Rivista Anarchica Online


lotte contro gli OGM

L’anno del granoturco
testo e foto di Paolo Soldati

 

Lotte e azioni dirette del movimento contro gli OGM in Francia.

 

Che cosa sono gli OGM

Gli OGM sono nello stesso tempo facili e estremamente complessi da definire. Le piante, gli animali, noi stessi siamo degli organismi modificati geneticamente. Noi siamo il prodotto dei geni combinati dei nostri genitori. Tutto il vivente è oggi il prodotto di modificazioni genetiche avvenute da quando le prime forme di vita sono apparse sulla terra. La storia del vivente dalla prima cellula agli animali e vegetali presenti oggi sulla terra è la storia delle variazioni genetiche che la natura, in un modo del tutto casuale ha proposto, e che, trovando un habitat adatto, si sviluppano dando origine alle specie conosciute (e non). Per essere più precisi bisogna dire che la storia del vivente è la storia degli scacchi delle tante proposte apparse e scomparse dalla faccia della terra.
Per milioni di anni il vivente ha continuato a riprodursi e a modificarsi sotto la pressione dell’ambiente. A partire dalla domesticazione – tra i 12.000 e i 15.000 anni or sono – l’uomo ha incominciato a metterci lo zampino e a giocherellare con il patrimonio genetico. Ha trasformato il lupo in cane, il muflone in montone, l’aurochs in mucca ecc. Come: selezionando degli individui che gli sembravano funzionali ai suoi bisogni (docilità, produzione di latte e/o carne, funzioni di lavoro, ecc.) e canalizzando attraverso la selezione artificiale il patrimonio genetico dei soggetti che meglio corrispondevano ai suoi bisogni creando così dei fenotipi con le caratteristiche volute e riproducibili a volontà. È la nascita della razza.
Oggi le mucche da latte sono magre con delle mammelle enormi. Tutte le energie che l’animale assimila sono destinate alla produzione del latte; la mucca da carne ha invece uno scheletro imponente ricoperto da una massa muscolare impressionante (un toro della razza Chinina ha raggiunto il peso di 1.750 kg). Queste specificità sono volute e frutto dell’intervento dell’uomo.
All’interno di una specie, cani canis per esempio, vi sono un centinaio di razze, come il cane pastore utilizzato per lavorare con le pecore oppure il cane da caccia la cui specificità è appunto di aiutare l’uomo nella caccia (anche se le variabili sono sempre presenti: il mio setter irlandese Ugo, conosciuto da molti compagni e recentemente deceduto, aveva orrore dell’erba. Il suo sogno era di restare sdraiato sul divano, telecomando della tele in una zampa, una birra nell’altra).
Segno della reversibilità del suo patrimonio genetico. Se mettiamo due individui della stessa specie, di sesso opposto ma di razza diversa assieme, l’accoppiamento sarà probabile e il risultato piuttosto fantasioso. Il patrimonio genetico della specie prenderà il sopravvento e riassorbirà il fenotipo standardizzato dall’uomo. La razza sparirà.

Ma, da qualche anno, grazie alle conoscenze sul genoma e alle “biotecnologie” l’uomo ha il potere di manipolare il patrimonio genetico. Se finora aveva la possibilità di “canalizzarne” certe espressioni – creando le razze – oggi ha il potere di intervenire nel complesso processo della selezione naturale e di creare delle specie mai apparse sulla terra.
Voi che mangiate delle fragole, sappiate che probabilmente avete già mangiato il frutto di una nuova specie, incrocio tra un vegetale ed un animale. Infatti, al genoma delle fragole x è stato aggiunto un gene tratto dalla sequenza genetica del salmone affinché le prime resistano meglio al gelo.
L’uomo ha creato una nuova specie la “framona” (il nome me lo invento io ma la realtà è sempre quella). Al genoma di certe varietà di granoturco è stato aggiunto un gene che permette alla pianta (commercializzata sotto la marca Monsanto BT) di produrre un insetticida contro la piralide, una farfalla la cui larva scava delle gallerie nello stelo creando gravi danni alla coltura.
Il problema è che, visto che questa pianta di granoturco è un insetticida, nessuno ha valutato l’impatto sull’ambiente della tossina autoprodotta. Monsanto ha da tempo creato una varietà di granoturco resistente al Roundup, erbicida a largo spettro prodotto dalla stessa Monsanto.
La conseguenza di questa manipolazione genetica è che l’agricoltore (ma in realtà si tratta quasi sempre di industriali cerealicoli che coltivano superfici di alcune centinaia di ettari – in Europa – ma di alcune migliaia negli USA, in Argentina, in Brasile) per una questione di facilità, tratta a dosi massicce le colture. I danni causati dal Roundup utilizzato in Argentina su coltivazioni di soia manipolato geneticamente si manifestano in particolare sulla salute dei bambini.
Qui in Alvernia, dove vivo e lavoro come contadino, la società Méristem Therapeutics, filiale di Limagrain, ha seminato una varietà di granoturco (300 ha) nel cui patrimonio genetico è stato aggiunto un gene del… cane (sì, il cani canis, quel fagottino che molti di voi adorano…) per produrre la lipasi gastrica del cane appunto, un medicinale che serve ad attenuare i disturbi dell’apparato digerente nel bambino malato di mucoviscidosi.
Alle piante di tabacco è stato aggiunto un gene che dovrebbe servire a produrre dei medicamenti contro il cancro (del fumatore?). A pochi chilometri da casa mia, in pieno campo, ci sono alcune centinaia di migliaia di piante coltivate all’aria aperta, incrociate con il cane che producono sperimentalmente un medicamento che è già prodotto da tempo e senza nessun rischio in luoghi confinati (fermentatori). Che cosa succede se questo “gracanis” si combina con una pianta di mais convenzionale? Nella vostra polenta, oltre ad una buona dose di antibiotici (che sono in genere utilizzati per “fissare” il gene manipolato) ci sarà anche il medicamento che allevierà i vostri problemi digestivi dovuti alla mucoviscidosi.
Esempi di manipolazioni genetiche ce ne sono a bizzeffe e tutte portano alla produzione di aggeggi fantasmagorici che ricordano più le pratiche magiche che quelle scientifiche. Il salmone grande quasi come un pesce siluro (Canada), il maiale una volta e mezza più grosso del nostro, che pesa il 40% in più, raggiunge queste prestazioni in meno tempo e, tenetevi bene, mangiando il 20% in meno (USA), ecc., ecc.

Tre domande, tre risposte

Le Piante Geneticamente Manipolate contro la fame nel mondo?

Il riso dorato contenente vitamina A o altre varietà di riso bisognoso di una minor quantità di acqua non sono per ora che delle chimere.
La fame nel mondo è essenzialmente un problema sociopolitico. La FAO stima a 10 miliardi il numero di persone che la terra può nutrire oggi con l’agricoltura convenzionale. Gli agricoltori dei paesi in via di sviluppo (lo si spera ancora) hanno bisogno di stabilità politica, di accesso alla terra, alle risorse, ai crediti ed ai mercati. Le PGM non farebbero altro che creare una nuova sorta di schiavitù che si aggiungerebbe fatalmente a quelle già subite (presenza di multinazionali che vampirizzano le risorse naturali, rimborso dei prestiti imposti dal FMI, ecc.).

Le PGM per un ambiente più sano?

Il 99 % delle PGM commercializzate nel mondo sono delle piante come la soia transgenica resistente al Roundup, che tollerano un erbicida (71%) o che producono un insetticida (28%) come il granoturco BT. Nel caso del granoturco BT Monsanto afferma che la tossina dovrebbe eliminare le larve di piralide che danneggiano la coltura. Non omologata e prodotta durante tutta la durata di vita della pianta la tossina BT creerà degli insetti resistenti richiedendo l’utilizzazione di maggiori quantità di insetticida. Il sistema più efficace per evitare i danni della piralide è la rotazione delle colture.
Negli Stati Uniti la Soil Association dopo aver comparato i dati del Dipartimento Agricoltura US ha messo in rilievo un aumento del 30% dell’uso di erbicidi sulle culture PGM. Nello stato del Mississippi sono apparse erbe transgeniche resistenti al glifosato (Roundup) che richiedono dei trattamenti da 7 a 13 volte maggiori di sostanze tossiche.

Le PGM sono più redditizie?

In un rapporto pubblicato nel settembre 2002, Soil Association nota un abbassamento del rendimento del 19% sulla soia transgenica, del 7,5% sulla colza GM e un leggero (2,6%) aumento del granoturco che non compensa però il prezzo d’acquisto delle sementi maggiorato del 25% (fino al 40% per certe varietà).
Se non sono redditizie per il coltivatore, lo sono certamente per le ditte produttrici. Le multinazionali della transgenesi incassano profitti giganteschi ad ogni semina. La paura che il contadino si affranchi dal loro sistema è tale che fanno intervenire polizie private per verificare che l’agricoltore non semini una parte del raccolto.
Nel solo Canada, Monsanto ha trascinato in tribunale 300 agricoltori accusati di “pirataggio di sementi” dei quali parecchi produttori biologici contaminati dalle piante transgeniche. Un gruppo di un migliaio di agricoltori bio chiede risarcimenti a Monsanto per il danno subito. Il processo è in corso.

Gli agroindustriali

Limagrain, Monsanto, Sygenta, Pioneer: ma che interesse hanno in questa vicenda?
Come sottolinea bene Jean Ziegler, sociologo svizzero oggi relatore per le Nazioni Unite sui problemi della fame, il capitalista vede il vivente con diffidenza poiché la vita ha la brutta abitudine, dal suo punto di vista, di riprodursi da sola. Per restare nel settore agricolo, per millenni il contadino ha tenuto una parte del raccolto da riseminare al momento opportuno. È quella che si chiama l’indipendenza alimentare. Un contadino indipendente è un contadino felice che non si fa spremere dal capitale.
Ma cosa succede se Monsanto crea, tramite una manipolazione genetica una nuova specie di pianta alimentare? La brevetta! Quella specie gli apparterrà per x anni, nessuno potrà usarla senza aver pagato le royalties. Per la prima volta nella storia dell’umanità qualcuno potrà dire: questa parte di natura mi appartiene. Li vedete gli interessi in gioco?
Per restare nel settore agricolo ciò rappresenta la fine pura e semplice dell’indipendenza alimentare, il contadino diventa schiavo dell’industria agroalimentare.
Le manipolazioni genetiche permettono a poche persone di appropriarsi del vivente. Fantascienza? Assolutamente no. D’altronde le enormi pressioni fatte dalle lobby pro OGM sui governi illustrano bene la posta in gioco.
Il Congresso degli Stati Uniti ha votato nel 2003 una legge che subordina l’aiuto alimentare ai paesi in via di sviluppo all’accettazione di prodotti geneticamente manipolati. Sempre gli USA hanno ottenuto dalla Commissione Europea la fine della moratoria per l’importazione di sementi OGM provenienti dagli Usa o dal Canada. Parallelamente la CE, per cercare di rassicurare un’opinione pubblica oggi ostile agli OGM (75% dei cittadini europei non vogliono OGM né nella natura, né nella loro alimentazione) ha deciso di etichettare gli alimenti contenenti OGM a partire da una soglia di 0,9%, che, per inciso, significa la fine dell’agricoltura biologica e di qualità. Sempre sotto la pressione delle lobby pro OGM. Barroso e compagnia hanno rifiutato di segnalare al consumatore il fatto che oggi una gran parte degli animali allevati in un sistema integrato sono nutriti con alimenti a base di OGM. L’uomo si situa alla fine di una catena alimentare all’interno della quale si sono concentrate una serie di sostanze allergeniche, mutagene, cancerogene tra cui gli OGM.
La Francia non sfugge a queste pressioni in particolare poiché è la sede di Limagrain, uno dei 5 giganti agroindustriali che fanno il bello e il brutto tempo sulla terra. La sua sede madre è in Alvernia, a pochi chilometri da casa mia. Da piccola cooperativa agricola, grazie ad una politica indirizzata unicamente alla produzione industriale di cereali (ipersovvenzionata dalla PAC), in pochi anni è diventata un gigante tentacolare.
Non poteva quindi non interessarsi alle manipolazioni genetiche: sul granoturco resistente alla piralide, sul granoturco resistente allo stress idrico, sulle piante che producono “medicinali”, ecc. Malgrado le resistenze della popolazione ha iniziato la coltivazione di queste Piante Geneticamente Manipolate (PGM) in campo aperto.

Valdivienne, 2004 – CRS schierati a difesa degli interessi delle multinazionali degli OGM

Le lotte iniziano

Fin dall’inizio queste sperimentazioni hanno diviso il mondo scientifico. I ricercatori legati al settore privato hanno evidentemente sostenuto le tecniche della transgenesi mentre il settore della ricerca pubblica si è espresso con cautela o chiaramente contro. Nel testo di un appello apparso nel 2000, 650 scienziati chiedono “a tutti i governi di considerare le prove scientifiche ora sostanziali dei pericoli sospetti e reali legati alle tecnologie OGM e di molti dei suoi derivati (e chiedono) di imporre una moratoria immediata sulle eventuali coltivazioni in campo aperto in accordo con il principio di precauzione e con la scienza”.
Tra i firmatari di questo appello vi sono ricercatori quali Jacques Testard, il padre della prima bambina concepita in provetta, Dominique Belpomme, oncologo di fama mondiale e promotore dell’appello di Parigi, ecc.
Il tempo passa ed il mondo politico, egocentrico come sempre, è più preoccupato delle elezioni presidenziali che della tutela della salute dei suoi cittadini. La Confédération Paysanne – sindacato agricolo piuttosto libertario – associazioni come ATTAC, le Associazioni dei Consumatori, i Verdi, Greenpeace ed altri si fanno i portavoce della contestazione anti-OGM. Tramite le strade classiche delle petizioni, comunicati di protesta, ecc., cercano di sviluppare un dibattito di fondo – etico, tecnico e scientifico – sull’utilizzazione di organismi geneticamente manipolati e soprattutto cercano di impedire la messa in coltura delle PGM. Gli OGM in genere malgrado le allarmanti prese di posizione di numerosi scienziati, restano confinati nella cerchia di qualche specialista, di qualche contadino bio, qualche raro politico e qualche anarchico.

Marsat, 2004 – I “Faucheurs” in azione

Le sperimentazioni in serra ed in campo aperto continuano. Interessi corporativi, la voglia di restare comodamente seduti nelle poltrone del potere, la presunzione sul fatto di essere gli unici rappresentanti della volontà popolare, ecc., fanno sì che il politico si disinteressi. Sul terreno, la gente ha incominciato a capire che, se voleva veramente fermare il processo di produzione di PGM doveva cambiare tattica ed usare altri metodi di lotta.
I contadini della Confédération Paysanne, rappresentati allora dal mediatico José Bové, decidono di passare alle azioni dirette penetrando nelle serre dei laboratori di ricerca e nei campi aperti, sradicando le piante geneticamente manipolate e piantando al loro posto delle sementi biologiche. Queste prime azioni attirano la simpatia della popolazione e mettono in difficoltà il governo socialdemocratico/rosso/verde di Jospin nel cui governo siede Dominique Voynet, verde e ministro dell’ambiente (la prima ad aver autorizzato la coltivazione di Monsanto BT).
Le azioni, diurne, popolari e festose, fatte sotto l’occhio goloso delle telecamere, si concentrano su appezzamenti relativamente piccoli – poche migliaia di m2. I media presenti, mettono a nudo le pratiche finora piuttosto segrete dei laboratori di ricerca privati. La polizia non si muove, la giustizia neppure. Le multinazionali sono in difficoltà, investono milioni in ricerche che, sul piano scientifico, hanno enormi lacune, accumulano ritardi e spazientiscono gli azionisti che non vedono una ricaduta a breve termine dei loro investimenti. L’opposizione della gente si consolida. Le azioni dei contadini militanti della Conf – attivi e radicali su tutti i problemi ambientali che toccano la nostra professione (erbicidi, nitrati, pesticidi...) si radicalizzano e si estendono.
L’introduzione di OGM e la coltivazione di PGM in Francia sembrano destinati allo scacco.
Nel 2002 la socialdemocrazia di Jospin è umiliata (presenti al secondo turno Chirac e il fascista Le Pen) e battuta da una coalizione di destra/destra estrema incarnata da Raffarin e dall’ultraliberale Sarkozy. Immediatamente il MEDEF presieduto dal barone Sellière prende le redini del paese e detta le sue richieste ad un governo autista e provocatore. Le conquiste sociali del dopoguerra sono smantellate, il budget della nazione è amputato profondamente nei settori dell’educazione e del sociale e nell’agricolo il governo fa dei regali ai ceti più abbienti. Berlusconi in versione francese insomma.

Il mais OGM Mon 863

Il mais OGM Monsanto 863 è uno dei più controversi fra gli organismi geneticamente modificati. Questo studio condotto per la Monsanto ha rilevato, a dispetto delle conclusioni, che gli animali nutriti con mais Mon 863 mostrano una serie di anomalie non riscontrate sui ratti nutriti con mais convenzionale. Gli esperti di Greenpeace sottolineano che le differenze osservate tra i due gruppi di ratti, nutriti con mais OGM e non, durante i test, sono preoccupanti ed è sorprendente che la Monsanto non abbia svolto ulteriori indagini.
Il mais Mon 863 è un mais geneticamente modificato che contiene una tossina Bt (la tossina Cry3Bb1). Questa tossina, che deriva dal micro-organismo Bacillus thuringiensis, dovrebbe proteggere il mais dalla diabrotica – un insetto parassita di origine americana capace di arrecare danni alle piante di mais quando la coltura viene ripetuta nello stesso appezzamento per due o più anni di seguito. Il Mon 863 è differente rispetto ad altri tipi di mais modificati già immessi sul mercato dalla Monsanto (Mon 810, Bt11, Bt 176) i quali invece producono un’altra tossina, la Cry1Ab, che dovrebbe proteggere le piante del mais dalle larve di piralide (Ostrinia nubilalis).
Questo documento è uno stralcio di uno studio sperimentale datato dicembre 2002 condotto dalla Monsanto sui ratti per valutare gli effetti sulla salute (e l’eventuale pericolosità) di un’alimentazione a base di Mon 863.
I ratti, divisi in gruppi, sono stati sottoposti a regimi diversificati di alimentazione per un periodo di tredici settimane. Durante i 90 giorni di trattamento si è proceduto a monitorare le condizioni fisiche delle cavie tenendo sotto controllo, tra le altre cose, il peso, i livelli di assunzione di cibo, i valori ematologici, le urine, l’integrità dei tessuti e degli organi interni.
Le conclusioni dello studio redatte da Monsanto vorrebbero affermare che tutti i topi hanno dato risposte simili a prescindere dal tipo di alimentazione e che, pertanto, non ci sono particolari controindicazioni alla commercializzazione del Mon 863.
Ma la realtà è diversa.
Ci sono almeno due ragioni per considerare affrettata questa conclusione:

  1. I ricercatori stessi ammettono alcune anomalie nei risultati, ma invece di effettuare accertamenti, considerano, in maniera molto sbrigativa, tali anomalie irrilevanti sul piano statistico, di scarsa entità e di fatto trascurabili, in quanto registrate non alla fine, ma soltanto nel corso dell’esperimento.
  2. Il disegno sperimentale adottato dai ricercatori della Monsanto ha secondo Greenpeace almeno due punti deboli: 90 giorni di trattamento sono pochi per valutare correttamente gli effetti a medio e a lungo termine dell’assunzione di Mon 863; i dati forniti sono poco attendibili perché nella valutazione dei risultati sono stati usati come valori di riferimento dati estrapolati da altri contesti sperimentali, secondo una metodologia che difficilmente può essere giustificata da un punto di vista scientifico.
Le differenze registrate in questo studio di breve durata tra i topi nutriti con mais Mon 863 e i gruppi di controllo alimentati con mais convenzionale sono ragioni più che sufficienti per rifiutare l’autorizzazione alla commercializzazione di questo mais transgenico. I potenziali effetti negativi sulla salute dei topi destano inoltre forti preoccupazioni se si pensa alle possibili interferenze che il mais Mon 863 potrebbe avere anche sul metabolismo di esseri umani e di altri animali.

Tratto dal sito di Greenpeace Italia alla pagina: www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/rapporto-Mon863.

Il governo si inchina

Ben presto la Conf si rende conto che la lotta contro gli OGM è lungi dall’essere terminata. Tra il 2002 e il 2003 il dibattito interno si concentra sulla definizione di OGM e – visto che il termine include molte cose – a quali OGM attaccarsi. Bisogna vietare tutti gli OGM o ce ne sono di “accettabili”? Esistono OGM utili? Da 25 anni l’insulina indispensabile alle persone diabetiche è ottenuta da batteri geneticamente modificati allevati in fermentatori all’interno di laboratori specializzati. Bisogna condannare anche queste pratiche? Evidentemente siamo lontani dalle “framone”, dal “gracanis” coltivate all’aperto. Dunque la lotta si concentra solo sulle PGM coltivate in pieno campo poiché toccano direttamente l’agricoltore ed il consumatore e poiché una contaminazione d’altre specie animali o vegetali è provata ed avrebbe effetti irreversibili sull’ambiente.
Le multinazionali agroindustriali ordinano al “loro” governo di proteggere la ricerca OGM. Il governo si inchina con piacere. I media sono distratti.
Raffarin, primo ministro (un ex di Occidente) continua la sua politica al servizio del padronato. Attorno alla Conf si cristallizza una parte del movimento sociale che vuole dei cambiamenti immediati – la rivoluzione? –. La Conf organizza nell’estate del 2003 un incontro sulle terre del Larzac, quello stesso Larzac che ha visto nascere negli anni ‘70 una forte opposizione al militarismo, la nascita di un movimento di occupazione delle terre e la creazione di cooperative di produttori ed allevatori.
Gli organizzatori si aspettavano 20/30.000 persone. Dovranno organizzare la presenza di 300.000 militanti – la polizia ad un certo punto ha chiuso gli accessi all’altopiano – giovani e anziani pacifisti, ecologisti, no-global, i quali, solo dopo aver pazientato ore e ore incolonnati sotto il sole, hanno potuto partecipare ai vari dibattiti, concerti, ecc. Folta la presenza degli anarchici con riviste, bancarelle ed idee.

Marsat, 2004 – Dopo la “trebbiatura” del granturco OGM

La lotta contro gli OGM si organizza. Nascono in quei tre giorni due associazioni: quella degli “amici della Confédération Paysanne” (il sindacato è aperto ai soli contadini o operai agricoli) che intende riunire tutti i simpatizzanti e i militanti che vogliono lottare accanto alla Conf; e quella dei “Falciatori Volontari” (Les Faucheurs Volontaires) che intende riunire tutti coloro i quali vogliono passare alle azioni di sradicamento delle PGM dalla campagna francese. Sia la Conf che queste due associazioni hanno una struttura organizzativa orizzontale, le decisioni si prendono all’unanimità, non ci sono capi ma solo portavoce, queste cariche sono a rotazione e la pratica di lotta più diffusa è l’azione diretta.
La nascita del gruppo dei “Faucheurs” che conta all’inizio 2.000 aderenti (6.000 oggi) dà un nuovo impulso alla lotta e le azioni continuano sempre in un ambiente piuttosto festoso.

Le azioni della Confédération Paysanne

Il Regent

Fine 2003. La Commissione Europea ordina il ritiro dal territorio francese del Regent TS commercializzato sotto il nome di Gaucho. Questa molecola, insetticida prodotta da Monsanto (chi si rivede!) è destinata alla lotta contro i topi che si nutrono dei semi appena interrati. Il Regent é stato messo sul mercato senza i necessari studi d’impatto ambientale e ben presto si rivela tossico per le api e sospetto di cancerogenità per gli uomini. Il ministro dell’agricoltura dell’epoca, Gaymar, sospende la commercializzazione del Regent TS ma autorizza le società produttrici e gli agricoltori a terminare gli stock. Un gruppo di una cinquantina di contadini militanti della Confédération Paysanne decide di agire per attirare l’attenzione della popolazione sull’incongruenza della scelta governativa. “Prelevano” da una cooperativa agroindustriale dell’Aveyron qualche sacco di Gaucho e li consegnano al Prefetto mostrandogli in quel modo l’unica via possibile per tutelare la salute pubblica.
La cooperativa sporge denuncia per furto – volore della merce ca. 2.000 euro – e una parte dei sindacalisti viene condannata dopo un processo militante, a 3 mesi di prigione sospesi con la condizionale e a forti multe.

Il latte

Le centrali lattiere per garantirsi maggiori profitti da alcuni anni riducono il prezzo d’acquisto creando gravi pregiudizi finanziari in particolare ai piccoli produttori. La sezione lattiera della Conf ha stimato in 35 giorni di lavoro il danno subito ogni anno. Alcuni sindacalisti della Conf hanno deciso di passare all’azione contro il gruppo Lactalis “prelevando” alla centrale Valmont il dovuto sotto forma di prodotti lattieri trasformati distribuendoli poi nei quartieri in difficoltà. Forte mobilitazione, processo, condanne.

Il clima è cambiato

A partire dall’azione di Marsat, località nei pressi di Clermont-Ferrand, la situazione incomincia a cambiare. Le multinazionali ed una parte dei media accusano il governo di inazione e di non difendere la proprietà privata (i loro campi). La reazione si organizza. Nel Puy-de-Dôme, il dipartimento il cui capoluogo è Clermont-Ferrand, nel 2004 ci sono due appezzamenti che attirano l’attenzione dei Faucheurs. Una a Cendre ed un’altra a Marsat, ad una ventina di chilometri una dall’altra. Il sabato i faucheurs lanciano l’appello al falciaggio ed il luogo di ritrovo è fissato alle 15.00 alla sala polivalente del comune di Cendre. Dal luogo di ritrovo all’appezzamento PGM ci sono 5 km circa. L’appezzamento di Cendre è protetto da alte griglie di ferro, all’interno vi sono per la prima volta delle milizie private della multinazionale Limagrain ed all’esterno ci sono degli impressionanti cordoni di CRS armati di tutto punto. La tensione sale all’arrivo dei nostri avvocati che organizzano una permanenza giuridica e attirano l’attenzione sui rischi.
Tutti capiscono che il clima è cambiato e che l’azione non sarà facile. Partiamo con un centinaio di auto ma invece di dirigerci come la polizia aveva previsto sull’appezzamento di Cendre, filiamo a tutta birra su quello di Marsat. Siamo in territorio urbano e ad ogni incrocio ci sono dei militanti della Conf che fermano il traffico e ci danno la priorità.
I CRS, troppo numerosi, appesantiti dalle loro tenute antisommossa, trasportati su grossi autocarri dell’esercito, non fanno in tempo a reagire. In poche decine di minuti siamo nelle vicinanze del campo che intendiamo diserbare (in modo del tutto ecologico). Siamo circa 400 e il centinaio gendarmi – in tenuta normale – non sembra molto motivato. Superato questo primo ostacolo e l’alta recinzione con tanto di filo spinato, cadiamo sulle milizie Limagrain armate di manici di piccone.
Le piante di mais sono sradicate in un baleno ma per la prima volta abbiamo parecchi feriti, 17 e una decina di arresti. Noi siamo disarmati e pacifici ma “l’incontro” è stato duro.

Valdivienne, 2004 – Manifestanti anti-OGM in azione

Poche settimane dopo è prevista un’azione, sempre diurna e a viso scoperto a Valdivienne nelle vicinanze di Poitiers. Siamo in tanti venuti da tutta la Francia, vi sono deputati al parlamento, deputati europei, sindaci, molti giovani ma anche molte persone di una certa età che pensano ai loro nipoti.
La gente del paese è solidale e ci offre da bere. I CRS ci bombardano di granate lacrimogene e granate offensive. Un elicottero coordina i tiri. Malgrado tutta la buona volontà non riusciamo nemmeno ad avvicinarci al campo. Un compagno che ci riesce è risucchiato letteralmente dal muro nero dei CRS e viene risputato quasi subito. Sembra un’immagine da cartone animato. Il lancio di granate incendia la sterpaglia e i CRS bombardano i pompieri giunti sul posto per spegnere l’incendio ed evacuare i feriti, una cinquantina.
Decidiamo saggiamente di ritirarci e di ritornare due o tre notti dopo per finire il lavoro. Il 2004 si chiude cosi, con un’escalation della violenza poliziesca e il cambiamento della nostra tattica. Finite le belle passeggiate diurne, in famiglia, a viso aperto, si lavora di notte in piccoli gruppi ma con l’appoggio di tutto il movimento.
Nel 2004 su 7 ettari seminati a PGM 6 e mezzo sono stati neutralizzati. Si trattava di piccoli appezzamenti sperimentali disseminati su tutto il territorio francese. Il governo centrale è sempre più chiuso e continua la sua politica di austerità facendo pagare ai poveri e alla classe media i regali fatti ai ricchi. La gente, stanca, alle elezioni regionali elegge in 20 regioni su 22 delle coalizioni rosa/rosso/verde.
Un vento di ottimismo soffia sul granoturco biologico! Alcune regioni si mobilitano contro gli OGM, molti sindaci emanano divieti contro le colture GM sui loro territori (3.500 sindaci ) che regolarmente il prefetto, su ordine del governo centrale, annulla. Il presidente socialista del dipartimento dello Gers vuole organizzare un referendum popolare sulla questione ma il prefetto ne ordina l’annullamento. Raffarin istituisce una commissione parlamentare sugli OGM che, nel mese di aprile 2005, pubblica un rapporto nel quale chiede al governo l’instaurazione di una moratoria in attesa di studi più approfonditi. Artisti, intellettuali, politici gente comune si appropriano delle problematiche legate all’uso delle PGM.
La primavera 2005 ci trova piuttosto sonnolenti. Le lotte sono state dure, abbiamo avuto molti feriti e molti arrestati. L’organizzazione dei processi ci prende molte energie anche perché durante i processi, fuori dai tribunali si organizzano dibattiti, volantinaggi, concerti, ecc. Ai compagni inquisiti si aggiungono alcune centinaia di militanti che rivendicano l’azione e che chiedono di essere processati con gli arrestati. L’obiettivo è di destabilizzare la giustizia francese con processi di massa. Ma nell’insieme ci sembra di aver dato un duro colpo ai pro-ogm e tutti si aspettano per davvero la moratoria sulle piantagioni.

Occhio a Monsanto!

Monsanto ha ottenuto da un tribunale la condanna della Confederation Paysane al pagamento di 200.000 euro a titolo di danni ed interessi. La Conf evidentemente ha rifiutato e Monsanto è riuscita ad ottenere il blocco dei conti del sindacato.

Ma chi è Monsanto?

I compagni già un po’ in là con gli anni che non si siano ancora bevuti completamente il cervello si ricordano di Monsanto. Questa multinazionale, che oggi pretende di combattere la fame nel mondo, si è arricchita in particolare con le guerre.
Durante la seconda guerra mondiale Monsanto fornisce all’esercito americano un cocktail di molecole erbicide ( il 2/4-D e il 2/4/5-T) da usare sulle colture di riso per affamare la popolazione giapponese. È la nascita dell’agente Orange, un defoliante utilizzato più tardi nella guerra del Vietnam (e sui paesi limitrofi). Un sottoprodotto che si forma durante il processo di produzione del defoliante è la diossina – vi ricordate di Seveso – sostanza chimica conosciuta per la sua altissima tossicità.
Lo scopo? Distruggere la foresta che dava rifugio ai combattenti vietnamiti e distruggere le campagne per affamare la popolazione civile.
Il 12 gennaio 1962 è l’inizio della più grande guerra chimica della storia dell’umanità. Da allora e per dieci anni, l’aviazione americana ha versato sull’Indocina 72 milioni di litri di erbicida.
Il bilancio umano è impossibile da valutare, ma ancora oggi le regioni irrorate restano duramente colpite e le popolazioni sono costrette a subire forme tumorali, malattie degenerative, malformazioni legate direttamente all’esposizione con le tossine prodotte da Monsanto. Il bilancio ecologico è evidentemente altrettanto disastroso. Il governo americano e Monsanto sono direttamente responsabili di uno dei più gravi crimini commessi contro l’umanità.

Azioni notturne

In primavera si diffonde la notizia secondo la quale il governo, malgrado tutte le proteste, ha autorizzato la coltivazione all’aperto di 300 ettari di PGM di cui 30 in Alvernia. La decisione governativa è vissuta come una vera e propria provocazione tanto più che con i 100 ettari del Puy-de-Dôme non si è più nella fase di sperimentazione ma si è passati alla fase di produzione di granoturco “farmaceutico”.
La lotta riprende e i collettivi di Faucheurs decidono all’unanimità di darsi a una relativa clandestinità e di dare la priorità alle azioni notturne, largamente più efficaci sul piano della distruzione delle PGM.
Ben presto constatiamo come i campi, recintati, siano sorvegliati notte e giorno da guardie private “armate” di Rottweiler, affiancate dalla Gendarmeria e da squadroni di CRS.
Gli elicotteri pattugliano costantemente il cielo.
I collettivi si organizzano e riprendono l’informazione presso le popolazioni dei comuni colpiti ma, per evitare che le multinazionali possano riseminare, dobbiamo aspettare la metà di luglio prima di occupare il terreno.
La tensione è talmente alta che il solo fatto di passeggiare nei comuni interessati o peggio di cercare di avvicinarsi agli appezzamenti, ormai ben identificati, attira pattuglie di gendarmeria e si è immediatamente arrestati e schedati. La gente ne ha piene le scatole e si rende ben conto delle cifre enormi che il governo investe a difesa di interessi ultraminoritari. I consigli comunali o i sindaci hanno dichiarato illegali le coltivazioni sui loro comuni. A metà luglio le azioni clandestine riprendono. Le informazioni necessarie all’azione sono trasmesse brevimano per evitare fughe di notizie, solo il collettivo locale sa quale sarà l’appezzamento designato tenendosi aperte delle opzioni in funzione delle osservazioni fatte sul terreno. Ai raduni notturni sono presenti alcune centinaia di persone che si riconoscono tra loro grazie a codici prestabiliti. I militanti più agguerriti partono poi a piedi in direzione di appezzamenti spesso lontani parecchi chilometri. Un gruppo si tiene a disposizione per un eventuale sostegno, gli altri fanno la lepre e portano a spasso la polizia. L’estensione degli appezzamenti (a Issoire ce n’é uno di 16 ha (160.000 m2) ci crea evidentemente un problema, ma lo crea anche a chi deve sorvegliarle.
Le azioni notturne si susseguono e verso la metà di settembre abbiamo sradicato circa la metà della superficie coltivata a PGM nei vari dipartimenti.
Ci resta ancora molto da fare, in particolare nella regione di Issoire. A Nonette, le Broc, Nescers ci sono coltivazioni di Méristem Thérapeutics, la filiale farmaceutica di Limagrain. Più le azioni notturne sono efficaci, più la tensione aumenta, la sorveglianza si rafforza, i media pro Limagrain si scatenano, il territorio è ancor più strettamente sorvegliato. Decidiamo così di organizzare un’azione diurna.
Luogo d’incontro Montpeyroux, a una trentina di chilometri dal luogo previsto. 400 Faucheurs giungono sul posto con un certo anticipo sull’orario convenuto. Mettiamo sulle auto le decorazioni da corteo di nozze e partiamo in tromba. Giunti sui luoghi siamo inseguiti da una pattuglia della Gendarmeria. Ci inoltriamo in una stradina collinare, ci fermiamo, sgonfiamo le gomme della vettura dei gendarmi e ripartiamo in direzione della pianura dove un impressionante dispositivo poliziesco ci attende. CRS, cani, elicotteri, tutto il patapum.
Ci spostiamo continuamente nella pianura per alcune ore costringendo il dispositivo poliziesco a dispiegarsi da una parte all’altra. Di colpo ci scindiamo in tre gruppi ed ognuno parte con il proprio obiettivo.
L’appezzamento di Nescers è rasata in poco tempo. Ci spostiamo su quella di Nonette dove un altro gruppo è già in azione ma viene bombardato da un elicottero armato di lancia granate, è inseguito da frotte di CRS e dalle milizie di Limagrain armate di manici di piccone. Amici del proprietario del campo aggrediscono un compagno andicappato, tagliano i pneumatici delle auto dei compagni e le danneggiano con i trattori gettandole poi nel fossato. La guerra civile insomma.
Ci sono molti feriti (ossa rotte, lacerazioni del cuoio capelluto) e una quindicina di arresti. In segno di solidarietà il sindaco del paese ci porta da mangiare e da bere. Viene insultato pesantemente dalla polizia. È ormai notte, dobbiamo occuparci degli arrestati, dei feriti, delle auto danneggiate. Organizziamo un presidio durante il week-end a Clermont Ferrand per sostenere i compagni arrestati che sono presentati già il lunedì davanti al tribunale.
La mia qualità di segretario provinciale della Conf mi permette di assistere al processo con una trentina di compagni ed una ventina di agricoltori legati a Limagrain. All’entrata in aula gli arrestati sono accolti da un applauso tumultuoso che dura un buon quarto d’ora. Il processo viene aggiornato.

Valdivienne, 2004 – Un ferito durante gli attacchi della CRS viene portato via

Le prospettive

Questi mesi di lotta sono stati mesi intensi, talmente intensi che ve ne parlo al presente. Oggi sono in corso diversi processi in vari punti della Francia coordinati da un collettivo di sostegno. Parecchi ricercatori si mettono a disposizione per testimoniare davanti ai giudici la pericolosità della tecnologia PGM in campo aperto.
Malgrado la qualità della difesa e dei testimoni i tribunali pronunciano delle condanne, per ora piuttosto miti.
Tre faucheurs del gruppo di Nonette sono stati assolti per vizio di forma – la polizia non li aveva informati dei loro diritti – gli altri sono stati condannati ad un mese di prigione sospeso condizionalmente. Negli altri tribunali c’é la stessa tendenza con una certa qual frustrazione del procuratore pubblico e delle parti civili che chiedono delle pene esemplari.
Per noi questi processi sono momenti importanti di agitazione e d’informazione dei cittadini. L’immagine veicolata dalle multinazionali e dalla loro stampa, secondo la quale noi faucheurs volontaires saremmo dei gruppi un po’ anarchici e oscurantisti contrari a qualsiasi progresso scientifico, è finita. Oggi molti ci definiscono come dei risvegliatori di coscienze e le tematiche (ed i rischi) legate all’uso degli OGM sono usciti dal cerchio dei pochi illuminati.
Le pressioni a livello mondiale fatte dall’OMC, l’incapacità della Commissione Europea di far coincidere le produzioni agricole e la salute della popolazione, gli enormi interessi in gioco (né più né meno che la brevettabilità del vivente), un governo centrale francese assolutamente succube del capitale, fanno sì che le prospettive a medio termine non siano rosee. Ci sono poi i soliti problemi contingenti; raccogliere i soldi per la difesa dei compagni e per pagare danni e interessi chiesti dalle multinazionali (chiedono milioni di euro ma per il momento i tribunali ne accordano “solo” qualche migliaia), ritrovare forze fresche ed entusiaste per le azioni nei campi e poi le superfici sempre più grandi da “falciare”. Per il 2006 sembra che nella sola Alvernia Limagrain intenda seminare non meno di 500 ettari di PGM.
La lotta è stata finora pacifica, intelligente, efficace, senza capi né padroni. L’autunno e l’inverno ci daranno la possibilità di riflettere, organizzarci e allargare le nostre azioni su altri fronti.
Quello delle centrali d’acquisto degli ipermercati e direttamente nei supermercati con azioni d’informazione e di etichettaggio e di « eliminazione » delle merci contenenti OGM.”.
Più il tempo passa più gli esperti e/o la realtà ci danno ragione.
Non so in Cina ma in Francia il 2006 sarà “l’Anno del Granoturco”.

Paolo Soldati