettabilità
del vivente), un governo centrale francese assolutamente succube
del capitale, fanno sì che le prospettive a medio termine
non siano rosee. Ci sono poi i soliti problemi contingenti;
raccogliere i soldi per la difesa dei compagni e per pagare
danni e interessi chiesti dalle multinazionali (chiedono milioni
di euro ma per il momento i tribunali ne accordano “solo”
qualche migliaia), ritrovare forze fresche ed entusiaste per
le azioni nei campi e poi le superfici sempre più grandi
da “falciare”. Per il 2006 sembra che nella sola
Alvernia Limagrain intenda seminare non meno di 500 ettari
di PGM.
La lotta è stata finora pacifica, intelligente, efficace,
senza capi né padroni. L’autunno e l’inverno
ci daranno la possibilità di riflettere, organizzarci
e allargare le nostre azioni su altri fronti.
Quello delle centrali d’acquisto degli ipermercati e
direttamente nei supermercati con azioni d’informazione
e di etichettaggio e di « eliminazione » delle
merci contenenti OGM.”.
Più il tempo passa più gli esperti e/o la realtà
ci danno ragione.
Non so in Cina ma in Francia il 2006 sarà “l’Anno
del Granoturco”.