Uno dei principali ruoli svolti da questa rivista, soprattutto nei suoi primi
anni, è stato quello di “memoria storica”. Numero dopo numero, si ritrovano sempre frammenti di storia del movimento anarchico.
|
Così nel terzo numero, che esaminiamo questa volta, due pagine sono dedicate ai Consigli Operai del 1920, con una lunga intervista a Maurizio Garino, militante anarchico e operaio torinese, sindacalista della FIOM ai tempi dell’occupazione delle fabbriche (settembre 1920). Accanto, due box sulla storia di quell’esperienza e sull’ “ideologia dei consigli”. Più oltre, altro doppio paginone sugli insegnamenti libertari della Comune di Parigi (1871), curato da Nico Berti (pseudonimo: Mirko Roberti) che proprio da questo numero inizia la sua collaborazione con “A”, fondamentale proprio per la presentazione del patrimonio storico e ideologico dell’anarchismo.
L’attualità è sempre ben presente, con sguardi approfonditi in diverse direzioni. C’è il pezzo di apertura sul golpe Borghese, con la denuncia degli intrecci tra vecchio e nuovo fascismo, servizi segreti, istituzioni. Anche su questo numero non mancano cronache e documenti (anche volantini) dal mondo del lavoro: diversi i contributi provenienti dagli anarco-sindacalisti di Genova-Sestri.
“Se il proletario è sfruttato e schiavo, sua moglie è ancora più schiava e sfruttata”: è questo il sottotitolo dell’articolo sull’emancipazione della donna firmato da Antonella Frediani (nome de plume: Antonella Schroeder). Con questo scritto si apre una lunga serie di articoli sulla condizione delle donne, i diritti, il femminismo, ecc..
Altro tema affrontato è quello della psichiatria, o meglio della lotta contro le vecchie mentalità e strutture – a partire dai manicomi. L’articolo si intitola “Se ti ribelli sei matto” ed è scritto da Antonio Camarda (che scrive con lo pseudonimo Libero Medina), militante anarchico a Firenze, tra gli animatori delle edizioni Crescita Politica, tra le più stimolanti nel vivace mondo editoriale anarchico del post-’68.
Un box si occupa di alcuni casi di uso repressivo della psichiatria in Unione Sovietica.
In questo terzo numero di “A” si parla anche di teatro (con una recensione critica dello spettacolo “W Bresci” al Piccolo Teatro di Milano) e di sottosviluppo in Valtellina (tra emigranti e spalloni). Quasi una ventina le “cronache sovversive”, cioè le notizie di lotte e repressioni da tutto il mondo.