Mozart,
Salieri e le costolette di maiale
Nel film Amadeus di Milos Forman (1984) si sostiene
che il grande musicista italiano Antonio Salieri, roso dall’invidia
per il genio creativo di Mozart, abbia cospirato per ucciderlo,
accusandosi poi, molti anni dopo, in preda alla follia, di
questo complotto. Forman raccoglie e rilancia una
tesi non nuova: nella prima metà dell’Ottocento
il letterato italiano Calisto Bassi mise in circolo la calunnia
che Salieri avesse avvelenato Mozart. Non è vero che
le bugie hanno sempre le gambe corte. Questa calunnia fece
strada.
Il grande scrittore Alexandr Puskin, nel 1830, scrisse un
microdramma in versi, Mozart e Salieri, nel quale
rilanciò la teoria cospirativa che Salieri
avesse ordito una macchinazione per uccidere Mozart.
Molti altri, dopo di lui, hanno ripreso questa illazione,
fino ad arrivare al film di Forman. Il fatto è che
Salieri non ha ucciso Mozart, il quale è morto
per cause naturali, anche se non ancora chiarite.
Esiste una letteratura scientifica sull’argomento, che
ha ipotizzato varie soluzioni. L’ipotesi più
accreditata pare quella formulata da un neurologo viennese,
Anton Neumayer, secondo il quale Mozart sarebbe morto di una
epidemia di influenza. Nel 2001 il medico statunitense
Jan Hirschmann, negli «Archives of Internal Medicine»,
ha sostenuto invece che il grande compositore salisburghese
sarebbe deceduto in seguito ad un’abbuffata di costolette
di maiale. L’ingestione di carne infetta poco cotta
avrebbe prodotto, nel corpo di Mozart, la trichinosi, una
forma di parassitosi sostenuta dal verme trichina.
Quanti milioni di persone hanno visto il film di
Forman? Quanti milioni di persone resteranno affascinate dalle
sue illazioni calunniose contro Salieri? Quanti andranno
a leggersi gli «Archives of Internal Medicine»?
Quanti crederanno al fatto che Mozart sia morto per le costolette
di maiale o per l’influenza, considerando il fatto che
milioni di persone preferiscono credere più
a ipotesi fantasiose e complottistiche che
ad ipotesi razionali o scientifiche?
Quand’anche nel futuro saranno scientificamente
accertate le vere cause della morte di Mozart, l’immagine
del compositore italiano sarà indelebilmente segnata
da questa macchia, e sul povero Salieri graverà sempre
l’ombra del sospetto. Calunnia, calunnia,
alla fine qualcosa resterà…
Il
presidente iraniano Mahamoud Ahmadinejad
Un
complotto giudo-pluto-massonico?
Ho letto con grande disagio l’articolo
di Pino Cacucci su “A” n. 313. Conoscendo
e ammirando l’Autore attraverso i suoi libri, densi
di genuino, sincero, appassionato e coinvolgente spirito libertario
– libri che hanno contribuito in misura significativa
a far conoscere ad un grande pubblico, negli ultimi anni,
la storia e il pensiero libertari – , non mi sarei mai
aspettato una così palese caduta di stile e di livello
concettuale. Nell’articolo di Cacucci, vengo subito
al dunque, mi pare di poter intravedere una tesi cospirazionista:
quella, tristemente famosa, del complotto “giudo-pluto-massonico”.
Sicuramente Cacucci, il cui anarchismo e antifascismo non
voglio in alcun modo mettere in discussione, non
ha esposto questa tesi intenzionalmente. Tuttavia
traspare, o mi sembra trasparire, dal suo articolo, motivo
per il quale mi pare opportuno discuterne.
Secondo l’Autore, nell’ultimo mezzo secolo una
cupola militar-industriale, chiamata, in stile che ricorda
più Toni Negri che il pensiero anarchico, “Impero”
(sottointeso: statunitense) o “apparato”, avrebbe
complottato – Cacucci non usa questo termine,
ma il senso del suo ragionamento è tale – per
“imporre al mondo un’economia di guerra, terrorizzando
il pianeta perché è terrorizzato dall’ipotesi
di doversi adeguare a un’economia di pace”.
A capo di tale cupola, ovviamente, vi è la CIA,
che tira i fili di tutta la trama e che tutto vede, prevede
e provvede; essa si avvale, altrettanto ovviamente, degli
israeliani (“giudo”), degli industriali (“pluto”)
e di appartenenti alla massoneria come George Bush (“massonico”).
Cacucci, nell’articolo in questione, pare in grado di
spiegare tutti i più nefandi avvenimenti della storia
umana degli ultimi decenni, e di farli indubitabilmente risalire
ad un’unica matrice.
Questo modo di leggere la storia, radicato nel tempo e nelle
culture, rientra a pieno titolo, almeno a me pare, nelle teorie
sociali della cospirazione: secondo i cospirazionisti,
di tutti i tempi e di tutte le ideologie, di destra e di sinistra,
«tutto quel che succede nella società (…)
è il risultato di un preciso proposito perseguito da
alcuni individui, o gruppi di potere» (Karl Popper,
Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza
scientifica, Bologna 2003, p. 580). Il cospirazionismo
è una teoria magica, primitiva, irrazionale, fallace,
in quanto, come osserva Popper, non solo i complotti realmente
esistenti sono assai minori di quelli immaginati, ma anche
essi «riescono assai di rado.
I risultati conseguiti, di regola, differiscono ampiamente
da ciò a cui si mirava»; e questo, in virtù
del fatto che «non tutte le conseguenze delle nostre
azioni sono intenzionali».
I cospirazionisti isolano alcuni fatti della storia, quelli
ovviamente significativi e utili alla loro teoria complottista,
non importa se reali o meno; li collegano tra di loro, in
misura più o meno logica; li fanno convergere in una
struttura immaginaria fondata sul manicheismo e sulla reductio
ad unum; e, così facendo, finiscono spesso per
capovolgere la “verità” storica, poiché
concentrano l’attenzione su elementi secondari rispetto
al contesto analizzato, o irrilevanti, o poco significativi.
Karl
Popper
Bush,
Carter, Arafat, Ahmadinejad
Scelgo quattro esempi dall’articolo di Cacucci, indicativi
della mentalità cospirazionista del suo articolo
(il che, non significa che Cacucci sia cospirazionista: intendo,
ribadisco, riferirmi solo all’articolo in oggetto).
Cacucci, ad un certo punto del suo intervento, sottolinea
che Bush senior, oltre ad essere stato capo della CIA, era
anche “massone di Rito Scozzese Antico e Accettato”.
Evidentemente, ritiene che questo sia rilevante nella sua
ricostruzione del ruolo complottista attribuito a
Bush, tanto più che qualche riga prima aveva ricordato
le trame, vere o supposte, della loggia P2. Ebbene, questa
è una indebita generalizzazione, frutto di
un falso storico.
Il fatto che Bush facesse o faccia parte della massoneria
di rito scozzese non credo abbia alcun significato nel contesto
della politica americana e quindi mondiale, perché
è falso che i massoni cospirino tra di loro contro
i cittadini, organizzando colpi di Stato.
Questa tesi, messa in circolo dopo la rivoluzione francese
da pensatori reazionari come Augustin Barruel (Mémoires
pour servir à l’histoire du jacobinisme,
1797-98), è stata confutata in tutte le salse, e, per
dirla in breve, è frutto di una concezione paranoide
della storia. Essere massoni non significa affatto essere
favorevoli a colpi di Stato fascisti.
Il fatto che alcune logge massoniche abbiano effettivamente
complottato in tal senso nel recente passato non deve indurre
a generalizzare, perché la massoneria è sempre
stata un contenitore per tantissime idee diverse e spesso
contraddittorie tra di loro, svolgendo, tra l’altro,
un ruolo fondamentale nella veicolazione delle concezioni
democratiche, repubblicane, liberali tra fine Seicento e inizio
Ottocento.
È frutto di un pregiudizio equiparare massoneria
e complottismo, tanto quanto equiparare anarchico e bombarolo.
Il fatto che ci siano stati alcuni anarchici che hanno lanciato
bombe non significa affatto che tutti gli anarchici siano
stati o siano dei bombaroli.
E la stessa cosa vale per i massoni. Quindi sottolineare il
fatto che Bush senior sia stato o sia massone non significa
nulla. Non ha nessuna rilevanza.
Secondo esempio. Cacucci scrive che il presidente americano
Jimmy Carter avrebbe perso le elezioni del 1980 a vantaggio
di Reagan grazie ad un complotto ordito dalle “lobby
[della destra statunitense] che tramarono per distruggere
politicamente Carter” con i pasdaran iraniani.
Cacucci dà questa notizia per certa, ma si tratta solo
di un’ipotesi o meglio di una illazione, dal
momento che Jimmy Carter richiese al Congresso una investigazione
al riguardo, e le due Camere del Congresso, nonché
molti giornalisti investigativi, esaminarono in lungo e in
largo la faccenda, e tali investigazioni arrivarono alla conclusione
che le affermazioni erano prive di qualunque fondamento: in
breve, la cosa finì in una bolla di sapone (Cfr. Daniel
Pipes, Il lato oscuro della storia. L’ossessione
del grande complotto, Torino 2005, p. 320: libro assai
divertente, se ne consiglia vivamente la lettura). Anche queste
investigazioni furono manipolate? Anch’esse furono frutto
di un complotto?
Terzo esempio. Cacucci ricorda che Israele ha armato sia
l’Iran integralista sia Hamas in funzione anti-Olp.
Il senso del ragionamento mi pare sia quello di considerare
l’integralismo islamico un prodotto degli Stati Uniti
e di Israele, e che sia colpa di quest’ultima se non
c’è pace in Medio Oriente e i palestinesi non
hanno uno Stato indipendente (una tesi certo molto diffusa
in ambito libertario: basta por mano ai libri di J. K. Cooley,
Una guerra empia. La CIA e l’integralismo islamico
e L’alleanza contro Babilonia. USA, Israele e l’attacco
all’Iraq, Elèuthera, Milano 2000 e 2005;
nonché al profluvio di pubblicazioni complottista su
questo ed altri argomenti di Noam Chomsky).
In questo caso, siamo di fronte ad un derapage discorsivo-concettuale
che isola alcuni, assolutamente esecrabili, episodi di realpolitik
attribuendo loro un valore del tutto esagerato, spostando
così l’attenzione dall’analisi delle vere
cause che producono l’integralismo e la mancanza di
indipendenza statuale del popolo palestinese – che sono
varie e complesse, e che ricadono anche, per non dire soprattutto,
sugli Stati arabi confinanti e sull’Olp: purtroppo
non c’è il tempo, in questa sede, di approfondire
questo aspetto – a fattori che mi sembrano del tutto
secondari.
Seguendo il ragionamento di Cacucci, le vittime del terrorismo
palestinese – i tanti israeliani ebrei, ma a volte anche
israeliani arabi e musulmani fatti saltare in aria sugli autobus,
davanti ai supermercati, ecc. – dovrebbero “ringraziare”
il governo israeliano e quello degli Stati Uniti. E Israele
non avrebbe nemmeno titolo per protestare.
Sempre seguendo quel ragionamento, le stesse minacce di distruzione
di Israele (che Ahmadinejad ha recentemente reiterato con
“nuove” varianti: dal trasferimento di Israele
in Austria e Germania alla negazione tout court dell’Olocausto)
trarrebbero la loro origine dal ruolo stesso di Israele sullo
scenario mondiale. Insomma il montante indistinto furore antisionista
e antisemita, che si fa sempre più virulento tra il
miliardo di persone che compongono il variegato mondo arabo
e musulmano, va visto innanzitutto come il frutto della politica
israeliana.
Quarto esempio. Affrontiamo infine la questione del neo-presidente
nazi-islamico dell’Iran, Ahmadinejad. Egli,
in breve, secondo Cacucci, sarebbe stato creato dalla CIA
e dal Mossad; a loro dovrebbe la sua fortuna; essi lo avrebbero
creato per fingere poi di perderne il controllo, onde invadere,
a breve, l’Iran. Mi pare una ricostruzione storica quantomeno
semplicistica.
Daniel
Pipes
Un
piccolo scivolone
Quand’anche la progressione di questo sillogismo perfetto
corrispondesse a verità (mi si permetta di dubitarne),
essa tuttavia non mi pare dar conto, in realtà, conto
del motivo reale per il quale il nazi-islamico Ahmadinejad
sia salito effettivamente al potere. Solo perché è
stato armato dagli americani e dagli israeliani? E i milioni
di persone che lo hanno votato? E perché un Ahmadinejad
qualunque va al potere con le elezioni – per quanto
truccate – in Iran, come potrebbe farlo in Siria, o
in Iraq, o in Arabia Saudita, mentre la stessa cosa non potrebbe
succedere, tanto per fare qualche esempio, negli USA, in Inghilterra
o nella stessa Israele? Il fanatismo teocratico islamico è
una invenzione della CIA? Perché il nazismo ha preso
il potere in Germania, il fascismo in Italia, il bolscevismo
in Russia, mentre la stessa cosa non sarebbe mai potuta succedere
negli USA o in Inghilterra, dove pure c’erano gruppi
fascisti, o nazisti o comunisti? Perché la depressione
economica degli anni Trenta in Germania ha prodotto Hitler,
mentre negli Stati Uniti ha prodotto il new deal?
Adolf Hitler è andato al potere solo perché
foraggiato dagli industriali o (soprattutto) perché
in Germania c’erano, tra le altre cose, oltre che una
profonda crisi economica, una radicata cultura antisemita
di tipo eliminazionista, un nazionalismo esasperato, una profonda
e secolare cultura antimoderna di origini romantiche, negatrice
dei principi illuministici e liberali?
Per concludere: le teorie cospirative della società,
come quella che Cacucci ha esposto nel suo articolo, non spiegano
affatto la storia; l’unica cosa significativa che riescono
a dirci riguarda la psicologia, la filosofia e la cultura
politica di chi le elabora.
Io credo che l’articolo in questione non faccia per
nulla onore a Cacucci, il quale nei suoi libri, partigiani
ma non faziosi, che ho avidamente letto e molto apprezzato,
ha dato prova di comprendere la varietà e le diverse
sfaccettature della storia.
Infatti, fare storia seriamente significa, a mio parere, valutare
la complessità dei fenomeni, spesso contradditori e
derivanti da più cause. Ovviamente, non si può
pretendere che un articolo dia conto di tutti i fattori che
determinano gli accadimenti storici, ma credo sia lecito pretendere
che esso tenga in conto, o dimostri di tenere in conto, della
complessità della storia, evitando le spiegazioni ideologicamente
monocausali.
Proprio in virtù di quanto Cacucci ha saputo scrivere
nei suoi libri, ritengo quello di Cacucci solo un piccolo
scivolone. Significativo, tuttavia – e questa è
la ragione del mio intervento – in quanto sono persuaso
che rifletta non tanto il pensiero di Cacucci in quanto tale,
che ritengo anzi estraneo a questo modo di concepire la realtà,
quanto un abito mentale, manicheo e ideologico, fondato su
pregiudizi anti-americani e antisionisti (che spesso celano
la forma più subdola di antisemitismo), molto diffusi
anche a sinistra, anche in ambito anarchico.